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Sensazioni
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E-book104 pagine1 ora

Sensazioni

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Info su questo ebook

I sedici racconti presentano situazioni, trame e argomenti diversi, vicende reali, nelle quali s’inseriscono il fantastico o
l’imprevisto, con echi e “sensazioni” molteplici nell’animo umano. A volte hanno il fascino e la bellezza delle aurore
boreali: sono solo pochi istanti e scompaiono; a noi lasciano il rimpianto di un sogno proibito, diventano illusioni che
durano il tempo di una vita. Nel destino dell’uomo vi è, oltre al quotidiano, l’imprevedibile, che cambia il percorso di
un’esistenza. Rimane il mistero su un futuro tutto da comporre, da realizzare, mai da temere...

Rita Parodi Pizzorno, genovese, ha pubblicato nel 1993 il suo primo libro di poesie Prime Poesie (Edizioni del Leone),
con la prefazione di Luigi Surdich. Negli anni seguenti sono usciti: Viaggio a Praga (Libro Italiano, 1997), Cronache dell’assurdo
(Colors Edizioni, 2000), Preludio Notturno
(Edizioni del Leone, 2003), prefazione di Paolo Ruffilli, Affresco d’epoca (Fratelli Frilli Editori, 2005), prefazione Giovanni
Meriana, Ritratti di donna (Fratelli Frilli Editori, 2006), prefazione di Clara Rubbi. Con Serel International ha pubblicato
nel 2007 Guglie gotiche e nel 2010 Imago poetae II, entrambi con la prefazione di Graziella Corsinovi. Nel 2009 è uscito
Il teatro delle ombre (Fratelli Frilli Editori), prefazione Clara Rubbi. In seguito sono stati pubblicati: Memorie fluttuanti
- Ritratti del Novecento (Fratelli Frilli Editori, 2012), con la prefazione di Clara Rubbi, Conversando con García Lorca
(Fratelli Frilli Editori, 2012), con l’introduzione di Pier Luigi Crovetto, Acrobazie in punta di penna (Fratelli Frilli Editori,
2016), Un mondo intimo di poesia (Serel International, 2015), con l’introduzione di Roberto Trovato. Sue poesie e racconti
sono stati letti nel corso di programmi culturali radiofonici e trasmessi in diretta su Internet. Per la radio si è occupata
di Federico García Lorca, curando una biografia e un commento ad alcune sue poesie e, nel 2014, di Emily
Dickinson. Recensioni dei suoi libri sono state pubblicate su varie riviste letterarie.
Ha vinto numerosi premi.
LinguaItaliano
Data di uscita29 ago 2018
ISBN9788869432767
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    Anteprima del libro

    Sensazioni - Rita Parodi Pizzorno

    INTRODUZIONE

    Rita Parodi Pizzorno, sensibile poetessa e scrittrice, ci offre ancora una volta esempi della sua capacità di percepire il mistero, che vibra sotto la realtà concreta degli uomini e delle cose. E, infatti, non certo per caso il titolo di questa raccolta di sedici racconti è Sensazioni.

    Gli argomenti sono tanti. Indugia sul tema dell’emigrazione: oggi arrivano da noi i disperati in cerca di una vita migliore, ma un tempo eravamo noi ad affrontare il mare lasciando la patria terra con malinconia, ma anche con incontenibile speranza nel futuro.

    Il tema della solitudine con le sue cadenze melanconiche si contrappone alla vivacità colorata della Piazzetta, dove tuttavia scende l’ombra triste del ricordo. Così come è penoso sbarazzare casa: è il tema della personificazione degli oggetti, che diventano quasi esseri dotati di sentimenti.

    Ancora il tema della memoria, che si dipana nel racconto Il vestito blu oceano: un vestito che rievoca nella vecchia signora il ricordo della giovinezza e la magia di una sera, mentre Vienna è la protagonista di un’immagine scoppiettante di luci.

    L’intreccio ambiguo tra la vita e un ritratto permette all’Autrice di creare quei giochi della memoria a lei tanto cari e nei quali s’immerge con voluttuoso piacere. Il ricordo di un amore, raccolto in una scatola piena di lettere, e la deliziosa bambola di pannolenci, che ha la possibilità di fuggire dal Museo e di vivere la sua straordinaria avventura, sono esempi della fantasia della scrittrice, che conclude la serie dei racconti con Villa Margherita, dove una misteriosa visione di donna appare da una finestra.

    La vita ha le sue cadenze giornaliere, i suoi obblighi, le deprimenti realtà, ma si può vivere una seconda vita nel sogno, nei ricordi, nelle speranze: questo ce lo insegna l’Autrice pagina dopo pagina.

    Clara Rubbi

    UNA VITA DAL SAPORE ANTICO

    Molto tempo fa, una famiglia povera e numerosa, viveva alle pendici dei monti di Santa Margherita, prospicienti il mare, nell’anfiteatro panoramico del golfo.

    Era una vita dal sapore antico, semplice, basata sugli affetti familiari, a contatto con la natura, da cui spesso dipendeva per i bisogni quotidiani.

