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Dentro l'inferno
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E-book115 pagine1 ora

Dentro l'inferno

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Info su questo ebook

Brock Garner fa il fotografo ma agli occhi della polizia è solo un potenziale assassino.E pensare che l'unica cosa che desiderava era passare una po' di tempo in vacanza, spensierato, insieme a Audrey. Invece, per una serie di coincidenze assurde, ecco che si ritrova il sospettato numero uno dell'uccisione di una giovane ragazza. Starà quindi a Brock improvvisarsi detective per far sì che il vero colpevole venga individuato.-
LinguaItaliano
Data di uscita20 giu 2023
ISBN9788728522981
Dentro l'inferno

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    Dentro l'inferno - Franco Enna

    Franco Enna

    Dentro l’inferno

    SAGA Egmont

    Dentro l’inferno

    Immagine di copertina: Shutterstock

    Copyright ©1966, 2023 Franco Enna and SAGA Egmont

    All rights reserved

    ISBN: 9788728522981

    1st ebook edition

    Format: EPUB 3.0

    No part of this publication may be reproduced, stored in a retrieval system, or transmitted, in any form or by any means without the prior written permission of the publisher, nor, be otherwise circulated in any form of binding or cover other than in which it is published and without a similar condition being imposed on the subsequent purchaser.

    www.sagaegmont.com

    Saga is a subsidiary of Egmont. Egmont is Denmark’s largest media company and fully owned by the Egmont Foundation, which donates almost 13,4 million euros annually to children in difficult circumstances.

    DENTRO L’INFERNO

    Brock Garner, un brillante fotografo, sogna di passare con la sua Audrey una vacanza meravigliosa e romantica.

    Ma gli piomba tra capo e collo il cadavere di una rossa tutta curve e il suo sogno va in fumo. Non solo. Deve anche difendersi dall’accusa di assassinio.

    Brock si improvvisa detective e attraverso una serie di avventure rocambolesche e di drammatici colpi di scena riesce a provare la sua innocenza e ad assicurare alla giustizia il vero colpevole.

    PERSONAGGI

    CAPITOLO PRIMO

    La strada cominciò ad andare in salita, dopo il ponte sul fiume San Joaquin.

    Quando arrivai alle prime case di Mariposa, il sole aveva già lasciato la valle Yosemite e si accingeva a tramontare dietro una delle cime della Sierra Nevada.

    Un’idea di Audrey, quella di andare a passare due settimane nella verde serenità del Parco Nazionale di Yosemite, dove sin dalla primavera avevo prenotato una casetta arredata alla rustica, con vista sulle magnifiche cascate.

    Audrey, alta, snella come il classico giunco, dal volto appuntito e dai capelli nerissimi che le scendevano fino a metà guancia, era da circa un anno la mia ragazza. Mi avrebbe raggiunto nella nostra nuova dimora l’indomani, da San Francisco, dov’era andata per realizzare un servizio fotografico ordinatoci all’ultimo momento. Io, invece, ero partito direttamente da Los Angeles, dove avevo un’agenzia giornalistica e fotografica discretamente avviata.

    Prima di lasciare Mariposa e di proseguire per El Portal, decisi di rinfrescarmi la gola. Lasciai quindi la mia Opel Caravan nel parcheggio antistante l’insegna di un bar ed entrai nel locale.

    La lunga sala era affollata di turisti. Ce n’erano di tutti gli Stati, a giudicare dai diversi dialetti che riuscivo a distinguere in quel mare di voci.

    Una ragazza dai capelli rossi, dotata di un seno prosperoso di cui metteva in mostra una buona metà, mi si addossò urlando al barista che era stufa di aspettare la sua birra. Il mio braccio sinistro rimase incagliato tra il suo seno. Mentre lei aspettava di essere servita, le rivolsi un sorriso un tantino idiota.

    — E allora, amico — mi disse lei, più divertita che irritata. — Che ne dite del mio materasso? Ma no, restate pure! Mi piace sentire il peso dei fusti come voi…

    Poteva avere una trentina d’anni ma, guardandola meglio, capii che doveva aver toccato da tempo quel traguardo. Con uno sforzo, riuscii a liberare il mio braccio e a bere un’altra sorsata di birra. La rossa ricevette il suo bicchiere e si allontanò. L’ultima volta che avevo visto un corpo come il suo era stato al museo d’arte classica, ad Atene.

