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La chiave dell'Eden
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E-book180 pagine2 ore

La chiave dell'Eden

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Info su questo ebook

Andreas è un sedicenne che preferisce la compagnia di libri e professori a quella dei suoi coetanei. Da grande spera di diventare antropologo e seguire le orme del nonno.
Un giorno, durante un'escursione, trova un teschio che esercita su di lui uno strano potere e scopre di essere in pericolo.L'incubo che lo perseguita da quando ha memoria rischia di essere più reale di quanto abbia mai immaginato.
Ha così inizio un'avventura che lo costringerà a viaggiare lontano da casa, in un diabolico intreccio di eventi che ne faranno l'artefice del destino di tutta l'umanità.
LinguaItaliano
Data di uscita7 apr 2015
ISBN9788898585236
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    Anteprima del libro

    La chiave dell'Eden - Sergio Marchi

    Sergio Marchi

    La chiave dell’Eden

    Parte prima

    È molto probabile che una tappa decisiva nel misterioso processo dell'evoluzione dell'uomo sia rappresentata dal giorno in cui un essere, che stava esplorando con curiosità il suo ambiente, fermò la sua attenzione su se stesso.

    Konrad Lorenz

    Capitolo 1

    Antefatto

    Aveva smesso di piovere da poco e il terreno del bosco era scivoloso. La luce era scarsa a causa della spessa coltre di nubi che ancora troneggiava nel cielo.

    L’uomo, dall’apparente età di quarantacinque, quarantasette anni, era visibilmente agitato e si comportava come un animale braccato. Bagnato e con gli abiti strappati in più punti, continuava a correre guardandosi alle spalle. Scivolava, cadeva, si rialzava e riprendeva la sua corsa ansimando rumorosamente.

    Stava correndo da quasi un quarto d’ora e dietro di lui sembrava non esserci più nessuno. Eppure non era affatto tranquillo. Una voce nella sua testa gli diceva di non fidarsi. Lo spronava a correre ancora, a non fermarsi.

    Appoggiò le mani alle ginocchia e lasciò ciondolare la testa, cercando di riprendere fiato e riordinare le idee.

    Pochi secondi e, dopo aver guardato dietro di sé per l’ennesima volta, riprese a scappare.

    Con il cuore in gola fece ancora alcune centinaia di metri su un terreno impervio, prima di trovarsi di fronte, come un fantasma, il suo inseguitore.

    Il sudore gli si ghiacciò addosso e in pochi attimi l’incredulità lasciò il posto al terrore.

    Guardando negli occhi quella figura altera che ormai lo aveva messo in trappola, si lasciò cadere in ginocchio in segno di resa.

    Capitolo 2

    17 anni dopo

    Il ragazzo si svegliò euforico. La scuola era terminata e quello non era solo il suo primo giorno di vacanza, ma anche, e soprattutto, il suo sedicesimo compleanno.

    E non era finita: l’indomani sarebbe partito per raggiungere la nonna materna, in montagna. Avrebbe passato un mese all’aria aperta a fare ciò che sognava per tutto l’anno: l’antropologo. Cercare reperti archeologici che potessero dirgli qualcosa in più sull’evoluzione del genere umano; la sua passione. E non lo avrebbe fatto da solo. Là c’era qualcuno che avrebbe dedicato l’intero periodo a lui. Un vero antropologo, un docente universitario in pensione amico di sua nonna. Lo aveva conosciuto per caso l’anno prima e gli aveva promesso che, al compimento dei suoi sedici anni, avrebbero potuto parlare dell’argomento che più lo appassionava: considerata la sua maturità, l’età era sufficiente. Professore, allievo.

    Felice, Andreas balzò giù dal letto.

    Il sole splendeva nel cielo terso e faceva caldo a Lugano.

    Fece una doccia e andò in cucina. Sul tavolo trovò una ricca colazione, pronta per essere consumata, e un biglietto firmato da mamma e papà, entrambi già al lavoro.

    Andreas diede un’occhiata all’orologio: erano le dieci passate. Fantastico, pensò prima di leggere gli auguri dei genitori, che avevano preferito non svegliarlo, ma lasciare una lettera nell’attesa di poterlo abbracciare al loro ritorno e festeggiare a cena, in un elegante ristorante in riva al lago.

    Andreas Winkermann era nato a Berna, ma viveva a Lugano dall’età di cinque anni, da quando i suoi genitori si erano trasferiti per motivi professionali: entrambi lavoravano nell’ambiente bancario.

    Era più maturo rispetto a molti suoi coetanei. Nonostante la sua giovane età parlava correntemente tre lingue: tedesco, lingua madre, francese e italiano, e a scuola studiava con profitto l’inglese.

