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Grafologia e sessualità: Un’analisi psicologica, sociale e culturale del comportamento sessuale
Grafologia e sessualità: Un’analisi psicologica, sociale e culturale del comportamento sessuale
Grafologia e sessualità: Un’analisi psicologica, sociale e culturale del comportamento sessuale
E-book362 pagine3 ore

Grafologia e sessualità: Un’analisi psicologica, sociale e culturale del comportamento sessuale

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Info su questo ebook

Un’analisi psicologica, sociale e culturale del comportamento sessuale condotta tramite gli indicatori segnici individuati dal grafologo italiano Girolamo Moretti: questo è il percorso seguito da Lidia Fogarolo nel suo saggio Grafologia e sessualità.

Utilizzando questo filo di Arianna, l’Autrice distingue la spinta sessuale legata allo slancio passionale (segno Slanciata), quella dovuta all’affettività languida (Pendente), o all’intenerimento erotico (Aperture a capo A-O), o alla materialità del sentimento (Marcata) o alla maggiore attrazione per il mondo delle forme (Accurata).

Un viaggio che si serve, come esempi concreti, di un centinaio di scritture, per la maggior parte appartenenti a personaggi famosi: questo per favorire la comprensione del legame che esiste tra alcuni segni grafologici e i corrispondenti tratti di personalità, agiti con particolare visibilità da soggetti che appartengono all’immaginario collettivo, quali Napoleone, Darwin, Hitler, Freud, Picasso, tanto per fare qualche nome.

Grazie alla particolarità e alla ricchezza di questo strumento interpretativo, ne risulta di molto arricchita la comprensione della complessità dell'esperienza umana
LinguaItaliano
Data di uscita24 mar 2015
ISBN9788897010784
Grafologia e sessualità: Un’analisi psicologica, sociale e culturale del comportamento sessuale

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    Grafologia e sessualità - Lidia Fogarolo

    Claudel

    "Quando divampa il fuoco dell’Amore,

    riduce in cenere la messe della Ragione"¹.

    "L’Amore ha legato miriadi di vittime al suo laccio

    e ha ferito migliaia di uomini saggi con la sua saetta.

    Ogni color rosso nel mondo viene dalla sua collera,

    e ogni pallore sulle guance degli uomini viene dal suo veleno.

    Esso non offre alcun rimedio tranne la morte e non cammina

    che nella valle dell’Annientamento; eppure più dolce del miele

    è il suo veleno al palato dell’amante, e agli occhi del ricercatore

    il suo Nulla è più affascinante di centomila eternità². "

    1. I tre piani dell’essere

    Quando la psicologia, e perciò anche la grafologia, analizza le varie dimensioni dell’essere umano, siano esse intellettive o affettive, lo fa partendo da questo assunto: comportamenti apparentemente simili possono attingere da una vastità di possibili cause e rispondere a svariate motivazioni. Perfino il comportamento sessuale, per quanto possa sembrare saldamente ancorato alla realtà più materiale, risponde a contenuti e rappresentazioni assai diversificati. Molto sinteticamente, ricordiamo che il sesso può essere considerato una motivazione primaria quando risponde a una specifica attrazione fisica presente in entrambi i partner, comportando in questo caso una risposta sul piano corporeo oggettivamente misurabile. Però, a causa del fatto che la risposta fisica femminile non è così palese e necessaria come quella maschile, il sesso è stato ampiamente utilizzato altresì come merce di scambio, non solo nella classica versione maschile soldi in cambio di sesso, ma pure nella altrettanto consolidata versione femminile sesso in cambio di accudimento famigliare. Il sesso, poi, si presta molto bene a essere utilizzato in tutti i complessi giochi di ruolo relativi all’esercizio del potere, e può diventare un vero afrodisiaco sia per l’uomo che per la donna, nelle sue infinite variazioni dello schema dominanza-sottomissione. Assai complesso, inoltre, è il rapporto che lega il sesso all’affettività, dato che per alcuni funziona meglio se legato ai sentimenti, per altri l’eccessivo impiego dei sentimenti lo addomestica troppo fino a farlo risultare scialbo.

