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Gli Dei muoiono di fame
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E-book54 pagine23 minuti

Gli Dei muoiono di fame

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Gli Dei muoiono di fame è il viaggio in versi fra le inquietudini dell'urbano: fra miti antichi, nuovi idoli della rete, generazioni a confronto, fumetti, gruppi punk, il poeta indaga il mondo contemporaneo, in cui l'Io, diviso fra Uno e Tutto, fra cultura alta e bassa, cerca il suo senso, la sua determinazione. Emergono qui i temi dell'alienazione del mondo contemporaneo e della disumanizzazione post-industriale: la crisi, gli eccessi mediatici, gli abusi del potere e la disillusione della società civile; ma in questo oscuro scenario, dominato da grigiore e materialismo, rifulgono vecchi e nuovi idoli, gli Dei.
LinguaItaliano
Data di uscita18 giu 2015
ISBN9788898894413
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    Anteprima del libro

    Gli Dei muoiono di fame - ENRICO MARIA DI PALMA

    dell'autore

    Prefazione di Gabriella Modica

    Il taglio dell'occhio nel film di Bunuel e Dalì Un cane andaluso indica lo squarcio tra l'espressione artistica dadaista, che è pura forma, e il Surrealismo che da quel taglio lascia straripare senza remore ogni contenuto, fallibilmente negato dalla corrente precedente.

    La carezza del primo verso de Gli Dei muoiono di fame ha lo stesso valore di cesura diretta a quel linguaggio fragile e dai labili contenuti che contraddistingue parte della nostra civiltà. È un solco, alla ricerca del punto in cui i fili della lingua hanno cominciato a ingarbugliarsi lasciando il posto alle parole cave.

    L'umanità cerca da sempre il suo legame con un'origine spirituale, attraverso oggetti che, per forma o contenuto, diano a chi li contempla il senso di qualcosa nell'oltre, che giustifichi le esistenze e il loro avvicendarsi.

    Il primo lavoro di Enrico Maria Di Palma, Dalla parte di Huáscar, rimandava alla figura dell'Imperatore Inca in possesso della catena d'oro che ne attestava l'origine divina. Questo nome ricompare per continuità, e per aprire nuove porte e vecchi sospetti: Fosca celebrazione / di un'adozione divina.

    L'origine divina è alla base di quasi tutte le civiltà, sebbene l'umanità sembri aver ben coperto quest'area della memoria collettiva.

    Perché? Perché il corpo è assuefatto al linguaggio come a una droga inefficace, tra idoli della comunicazione in varia foggia, informazione a kilometro zero - dove quel che arriva viene preso per buono pur nel sospetto che non lo sia; perché variegati Kaos dell'Io scivolano tra rischi di cospirazione, pericolosi abusi di potere di certi eruditi, illusioni di aspiranti Essere (cosa?); perché il tempo umano si assottiglia in modo esponenziale e l'unica àncora sembra quella di esistere come elementi di un gruppo, di un coacervo di lingue di latta taglienti pronte all'attacco, in posizione opposta a quella di chi, come l'individualista poeta, cerca soltanto un personale sentiero devoto alla chiarezza.

    Eppure, la comunicazione linguistica è quanto di più

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