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Di Fulvia Mezi
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Ultima pagina - Fulvia Mezi
Enzo.
INDICE
IN DEORUM TUTELA
LA MADRE DEL FIGLIO
LE IDI
LE APPARENZE
IL SOSIA
L’IBIS
LA TARGA
IN DEORUM TUTELA
Una volta gli dei scelsero un albero ciascuno, da proteggere. La quercia piacque a Giove, il mirto a Venere, l’alloro piacque a Febo, alla dea Cibele il pino e l’alto pioppo a Ercole.[…]
Fedro, Favole, libro III ( trad. Elda Bossi )
I.
Il piccolo vivaio si trovava alla fine della strada dissestata. Dalla recinzione, una spessa rete verde, allentata in più punti, si intravedevano le cime degli alberi e le macchie colorate degli arbusti. Un piccolo cartello sormontava il cancelletto di legno, e diceva così : VIVAIO: PIANTE E FIORI, anche se si leggeva fior
perché l’ultima lettera era quasi del tutto cancellata. Il piccolo cancello era di legno, e le due ante erano tenute insieme da un catenaccio arrugginito, arrotolato più volte, sormontato da un lucchetto.
Quella mattina, però, il cancello era aperto. Giada se ne accorse con sollievo, varcando la soglia in cerca del proprietario: cercava una quercia , da sostituire a quella vecchia: una rispettabile centenaria , che la settimana prima si era divelta a causa di una tromba d’aria. Senza la sua imponenza, il giardino, seppur curato e ampio, sembrava desolato. Giada era quindi dovuta correre ai ripari. Per sua fortuna, non riuscendo a trovare il proprietario, vide un cartello: QUERCE
accompagnato da una freccia che indicava la direzione.
Entusiasta, aveva seguito la freccia, e dopo aver percorso un sentierino coperto da ghiaia, si era trovata davanti, su uno spiazzo erboso, una serie di piccole
querce, maestose nonostante la loro giovinezza, nei loro vasi enormi, di coccio nero. Posso aiutarla, cara?
Un vecchietto era sbucato da una delle querce più grosse, e la guardava sorridendo. In testa aveva un ampio cappello di paglia, sfilacciato sulla visiera, e indossava quella che sembrava essere una tunica bianca, di lana spessa, che gli arrivava fino ai piedi, che calzavano un paio di sandali di cuoio. Che strano personaggio
pensò Giada, ma sorrise e chiese se per favore poteva dare una occhiata alle querce. L’uomo annuì e le fece cenno di continuare la sua esplorazione.
Nonostante il misterioso proprietario si era ( almeno per il momento ) dileguato, Giada si sentiva osservata. Dopo un breve giro, si era fermata davanti a una quercia che sembrava più in forma delle altre, e sembrava, data la sua posizione nel mezzo della fila, di essere in qualche modo la sovrana. Il tronco emanava la sua forza, così come le sue foglie lucide. Non poté trattenersi dall’allungare una mano e toccarne una, tra le più basse. Fu investita da una piccola scossa e il cielo divenne nuvoloso: spaventata, ritrasse la mano e il cielo tornò limpido. Aveva sognato? Ma non ebbe tempo di pensarci, perché vide il vivaista venire verso di lei, agitando un paio di spesse cesoie per attirare la sua attenzione. Allora, ha scelto?
le chiese, appena le fu vicino. Si, prendo questa. Mi sembra la più bella.
Fu solo un secondo, ma le parve di vedere un lampo di soddisfazione sul volto del vecchio. Ma fu un secondo, che già il solito sorriso aveva ripreso il suo posto: Molto bene, cara. A che indirizzo la devo spedire?
Dopo aver sbrigato le formalità, Giada si era sentita galvanizzata, piena di energia, potente. La stanchezza che aveva accumulato in tutta la settimana era sparita. Voltandosi per salutare, si rese conto di non aver capito il nome del proprietario. Glielo chiese. Il vecchietto si tolse il capello, con il suo solito sorriso: Fedro. Mi chiamo Fedro.
II.
Osservando l’amica fare avanti e indietro, Erica non potè trattenersi dal fare una smorfia, che subito, sentendosi osservata, tramutò in un mezzo sorriso. Era una settimana che Giada organizzava, ogni sera, un buffet per gli amici. Certo, i soldi non le mancavano, ma