Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Radici Dal Passato
Radici Dal Passato
Radici Dal Passato
E-book460 pagine6 ore

Radici Dal Passato

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

“L’ispettore Rocco Carreni fissa lo specchio, ma l’immagine riflessa non fornisce alcuna risposta. La scia di sangue che terrorizza la città lo ha condotto sulle orme di un fantasma che uccide, senza lasciare tracce dietro di sé. Solo gli occhi sbarrati delle vittime, pieni di paura, conoscono i segreti per arrivare a decifrare i pochi indizi trovati e che richiamano riti esoterici e civiltà misteriose, perdute nel tempo. Ma qualcosa nel contesto generale non quadra, dettagli che portano a guardare in una direzione diversa. La verità forse è altrove, o almeno è quello che sembra…”
LinguaItaliano
Data di uscita2 mar 2016
ISBN9788892560833
Radici Dal Passato

Correlato a Radici Dal Passato

Ebook correlati

Thriller per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Radici Dal Passato

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Radici Dal Passato - Luca Mencacci

    Luca Mencacci

    Radici dal Passato

    A Benedetta e Ludovica, che con i loro sorrisi illuminano la mia vita

    «La credenza che la realtà che ognuno vede sia l’unica realtà è la più pericolosa di tutte le illusioni.»

    Paul Watzlawick

                                                Prologo

    Isola di Kos (Grecia)

    Lo sguardo teso verso il mare agitato, un’immensa distesa d’acqua in movimento.

    Le onde avanzano incessanti, una dopo l’altra, come la cavalleria di un esercito lanciata all’attacco.

    Il vento di Mastichari sferza il viso della figura che immobile guarda l’orizzonte.

    Gli occhi sono socchiusi, forse cercando di fermare il sale sulle lunghe ciglia; oppure nel tentativo di mettere a fuoco i pensieri.

    La mano si alza ad asciugare le lacrime che fanno capolino ai lati dell’occhio: il Meltemi fischia con le sue raffiche fresche.

    Si dice che questo vento sia nato dopo la morte degli assassini di Icario, una figura mitologica greca… riflette la persona silenziosa. "Di certo non smetterà di soffiare dopo quello che succederà oggi…"

    Un leggero movimento sulla sinistra attira la sua attenzione.

    I polpi fuori dalla taverna dondolano cullati dal vento, come cadaveri senz’anima, né colore.

    Appesi per l’essiccazione ricordano uomini crocefissi, con le carni trafitte e le braccia aperte, agonizzanti.

    La figura non prova pietà, ma si limita ad osservare la scena senza alcuna espressione del viso.

    Ha visto così tante volte uomini e donne pieni di dolore, creature a cui è fuggita la vita dalle pupille, che una volta in più non farà differenza.

    Eppure questi polpi lo incuriosiscono: le loro morti hanno uno scopo, sono necessarie per soddisfare a breve un desiderio.

    Sofferenza che si contrappone al piacere, provato tra qualche ora dal palato di altri esseri viventi.

    Il supplizio che si consuma sotto il sole viene immortalato come fosse un panorama caratteristico dell’isola: nel momento più straziante della loro esistenza, due turisti si avvicinano per scattare fotografie, come se i poveri polpi si fossero messi in posa.

    E il pensiero si sposta ai cadaveri dei mesi passati:

    "Non c’è poi molta differenza: anche la morte di quelle persone era necessaria per raggiungere un obiettivo, per sentirsi soddisfatti nel realizzare un piano…".

    L’orologio indica che i minuti stanno avanzando. Inesorabilmente.

    La figura si alza, attirata dal mare in movimento, e con passi lenti si avvicina alla spiaggia bianchissima.

    I pochi ombrelloni sembrano destinati a prendere il volo da un momento all’altro, tanta è la forza del vento che fa schioccare come fruste i lembi di stoffa induriti dal sale.

    "Fredda…" è il pensiero accompagnato da un brivido.

    Le scarpe sono state tolte in un attimo e i piedi immersi nell’acqua, così azzurra da risultare irresistibile.

    "Uno spettacolo meraviglioso. Ancor più se avesse fatto da cornice ad un’occasione molto diversa riflette, girandosi per seguire la linea della spiaggia. Purtroppo non avrò un bel ricordo di questo posto".

    I luoghi di vacanza servono a rigenerare le persone, a infondere nuova energia nei progetti, a dare la sensazione di un ‘nuovo inizio’.

    La figura che passeggia sul bagnasciuga sa che a breve se ne andrà da questo luogo, senza essere seguita da nessuno di questi stati d’animo: tutto finirà oggi, anche la voglia di sorridere.

