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The Camouflaged Volume 5
The Camouflaged Volume 5
The Camouflaged Volume 5
E-book200 pagine2 ore

The Camouflaged Volume 5

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Info su questo ebook

" La forza di ali mancanti,

la forza di Diavoli travestiti,

la forza di uno scontro,

la forza di una disperazione,

la forza di un dolore che tutto lacera,

la forza di chi non si arrende,

la forza di restituire pace alle anime,

la forza di proseguire contro ogni ostacolo,

la forza di una vendetta che agisce nel nome di un bene più grande,

la forza di chi non ha gocce di male nel sangue,

la forza innocente che si trasforma in bruta,

la forza dei deboli,

la forza degli Angeli Caduti"

Sarei dovuta morire, il mio corpo sarebbe dovuto esplodere in mille pezzi, costringendomi a non poter risorgere tanto in fretta, ma tutto ciò non è accaduto.

Sono stata rimbalzata in aria come se avessi incontrato un muro di gomma fra me e l’esplosione, sono schizzata all’indietro, finendo per arenarmi nel fango dello sterco.

Solo nella strada per l’Inferno potevano creare delle sabbie mobili con lo sterco, penso. Più mi lascio soggiogare dall’agitazione e più sento di affondare, persino agguantare la mano di Sam non è semplice e le bolge non sono ancora finite...

LinguaItaliano
Data di uscita31 gen 2017
ISBN9788826010984
The Camouflaged Volume 5

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    Anteprima del libro

    The Camouflaged Volume 5 - Serena Baldoni

    VENTOTTO

    THE CAMOUFLAGED VOLUME 5

    Ancora Inferno

    Ancora Inferno

    PARTE QUINTA

    © 2017 Immagine di copertina di Cora Graphics

    © Depositphotos.com/Syda_

    Productions

    La porta dell’Inferno

    Il fatto sarebbe accaduto in Siberia, dove uno scienziato Russo avrebbe effettuato una perforazione nel terreno così profonda, che, calando un microfono al suo interno avrebbe sentito le voci e le urla dei dannati. La registrazione sarebbe stata fatta a una profondità di 9 miglia, ossia a poco più di 14 km. Il Dr. Azzacove raccontà così la sua spedizione: La perforatrice all’improvviso cominciò a rotare velocemente, indicando che avevamo raggiunto una grossa caverna o cavità vuota. I sensori della temperatura mostrarono un drammatico aumento di calore fino a 2.000 gradi Fahrenheit. Noi calammo giù lungo il condotto un microfono, designato a rivelare i rumori dei movimenti della piastra. Ma invece dei movimenti della piastra, sentimmo una voce umana gridare dal dolore. Inizialmente pensammo che il suono proveniva dalla nostra attrezzatura. Ma quando facemmo degli adattamenti, furono confermati i nostri peggiori sospetti. Gli urli non erano quelli di un singolo essere umano, essi erano gli urli di milioni di esseri umani.

    Un’altra leggenda narra che mostri e demoni ballavano intorno al monte per concedere ricchezze in cambio dell’anima.

    Perda ‘e Liana è una formazione montuosa calcarea, dalla forma quasi conica, situata al confine tra i comuni di Seui e Gairo, che assunse un ruolo di primaria importanza fin dall’antichità.

    Si diceva infatti che nelle notti di luna piena, le zone circostanti fossero un tumulto di entità trascendenti quali gnomi, mostri, diavoli e streghe impegnate a procurare fastidi all’umanità. Diversamente, se ci si recava presso il massiccio calcareo muniti di una pentola di monete d’argento, le entità erano in grado di infondere ricchezza e vita eterna in cambio, oltreché dell’argento, anche dell’anima del malcapitato: nei comuni limitrofi si era soliti dire di coloro che si arricchivano velocemente, si erano recati a Perda ‘e Liana.

    Qualora qualcuno si imbattesse erroneamente in queste entità, costui aveva la possibilità di recitare una preghiera, come si dice successe ad un ragazzo di Oliena che, recatosi presso i Tonneri, vide tanti diavoli danzare a mezzanotte. Impaurito pronunciò:

    "Gesù, Maria e Giuseppe!

