La bellezza del maligno
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Anteprima del libro
La bellezza del maligno - Beatrice Pistore
LA BELLEZZA DEL
MALIGNO
Beatrice Pistore
PubMe
Self-Publishing
www.pubme.me
©Tutti i diritti riservati
Beatrice Pistore 2017
Quando hai bisogno d' aiuto puoi contare solo su te stessa, altrimenti potresti stringere la mano sbagliata, rovinandoti la vita per sempre.
La bellezza del maligno
1.
LA FALSITÀ DELLA RICCHEZZA
Angelica temeva di non essere all’altezza della situazione, nemmeno questa volta. Le sue amiche erano ricche e con una famiglia potente alle spalle, lei aveva dovuto guadagnarsi ogni singolo centesimo con le sue forze, nulla le era mai stato regalato, ne le erano mai stati fatti sconti.
«Sei pronta Angelica?» squittì Elena, impaziente di vedere l’amica con il suo nuovo abito.
Angelica sbuffò nel bagno, non era per niente felice di partecipare a quello stupido evento annuale del padre di Sofia, a cui prendevano parte vecchi boriosi pieni di soldi. Si riunivano tutti i signorotti della città con le rispettive mogli, solo per leccarsi il culo a vicenda, per poi tornare alle loro sporche e segrete vite. Mogli frustrate dovevano sorridere a tutti, fingere interesse, e gli uomini dovevano fingersi onesti e non mostrare l'invidia e l'odio reciproci.
«Ti sbrighi?! Se non ti muovi entrerò io!»
«Ok ma stai calma!» rispose Angelica, alterata dal tono da bimba viziata che aveva usato l’amica. Aprì la porta del bagno e uscì con aria scocciata.
«Devi migliorare la postura e il portamento, altrimenti nemmeno il vestito riuscirà a valorizzarti» disse cinicamente Elena.
Il vestito da sera lungo, rosso e aderente dello stilista Valentino che aveva noleggiato le segnava i fianchi, e la vita appariva stretta e definita. Aveva fatto credere alle sue amiche di averlo acquistato, per non fare brutta figura. Guardandosi allo specchio, Angelica si vedeva affascinante, e ripensando alle parole di Elena pensò che le avesse pronunciate solo per invidia. Infilò le scarpe di vernice nera di Louboutin, prese in prestito da una collega, si spruzzò del profumo e seguì Elena. Le attendeva la bellissima Porsche rosso fuoco dell’amica, all’uscita del suo modesto palazzo. Destava sempre scalpore quando andava a farle visita, tutti gli inquilini guardavano Elena dall’alto in basso, e alcune ragazze imitavano la sua voce stridula, strappando sempre un sorriso ad Angelica.
«Quanto odio quei cafoni del tuo condominio!» esclamò irritata Elena salendo in auto.
Vergognandosi del comportamento dell’amica, Angelica sgusciò all'interno e tenne la testa bassa. Le due poi partirono per raggiungere la villa vicino al mare del padre di Sofia.
Angelica era nervosa, e sentiva lo stomaco contorcersi al solo pensiero della serata. Elena al contrario sembrava eccitata, e sistemava sempre il rossetto ogni volta che si fermava ad un semaforo. Parlarono poco durante il viaggio, Angelica rimase impettita per non rovinare gli indumenti noleggiati, e intanto la sua mente non le dava tregua, mostrandole proiezioni sulla serata che avrebbe dovuto passare, gettandola nello sconforto.
Odiava partecipare a eventi del genere, ma per lei quelle erano occasioni imperdibili, significavano lavoro, e lei ne aveva un disperato bisogno.
L’immagine della donna in carriera che si era costruita la stava distruggendo. Era costretta a fare due lavori per recitare quel ruolo e non farsi scoprire dalle sue nuove amicizie. Angelica si sentiva in colpa per il suo comportamento a volte, ma lo faceva solo per sentirsi migliore.
Arrivarono a destinazione dopo un’ora di viaggio, Elena lasciò l’auto al parcheggiatore e s’incamminarono verso l’imponente cancello spalancato della villa.
Intere famiglie di grandi imprenditori, banchieri e altri personaggi di alto livello, si erano sparsi a nuvole nell’immenso cortile.
Le due ragazze cercavano con lo sguardo l’amica Sofia che avrebbe dovuto accoglierle. Si avvicinarono all’ingresso della lussuosa abitazione per cercarla, ma conoscendola sarebbe scesa per ultima, per farsi acclamare dai suoi stupidi ospiti.
Era una malata di manie di protagonismo e di vanità, appariva quasi ridicola agli occhi di Angelica. Elena decise di unirsi alla sorella e alla madre di Sofia, Angelica tirò un sospiro di sollievo e si allontanò da quelle smorfiose che stavano già mettendo a dura prova i suoi nervi.
La serata era appena cominciata e Sofia fece il suo ingresso con un abito da sera stratosferico e costosissimo. Tutti gli ipocriti l’applaudivano e le facevano falsi complimenti, cosa che dava il voltastomaco ad Angelica. Si era già scolata il sesto bicchiere di vino bianco -è ora di passare ai cocktail!- pensò, fermando un cameriere per prenderne uno. Il discorso del padre di Sofia era già iniziato, e Angelica prese posto sistemandosi i capelli e il vestito; abbassò la testa per stamparsi sul viso un’espressione interessata e attenta. Respirò a fondo e alzò la testa di scatto cercando di essere femminile e far ricadere i suoi capelli d’ebano sulla schiena.
Un uomo sulla cinquantina, seduto qualche fila dietro la sua, le sorrise e lei ricambiò mostrando la sua perfetta dentatura di un bianco brillante, poi si rigirò e sollevò gli occhi al cielo. Beveva il suo cocktail a grandi sorsi, come se volesse dimenticare il luogo dove si trovava e le relative persone.
Sofia ed Elena la salutarono da lontano e le fecero cenno di raggiungerle, lei non ne aveva nessuna voglia, ma si sforzò e andò a sedersi sulle sedie della prima fila accanto a loro. Sofia si avvicinò ad Angelica e la annusò quasi schifata «Puzzi di alcol e siamo solo a metà serata!» l’esclamazione di Sofia attirò l’attenzione di Elena che la guardò con sguardo disperato. Angelica posò il suo cocktail a terra e poi si ricompose sulla sedia, accavallando le gambe, cercando di ignorare l’ostilità delle sue amiche.
La conferenza durò almeno due ore, e Angelica cominciò ad annoiarsi, così si guardò intorno e incrociò di nuovo lo sguardo dell’uomo che le aveva sorriso poco prima. L’uomo era da solo, e quando lei lo guardò, lui si aggiustò il nodo della cravatta. Angelica capì che avrebbe dovuto avvicinarsi a lui, perché era abbastanza timido. Giocarono con gli sguardi fino alla fine della conferenza, poi lei decise di prendere l’iniziativa e lo raggiunse sorridendogli amichevolmente. L’uomo era nervoso ma la fissava, incantato dalle sue forme sinuose e dalla sua bellezza.
«Ciao, io sono Angelica. Piacere≫ disse lei porgendogli la mano. Mostrava