    In lontananza si sente un rumore acuto, crescente.

    Il suono si ripete, sempre uguale, sempre più forte, sempre più vicino.

    Sono sirene, ma, anche se si trova in Grecia, sa che non si tratta di quelle di Ulisse…

    "La polizia greca è arrivata. L’attesa è finita…".

    1

    Una città del Centro Italia (Alcuni mesi prima).

    La stanza è quasi immersa nel buio: c’è solamente una luce velata che proviene da alcune candele, disposte in ordine sparso a terra.

    Le finestre sono sbarrate, il sole non può entrare, le richieste di aiuto non riescono a uscire.

    Preghiere mute che l’uomo imbavagliato lancia con gli occhi in varie direzioni, unico movimento che il suo corpo riesce a fare.

    E’ seduto sul letto, con la schiena appoggiata alla spalliera in ferro battuto e con le gambe distese e divaricate.

    I polsi e le caviglie sono bloccati, legati in maniera robusta alla struttura in metallo. Come anche il bacino.

    «Sembri una grande X…» dice sorridendo la figura che lo guarda, con le mani appoggiate alla pediera del letto.

    «…ma non indichi il luogo dove si trova un tesoro. Casomai quello dove finisce una ricerca. La mia ricerca…»

    «Hmmm, hmmmmm!» cerca di protestare il prigioniero.

    «E’ inutile che implori. Guarda, io sono una persona onesta e ti tolgo ogni dubbio: tra qualche momento morirai; e in un modo che t’insegnerà qualcosa prima che lasci questo mondo.»

    La figura in piedi si muove lungo il perimetro del giaciglio, senza staccare i propri occhi da quelli della sua vittima.

    «Fammi vedere da vicino se hai veramente paura. Fammi osservare se i tuoi occhi provano quello che altri occhi hanno provato tanto tempo fa.»

    Dalla tasca prende un telefono cellulare e con rapidi movimenti imposta la funzione ‘video’: un minuto di ripresa è più che sufficiente…

    La pupilla inquadrata, così vicina dopo l’uso dello ‘zoom’, si dilata e diventa un cerchio nero al centro del display, un pozzo buio, profondo come la paura che prova il prigioniero in questo momento.

    Il carnefice sorride e piega la testa di lato, per soppesare la reazione della vittima.

    «Mi sembra che tu abbia capito quello che ti aspetta. Ora passiamo alla fase finale…»

    Parole strane e severe riempiono la stanza, mentre il filmato registra ancora la scena.

    Il tono è solenne. E’ un cerimoniale.

    Poi la figura torna nel silenzio e si allontana un momento, per afferrare un oggetto posto sul tavolino a fianco del letto: con entrambe le mani allarga le estremità dell’accessorio per calarle sulla testa dell’uomo legato.

    Le cuffie wi-fi sono collegate ad un lettore posizionato sullo stesso piccolo tavolo: una breve sequenza di tasti e la riproduzione prevista comincia.

    Non è musica, ma tante voci che parlano e che si accavallano tra loro. La mano gira la manopola del volume verso il livello massimo…

    L’uomo imbavagliato emette una smorfia di fastidio e strizza gli occhi, impotente.

    L’altra figura si siede con calma, appoggiandosi lentamente sullo schienale morbido della poltroncina da camera posta in un angolo.

    Sembra godersi lo spettacolo, incurante della sofferenza che osserva, godendo dei lamenti che riempiono l’ambiente.

    Dopo diversi, lunghi minuti, si alza e si avvicina all’uomo nel letto.

    «Quello che volevo sapere, me lo hai detto prima. Ed ora che hai anche capito cosa prova chi soffre davvero e non ha colpe, addio…»

    Un altro oggetto compare nella mano del carnefice: così innocuo nella vita quotidiana e così ignorato per il suo poco valore.

    Eppure quel piccolo oggetto ha il potere di portare via una vita. In pochi secondi.

    La molletta si chiude sulle narici della vittima, ostruendo l’ultima via che permette all’aria di entrare nel suo corpo, dato che lo straccio infilato nella bocca non permette di respirare.

    Occhi senza felicità, perduta tanto tempo prima, guardano un uomo che si contorce negli ultimi spasmi di vita. Fino quando rimane immobile, con lo sguardo sbarrato verso il soffitto bianco.

    L’unico rumore che rimane nella stanza è il sottofondo di voci che esce dalle cuffie, il brusio incessante che si ripete all’infinito.

    Soprabito, occhiali da sole, orologio…tutto torna al proprio posto prima di uscire.

    I guanti in gomma, invece, spariscono all’interno di una tasca, insieme alla speranza, per chi verrà, di trovare delle tracce.