    Eita esti custa camarada!

    Santa Giuglia avocada,

    boghimindi de mesu!"

    I diavoli sparirono ma si ritrovò più povero di prima.

    Le orme del Diavolo

    Secondo un’antica leggenda, cercando di abbeverarsi alla vicina fonte, il Diavolo lasciò le sue orme sulla lava. Ecco come, nei secoli addietro, gli abitati del luogo spiegavano queste antiche orme emerse dal terreno a causa delle abbondanti piogge.

    Ricerche d’archivio avvalorano la tesi secondo la quale le orme, presenti nel borgo Foresta, erano conosciute almeno a partire dagli anni venti dell’Ottocento, quando piogge torrenziali e azione umana hanno determinato l’alterazione del terreno.

    Poste nel mezzo di un’antica strada mulattiera che conduceva al mulino del paese le orme suscitavano l’attenzione degli abitanti, in particolar modo dei ragazzi, che le ritenevano opera del demonio; da qui il nome Ciampate del diavolo (impronte del demonio, nel dialetto locale). D’altronde chi altri avrebbe potuto lasciare delle orme tanto immense e soprattutto camminare sulla lava? Fin da subito, infatti, emerse l’ipotesi che quella roccia scura, Tufo Leucitico Bruno, fosse magma cristallizzato, d'altronde Tora si estende sul versante nord del Roccamonfina, un vulcano inattivo ormai da 50.000 anni.

    Il ponte costruito dal Diavolo

    Il Ponte Vecchio, o Ponte gobbo o meglio Ponte del Diavolo è di età romanica ed è lungo 280 metri con 11 archi, tutti completamente irregolari. E' questa la sua caratteristica che lo rende unico nel suo genere, oltre che inquietante proprio per questo aspetto così strano.

    La sua origine deriva da una leggenda abbastanza famosa. Pare che San Colombano, ansioso di giungere a Bobbio per iniziare l'opera di evangelizzazione, si trovò di fronte al Diavolo in persona che gli avrebbe promesso di costruire un ponte in una sola notte in cambio della prima anima che lo avrebbe oltrepassato la mattina dopo. San Colombano accettò e il Diavolo mantenne la promessa costruendo il ponte, irregolare per via della diversa altessa dei demoni che tenevano le arcate in fare di costruzione. Peccato che il primo essere che passò fu un cane (poverino!). Si dice che nella cripta della Chiesa di San Colombano ci siano ancora le orme dello stesso sventurato animale.

    Una dimora del Demonio

    Situata vicino alla cittadina di Castelnuovo ne’ Monti, nel cuore dell’Appennino Reggiano, la Pietra di Bismantova è una grande e spettacolare rupe calcarea, alta circa 1047 metri, la cui origine antichissima risale all’età del Miocene, quindi a ben 19 milioni di anni fa.

    Attorno a questa straordinaria rupe si condensano storia e leggenda. Pare che transitò per questi luoghi anche Dante Alighieri, che ne parla nel IV Canto del Purgatorio e che alla Pietra di Bismantova sembra si sia ispirato nella concezione della stessa sagoma del Monte del Purgatorio.

