Karma il Seviziatore Vol. 3 The Final
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Anteprima del libro
Karma il Seviziatore Vol. 3 The Final - Serena Baldoni
Conclusioni
KARMA
TERZO CICLO – PARTE TERZA
KARMA
Il Seviziatore The Final
Serena Baldoni Autrice
Karma Il Seviziatore Vol. 3 The Final
L’opera è vietata ai minori di anni 18 e severamente sconsigliata a chi soffre di disturbi cardiaci.
Prefazione
L'allucinazione è una falsa percezione in assenza di uno stimolo esterno reale.
In psicopatologia viene definita percezione senza oggetto
. Il termine deriva dal latino hallucinere o allucinere, che significa vagare nella mente
, ha nella sua radice la particella -LUX- (luce-illuminazione-percezione). Secondo il greco, invece, ricondurrebbe al termine scappare
, evitare
, riferendosi all'interpretazione diffusa dell'allucinazione come fuga dalla realtà. In psicopatologia le allucinazioni vengono classificate fra i disturbi della percezione e sono distinte dalle allucinosi e dalle illusioni.
Le allucinazioni si possono verificare in ognuna delle modalità sensitive, in particolare riconosciamo allucinazioni visive, uditive, gustative, olfattive e tattili e fenomeni allucinatori cenestesici, enterocettivi e protopatici.
Al contrario dell'illusione che interpreta erroneamente uno stimolo realmente esistente, l'allucinazione riscontra uno stimolo esterno che non esiste assolutamente (come il suono di una voce in assenza di persone).
Le allucinazioni vengono distinte da alcuni psicopatologi in allucinazioni vere e proprie e in allucinosi. Se il soggetto dice di vedere una tigre e si comporta in modo congruo, cercando per esempio di fuggire è vera allucinazione. Ma se questa allucinazione viene criticata ( messa in discussione) dal soggetto e ritenuta impossibile, la persona è in stato di allucinosi.
Altri studiosi parlano di allucinosi solo quando l'origine del fenomeno è da attribuirsi ad una malattia o ad una sostanza, solitamente l'alcool.
La descrizione dell'allucinazione come percezione dell'oggetto senza stimolo esterno è incompleta in quanto è evidente che la stimolazione sensoriale è interna, il cervello produce tale stimolo sensoriale, in particolari stati di alterazione sensoriale, riproponendo un meccanismo, quello onirico, che interferisce nello stato di veglia. Nel caso di un'allucinazione visiva, esso ripropone un'immagine sovrapposta allo sfondo reale esistente, e poiché questo meccanismo è inconsapevole, il soggetto non ha motivo di non credere che sia reale.
L'allucinazione può adempiersi in risposta ad una condizione emotiva di desiderio o angoscia.
Le allucinazioni possono verificarsi in numerose condizioni mediche generali, in malattie psichiatriche e neurologiche, possono essere causate da sostanze stupefacenti o da farmaci. Si riconoscono anche fenomeni allucinatori non patologici, che si verificano in circostanze particolari fra cui la deprivazione da sonno o in occasione di stress intenso quale la morte del coniuge, o di una persona alla quali si era estremamente legati.
Una teoria biologica sostiene l'esistenza di un' irritazione di alcune zone del cervello poiché attivando degli elettrodi infissi in specifiche aree della corteccia cerebrale, si provocano allucinazioni. Questo meccanismo diretto sembra valido in alcuni casi, come per esempio le allucinazioni negli epilettici.
Le allucinazioni presenti in soggetti in stato confusionale (deliri da astinenza o stati febbrili) sono causate da un'alterazione diffusa dell'attività elettrica dell'intero encefalo. La teoria psicodinamica interpreta le allucinazioni come manifestazioni dell'inconscio, i cui contenuti vengono distorti.
Si definisce allucinazione semplice quella in cui è attivata una singola modalità sensoriale e la percezione non richiede un'elaborazione cognitiva per essere decodificata, ad esempio il suono di un fischio, o un lampo di luce. La complessa è invece l'allucinazione in cui sono attivate più modalità sensoriali, come vedere una tigre, o in cui la percezione viene elaborata in aree cerebrali diverse da quelle sensitive primarie (l'area di Broca e l'area di Wernicke).
Le allucinazioni possono essere collegati alla paralisi, specialmente in quella definita: paralisi notturna del sonno
. Sebbene non rappresenti una vera e propria patologia, le paralisi nel sonno talvolta accompagnano la narcolessia, ma possono presentarsi anche in individui che non hanno altri particolari disturbi.