    Un ultimo sguardo al corpo inerme e il carnefice esce dalla casa: un appartamento elegante di proprietà della vittima.

    "Una giornata fredda, ma soleggiata" pensa la figura appena scesa in strada, mentre si alza il bavero del giubbotto.

    Cammina tra la gente, scrutando da dietro gli occhiali scuri le facce di tanti sconosciuti.

    "Alcuni meritevoli di vivere, altri di meno".

    Il pensiero è distratto da una piccola figura che cade ai suoi piedi e dal pianto che scaturisce subito dopo.

    Un bambino è inciampato e l’individuo si piega prontamente a rialzarlo.

    Dalla tasca in un attimo prende un fazzoletto di carta e gli asciuga le lacrime; gli pulisce delicatamente il viso macchiatosi di nero per aver parzialmente colpito l’asfalto.

    «Oddio! Grazie, grazie davvero!» grida la mamma del bambino che si china per prendere il piccolo tra le braccia.

    «Mi aspetti solo un secondo, signora» dice dolcemente la figura con gli occhiali scuri, prima di entrare nel bar a pochi metri.

    «Ecco, questo servirà a dimenticare la brutta avventura…» aggiunge uscendo dal locale e mentre porge al bambino un lecca-lecca colorato.

    «Lei è un angelo!» ringrazia la mamma, mentre si allontana con la mano alzata in segno di saluto.

    "Dopotutto a questo mondo ci sono ancora creature innocenti" pensa sorridendo chi ha ucciso solo pochi minuti prima un uomo…

    2

    «Alice, prima di uscire portami cortesemente quelle pratiche che ti avevo chiesto da stamattina!»

    «Sì, dottore. Gliele porto subito.» La gentilezza della donna è forzata, mentre segue con la coda dell’occhio uno dei suoi datori di lavoro. E quando lo vede abbastanza lontano, come per evitare che possa leggerle il pensiero, aggiunge mentalmente:

    "E spero che accidentalmente ti cadano sopra al piede…brutto tiranno".

    «Qualcosa non va?» chiede una voce vicino.

    «Niente che non sia la normalità…» continua con un’alzata di spalle la donna senza girare il capo, intenta a completare il fascicolo da consegnare.

    «Conosco quel ‘faccino’, ma ne conosco altri, più affascinanti e che preferisco» incalza l’uomo elegante appoggiato al bancone.

    Lei interrompe le sue operazioni e si volta di lato, con un sorriso malizioso.

    «Grazie» sono le uniche parole, seguite da un veloce occhiolino.

    Lo sguardo torna sulle pratiche, finalmente pronte per essere consegnate.

    «Vado a completare l’opera, prima di uscire per una commissione privata e urgente» è il saluto che lancia prima di incamminarsi dalla parte opposta.

    Con una mano abbraccia il fascicolo, con l’altra si accarezza i lunghi capelli. Sorride senza farsi vedere: sa che l’uomo elegante è ipnotizzato e la osserva allontanarsi; sente lo sguardo accarezzarle la schiena, dalla punta delle spalle fino al sedere, rotondo e ondeggiante.

    "Fortuna che ci sono anche questi datori di lavoro. Buona Alice, fai la brava…" pensa, sforzandosi di non esplodere in una risata.

    Camminare durante il giorno all’aria aperta, in un orario che prevede normalmente di essere prigionieri di un ufficio, è una sensazione inebriante, quasi euforica.

    La donna che si dirige con passo deciso alla sua meta non rappresenta un’eccezione e gode di questa libertà, osservando in varie direzioni i tanti dettagli, inspirando i profumi che aleggiano per le vie, come fosse una turista appena scesa dall’aereo.

    In realtà intorno non c’è nulla di così inusuale, ma il mondo a quest’ora è un po’ una sorpresa per una donna abituata ad essere più una creatura della notte che delle ore diurne.

    Una tranquilla segretaria si trasforma molto spesso in un’accanita habituè della vita notturna: lounge bar, locali, discoteche; ogni struttura che può fornire occasione di svago, più o meno sfrenato, è annotata nella sua agenda.

    Una vita senza progetti, scandita dal susseguirsi anonimo dei giorni e da momenti memorabili collezionati nelle notti.

    Almeno fino qualche mese fa, fino quando è stata una single convinta.

    Poi l’incontro con una persona ha cambiato le abitudini, portando una situazione nuova nella sua vita: una storia arrivata per caso, senza essere né cercata, né sperata.

    Non che le sue necessità di frequentazioni sociali siano cessate del tutto: ha continuato ad uscire di sera con colleghe e conoscenti.