    Le varie leggende elaborate attorno alla storia di questa pietra, riconducono alla venerazione per la Madonna della Pietra, alla quale è dedicata una piccola chiesa scavata nella roccia alla base di una parete, l'Eremo di Bismantova, abitato dai Benedettini e tutt'oggi meta di pellegrinaggio. Ma la Pietra, come tutte le cose più splendenti, ha anche un lato oscuro, pare che un’antica leggenda, taciuta per non rovinare l’aura di misticismo turistico che avvolge questo capolavoro della geologia, narri che sulla sua superficie vi abbia preso dimora nientemeno che il diavolo in persona e che vi abbia addirittura lasciato le sue impronte impresse sulla roccia. Secondo la leggenda, nel XVII secolo, due padri gesuiti abbiano ottenuto da due streghe e da un loro accolito spretato una confessione che raccontava di incontri di magia nera sulla sua cima e che il demonio fosse solito apparire ai suoi adoratori proprio in quel luogo durante il Sabba Infernale. Per scacciare il maligno i due frati decisero allora di inviare sul luogo un coraggioso cavaliere, ma si racconta che, la sera dopo che questi era salito sulla Pietra, i due Gesuiti, mentre cenavano nel refettorio dei Padri Cappuccini di Reggio, abbiano visto squarciarsi il soffitto e cadere sulla loro tavola il cadavere dello sventurato cavaliere martoriato da orribili ferite. Allora uno dei due frati, di nome Spiridione, decise di combattere il demonio con degli esorcismi e si dice che, fino alla sua morte, abbia inutilmente cercato di scacciare dalla Pietra il diavolo senza però riuscirvi.

    Se il diavolo abiti ancora quel luogo o se ne sia stancato per andarsene da un’ altra parte non ci è dato saperlo, ma resta il fatto che in quel luogo ci siano stati nel corso degli anni numerosi suicidi, tutti legati tra loro da strane coincidenze, e che paiono avvenire durante fasi lunari specifiche e messi in atto da persone che provengono quasi tutti dallo stesso ambiente. 

    CAPITOLO UNO

    Ottavo cerchio – seconda bolgia – seconda parte

    La forza di ali mancanti,

    la forza di Diavoli travestiti,

    la forza di uno scontro,

    la forza di una disperazione,

    la forza di un dolore che tutto lacera,

    la forza di chi non si arrende,

    la forza di restituire pace alle anime,

    la forza di proseguire contro ogni ostacolo,

    la forza di una vendetta che agisce nel nome di un bene più grande,

    la forza di chi non ha gocce di male nel sangue,

    la forza innocente che si trasforma in bruta,

    la forza dei deboli,

    la forza degli Angeli Caduti. 

    Avete mai assistito alla detonazione di una granata? Al terrore che lascia con sé la sua scia di morte?

    La bomba a mano, o granata nel linguaggio comune, è un'arma da lancio deflagrante e monouso che, dotata di una apposita spoletta, viene utilizzata in scontri militari terrestri ravvicinati.

    Essa, mediante la propagazione di schegge metalliche, è progettata per arrecare gravi danni fisici ai militari avversari. Originariamente e ancora oggi nel linguaggio comune, tale tipo di arma era denominata granata verosimilmente per la somiglianza con il frutto del melograno o granata che, similmente alla bomba a mano, è costituito da un contenitore sferico all'interno del quale si trova una grande quantità di grani.

    La prima granata, conosciuta come Zhen Tian Lei, fu inventata in Cina nel periodo della Dinastia Song (960-1279 d.C.), e consisteva in una contenitore di metallo o ceramica riempito di polvere nera.

    Nella prima guerra mondiale (1914-1918) gli eserciti avevano soltanto piccole scorte di granate pre-guerra. Come misura provvisoria, le truppe spesso improvvisavano le loro, come le "granate scatoletta di marmellata".

    Queste furono rimpiazzate quando versioni fabbricate, come la Mills Bomb, la prima granata a frammentazione moderna, divennero disponibili alle truppe britanniche. Le Mills Bomb furono sviluppate alla Mills Munitions Factory a Birmingham in Inghilterra, e furono descritte come le prime 'granate sicure'. Circa 75.000.000 granate furono fabbricate durante la prima guerra mondiale. 

