Le migliori ricette di spaghetti vegetariani
Di Ali Maffucci
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Info su questo ebook
Il modo più sano e originale per trasformare le verdure in piatti creativi e appetitosi
Bestseller del New York Times
Lo spiralizzatore sta portando una vera e propria rivoluzione in cucina. Se avete sempre pensato che optare per un’alimentazione sana, vegetariana, a ridotto consumo di carboidrati o gluten-free, equivalesse a rinunciare per sempre ai vostri sapori preferiti, preparatevi a cambiare idea. Grazie a questo libro, imparerete a trasformare più di 20 tipi di frutta e verdura in piatti deliziosi che vi faranno venire l’acquolina in bocca… Colazioni, spuntini, aperitivi, zuppe, insalate, primi piatti e persino dessert: le ricette create da Ali Maffucci, facili da seguire e corredate da invitanti fotografie, sono fresche, deliziose e adatte a ogni occasione. In più, Ali suggerisce come personalizzare ogni piatto a seconda delle esigenze e fornisce consigli, trucchi e informazioni nutrizionali per ottenere il meglio dal vostro spiralizzatore. Che il vostro obiettivo sia perdere peso, nutrirvi in modo sano o semplicemente creare a casa vostra cibi originali e sfiziosi, Le migliori ricette di spaghetti vegetariani diventerà il vostro alleato numero uno in cucina!
«Che idee geniali! Questo libro mi ha cambiato la vita!»
«Mentre sfogliavo il libro non potevo fare a meno di pensare che avrei voluto provare ogni singola ricetta! Sono così appetitose e facili da seguire, e gli ingredienti sono facilissimi da reperire. Persino i miei figli adorano queste ricette sane e gustose!»
Ali Maffucci
italo-americana, ha sempre cercato di conciliare la sua passione per la pasta con l’impegno per uno stile di vita sano. Dalle sue sperimentazioni è nato il sito Inspiralized.com, divenuto in breve tempo un vero e proprio punto di riferimento per chi vuole mantenersi sano e in forma senza rinunciare al gusto e alla fantasia. Ali vive a Jersey City con il suo fidanzato, Lu.
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Anteprima del libro
Le migliori ricette di spaghetti vegetariani - Ali Maffucci
Introduzione
Se avessi avuto un dollaro per ogni volta che i miei nonni hanno detto «Siamo a dieta, niente più pasta, vino e formaggi», non sarei qui a scrivere questo libro. Me ne starei su un’isola a godermi la bella vita.
La domenica sera a cena dai genitori di mio padre era sempre una comica. La mia dolce nonnina, una donna che indossava sempre con orgoglio il vestito della domenica per andare a messa e che minacciava di lavarmi la bocca col sapone se dicevo pipì
invece di plin-plin
, aveva sempre qualcosa che bruciava nel forno e vagava per la cucina con un cucchiaio in mano, gocciolando salsa sulle mattonelle del pavimento. Ma nonostante il caos, papà, col suo grosso anello d’oro al mignolo, il naso prominente e il suo incondizionato amore per la sua terra d’origine, riusciva sempre a preparare delle polpette magistrali o un pesto perfetto.
Cucinare era sempre l’evento principale della serata. La festa non cominciava quando tutti si sedevano a tavola; cominciava quando il primo filo di olio d’oliva toccava la padella, segnalando l’inizio di una stupenda e deliziosa cena all’italiana. Eravamo tutti attratti non soltanto dal profumo del sugo al pomodoro fresco che sobbolliva, ma anche dal tintinnio dei calici riempiti di rossi strutturati e dalla musica del disco di Frank Sinatra preferito da papà (se riuscivi a sentire le canzoni, coperte com’erano dalle sue stesse interpretazioni). L’immagine di lui che fa piroettare mia nonna sulle note di That’s amore è indimenticabile.