    Dal punto di vista storico la sessualità – essendo un comportamento legato a una componente fortemente istintuale – dovrebbe avere un accesso interpretativo, almeno in parte, unitario, al di là delle differenze culturali che ne condizionano l’espressione. Ad esempio si è visto che i tentativi di controllo sociale in senso restrittivo o eccessivamente liberale, sperimentati in diverse epoche, diventano dei boomerang che innescano compensazioni automatiche: a un eccesso di liberalizzazione segue un periodo di repressione, e viceversa, secondo un andamento individuale o collettivo che sembra oscillare intorno a un ipotetico punto di equilibrio.

    La complessità del problema che andiamo a esaminare è ulteriormente accresciuta dal fatto che, nel tentativo di spiegare la potenza della spinta sessuale, sono stati attivati diversi filoni di ricerca provenienti da campi considerati spesso incompatibili: il piano mitologico e religioso, apparentemente il più distante da una risposta così specificatamente materiale come quella sessuale; il piano psicologico, legato all’analisi dei contenuti mentali in grado di innescare o sostenere l’eccitazione, evidenziabili in uomini e donne; e il piano fisico, legato in primo luogo al testosterone, come vedremo oltre. Questi piani così diversi raccolgono il grande patrimonio di conoscenze raggiunte dall’umanità in merito a ciò che si intende per attrazione sessuale. E nonostante il fatto che ogni disciplina sia diventata oggi così specialistica da assorbire totalmente le energie a disposizione del singolo per raggiungere la competenza in uno specifico campo di indagine, è importante tenerle presenti – almeno a grandi linee – in un quadro il più possibile unitario. Infatti se lo studio del comportamento sessuale è rivolto solo alla risposta fisica, perde di vista l’esperienza psicologica soggettiva data dall’attrazione mentale ed emotiva altamente selettiva, che risponde alle leggi della compensazione psichica. Come notava Lorenz³, anche gli animali scelgono in base a una preferenza soggettiva, e non si accoppiano con chiunque. Questo è il campo della psicologia, che a sua volta non può prescindere dai valori simbolici attribuiti dall’umanità nei secoli al femminile e al maschile, perché di questi è profondamente impregnata la nostra coscienza di uomini e donne.

    Benché ogni piano mantenga la sua specificità in termini di esperienza soggettiva, in quanto una cosa è sperimentare l’eccitazione corporea e altra cosa è provare l’attrazione psichica che può scorrere tra un uomo e una donna quando è così intensa da innescare anche l’attrazione fisica, di fatto esiste un essere unico che sperimenta se stesso a partire da un corpo sessuato, che risponde a ormoni ben precisi, ma con bisogni affettivi, intellettivi e schemi di riferimento in merito al maschile e al femminile che spingono con altrettanta intensità, anche se magari con minore consapevolezza.

    Al di là di quello che una persona può dire di se stessa, l’attrazione sessuale si gioca, a livello reale, anche sulla differenziazione psichica e sulla compensazione che può scattare tra due diverse strutture di personalità in base al principio che, mentre la somiglianza genera comprensione, è sempre la diversità che genera attrazione⁴.

    FIG. 1 - Igor Stravinskij e la prima moglie Catherine

    La coppia presentata in fig. 1 esemplifica in modo assai significativo le diverse componenti che giocano un ruolo specifico nel suscitare attrazione sessuale. In primo luogo abbiamo il prerequisito dato dalla presenza di due opposti sul piano psichico: la scrittura femminile incarna in modo assai pronunciato l’attitudine alla relazione (Curva-Fluida in alto grado), che caratterizza maggiormente le donne; mentre la scrittura maschile ruota intorno al principio di individuazione, con un maggior interesse allo sviluppo dell’Io separato (angoli, stentatezze), tematica a cui sono più interessati gli uomini. Conseguentemente, proprio perché si tratta di tendenze discrepanti in grado di completarsi, avviene una compensazione grazie alla quale due parzialità diventano una totalità più vasta.

