Diario di una famiglia vegan: Manuale pratico per un percorso consapevole
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Anteprima del libro
Diario di una famiglia vegan - Lucia Valentina Nonna
srl
0. NON MANGIO ANIMALI INNANZITUTTO PERCHÉ PER ME SONO COMPAGNI DI VITA, NON CIBO
Mi presento. Sono Lucia, anche se tutti mi chiamano Lucy. Mi piace la musica dei Beatles, camminare scalza, i film di Woody Allen, Wes Anderson e Wim Wenders, l’odore della biancheria stesa al sole ad asciugare, indossare calzini spaiati, gli alberi di Natale addobbati stile ammerigano, i mercatini delle pulci, Berlino, le mostre fotografiche, parlare con gli animali (tutti!) e le piante, svegliarmi presto la mattina (una volta all’anno), correre (idem), i gins, i magneti appiccicati al frigo, i libri di Tondelli, sognare ad occhi aperti, le poltrone dei cinema.
Ecco, in ordine casuale, alcune delle cose che mi piacciono.
Uh, purtroppo per me non so resistere al pane appena sfornato e ai dolci. Perché sì, i vegani mangiano anche dolci... a meno che non siano vegani e salutisti, ma non è il mio caso.
La scoperta dei dolci vegan comunque è stata una sorta di rivelazione; prima di addentrarmi in questo mondo infatti avevo le idee parecchio confuse. Pensavo che i vegani si cibassero solo di bacche provenienti dalle vette più alte dell’Himalaya, alghe rarissime, muschi e licheni. Pensavo che l’hummus fosse una specie di muffa, che essere vegano volesse dire anche fare yoga ed essere buddista. Insomma, mai avrei immaginato che essere vegani potesse significare mangiare cose comuni e meno che mai pensavo fosse possibile preparare pasticcini, panettoni, colombe, ciambelle senza utilizzare derivati animali come burro, latte e uova. E se anche fosse stato possibile, di certo avrebbero assunto un sapore orrendo. Di blob. Oppure di cartone pressato. Non che abbia mai assaggiato della bava di ectoplasma né la carta, però immagino che il sapore debba essere molto simile a quello.
Col tempo, per fortuna, mi sono dovuta ricredere su tutto. Persino sui dolci.
In realtà non esiste un ‘vegano’, ma tanti modi per vivere questa scelta, purché non si faccia uso in alcun modo di animali e derivati, non soltanto nell’alimentazione, ma neppure nell’abbigliamento o in altro modo. Quindi ci sarà da qualche parte del mondo un vegano hippy e pallidino, ma ci sono anche energumeni nerboruti, come Alexey Voyevoda, il campione olimpico vincitore dell’oro nel bob a Sochi 2014.
Non tutti i vegani mangiano cose ‘strane’, come tofu, tempeh, hummus, mopur, seitan; questi alimenti infatti sono solo una piccolissima parte dell’alimentazione vegan e a dirla tutta non sono neppure necessari.
In sintesi chi è vegano non mangia animali (nemmeno tonno, prosciutto etc...) né derivati come uova, latte, formaggi, burro, miele. Cosa rimane? Niente panico, anche una pasta al pomodoro è vegan, o un risotto con lo zafferano, una pizza alla marinara... molti dei piatti che consumiamo normalmente sono già vegan, solo che spesso non ci facciamo neppure caso.
La dieta vegan è essenzialmente vegetaliana, ovvero basata su vegetali come frutta, verdura, legumi, semi e cereali.
Perché ho scelto di diventare vegan? La mia è una scelta innanzitutto etica: non mangio animali perché per me sono compagni di vita, non cibo. Col tempo mi sono poi trovata ad approfondire altri aspetti, come quelli legati alla salute dell’uomo e del Pianeta.
Questa è la mia esperienza, ma c’è anche chi si avvicina a questo stile di vita per altre ragioni, anche molto diverse tra loro: c’è chi parte dal buco nell’ozono o chi attraverso gli occhi del proprio cane o gatto riconosce la sensibilità di tutti gli animali e smette di mangiarli, e ancora chi ha avuto problemi di salute e si è visto prescrivere una dieta vegan, come un amico che soffriva di emorroidi. Per me le motivazioni sono tutte egualmente valide, non c’è molta differenza tra le emorroidi e il buco nell’ozono: in ogni caso si tratta di non contribuire con il proprio comportamento al massacro di milioni di animali, visto che a noi non serve mangiarli e a giovarne sarà la nostra salute, la loro e quella del Pianeta.
Spesso capita che le persone che incontro siano incuriosite da questa scelta.
Da dove prendi le proteine?
Ma quindi... non mangi nemmeno il tonno o il prosciutto?
Cosa mangiano i vegani... solo erbetta?
Cosa mangi oltre alla soia?
Esiste il ferro nei vegetali?
Sì, ma il latte fa bene... serve alle ossa! Da dove prende il calcio un vegano?
Come faccio a sostituire le uova? Io ai dolci proprio non posso rinunciare!
Queste sono solo alcune delle domande più frequenti che mi sono sentita rivolgere negli ultimi anni. Da qui è nato prima un blog¹ e successivamente questo libro, con l’intento di parlare della scelta vegan in modo semplice e accessibile a tutti, partendo dalla mia esperienza, che ha coinvolto (o forse sarebbe meglio dire travolto...) tutta la mia famiglia: mamma, fidanzato, cugini, parenti, amici e poi vicini di casa, compagni di università, colleghi di lavoro...
L’intento non era quello di scrivere un testo scientifico, ma di restituire e condividere la mia quotidianità. Per approfondire questioni specifiche legate alla salute ho segnalato nei vari capitoli e in fondo al libro alcuni riferimenti di studi affidabili svolti da medici, ricercatori e associazioni. In queste pagine ho voluto piuttosto raccontare la mia esperienza, con semplicità, per arrivare a quante più persone possibile e soprattutto a chi è completamente digiuno dell’argomento. Uno spunto per chi è alle prime armi, ecco.
Spero che questo libro possa soddisfare la vostra curiosità, magari invogliandovi a proseguire nelle ricerche.
Perché essere vegan si può, in ogni stadio della nostra vita, anche se si fa sport. A trarne beneficio sarete non solo voi, ma anche gli animali e l’ambiente!
E ora... buona lettura!
1. ANGELA. VISONE = VITELLO
L: "NON METTEREI MAI UNA PELLICCIA PERCHÉ AMO GLI ANIMALI E NON VOGLIO CHE SOFFRANO A CAUSA MIA.„
A: "SÌ, MA CHI DECIDE CHE IL VISONE SOFFRE PIÙ DI UN MAIALE/MUCCA/VITELLO?„
Una nebbia spessa ci avvolge come incenso mentre camminiamo in fila, io e Medora (il mio cane), al corteo contro le pellicce. Fin da piccola sono sempre stata sensibile a questo tema. Quando ero a scuola e la maestra chiedeva che lavoro avessimo voluto fare da grandi, le mie compagne rispondevano ballerina o cantante. Io volevo fare quella che va in Antartide a salvare i cuccioli di foca dai cacciatori. Che poi, che mestiere è?! Ancora non ho le idee chiare sul mio futuro lavorativo, in compenso non ho mai smesso di impegnarmi per i diritti degli animali. Così oggi mi trovo a manifestare contro le pellicce, insieme alla mia salsiccia-meticcia, che sembra contenta di far parte di questa baraonda di gente, mentre annusa cacche e sederi,