Il momento in cui eravamo intenti a mangiare era uno spettacolo a parte. Mio padre avrebbe fatto a botte per vincere l’ultimo pezzo di pane rimasto da intingere nel sugo del suo piatto – non sia mai che non ci gustassimo anche l’ultima goccia. Il vino scorreva e mia nonna si alzava di continuo per portare qualcos’altro in tavola, che fosse olio d’oliva, più pane o parmigiano appena grattugiato. A prescindere dalle conversazioni, che potevano essere positive o negative, l’atmosfera era sempre gioviale, per il semplice fatto che stavamo mangiando. Ci rimpinzavamo di pasta, carni, vini e formaggio quasi al punto da star male – ma comunque non ci facevamo mai mancare il dessert. Che era sempre un assortimento di paste italiane provenienti da un forno molto bene
: biscotti, sfogliatelle, bignè. Quello che preferivo io era cannoli e sambuca, con quei chicchi di caffè che galleggiavano nel liquore all’anice abbinati alla bontà di quella pasta ripiena di ricotta. Quando ce ne andavamo da casa dei nonni avevamo mangiato l’equivalente del nostro peso in carboidrati, ma eravamo contenti. Nonna e nonno ci accompagnavano alla porta di casa e poi aspettavano per salutarci con la mano mentre uscivamo dal vialetto in macchina. E tutti già pensavamo con eccitazione alla domenica successiva.
Quando ebbi la possibilità di studiare all’estero per un semestre, all’università, ovviamente scelsi l’Italia. Ogni giorno fu per me una domenica sera a cena dai nonni. Divorai pizze, scolai profumati Chianti, spazzai via insalate capresi, mi abbuffai di porzioni giganti di pasta al ragù, e feci la scarpetta con fette di pane fragrante in qualsiasi salsa riuscissi a trovare. Potrei anche aver bevuto olio di oliva direttamente dalla bottiglia. Quando tornai a casa dovetti fare i conti con le conseguenze dei miei vizi: i numeri da capogiro sulla bilancia. Avevo messo su l’imbarazzante cifra di nove chili durante il mio decadente semestre europeo, portando il mio aumento totale rispetto all’anno precedente a ben ventidue chili. Quando vidi quel numero capii che dovevo fare qualcosa.
Ma fui indulgente con me stessa, come se stessi soffrendo di astinenza da dolce vita e dovessi prenderne le distanze gradualmente. Poi la mia amica Sarah mi diede un libro sul – siete pronti? – veganismo.
A parte la paura di un doloroso addio a salsicce, mozzarella, pesti cremosi, polpette, pasta e pane, fui subito conquistata dalle promesse di braccia snelle e gambe magre. Nell’agosto del 2008 cominciai un periodo di due anni di dieta vegana e funzionò: persi ventisette chili e ottenni le gambe e le braccia dei miei sogni. Ma c’era un solo, grosso problema. Le cene della domenica sera dai miei nonni erano diverse – e non in senso positivo. Dire alla mia famiglia che ero diventata vegana era come dire loro che mi stavo trasferendo a vivere nella regione più remota del pianeta. Pasta integrale e pane multi-grano non erano proprio nel vocabolario di mio nonno. Per fortuna l’amore incondizionato dei miei nonni ebbe la meglio e cominciarono a preparare piatti a parte per me: più verdura, spaghetti integrali e pasta e fagioli. Però non era la stessa cosa.
Avendo adottato il veganismo imparai a cucinare in maniera sana e creativa, scoprii nuovi alimenti e trassi forza dalla mia conoscenza di una alimentazione sana e fresca e dai suoi immensi benefici per la salute. Come italoamericana e amante della pasta e dei sapori decisi, faticavo a limitarmi nelle porzioni, finché mia madre non mi ha fatto conoscere lo spiralizzatore. A quel punto la mia vita è cambiata.
E dunque, com’è cominciato tutto?
Mia madre soffre di diabete di tipo 1. Questo tipo di diabete che spesso inizia durante l’infanzia è detto diabete insulino-deficiente perché il pancreas produce poca o nessuna insulina, un ormone che converte il glucosio (zucchero) in energia. Se non è tenuto bene sotto controllo, questo diabete cronico può causare seri problemi di salute, come insufficienza renale, cecità, danni neurologici, cardiopatia fatale e ictus. Esistono varie cause per il diabete, mia madre contrasse inizialmente quello da gestazione, diventando diabetica mentre era incinta. Nel 2012, mentre io vivevo a Hoboken, New Jersey, lei cominciò a vedere un consulente per la salute che le suggerì di provare il veganismo crudista, una dieta che esclude non solo tutti i prodotti animali, ma anche gli alimenti cotti a temperature superiori a 47 gradi centigradi.
Qualche settimana più tardi, durante una vacanza in Florida, si mise a ricercare ristoranti vegani crudisti e ne trovò uno nelle vicinanze. Decise di provare quel tipo di alimentazione ai livelli di un ristorante, prima di prendere un impegno per tutti i giorni. Ordinò una zuppa del drago
, che tra i suoi ingredienti elencava spaghetti di zucchine. Mia madre ne restò colpita ed entusiasta, al punto che mi parlò di quel piatto subito dopo. Voleva ricreare quegli spaghetti di zucchine a casa, ma non sapeva come fare.