    In caso, invece, di eccessiva uniformità a livello psicologico, ci sarà anche una contenuta attrazione sessuale, vale a dire una risposta più blanda sul piano fisico. Ad esempio, osservando la scrittura dei due famosi scultori presentati in fig. 2, si può dedurre che la loro relazione, più che una perdita della testa dovuta al fuoco della passione, può essere considerata un esempio di amicizia tra colleghi di lavoro, basata su interessi comuni e su una notevole identità di vedute, scivolata poi – grazie alla vicinanza fisica – in un legame intimo.

    FIG. 2 - Camille Claudel e Auguste Rodin

    È del tutto scontato che, per generare attrazione sessuale, è necessaria la molla del mi piace. Però questa regola di base risulta troppo appiattita quando viene collegata unicamente ai criteri più esteriori, quali la bellezza, il denaro, il potere, che in alcun modo rendono ragione della varietà delle motivazioni interiori e delle scelte reali compiute dalle persone.

    Sul piano ideologico, è così vincolante il concetto di bellezza fisica imposto alle donne, che se un uomo non vi si adegua nella scelta della compagna, può subire pesanti attacchi volti a insinuare che ci sia in lui qualcosa di profondamente sbagliato. Ad esempio, il principe Carlo di Inghilterra è stato spesso sbeffeggiato dai mass media perché ha rinunciato a una donna giovane e bella, la moglie, in favore di una sua coetanea. Lo stesso è accaduto a John Lennon quando, pur potendo disporre di una scelta vastissima di possibili partner sessuali, ha concentrato la sua attenzione su una donna non particolarmente attraente sul piano fisico, ma che tuttavia suscita importanti interrogativi sul piano della compensazione psichica: per quale motivo Lennon, un intuitivo del tutto imponderato, ha sentito il bisogno di una donna caratterizzata da una contenutezza tale sul piano affettivo, da risultare – grafologicamente parlando – quasi glaciale?

    FIG. 3 - John Lennon e Yoko Ono

    Con il solo criterio della bellezza fisica è anche difficile spiegare molti inquietanti fenomeni che permangono nelle società moderne, quali la violenza sessuale sui bambini. Siamo di fronte a una vera schizofrenia che risalta maggiormente nelle sue punte estreme, osservando la contraddittorietà dei modelli proposti alle donne: da una parte vengono spinte, per imitare le varie dive del momento, a gonfiare labbra e seni con l’implicita promessa che ciò aumenterà il loro potere di attrazione; dall’altra emergono con sempre maggiore frequenza notizie di cronaca in merito a inquietanti oggetti del desiderio maschile, quali le bambine e i bambini vittime di abuso con tanto di viaggi turistici organizzati nei paesi poveri. E per quanto si tenti di interpretare il tutto facendo riferimento al concetto di perversione o di distorsione di una pulsione sessuale altrimenti sana, è chiaro che con la loro presenza questi fenomeni segnalano che qualcosa in merito all’attrazione sessuale non è stata capita.

    Considerata la complessità del problema che vogliamo analizzare, prima di entrare in dettaglio nel discorso grafologico e psicologico è importante richiamare, anche se in modo molto sintetico, le convinzioni mitologico-religiose e le recenti scoperte scientifiche che hanno plasmato la nostra visione di essere umani che vivono e sperimentano il mondo a partire da un corpo sessuato.

    2. Un mistero che caratterizza le società patriarcali

    Si è molto parlato, in questi ultimi decenni, del fatto che l’umanità si è evoluta all’interno di società patriarcali: sotto il profilo religioso e giuridico, la donna è stata considerata un soggetto debole, da mettere sotto la tutela maschile perché sostanzialmente incapace, in un mondo altamente competitivo che si reggeva sull’uso della forza, di provvedere a se stessa da sola. Tale sancita inferiorità della donna segna tutte le società conosciute negli ultimi millenni; quindi sembra rispondere a un processo psichico unitario, sia pure in assenza di contatti ravvicinati tra le diverse civiltà.