    Il tutto è avvenuto, però, sempre di meno: le occasioni presentano un interesse minore e, di conseguenza, anche la loro durata si è ridotta di molto. Ha cominciato ad andare a letto prima.

    Di contro è cresciuto il desiderio di avere accanto questa nuova persona e la durata e il numero dei momenti passati insieme è aumentato con il passare del tempo.

    Come per questa visita: ufficialmente una convocazione in Questura, ma in realtà è stata la scusa per anticipare un incontro di qualche ora…

    «Polizia, buongiorno, chi è?» gracchia una voce dal citofono.

    «Buongiorno, ho un appuntamento con l’ispettore Carreni.»

    «Prego entri, secondo piano, stanza otto.»

    «Grazie» conclude la donna, mentre attende l’apertura del cancello esterno.

    Scale, corridoi, anticamere, sono passaggi obbligati per raggiungere il luogo dell’incontro: Alice non si sente a suo agio in questo ambiente.

    Non deve nascondere nulla di grave, ma l’innata voglia di trasgressione, le impedisce di accostarsi con piacere alle divise di polizia che sfilano accanto e la sua espressione diviene senza volerlo seria, guardinga.

    Istintivamente abbassa lo sguardo a terra e procede stringendosi un po’ tra le spalle, con le mani infilate nelle tasche del giacchetto.

    Fino quando nella sua visuale entra la punta di un paio di scarpe, un modello di polacchino chiare:

    «Signorina ha perso qualcosa?» chiede una voce profonda.

    «Penso di averla trovata, ispettore Carreni…» risponde Alice alzando lo sguardo sorridente.

    «Bene! Finalmente mi sento utile a questo mondo!» aggiunge l’altro, aprendo le labbra a sua volta in un sorriso.

    Quello che la donna osserva è un uomo sui cinquant’anni, barba incolta e maniche della camicia arrotolate sopra i gomiti.

    Il volto squadrato è ornato da capelli rasati quasi a zero, ma che lasciano intravedere la brizzolatura.

    Gli occhi neri e vispi la fissano:

    «Ciao amore…sei splendida.»

    «Ciao bell’uomo e grazie…anche se preferirei che non me lo dicessi sottovoce» risponde Alice sporgendosi un po’ in avanti e alzando le sopracciglia sottili.

    «Hai ragione, ma un ufficio come questo è come una camerata di militari: una parola fuori dalla norma e non ti salvi più dalle prese in giro» aggiunge l’uomo, allargando le mani in segno di scuse.

    Rocco Carreni, ispettore di polizia, membro della divisione investigativa.

    Nonché fidanzato da circa tre mesi con la donna che ha ora davanti e che vorrebbe baciare di fronte a tutti.

    Invece con un sospiro sofferto, continua:

    «Vieni, andiamo nel mio ufficio.»

    «Signorsì!» replica Alice, portando il palmo piatto alla fronte, con fare militare.

    Pochi attimi e il mondo rimane chiuso fuori dalla porta in legno scuro che l’ispettore accompagna stringendo la maniglia.

    «Siediti per cortesia. Anche se è un piacere vederti in ogni momento, non ti ho fatto venire per un caffè.»

    «Adesso mi fai preoccupare. Cosa ho combinato?» chiede lei, mentre segue con lo sguardo il suo compagno che si appresta a mettersi seduto di fronte.

    «Niente che non sia la mia routine quotidiana. Ti ricordi di una certa Jasmine?» e mentre pone la domanda, Rocco le passa un foglio di carta.

    «La stronza che ho denunciato per avermi danneggiato la macchina?»

    «Eh, eh, sì. Ti ha reso il favore. Ha presentato oggi una denuncia contro di te» risponde l’ispettore, chiudendo gli occhi come ad aspettarsi il boato imminente di un ordigno.

    «COSA?» urla Alice. E prosegue: «E per quale motivo quella rompipalle mi avrebbe denunciato, visto che da quando l’ho incontrata non ha fatto altro che crearmi problemi?»

    Due leggeri colpi alla porta interrompono la discussione.

    «Avanti.»

    «Ispettore, mi scusi, il capo la desidera con urgenza» dice con gentilezza un uomo in divisa, un po’ imbarazzato a causa del grido femminile avvertito fin dall’altra parte della porta.

    «Arrivo.» Rocco si alza e con lo sguardo verso Alice, aggiunge: «Torno subito, scusami.»

    La donna rimane sola dentro la piccola stanza e comincia a scorrere le righe che compongono il verbale.

    Mentalmente materializza la figura di una donna che odia: Jasmine Brioli.