Mesi dopo, a New York, andammo in un ristorante biologico crudista chiamato Pure Food and Wine. Mangiammo meravigliosamente, al punto che mia madre si convinse a mangiare più spesso vegano e alimenti vegetali. Acquistò il ricettario di quel ristorante ed è allora che scoprì lo spiralizzatore. Una delle ricette di quel libro era quella degli spaghetti di zucchine.
Mia madre insistette che dovessi provare questi spaghetti, ma io ero scettica: come poteva uno spaghetto vegetale avere il sapore di uno di pasta, soprattutto per qualcuno che era cresciuto mangiandone tanta? Poi, una domenica sera preparò una ricetta proprio con quelli. Rimasi di stucco. Mi aspettavo qualcosa di duro e crudo, oppure molle e troppo cotto, e invece quello che assaggiai aveva la stessa deliziosa consistenza della pasta al dente. Sinceramente, se i miei occhi fossero stati bendati, avrei pensato che mi avesse dato dei veri spaghetti!
Sempre in cerca di nuovi modi di mangiare sano, ne fui subito intrigata. Ancor di più, rimpiansi di non averli provati prima. Mi scusai per esser stata tanto ostinata e ringraziai mia madre. Mi mandò a casa con il suo spiralizzatore e ne comprò un altro per sé.
Il giorno dopo, al lavoro contavo le ore, impaziente di tornare a casa e mettermi a fare gli spaghetti di zucchine per la cena. Decisi di fare una pasta al sugo di pomodoro e basilico con i fagioli cannellini, carciofi arrosto e gamberetti. Nel giro di pochi minuti avevo un piatto di pasta con poche calorie, pochi carboidrati e nutriente. Ed era venuto tutto molto naturale. Malgrado mia madre avesse presentato gli spaghetti di zucchine come rimpiazzo di quelli veri, io intuii che essi avevano un potenziale maggiore. Non appena presi a girare la manovella del mio spiralizzatore, la testa iniziò a riempirsi di idee per le ricette.
Lu, a quel tempo il mio ragazzo, non aveva idea di cosa stessi facendo, naturalmente. Era solo affamato come al solito. Quando la cena fu pronta assaggiai e fui certa di aver fatto qualcosa di speciale. Lu prese il primo boccone, poi buttò la testa indietro e grugnì: «Mmmm!».
«Buono, vero?», dissi contenta.
La sua immediata risposta fu: «Come mai non lo conoscono tutti?».
Per i tre mesi successivi non feci che pensare a spiralizzare. Se andavo in un caffè nel fine settimana, mi portavo il laptop per scrivere ricette, e me ne andavo da lì con la voglia di provarle la sera stessa. Sentivo questa forte spinta a creare. Dopo anni passati a lavorare negli statici ambienti delle multinazionali, finalmente avevo una valvola di sfogo: spiralizzare era stata la mia ispirazione! Detto altrimenti, ero stata ispiralizzata, e volevo ispiralizzare gli altri.
Più cucinavo piatti spiralizzati, più mi convincevo circa le loro potenzialità. Ho cominciato a postare foto di cene spiralizzate sui miei canali social, e i miei amici hanno commentato, chiedendomi le ricette. Quando ho detto loro che gli spaghetti erano fatti con lo spiralizzatore, se lo sono comprato per cominciare anche loro. Stavo creando il passaparola nella mia cerchia sociale, perciò seppi che l’idea avrebbe preso piede con altrettanta rapidità nel resto del mondo.
Fui particolarmente felice di dire a chiunque fosse a dieta di carboidrati che potevano tornare a gustarsi pasta e zuppe di spaghetti sempre, non soltanto nei giorni dello strappo alla regola. Come loro, anche io ero stanca di succhi verdi e noiose proteine magre e vegetali a ogni cena. E poi non riuscivo a trovare niente che fosse davvero dietetico e avesse un ottimo sapore. Ma finalmente adesso avevo la soluzione del problema!
Quando cercai on line ricette spiralizzate
tutto quello che venne fuori era cibo crudista, vegano o entrambi. Le sole ricette che fui capace di trovare erano legate a tre verdure base: zucchine, carote e cetrioli. Nessuno aveva sfruttato la vera potenza dello spiralizzatore.