    La cosa strana è che all’interno delle varie strutture sociali così organizzate, è riconoscibile la presenza di un filone di ricerca basato su una prospettiva totalmente paritaria, deducibile dall’analisi della simbologia religiosa adottata. Ad esempio una società fortemente patriarcale come quella cinese, in cui la tutela del femminile si è trasformata in forme di oppressione viste oggi come rivoltanti – quali la mutilazione dei piedi delle donne perché l’andatura traballante enfatizzava, dal punto di vista sessuale, l’attrazione verso il femminile debole da parte del maschile forte – si è retta nei millenni su un nucleo interpretativo religioso, come diremmo oggi, politicamente corretto⁵: il famoso simbolo yin-yang, che rappresenta l’Uno, vale a dire la realtà ultima, è composto di due disegni identici nella forma e nella grandezza, ma opposti nel colore bianco-nero e alternati nel movimento, per cui la massima attivazione di uno comporta la sospensione dell’altro, esattamente come il giorno succede alla notte. Ed è chiaro che la prima chiave di lettura rispetto a questi due disegni astratti, uguali e opposti, oltre che indissolubilmente legati in modo da formare un’unità, è quella relativa alla polarità sessuale maschile e femminile.

    FIG. 4 - L’antica rappresentazione cinese del sistema cosmico dualistico yin-yang

    Anche la stella di Davide della religione ebraica ruota intorno alla rappresentazione duale dell’Uno: si tratta, come è noto, di due triangoli sovrapposti in modo da formare una stella. I due elementi che la compongono sono identici nella forma, ma opposti nell’orientamento, in quanto uno punta verso l’alto, vale a dire simbolicamente verso il Cielo, e l’altro punta verso il basso, cioè verso la Terra.

    Ciò che risulta strano è il fatto che, mentre le grandi civiltà del passato erano fondate su un ordine maschile, nello stesso tempo facevano riferimento – filosoficamente parlando – a un principio duale paritario. Non si tratta, infatti, di simboli esoterici adottati da una minoranza, dal momento che sono elementi cardine di un pensiero religioso intorno al quale si riconosce un popolo, come testimonia ancora adesso la presenza della stella a sei punte nella bandiera di Israele.

    FIG. 5 - La stella a sei punte

    Al di là, quindi, del fatto che l’umanità si sia evoluta all’interno di numerose società patriarcali, esistono chiari riferimenti a un tema universale: una visione duale, in cui i due poli opposti sono in un rapporto di parità e di complementarità. Questa visione duale è stata letta in diversi modi. Ad esempio, ha assunto una connotazione cosmologica quando la creazione è stata concepita come dovuta alla differenziazione della coppia primordiale Padre-Cielo e Madre-Terra. Ma è ancora più interessante, a mio avviso, quando si pone come ricerca esoterica che vede nella dualità uomo-donna il simbolo principale dell’impulso alla differenziazione della conoscenza. In questa accezione entrano tutte le religioni, con la loro potente simbologia: l’individuo si evolve tramite la scissione, l’opposizione e la successiva congiunzione di due spinte complementari presenti al suo interno.

    Anche la religione cristiana ha le sue basi su una visione dell’essere umano creato a immagine e somiglianza di Dio… maschio e femmina⁶. La differenza, se vogliamo, è dovuta al fatto che questi due aspetti del divino vengono rappresentati non sotto forma di simboli astratti, ma incarnati; quindi siamo di fronte a una ricca iconografia, quale La cacciata dal Paradiso terrestre di Masaccio, che illustra concretamente che cosa significa, sul piano emotivo, la separazione di ciò che in origine era Uno. Ed è questa separazione che causa un potente richiamo a ricostituire l’unità perduta, vissuto come un bisogno psichico e fisico.