Ci sono due tipi di paralisi: ipnagogica, se avviene durante la fase dell’addormentamento e ipnopompica se avviene quando si è sul punto di risvegliarsi dopo aver dormito, l’ultimo tipo è di norma più intenso. Esse avvengono quando il corpo è in fase di addormentamento, ma la coscienza è ancora vigile e presente.
Per paralisi del sonno o paralisi notturna si intende l’impossibilità di muovere l’intero corpo poco prima di addormentarsi o subito dopo il risveglio. La persona colpita rimane perfettamente cosciente, riesce a vedere e sentire ma non può parlare o alzarsi. Talvolta, soprattutto quando il tutto è accompagnato da vere allucinazioni, il soggetto tenta di urlare ma non vi riesce a causa della paralisi muscolare e prova un enorme senso di frustrazione e disperazione.
Sono morto, in preda a sogni allucinatori, forse diversi dalle classiche allucinazioni, ma dannatamente reali dentro la mia testa.
Teodoras, la donna che ho amato, che amo, che mai potrò smettere di sentire giusta per me, indiscussa per il cuore, si trova a poca distanza, davanti a me.
Vieni via insieme a me, amore mio
la sua mano è tesa, a cercare la mia. Potrei afferrarla, se solo lo volessi, ma una parte irrazionale di me mi spinge a non muovermi. Sono del tutto paralizzato, ogni muscolo del mio corpo è contratto e mi protrae all’indietro in un tunnel scuro, al posto della luce che avvolge la mia amata.
Vorrei venire verso te, lo vorrei . . .
riesco a comunicare, se non altro, con lei attraverso la telepatia. Viene definita anche come la trasmissione del pensiero, è la ipotetica capacità di comunicare con la mente, cioè senza l'utilizzo di altri sensi o strumenti. La comunità scientifica ad oggi non ritiene provata l'esistenza della telepatia. Per lo scettico tutto è impossibile e nulla possibile, ma in questa dimensione, nell’anticamera di un Aldilà creduto o sognato, vero o irreale, tutto diventa realizzabile.
Dove tutto è possibile, io devo desistere.
Lo sai che ti amo ancora . . .
Lo so Tobos, sono millenni che attendo il tuo arrivo e non sono sola
Che cosa vuoi dire?
La tua famiglia è oltre la luce, come Zannus
Perché non posso vederli?
Soltanto una persona poteva inoltrarsi sino al punto di mezzo, oltre il quale si trova il non ritorno per le anime trapassate
Non ritorno?
non credo di comprendere.
Non posso spingermi verso di te, non potrei più tornare indietro e mi rincarnerei per l’eternità in cerca di vendetta, come te
la sua confessione mi lascia basito.
Io non posso tornare? È questo che stai cercando di dirmi?
Non potrai tornare indietro se non chiuderai il tuo ciclo karmico. Non esiste una legge superiore, sei soltanto tu a decidere. La tua rabbia ti ha spinto a tornare indietro
No, ti sbagli, mi è stata assegnata una missione
Da chi Tobos? Sapresti rispondere?
Io . . .
tentenno. Posso definire un Dio o un Diavolo colui che credo mi abbia destinato alla puttana che mi ostino a inseguire?
Vedi . . . non hai alcun nome da farmi
Qualcuno ha deciso il mio destino. Tornerò quando il ciclo sarà chiuso, definitivamente
Quando Tobos? Quando credi che sarà chiuso?
Non appena riuscirò ad ucciderla per sempre, una volta per tutte
Non esiste un per sempre . . . non esiste finché la tua anima smanierà per bramare ancora la sua carne
Non bramo la sua carne, ma la sua morte. Se la lascio andare adesso chi la fermerà al posto mio? Tu puoi rispondermi amor mio?
No. Ma sono certa che il ciclo del destino esaurirà il suo corso
Non puoi saperlo amore. Tu credi che sia io a tenerla in vita, non è vero?
Credo che sarebbe ora di mettere un punto, di riunirti alla tua famiglia e a me. Esiste un rischio per chi tira troppo la corda. Tu sei legato ad un filo che si assottiglia ogni qualvolta che ti reincarni nel corpo di un defunto e commetti un sacrilegio, seppur per un motivo giusto. Se spezzerai quella corda non ti sarà più concesso di vedere la luce, non entrerai mai nell’Aldilà a te destinato
Che cosa c’è dall’altra parte?
la mia domanda non è soltanto la mia domanda, ma quella di tutti, dell’intera umanità, quella che da sempre s’interroga sul quesito.
Amore, incondizionato e puro, un senso di appartenenza mai provato prima. La meta, quella vera
Mi aspetterai ancora?
mi preoccupa di più questa risposta che la vita dopo la morte.
Sai che lo farò . . .