    Il loro primo incontro risale a quattro mesi prima e ad una festa organizzata dal Tennis Club ‘Set Point’, il più esclusivo della città.

    Come in ogni evento mondano di rilevanza, Alice è riuscita a essere presente, avvolta in un fiammante abito rosso.

    La serata è stata piacevole, almeno fino al momento di rientrare a casa e in procinto di salire in macchina.

    Una semplice manovra nel parcheggio prima di infilare il cancello principale, un varco troppo piccolo per il passaggio in contemporanea di due auto: subire un tamponamento è stato inevitabile.

    Dall’altra vettura è scesa una donna completamente ubriaca e barcollante, la quale ha osservato in modo distratto il danno che aveva appena procurato.

    E’ parso scontato che, chieste le generalità della ‘gentildonna’ Alice avrebbe subito ricevuto delle scuse e il doveroso impegno per la riparazione del proprio veicolo: e invece, Jasmine Brioli, tornata di colpo in sé e ostentando una calma glaciale, le ha risposto in modo sorprendente, alzando il mento con fare altezzoso.

    «Un’auto da poco, riceve un danno da poco. Mi dispiace, ma sei capitata nel posto sbagliato al momento sbagliato. Hai una buona occasione per cambiare auto: fammi sapere che modello scegli, magari ti aiuto con una piccola donazione!»

    Alice è rimasta di sasso e per evitare piazzate di fronte al jet set della città, ha chiesto conferma ad un amico sulle generalità della donna per provvedere diversamente.

    Qualche giorno dopo, non appena i danni sono stati quantificati dal carrozziere di fiducia, si è recata a sporgere denuncia.

    Nello stesso ufficio dove si trova ora, ha ricevuto un’ulteriore sorpresa legata a quella festa, questa volta piacevole: l’uomo con cui aveva scambiato sguardi tutta la sera e con il quale aveva avuto un piacevole colloquio bevendo un drink, era anche il titolare della scrivania sopra la quale deporre la denuncia verso Jasmine Brioli.

    Alla fine grazie ad un banale incidente e a quella pazza, ha incontrato l’amore. O quello che le sembra tale fino ad ora…

    «Eccomi, scusa ancora» dice rientrando Rocco.

    «Niente, niente…stavo riflettendo su questa donna.»

    «Sì, dove eravamo rimasti? Ah, sì. La denuncia. Ma che è successo?»

    Dopo un profondo respiro, quasi stanco, Alice si appoggia con i gomiti sulla scrivania e fissa l’ispettore:

    «Ti avevo detto qualche giorno fa che quella squilibrata è venuta in ufficio da me per parlare con un nostro associato, un  commercialista?»

    «Sì, mi pare che il vostro incontro si fosse limitato ad un paio di occhiatacce.»

    «Non è andata proprio così…»

    «Oddio, non l’avrai mica aggredita per vendicarti di quella sera? Dicesti che il ‘dente per dente’ sarebbe stato più giusto di una denuncia…» chiede preoccupato Carreni.

    «No, no! Per chi mi hai preso?» chiede quasi divertita Alice, piegando la testa di lato e pronta a svelare la bugia raccontata.

    «In realtà lei è partita subito all’attacco insultandomi, ma è stata brava nel farlo sottovoce, in modo che solo io potessi sentire…Mentre io ho perso la testa e l’ho aggredita verbalmente davanti a tutti i clienti e parte dei miei colleghi, praticamente invitandola a uscire dal nostro ufficio.»

    «In effetti la denuncia parla di diffamazione in pubblico…» dice l’ispettore, soppesando il foglio tra le mani. «Ma nulla che non si possa risolvere con poco, anche se complica un po’ la tua posizione iniziale.»

    «E perché?» chiede allargando gli occhi Alice.

    «Perché lei mi ha dichiarato che la sera della festa il suo atteggiamento è stato una reazione impulsiva ai tuoi insulti gratuiti nel parcheggio» aggiunge Rocco portandosi la mano aperta sopra gli occhi, per massaggiare i lati della fronte abbronzata.

    «Ma senti che bastarda!» esplode Alice, gettandosi all’indietro verso lo schienale della sedia imbottita.

    «Va bene, va bene, calma. Ci penso io e metteremo tutto a posto. Farei questo e altro per te, lo sai» si affretta a chiarire l’ispettore.

    «Lo so che lo farai. Ma è una questione di principio. Mi ha punto sull’orgoglio» conclude quasi sibilando la donna.

    «Per orgoglio si sono rovinate un sacco di persone, anziché pensare alle cose semplici e divertenti della vita. Ceniamo insieme?» chiede l’uomo con un nuovo sorriso sul volto.