    Va osservato che in questa chiave di lettura la scissione non è semplicemente il frutto di una colpa, quanto piuttosto una tappa inevitabile verso la progressione nella conoscenza della Realtà ultima. La polarità sessuale, con espressioni che saranno riprese anche da Jung con la sua teoria di anima e animus, caratterizza il piano della Terra, sia dal punto di vista esteriore che interiore: Tutto nel mondo possiede necessariamente aspetti maschili e femminili. Questo è particolarmente vero per l’adoratore di Dio, che deve possedere gli aspetti del maschio e della femmina⁷. L’aspetto del maschile spesso enfatizzato è legato alla purezza del pensiero⁸, in modo che la mente possa raggiungere le luci, i mondi e gli attributi superni⁹. Mentre l’aspetto femminile del Giusto è la sua capacità di ricevere l’influsso superno e di portare dall’alto al basso ogni sorta di cose buone e di beni materiali¹⁰. Indipendentemente a quale tradizione religiosa appartenga la citazione sopra riportata (in questo caso si tratta di un maestro hassidico del XVIII secolo), non è difficile cogliere gli elementi psicologici comuni a varie tradizioni religiose.

    Questa interrogazione del principio maschile e del principio femminile al fine di metterne in risalto il gioco di complementarità e non di opposizione, come pure l’idea che all’interno del Sé tali principi si reggano in un equilibrio perfetto, così come appare nel simbolo yin-yang, sono le tematiche che hanno fatto la grande fortuna del Codice da Vinci¹¹. Il tema conduttore del romanzo di Dan Brown ruota intorno al mistero indicato in apertura: da una parte la religione cattolica, in modo simile alle altre, presenta una chiave di lettura fortemente patriarcale, che nei suoi aspetti più deteriori raggiunge punte di vera misoginia; dall’altra, fedele al suo principio ispiratore secondo il quale il Verbo si è fatto carne¹², e questa carne è sessuata, ha portato negli altari una ricchissima iconografia sacra testimone della differenziazione psicologica attribuita al maschile e al femminile.

    L’occultamento del principio femminile, che Dan Brown attribuisce nel romanzo a una colpa della Chiesa, è in realtà un problema assai più complesso, nel senso che in tutte le religioni appare individuabile una dominanza patriarcale che coesiste con il riconoscimento di una parità. Tale aspetto è chiaramente visibile quando si entra in ogni chiesa, giacché sugli altari trovano posto, secondo una loro complessa rappresentazione psicologica e teologica, Cristo e la Madonna. Una parte del femminile, quindi, esattamente come una parte del maschile, sono già stati riconosciuti come divini dall’umanità, vale a dire sono già stati integrati nel loro aspetto luminoso, altrimenti non sarebbero sugli altari.

    Ciò che resta, invece, come sfida per l’evoluzione della coscienza umana è legato a un altro problema, la cui presenza è testimoniata da un vasto filone di ricerca: il ruolo del femminile nella conoscenza. È quella parte che storicamente è stata definita come Sophia, nel suo aspetto più luminoso, o come Sfinge, quando appare troppo enigmatica; ma è comunque quella voce che parla all’interno dell’uomo per portarlo oltre. Nello stesso modo, è necessario chiedersi quale sia il principio maschile che non è ancora stato riconosciuto come luminoso dalle donne, e appare invece come ombra, per cui – pur essendo presente al loro interno – non ha ancora potuto essere collocato su un altare.

    Jung ha fatto propria questa concezione di una psiche androgina descrivendo il rapporto dinamico che lega il maschile e il femminile: ogni uomo porta in sé un’immagine del femminile, l’anima, che è una componente attiva della sua psiche, proprio come ogni donna nasconde un’immagine del maschile che costituisce una componente egualmente attiva della sua personalità, l’animus.