    La passione per la scienza, e l’antropologia in particolare, era nata in lui cinque anni prima, quando gli capitò per caso di guardare un vecchio film sui canali satellitari della televisione: 2001 Odissea nello spazio, tratto dal romanzo di Arthur C. Clarke. Più precisamente, Andreas rimase colpito e affascinato dalla scena in cui l’uomo-scimmia brandisce un osso rendendosi conto di avere in mano qualcosa con la quale avrebbe potuto sottomettere i suoi simili: un’arma. Si era reso conto di poter contrastare il proprio destino. Frantumando a colpi di bastone le altre ossa che aveva di fronte, eccitato, aveva preso coscienza di se stesso.

    Quella sequenza, mostrata al rallentatore e sottolineata dalla musica Also Sprach Zarathustra di Richard Strauss, lo aveva letteralmente stregato.

    Come è ovvio, a dieci anni, quella era stata una sensazione istintiva, come per l’ominide.

    Ma da quel giorno aveva letto tutto ciò che parlava dell’evoluzione dell’essere umano. Continuava a chiedersi: l’uomo era stato creato così come lo conosciamo o era nato come la scimmia del famoso romanzo di fantascienza e passato poi attraverso una lunga e lenta trasformazione?

    Per il momento però, aveva soltanto una certezza: avrebbe conseguito il diploma di scuola superiore e poi si sarebbe iscritto all’università, così quella passione sarebbe diventata la sua professione. Avrebbe dato una risposta a quella domanda.

    Consumata la lauta colazione, il ragazzo tornò in camera sua; rifece il letto e si sedette alla scrivania. Aprì il portatile e si collegò a internet, ma non per giocare o navigare a caso: stava svolgendo una ricerca sul popolo Walser, una popolazione di origine germanica, che nel XII secolo fondò il villaggio di Gurin, a 1506 metri di altezza, dove oggi sorge per l’appunto Bosco Gurin, il paese dove risiede sua nonna. Il comune più alto del Canton Ticino.

    Poco dopo però, fu distratto dalla suoneria del suo cellulare: era Alexia, una sua compagna di scuola, con un debole per lui (e non ne faceva un segreto), ansiosa di fargli gli auguri di buon compleanno.

    Ad Andreas non dispiacevano le attenzioni della ragazza, però era più interessato all’evoluzione dell’uomo dal punto di vista antropologico, piuttosto che da quello sentimentale.

    Ma Alexia, una brunetta sveglia e piena di iniziativa, non si perdeva d’animo. Sapeva che i maschi di sedici anni, rispetto alle femmine della stessa età, erano più bambini. Le sue amiche infatti erano attratte da ragazzi di due o tre anni più grandi, ma lei sapeva aspettare: sarebbe cresciuto anche lui.

    Buon compleanno Andry - così lo chiamava - che stai facendo? Hai voglia di fare un giro? Visto che poi domani parti. E poi ho qualcosa da darti.

    Veramente io… starei lavorando alla mia ricerca… te ne ho parlato, ricordi?

    Certo, ricordo sì. Allora aspettami, faccio un giro io da te e chiuse la comunicazione prima che il ragazzo potesse ribattere.

    Quindici minuti dopo, Alexia si presentò a casa Winkermann con un pacchetto per l’amico che, preso alla sprovvista, venne baciato sonoramente sulla guancia.

    Tolta la carta il giovane sorrise e ricambiò il bacio: era un testo di Louis Leakey, un importante paleontologo britannico morto nel 1972, sostenitore della teoria evoluzionista di Darwin.

    "E c’è di più Andry: ho convinto mia madre a passare quindici giorni di vacanza a Bosco Gurin.

    Partiremo dopo domani e saremo in un albergo proprio vicino alla casa di tua nonna!"

    Il sorriso sul volto del ragazzo scomparve.

    Capitolo 3

    La signora Hanna Richter, nonna di Andreas, aveva soltanto 63 anni e soprattutto non aveva nulla della nonna.

    Vedova da molto, si guadagnava da vivere facendo la guida alpina, criticando non poco la figlia, che aveva scelto un mestiere sedentario da svolgere al chiuso, in città, nell’ufficio di una banca.

    Comunque, quel sabato mattina era felice di rivederla e di riabbracciare il nipote, visto che la loro ultima visita risaliva al periodo natalizio.

    Chiacchierarono allegri seduti al tavolo davanti ai piatti preferiti da Andreas: le luganighe, salsicce artigianali, e il rösti, piatto a base di patate grattugiate e fritte. Forse la stagione non era delle più adatte, dato che si era entrati nella seconda metà di giugno, ma a quell’altezza, soprattutto quel giorno, non faceva affatto caldo.