    Ci vuole qualche attimo, prima che anche il viso di Alice riacquisti una certa luminosità, ma Rocco sembra aver trovato la strada giusta:

    «D’accordo! A che ora?»

    «Facciamo alle nove, nove e un quarto. Sono stato appena invitato a recarmi sul luogo di un nuovo macabro delitto e non ho idea quanto mi dovrò trattenere. Ti risparmio i particolari…»

    3

    Una serie di foto sono appese lungo il pannello di sughero, così grande da coprire quasi l’intera parete.

    Sono disposte in ordine sparso e la stampa è di una qualità pessima: scure, con soggetti inquadrati solo parzialmente, ma soprattutto ‘macabre’.

    Ogni foto ritrae un dettaglio inquietante, dai polsi arrossati e legati a forza con delle corde, ai piedi gonfi e con l’immagine sovraesposta della pianta del piede, resa ancora più bianca dal flash della macchina fotografica.

    I volti sono contorti nel dolore, morti diverse, stesse sofferenze.

    «Ti fanno impressione? Vuoi che ce ne andiamo?» chiede l’ispettore Rocco.

    «Oddio, non è un bel vedere, ma non mi fanno così ribrezzo» risponde Alice, mantenendosi a distanza, qualche centimetro più indietro del suo compagno.

    «Bene, perché ho bisogno di ragionare con qualcuno che non fa questo mestiere.»

    Sono una decina di giorni che l’ispettore Carreni si sta arrovellando, insieme ad altri colleghi, su quello che viene definito il primo probabile caso di serial killer della città.

    L’ultimo strano e inquietante omicidio, si è aggiunto a quello precedente, avvenuto qualche settimana prima e che all’inizio è parso solo il frutto di un regolamento di conti.

    Allora si è pensato ad un caso isolato.

    Ma ora, l’assenza di impronte digitali su entrambi i luoghi del crimine e l’utilizzo dello stesso tipo di corda per legare le due vittime, anche se in maniera differente, hanno esteso il campo delle indagini.

    L’investigazione si è spostata verso l’ipotesi di omicidio seriale.

    E proprio dopo il ritrovamento del secondo cadavere il ruolo dell’ispettore Carreni è cambiato all’interno della Questura.

    Cresciuto nel U.A.C.V., per esteso ‘Unità Analisi Crimine Violento’ della capitale, si è trasferito dopo alcuni anni in questa città di medie dimensioni, dove i crimini sono stati sempre proporzionati alla quotidianità vissuta dai cittadini.

    Ben presto il suo specifico profilo professionale è stato riposto in un cassetto, a scapito della normale amministrazione da sbrigare come esigenza prioritaria.

    Oggi, nel giro di pochi minuti, quel cassetto è stato aperto di nuovo e Rocco Carreni è stato chiamato a vestire di nuovo i panni da esperto in omicidi di particolare efferatezza.

    Al momento non c’è niente di cui essere orgogliosi, viste le parole ciniche con cui il capo ha innalzato il suo livello di importanza nel pool investigativo:

    Carreni, da oggi sarai il nostro esperto in queste indagini. Le alte sfere volevano mandare un loro uomo dalla capitale, ma i tempi sono quelli che sono e il nostro budget è sempre più limitato. Fai fruttare quel pezzo di carta che non è mai stato utile finora…Ancora non è sicuro che ci sia in giro un pazzo che ha deciso di sfoltire la popolazione di questa zona, ma non si sa mai. Non farmi pentire della scelta!’

    La parte curiosa, per non dire patetica, è che la possibile nuova carriera dell’ispettore è legata al ripetersi degli omicidi, per apporre definitivamente sulla cartella del caso la dicitura ‘serial killer’.

    In effetti il primo delitto poteva passare solo per un regolamento di conti, visto che era stato utilizzato un metodo conosciuto da decenni: l’incaprettamento.

    Ma ora, dopo la scoperta di un secondo omicidio, eseguito con modalità più ‘raffinate’, se così si può dire, e con l’utilizzo di uno strumento di tortura quanto mai bizzarro, anche il primo caso andava rivisto con la lente d’ingrandimento, per rilevare dettagli passati inosservati.

    E soprattutto per cercare altri punti di contatto tra i due delitti.

    Analogie che, però, non sembravano comparire, se non per la fantasia del carnefice e per pochi metri di corda…

    Punti di contatto mancanti, come ad esempio le professioni delle due vittime: un artigiano con una piccola, ma fiorente impresa e un rampante avvocato del foro cittadino.