    Vista dal mare la cittadina è una preziosa conchiglia aperta alle attività marinare e la famigliola era orgogliosa della sua bellezza e della sua attrattiva turistica. Il mare immenso, dinanzi a loro, offriva il desiderio di terre lontane, suggeriva pensieri di viaggi, di avventure sui mari, d’infinito.

    Il mare, però, restava per la famigliola un elemento lontano dalla loro vita, quasi un simbolo amato e inaccessibile. I genitori, infatti, nutrivano nei confronti del mare un senso di timore ancestrale, lo consideravano un elemento pericoloso e lo avevano proibito ai loro bambini: quindi, nessuno di loro imparò a nuotare. Non andavano neppure alla spiaggia, magari per prendere il sole. Rimaneva amato e venerato, da ammirare in collina o dalla passeggiata a mare.

    Il padre era guardaboschi e a quell’epoca i boschi coprivano ancora una vasta area, l’Appennino aveva una vegetazione rigogliosa di flora mediterranea.

    La madre, oltre ad accudire la casa e i bambini, faceva il tombolo: era una fonte di piccoli guadagni necessari per tanti bambini da crescere.

    Era una donna devota e frequentava ogni giorno la chiesa di San Siro, riusciva anche a donare i suoi preziosi pizzi alla chiesa.

    I rapporti tra genitori e figli a quel tempo erano rigorosi, i bambini si rivolgevano ai genitori dando del Voi e questo dà l’idea dell’austera educazione impartita dai genitori, dove la gerarchia era ben rispettata con il dovuto ossequio: siamo nell’ultimo decennio dell’Ottocento.

    I figli erano sei, quattro maschi e due femmine. Vivevano in una casetta con pochi ambienti, strettamente necessari.

    La famiglia s’industriava per sopravvivere cogliendo i frutti della natura nelle varie stagioni dell’anno, o raccogliendo nei boschi la legna da ardere.

    Intorno a loro le ville, residenze di ricche famiglie privilegiate, erano una fonte di guadagno insperata per le loro esigenze quotidiane: in cambio di piccoli servizi ottenevano cibo e qualche moneta.

    La figlia maggiore, oltre a badare ai fratellini, si affannava al tombolo lungo e faticoso, impegnativo per la continua concentrazione. La postura che richiedeva le procurava un indolenzimento alla schiena perché la persona era costretta a rimanere seduta, lievemente curva per diverse ore al giorno.

    Crebbero tutti con una viva fede religiosa, almeno sino al giorno in cui, ormai adolescenti, lasciarono la casa paterna per andare in cerca di lavoro a Genova.

    Ad uno ad uno i figli lasciarono la minuscola casa in collina e i loro genitori infine li seguirono.

    I fratelli, trasferitisi in città, lavorarono sodo riuscendo a raggiungere uno stato di benessere; con lo scorrere degli anni si crearono una discreta fortuna, che non avrebbero mai pensato di realizzare.

    Abitavano in belle case, arredate con gusto, avevano mogli eleganti, incontri e vita di società, cibi raffinati.

    Lentamente avevano lasciato le abitudini sane della giovinezza, per nuove abitudini che incisero in modo negativo sulla loro salute.

    Qualcuno di loro si ammalò gravemente e sorsero tanti altri guai, prodotti dalla cupidigia che era nata in loro: avevano dimenticato i buoni principi e i sentimenti acquisiti nella fanciullezza, per lasciarsi sedurre dalle esigenze della città.

    Amavano ricordare spesso con battute scherzose ed argute la loro giovinezza a Santa Margherita, mentre imparavano ad apprezzare le abitudini di vita della loro infanzia, anche le tante privazioni. Li consideravano anni gloriosi, imbevuti di serena felicità costruita con poco.

    Narravano ai loro figli mille particolari di quella giovinezza lontana e ridevano felici, senza recriminazioni inutili. Ne parlavano come di un’epopea e i loro occhi umidi irraggiavano gioia a quei ricordi spartani.

    Uno dei racconti più spesso ripetuti era quello riguardante le scarpe: "Ogni giorno si scendeva nella cittadina per frequentare la scuola e ogni domenica si assisteva alla S. Messa. Le scarpe dovevano essere indossate solo in prossimità dell’abitato, dietro ordine della sorella maggiore, per non consumarle!

    I loro figli stentavano a credere ai padri, sorridevano increduli quando raccontavano del Voi tra genitori e figli, oppure quando precisavano che il mare era loro proibito, perché lo consideravano pericoloso, quando, invece, per i figli era il divertimento preferito dell’estate.

    Un altro episodio spesso ripetuto era il saluto della madre ad uno dei figli in partenza per la prima guerra mondiale. Il figlio, emozionato, la baciò e lei rispose severa: Non abbiamo mangiato il riso insieme!, eppure esisteva la possibilità di un non ritorno. Quel figlio non dimenticò mai la freddezza di quella frase e la raccontava con un malinconico sorriso, scompigliandosi i capelli bianchi.

    Quella casa in collina tra ulivi, pini, boschi di castagni e alberi da frutta era un paradiso perduto troppo presto, che nessuno di loro a suo tempo aveva compreso.

    La storia si svolge tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, quando a Santa Margherita circolavano le

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