    Il tutto annaffiato con birra dagli adulti e Coca-Cola dal ragazzo.

    Verso le tre del pomeriggio, Andreas si congedò e andò a svuotare il suo zaino in camera, al secondo piano, riponendo tutto in un armadio. Quindi aprì il porta pc e sistemò il computer su un piccolo tavolo, accanto il meraviglioso regalo di compleanno dei suoi genitori: un tablet.

    Quello, per il prossimo mese, sarebbe stato il suo quartier generale.

    =

    Il professor Folker Beck era nato a Berlino sessant’otto anni prima, dove aveva vissuto e lavorato fino ai suoi cinquant’anni, quando gli fu proposto di insegnare, come titolare della cattedra di antropologia, all’università di Lugano.

    Iniziò a frequentare Bosco Gurin, neppure un anno dopo il suo trasferimento nella terra elvetica, in quanto appassionato e studioso del popolo Walser. Solo in seguito, stregato dalla magnificenza del paesaggio, aveva deciso di trasferircisi definitivamente una volta smesso di lavorare. E così fece.

    La nonna di Andreas gli aveva fatto da guida numerose volte in quei meravigliosi scenari naturalistici.

    Era un tipo riservato e a volte scontroso, ma estremamente intelligente, e questo gli permetteva di superare i molti ostacoli che il suo brutto carattere gli creava nella vita sociale. Ma se una persona gli risultava simpatica, entrava completamente nelle sue grazie. Una di queste era proprio Hanna Richter e di conseguenza il nipote Andreas, che il mattino dopo si precipitò a casa sua.

    L’uomo, con qualche ruga e brizzolato, ma con il fisico ancora asciutto, invitò il ragazzo a sedersi in cucina, dove gli offrì una profumatissima tazza di cioccolato con panna.

    Nonostante avesse già fatto colazione, Andreas l’accettò con un’espressione angelica sul viso: non poteva rifiutare una simile prelibatezza.

    Poi, passarono in una stanza adibita a studio. Una scrivania e un paio di librerie stracolme di volumi.

    E così ti appassionano la storia dell’uomo e la sua evoluzione… esordì l’uomo sedendosi alla scrivania come fosse stata la cattedra di un’aula.

    Sì, professore. Moltissimo rispose eccitato il ragazzo.

    Bene, anche a me ha sempre appassionato molto. Però, prima di affrontare l’argomento, lascia che ti ponga una domanda: tu credi in Dio? Perché vedi… continuò l’uomo facendo una breve pausa, come a cercare le parole più adatte per un allievo decisamente più giovane di quelli con i quali era abituato a trattare "ci sono due scuole di pensiero: chi dice che l’uomo sia nato come una semplice scimmia e si sia poi evoluto e chi invece sostiene che sia stato creato così come lo conosciamo.

    Ti ho fatto quella domanda perché vorrei sapere in che modo potresti essere più propenso a vedere la cosa".

    Be’, non vado sempre in Chiesa, ma non posso credere che l’universo sia frutto di un semplice caso. Perciò la risposta è sì, credo in un Dio che ci ha creato disse Andreas argomentando in modo maturo la sua risposta.

    "Bene, allora affronteremo l’argomento trattandolo da entrambi i punti di vista. Intendo: dalla parte della scienza e da quella della fede. Anche se oggi, la Chiesa sembra ammettere che l’una possa non escludere l’altra. E da parte mia, come scienziato, la penso nello stesso modo.

    Comunque, scientificamente parlando, ci sono ancora tanti misteri che non sappiamo spiegare riguardo all’evoluzione dell’uomo, molte lacune nella teoria di Darwin che ci fa discendere direttamente dalle scimmie o comunque da un antenato comune.

    Ma cosa dice Darwin ne ‘L’origine della specie’?"

    Capitolo 4

    17 anni prima

    L’uomo attese che scendesse la notte e poi iniziò a scavare. Dopo due ore di lavoro, la buca gli sembrò sufficientemente profonda.

    Fece rotolare dentro il grosso fagotto e subito dopo cominciò a gettargli sopra la terra tolta in precedenza e accumulata ai lati.

    Quando terminò il lavoro, era quasi l’alba. Gli rimaneva meno di un’ora per sparire.

    L’aria era fredda e umida, almeno così gli sembrava: stava tremando.

    Un’ora e mezza più tardi salì sull’auto che aveva lasciato parcheggiata all’inizio di un sentiero percorribile soltanto a piedi, che si inerpicava nel bosco.

    In lontananza sentì l’ululato di un lupo. Si fermò un momento a pensare: gli

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