    «Be’, se vuoi un mio parere di qualsiasi tipo, comincia a parlarmi di questi due poveracci nelle foto…» dice Alice mentre si accomoda sulla sedia.

    «Hai ragione: entrambi benestanti, trent’anni, uno single, l’altro separato…» comincia Rocco, subito interrotto dalla ragazza:

    «Ce ne fosse uno povero e con una famiglia normale…Ops, scusa.»

    «…uno cattolico, l’altro non credente, membri entrambi del Tennis Club ‘Set Point’ come altre duemila persone di questa città; uno attivista in difesa degli animali, l’altro cacciatore convinto. E una serie di altre notizie che li mettono l’uno all’opposto dell’altro. Onestamente non trovo grossi punti di contatto» conclude con tono affranto l’ispettore.

    «Io sono una totale esordiente in questa materia, però mi salta all’occhio che fanno parte dello stesso club…quel maledetto club.»

    «Lasciamo perdere le tue denunce per una sera, va bene? Sì è la prima coincidenza che abbiamo notato e stiamo raccogliendo parecchie informazioni prima di recarci sul posto a fare qualche domanda. Altro?» chiede pacatamente Rocco.

    «Queste informazioni sono assolutamente prive di stranezze, quindi non aiutano, almeno non a me. Avete scavato un po’ nella vita privata: oggi è raro non trovare individui che non hanno da nascondere qualcosa. Magari prostitute, escort come detta l’attuale convenzione; oppure droga. La cocaina sembra allettare molto i benestanti» e toccando l’ultimo argomento Alice distoglie lo sguardo.

    Il movimento non sfugge all’ispettore, che piegando la testa di lato chiede:

    «Quante cose scoprirò di te e del tuo passato?».

    «Non ho molto da nascondere: ti ho detto spesso che sono una donna che si è sempre divertita. Vogliamo continuare a fare gli ipocriti, oppure accettiamo il fatto che una viveur come me non si è mai fatta mancare nulla?» risponde un po’ urtata Alice, ora fissandolo dritto negli occhi.

    «Va bene, scusami. Non volevo offenderti» conclude l’uomo, alzando entrambe le mani in segno di scuse. «Qui dentro sono troppo calato nel mio lavoro d’investigatore. Usciamo a bere qualcosa.»

    Il percorso lungo gli ambienti semi-deserti della Questura è reso ancora più silenzioso dalla mancanza di parole tra i due: Alice cammina leggermente più avanti dell’ispettore, che la segue guardandola da dietro.

    "A volte è impenetrabile, irraggiungibile. Comincio a pensare che la vita che ha condotto finora, sempre piena di locali e feste, sempre con il piede premuto sull’acceleratore, sia stato solo un modo per dimenticare qualcosa" pensa in silenzio Carreni.

    «Buona serata signore» dice il poliziotto nella guardiola.

    «Buona notte, Filippo. Dai che il tuo turno di lavoro finisce presto…» risponde allegramente l’ispettore.

    Il ghiaccio che si è formato tra l’uomo e la donna nei minuti precedenti, si scioglie in un attimo, quando Alice si gira leggermente con il capo per mostrare il profilo, appena prima di salire in macchina.

    Il sorriso che appare, con le fossette appena sopra l’angolo alzato della bocca carnosa, è caldo come una fornace.

    E l’ingresso di Rocco dalla parte del guidatore, anticipa di una frazione di secondo il bisogno di avvicinarsi a quella fornace: un lungo bacio dà al silenzio un significato molto differente.

    «Forse è meglio che andiamo a casa mia. Possiamo bere un’altra volta» sono le prime parole di Alice.

    L’uomo non risponde, il motore si avvia in meno di due secondi…

    4

    I gemiti della tennista riempiono l’aria intorno al campo centrale, immerso nel silenzio e attorniato da diversi spettatori attenti a non perdere nemmeno uno scambio.

    Non sono mugolii di sofferenza, ma suoni che sottolineano la grinta e la potenza che si abbatte ad ogni colpo sulla pallina incolpevole.

    Insieme ai soci abituali, oggi un altro uomo assiste allo spettacolo, venuto per motivi differenti, ma rapito come gli altri dal match.

    O per meglio dire, affascinato dalla figura statuaria che corre da un lato all’altro del campo.

    Proprio ora Jasmine Brioli si gira verso di lui: piega il braccio e porta il pugno chiuso vicino alla bocca, in segno di esultanza per il punto conquistato.

    La mascella contratta sottolinea la determinazione con la quale ha ottenuto tale risultato.

    "Alcune persone non raggiungono gli obiettivi per caso, lei ne è la prova…" pensa l’occasionale visitatore prima di essere raggiunto dalle parole di un uomo alle spalle:

    «Ispettore Carreni, mi scusi se l’ho fatta attendere.»