    Esse erano costituite da un cilindro di acciaio riempito di esplosivo con una linguetta di attivazione e una superficie profondamente scanalata. Questa segmentazione era pensata per aiutare la frammentazione e quindi incrementare la pericolosità della granata. Ricerche seguenti mostrarono che la segmentazione non migliorava per nulla la frammentazione. Design di frammentazione migliorati sarebbero stati fatti in seguito con segmenti interni, ma all'epoca sarebbero stati troppo costosi da produrre. La segmentazione esterna dell'originale granata Mills fu mantenuta, a causa del fatto che procurava una buona superficie prensile. Questo design classico linguetta e ananas viene ancora utilizzato in alcune granate moderne. Per lanciare le granate più lontano fu sviluppata la granata da fucile. Questa necessitava di un fucile modificato con una cartuccia a salve per lanciare la granata. Questi fucili erano spesso fissati permanentemente in supporti di legno e non venivano usati per sparare proiettili. Fu fatto anche uso di catapulte, sia fabbricate che improvvisate, anche se a volte venivano sostituite nelle trincee da piccoli mortai. Infine la bomba Molotov è una granata improvvisata preparata con una bottiglia di vetro riempita con benzina (o petrolio) accesa da un pezzo incendiato di tessuto quando la bottiglia si frantuma contro il bersaglio.

    Una classica bomba a mano ha un manico o una leva di sicurezza (spesso chiamata in slang spoon, cucchiaio) ed una spoletta di sicurezza rimovibile che trattiene il manico. Alcuni tipi di granate hanno anche un gancio di sicurezza per trattenere ulteriormente la leva.

    Per usare una granata il soldato la afferra fermamente con la sua mano dominante, assicurandosi che la leva di sicurezza sia tenuta in posizione dal pollice. I soldati mancini vengono avvisati di girare la granata, assicurandosi che il pollice sia il dito che tenga la leva di sicurezza in loco. L'anello della spoletta viene poi afferrato con il dito indice o medio dell'altra mano che lo rimuove tirandolo e girandolo. La granata viene allora lanciata contro il bersaglio e viene raccomandato un lancio con il braccio alto. I soldati vengono addestrati a lanciare granate in piedi, da prono a in piedi, in ginocchio, da prono a inginocchiato, da posizioni prone alternate e con lanci dal basso o dal fianco. Se la granata viene lanciata stando in piedi, il lanciatore deve immediatamente trovare riparo o stendersi se non ci sono ripari vicini.

    Una volta che la granata è stata lanciata, la leva di sicurezza viene rilasciata e il percussore la lancia via mentre ruota per accendere l'innesco. L'innesco esplode ed accende la miccia (a volte chiamata elemento ritardante), la miccia brucia e attiva il detonatore che fa esplodere la carica principale.

    A me è bastato improvvisare, osservare Nolan una volta per diventare un’esperta, se così posso azzardare, di granate.

    Sarei dovuta morire, il mio corpo sarebbe dovuto esplodere in mille pezzi, costringendomi a non poter risorgere tanto in fretta, ma tutto ciò non è accaduto.

    Sono stata rimbalzata in aria come se avessi incontrato un muro di gomma fra me e l’esplosione, sono schizzata all’indietro, finendo per arenarmi nel fango dello sterco.

    Sam sorvola, sbattendo le ali, sopra di me, cerco di trovare Taide oltre il fumo nero che ho provocato.

    Non uscirai mai da quelle sabbie mobili, afferra la mia mano!

    Dov’è lei?

    Non la vedo, ma vedo te e so per certo che senza l’intervento divino di Justicia adesso non saremo qui a parlare …

    In che senso?

    Deve averti protetto impedendoti di esplodere, tu gli servi qui … ma niente più mosse azzardate, potresti non essere fortunata in eterno!

    Hai visto i filmati della città che esplodeva? Della clinica? Di casa mia?

    Ho visto qualcosa si … non possiamo sapere se fossero immagini reali

    Mi aveva offerto un accordo Sam!

    Non si scende a patti con gli Inferi, Taida non è Nesso … non è un semplice guardiano, è la serva privata e personale dell’Inferno, ama il suo oppressore …

    E’ colpa mia, soltanto colpa mia

    Afferra la mia mano ti prego, ce ne occuperemo dopo!.

    Le uniche parti del mio corpo che riesco a muovere nello sterco, di cui sono impregnata sino al petto, sono le mani. La consistenza delle sabbie mi trae verso il basso ad ogni movimento che cerco di compiere per slanciarmi.

    Solo nella strada per l’Inferno potevano creare delle sabbie

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