    Quando uscii sul piazzale, la rossa si stava allontanando al braccio di un uomo di alta statura, dai capelli a spazzola, che mi dava le spalle.

    I due viaggiavano a bordo di una Buick verde modello sessantadue, posteggiata poco più in là della mia. Stavano prendendo posto, quando ricordai di essere rimasto senza sigarette, e feci ritorno nel bar. All’uscita, la Buick verde era andata via, ma il pensiero della rossa formosa non mi lasciò.

    Mi rimisi al volahte e ripartii. Ormai mi restavano pochi chilometri da percorrere per arrivare al Parco Nazionale Yosemite.

    Verso le dieci arrivai al posto di controllo del parco. Un ranger compìto e sorridente diede un’occhiata al mio biglietto e mi indirizzò all’ufficio forestieri, dove mi venne consegnata la chiave della casetta che avevo preso in affitto.

    Lasciai detto che il giorno dopo sarebbe arrivata la signorina Audrey Andrews, col pullman da San Francisco, e che avrei gradito se l’avessero accompagnata nella nostra dimora. Mi fu assicurato che avrebbero provveduto con piacere, dopo di che ripartii verso la zona delle cascate.

    La mia casetta, segnata col numero centouno, si trovava poco lontano dalle cascate.

    Scesi dalla macchina, infilai la chiave nella toppa ed entrai. I locali erano quattro, compresi i servizi, e tutti accoglienti.

    Prima di scaricare i bagagli, decisi di fare un salto fino al ristorante, che avevo potuto scorgere lungo la strada, a meno di un chilometro prima.

    Avevo bisogno di sgranchirmi le gambe, sicché lasciai l’automobile davanti alla casa e mi avviai a piedi verso valle. Poco lontano, scorsi una casetta illuminata. Attraverso le finestre aperte potei vedere una figura di donna, che mi parve vagamente familiare. Fu un attimo, poi nella stanza la luce si spense improvvisamente.

    Il ristorante aveva chiuso il servizio, ma lo snack-bar era aperto e una camerierina tutta guizzi mi servì un pasto a base di salsicce arrosto e insalata verde. Annaffiai il tutto con due boccali di birra, quindi feci ritorno nella mia casetta pregustando il legittimo riposo della notte.

    Rimpiangevo l’assenza della mia fragile Audrey. Forse la vista della rossa, nel bar di Mariposa, mi aveva eccitato più del necessario.

    Quando arrivai, ebbi la sorpresa di vedere la luce accesa nella casetta. Io avevo spento, prima di uscire. Un lampo di speranza mi fece spalancare la porta come una furia, certo di vedere il volto sorridente di Audrey.

    Un robusto ranger, comodamente seduto nella piccola anticamera, si alzò al mio apparire.

    — Il signor Garner? mi chiese.

    — Sì, sono io.

    Il ranger consultò un foglietto e proseguì: — Brock Garner di Los Angeles?

    — Sì.

    — Quella Opel giardinetta parcheggiata lì fuori è la vostra, vero?

    — Sì — risposi spazientito. — Perché?

    — Abbiamo ricevuto una telefonata anonima poco fa. Era una voce maschile. Secondo lo sconosciuto, a bordo della vostra automobile sarebbe nascosto il cadavere di una donna.

    Mi misi a ridere.

    — Ma che sciocchezze andate dicendo — proruppi. — Sono arrivato meno di un’ora fa…

    — E siete andato allo snack-bar, lo so. Purtroppo, non si tratta di una sciocchezza, né di una segnalazione a vuoto. Volete seguirmi fuori un momento?

    Mi precedette.

    Si avvicinò tranquillo alla mia Caravan e ne spalancò il portello posteriore. Poiché la luce che usciva dalla casa era insufficiente a illuminare l’interno della giardinetta, il ranger accese una torcia elettrica.

    Nel cono di luce che si sprigionò all’improvviso, due gambe di

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