Ti amo
Ti amo anch’io, ma non afferrerai la mia mano oggi . . .
Non ho finito . . . vorrei toccarti, ma sono paralizzato
Lo sei perché il toccarmi ti porterebbe dall’altra parte. Non lasciare che la luce si offuschi, non ci è stata data chance in vita perché destinati all’eterno. Non sprecarlo . . .
Non lo farò
So che non lo farai
.
Una forte corrente mi trascina all’indietro, mentre l’immagine di Teodoras svanisce lentamente, mantenendosi integra nei miei occhi.
Una bellezza senza fine, senza eguali, senza tempo, senza paragoni, senza di me.
Chi è realmente il mio Spirito Guida?
CAPITOLO UNO
Razzismo mai sconfitto
Io appartengo all’unica razza che conosco, quella umana.
(Albert Einstein)
Little Rock è una città degli Stati Uniti d'America, capitale e centro più popoloso dello Stato dell'Arkansas. Il nome di Little Rock deriva da una piccola formazione rocciosa sulla riva meridionale del fiume Arkansas che fu chiamata dai francesi La Petite Roche
(la piccola roccia).
Dwight David Eisenhower, noto anche con il diminutivo di Ike, invece, è stato un generale e politico statunitense, trentaquattresimo Presidente degli Stati Uniti d’America.
Ufficiale preparato e capace, dopo una brillante carriera nello stato maggiore dell'Esercito degli Stati Uniti venne inviato nel 1942 in Gran Bretagna a capo delle truppe statunitensi destinate a partecipare alla seconda guerra mondiale. Dimostrò capacità militari e politico-diplomatiche, svolgendo un ruolo fondamentale di direzione e coordinamento degli eserciti alleati impegnati contro il Terzo Reich.
« Stiamo per invadere un Paese ricco di storia, di cultura e d'arte come pochissimi altri. Ma se la distruzione di un bellissimo monumento può significare la salvezza di un solo G.I., ebbene, si distrugga quel bellissimo monumento. »
(Dwight David Eisenhower, comandante in capo delle Forze Alleate in Europa durante la Seconda guerra mondiale, riferendosi all'Italia.)
Fu il Presidente Eisenhower in persona ad inviare, il 24 settembre del 1957, mille paracadutisti a Little Rock, contro una folla di cittadini razzisti, macchiati del respingimento di nove bambini di colore da una scuola pubblica.
La vera domanda tuttavia è un’altra: da dove deriva tutto questo odio, così profondamente radicato e mai sconfitto del tutto, nei confronti del diverso
? Non sono certo di possedere la risposta, poiché la maggior parte dell’umanità riesce a sorprendermi sempre in negativo.
I pregiudizi razziali si sono sviluppati nell'epoca moderna, alla fine del XVIII secolo, per giustificare una politica nazionalistica e colonialistica.
Nei confronti degli schiavi negri, nei primi tempi del colonialismo, gli europei associavano il proprio disprezzo alla loro condizione sociale e non al sangue. Il nero non veniva considerato di per sé inferiore al bianco, anche se l'arretratezza scientifica e tecnologica veniva usata per sottomettere le popolazioni non europee.
Nel corso dei tempi antichi gli uomini potevano essere perseguitati per motivi religiosi, politici, sociali, culturali, ma mai per motivi biologici. Una prima giustificazione delle differenze razziali venne avanzata quando cominciarono a farsi strada delle posizioni favorevoli all'emancipazione degli schiavi negri. Lo stesso filosofo ginevrino Jean-Jacques Rousseau, si distinse dal resto degli illuministi, criticando la società del tempo, i costumi, in particolare alla ipocrisia dominante.
Egli, così, oppose il mito del Buon Selvaggio, cioè di un'umanità spontanea, libera, non ancora corrotta dal lusso e dal progresso né ingessata dalle convenzioni sociali, alla società falsa e perbenista del suo tempo dove vi era la sopraffazione dell'uomo sull'uomo. Il filosofo si sofferma ad analizzare proprio le cause dell'ingiustizia sociale del suo tempo identificandole con la divisione del lavoro che si attuò agli albori della civiltà.
In Grecia Aristotele giustificava la schiavitù dicendo che per natura alcuni comandavano e altri obbedivano, asserendo al fatto che schiavi si nasce, senza diventarci. Ma questa differenza era, secondo lui, determinata dal caso e comunque non comportava l'eliminazione fisica dello schiavo, né si riteneva che, in via del tutto eccezionale, uno schiavo non potesse, una volta affrancato dal padrone, arrivare ai livelli di una persona libera. Aristotele credeva che l'attitudine fisica a comandare o a