    «Nessun problema. L’attesa è stata, diciamo, interessante.»

    Polo aderente, capelli quasi bianchi tirati all’indietro, pantalone chiaro e scarpa da tennis: la figura abbronzata che porge la mano all’ispettore non tradisce lo stereotipo che l’immaginario collettivo può avere del proprietario di un esclusivo circolo di tennis.

    «Eh sì. In effetti la signorina Jasmine non passa inosservata. Un ottimo acquisto per il nostro circolo» risponde questi, abbassando la voce mentre passeggiano. Il sopracciglio alzato lascia intendere che la bellezza della tennista non lo lascia indifferente.

    E aggiunge, portandosi di fianco all’uomo che ha appena accolto:

    «Una delle ‘distrazioni’ che fanno bene ai nostri soci in questo momento, visto quello che sta accadendo…»

    «Capisco. Stiamo cercando di affrettare i tempi per fermare questa scia di sangue, anche se gli indizi non sono molti.»

    L’uomo si blocca di colpo, trattenendo delicatamente l’ispettore per l’avambraccio e facendolo girare verso di lui:

    «Avete trovato qualcosa che riconduce a qualcuno qui da noi?» chiede quasi con terrore.

    Rocco soffoca a fatica un sorriso, assalito dal dubbio se questa paura sia rivolta a qualche individuo particolarmente pericoloso o piuttosto al timore che il circolo possa ricevere una pubblicità negativa.

    Gli esseri umani in queste situazioni mostrano il peggio dei propri sentimenti e nei casi dove sono in ballo tanti soldi, l’interesse si riduce a due pensieri: salvare se stessi, salvare i propri interessi.

    Il resto può marcire o sparire del tutto, l’importante è non esserne sfiorati. Concetto riassunto magnificamente da un detto napoletano: a nu palmo d’o culo mio chi fotte, fotte.

    «Diciamo che non possiamo escludere nessuna ipotesi, ma anche che nessun elemento ci fa sospettare del suo club» è la risposta sibillina dell’ispettore, mentre volge lo sguardo da un’altra parte.

    "Alla fine una mezza verità e una mezza bugia" pensa tra sé, riprendendo a camminare.

    «Parliamo delle due vittime: cosa mi sa dire di loro?»

    «Poco. Quello che posso sapere da gestore di un circolo: giovani entrambi, benestanti e amanti della bella vita. Cordiali con tutti e disponibili allo scherzo e alla conversazione. Altro, non saprei…»

    «Si conoscevano? Qui dividevano passioni o interessi comuni?» chiede ancora Rocco, cercando di affinare le domande.

    «Sì, si conoscevano, ma fino a che punto non lo so. Da noi si conoscono tutti» ammette allargando le braccia l’uomo, quasi sottolineando l’ovvietà della risposta. «Riguardo agli interessi, di sicuro entrambi avevano la passione per le belle donne, ma anche questo non è un fatto così particolare, visto le doti di molte delle nostre ospiti…»

    «Ha sentito voci su possibili litigi o discussioni in cui potessero essere stati coinvolti? O magari ha visto qualche movimento strano di recente nei paraggi?» chiede ancora Carreni, poco convinto.

    «No. E questo credo si aggiunga alle difficoltà nel darle un aiuto: realmente non c’è stato nulla, ma proprio nulla, di diverso dalla normalità che conosco da anni. Mi dispiace.»

    «Non le faccio perdere altro tempo per ora, ma potrei avere ancora bisogno di lei. Posso bere qualcosa al bar?» conclude l’ispettore, quasi più sollevato del proprietario del club nel separarsi, visto l’inutilità dell’interrogatorio.

    «Certamente! E mi chiami ogni volta che vuole» si affretta a sottolineare l’uomo, già girato verso il bancone del bar e con il braccio alzato per attirare l’attenzione del suo dipendente: «Gianni! Il signore è nostro ospite!»

    Poi, tornando a guardare il suo vicino interlocutore si congeda: «Ora se mi vuole scusare, dovrei concludere delle pratiche lasciate in sospeso…»

    «Prego, faccia pure. E a presto.»

    La smorfia sul viso abbronzato lascia intendere di non gradire l’augurio di un nuovo incontro a breve…

    I vari volantini e avvisi appesi alle vetrate del bar, annunciano eventi più o meno importanti. All’interno il locale risuona di voci scherzose, appartenenti a uomini e donne incuranti della sorte toccata a due soci come loro, ma soprattutto inconsapevoli dei dettagli macabri

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1