Finalmente, nel giugno del 2013, dopo aver radunato il coraggio necessario, entrai nell’ufficio del mio capo e mi licenziai. Poi corsi a casa, con gli occhi che mi brillavano per l’emozione, e comprai il dominio internet Inspiralized.com. La mattina dopo entrai in un caffè dall’altra parte della strada e senza la minima idea su come si mettesse su un blog scrissi il mio primo post e cominciai a buttare giù un business plan.
Per poter creare e testare ricette che non escludessero nessun tipo di dieta, da vegana tornai a essere prima pescetariana, poi onnivora.
Reintrodurre quegli alimenti amati nella mia dieta fu una cosa gradita, non temuta. Intrapresi un viaggio culinario che mi permise di tenere sotto controllo le misure dei miei fianchi e contemporaneamente adattare tutta la mia conoscenza culinaria a questo nuovo modo di cucinare ispiralizzato. Il mio corpo si è snellito, la mia pelle è splendida e ho più energie di quante ne abbia mai avute.
La cosa più importante? Le cene domenicali dai miei nonni sono tornate a essere appaganti e deliziose.
Essere ispiralizzati
Ispiralizzato è la parola che descrive ciò che siete diventati voi e il vostro cibo: una versione ispirata e salutare dell’originale! Quando inserirete spaghetti vegetali e riso vegetale nella vostra dieta comincerete a notare gli effetti quasi immediatamente: pelle splendida, digestione migliorata, più energia e una generale sensazione di soddisfazione alimentare. Non desidererete più quei pesanti carboidrati, quei cibi e quegli zuccheri raffinati. Il vostro corpo sarà così soddisfatto e ben nutrito che vi dimenticherete della vera
pasta e del vero
riso, e vi verrà ancora più voglia di alimenti magri, integrali e sani. Ma soprattutto vi verrà voglia di creare le vostre ricette personali, che si tratti di adattare quelle classiche e le vostre preferite o di sperimentare con idee completamente nuove. Vi scoprirete impazienti di tornare a casa e farvi ispiralizzare.
I benefici per la salute
Al giorno d’oggi sano
è un concetto relativo e incerto. Abbiamo perso la nozione di ciò che sia davvero sano; mettiamo etichette a diete strettissime che seguiamo invece di imparare cosa sia meglio per il nostro corpo. Certamente per alcuni di noi linee guida rigorose possono aiutare a seguire un percorso di perdita di peso, o a gestire una malattia. Al di là del vostro punto di vista sull’alimentazione, vi riuscirebbe difficile trovare uno stile di vita dietetico che non proponga il consumo di maggiori quantità di vegetali.
Quando aumentate la quantità di vegetali nella vostra dieta i benefici per la salute sono immensi. Tra questi vi sono:
maggiore apporto di fibre: le fibre vegetali aiutano a ridurre il colesterolo nel sangue e quindi possono abbassare il rischio di cardiopatie. Contribuiscono a dare un senso di sazietà a fronte di una minore quantità di calorie, il che favorisce la generale perdita di peso e il mantenimento di una buona salute fisica.
maggiore apporto di principi nutritivi: detto in parole semplici, i vegetali contengono tonnellate di principi nutritivi. Le vitamine A e C rispettivamente aiutano a mantenere sana la vostra pelle e forte il vostro sistema immunitario; il potassio e l’acido folico rispettivamente aiutano i vostri muscoli a funzionare e il vostro corpo a costruire le cellule. Nel complesso questi principi nutritivi mantengono il vostro corpo in funzione ottimale e vi fanno sentire più energici.
Prevenzione delle malattie: molti studi provano che una dieta ricca di verdure e frutta rallenta l’assorbimento dello zucchero nel flusso sanguigno, abbassando il pericolo del diabete. In più una dieta del genere impedisce alle sostanze grasse di incrostarsi alle pareti dei vasi sanguigni, favorendo la difesa dai disturbi cardiovascolari.
Immaginate di aver mangiato un bel piatto di pastasciutta ma di non sentirvi subito dopo a disagio o sonnolenti; invece del bisogno di stendervi sentite la voglia di andare a ballare o a passeggiare con la persona con cui eravate a cena. Invece di sentirvi in colpa per aver ceduto ai vizi, percepite di aver fatto qualcosa di positivo per il vostro corpo. È così che vi sentirete dopo aver mangiato un piatto di spaghetti vegetali – lo stesso ottimo sapore, ma con una sensazione conseguente molto migliore.
Adesso