    La complessità e la drammaticità del dialogo tra il principio maschile e quello femminile caratterizzano uno degli episodi chiave dell’Antico Testamento: la tentazione di Adamo da parte di Eva. In realtà siamo ancora ben lontani dall’aver colto l’interezza del motivo per cui la parte femminile costituisce una tentazione per il maschile: in quel contesto, non c’è nessun indizio che Eva rappresenti una minaccia sessuale per l’uomo, o che usi il suo fascino erotico per convincere l’uomo a mangiare il frutto proibito. Si tratta, invece, di un invito alla conoscenza, addirittura del bene e del male: tentata dal serpente, la donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch’egli ne mangiò. Allora si aprirono gli occhi di entrambi e si accorsero di essere nudi¹³.

    Abbandoniamo per ora il piano mitologico e religioso per vedere che cosa ci ha portato – per quanto riguarda la nostra comprensione della sessualità – l’altro strumento di interrogazione del reale: la ricerca scientifica, che rivendica non solo la sua totale autonomia, ma anche una certa superiorità rispetto a tutto il mondo psichico cui abbiamo fatto riferimento fino ad ora.

    3. Un salto di comprensione: oltre la dualità spirito-materia

    Nella nostra epoca, caratterizzata dall’esplosione della conoscenza scientifica e tecnologica, c’è il rischio molto concreto della parcellizzazione del sapere in mille rivoli: ogni disciplina si trova racchiusa all’interno di una visione del mondo altamente differenziata, rigorosamente oggettiva, ma parziale. Come scriveva Edgar Morin, c’è un’inadeguatezza sempre più ampia, profonda e grave tra i nostri saperi disgiunti, frazionati, suddivisi in discipline da una parte, e realtà o problemi sempre più polidisciplinari, trasversali, multidimensionali, transnazionali, globali, planetari dall’altra… Di fatto, l’iperspecializzazione impedisce di vedere il globale (che frammenta in particelle) così come l’essenziale (che dissolve)¹⁴.

    Quasi a compensare questa forma di frammentazione psichica, è sorto nel Novecento il concetto di interdisciplinarità del sapere, che nasce da questa semplice constatazione: per garantire il dominio cognitivo di problemi sempre più complessi non può esistere solo il movimento di separare per differenziare, ma anche quello di interconnettere ciò che è stato separato. Basta pensare, ad esempio, alla nuova branca superspecialistica detta psico-neuro-endocrino-immunologia: già il nome scelto equivale a un esplicito riconoscimento dei diversi apporti cui fa riferimento. Questa forma di interdisciplinarità viene messa in atto ogni volta che si riconosce che un evento non può essere spiegato tramite un solo punto di vista, pena una non comprensione del fenomeno che si sta studiando.

    Esiste poi un altro tipo di interdisciplinarità che lavora in direzione dell’integrazione del sapere sul piano della trasversalità delle idee: in questo caso succede che alcuni modelli di interpretazione della realtà, sviluppati all’interno di una disciplina ben specifica, vengano poi utilizzati da altre, formando quelle strutture di pensiero che ci caratterizzano come figli della nostra epoca.

    Ad esempio, uno dei concetti alla base del nostro modo di vedere il mondo che ci ha segnato molto più profondamente di quello che può apparire in superficie è la scoperta di Einstein secondo la quale l’energia corrisponde alla massa moltiplicata alla velocità della luce al quadrato. Questa legge, rappresentata dalla famosa formula E=mc², ci ha influenzato in modo decisivo perché improvvisamente due realtà che nella storia del pensiero filosofico sono sempre state difficili da conciliare, hanno trovato un punto di convergenza.

    Einstein, in un suo discorso, spiegò con parole più semplici possibili l’aspetto innovativo della sua scoperta: Dalla teoria generale della relatività si ricava che massa ed energia sono entrambe differenti manifestazioni della stessa cosa – un concetto non di immediata comprensione per l’uomo della strada¹⁵. Quindi non solo la materia e l’energia sono in sostanza la stessa

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