La fede di Bartholomew Roberts
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Info su questo ebook
Cosa rende un uomo un peccatore?
Cosa lo rende un santo?
Dove finisce il bene e comincia il male?
John Roberts si considera un cristiano, un uomo devoto, fino a quando la sua fede non viene messa alla prova costringendolo a mettere in dubbio i precetti biblici su cui ha basato la sua intera esistenza.
La sua vita a bordo di una nave schiavista è caratterizzata dal duro lavoro, una misera paga e nessuna possibilità di fare carriera. Quando fa amicizia con uno schiavo di nome Bartholomew non può immaginare che da lì avrà inizio una catena di eventi che lo porterà alla sua prima avventura per mare.
In un’epoca in cui i pirati non sono schiavi di nessuno, Roberts dovrà scegliere se rimanere un uomo onesto o se farsi tentare dai malvagi peccatori che lo circondano.
Diventerà dunque un peccatore o si manterrà santo, nel corso della sua biblica prova di fede? Scopritelo in questa breve storia piena di azione, avventura, pirati e corsari, ambientata nell’età d’oro della pirateria.
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Anteprima del libro
La fede di Bartholomew Roberts - Jeremy McLean
1. La giustizia di Dio
"Perché diavolo l’avranno chiamata Princess, vorrei sapere," domandò Walter Kennedy, con un marcato e rude accento irlandese.
John Roberts sospirò alzando gli occhi al cielo e rilassò la presa sul manico della redazza. Di nuovo con questa storia? Che il Signore mi dia la forza,
commentò poi con la sua melodiosa cadenza gallese, mentre immergeva lo straccio nel secchio e riprendeva a lavorare.
Il sole caldo splendeva sul ponte della nave schiavista Princess, che i due uomini stavano spazzando con impegno. Alcuni marinai erano occupati a mettere in ordine i cordami e altri assistevano il capitano nella navigazione, il compito che John preferiva; altri ancora poltrivano da qualche parte lontano da occhi indiscreti.
Volevo dire: visto che ci pagano solo tre sterline al mese per lavorare su questa barca, mi piacerebbe che almeno che avesse un nome decente.
John fece una risata. E dunque, capitano Kennedy, quale decretate che sia il nuovo nome di questa umile imbarcazione?
gli chiese esibendosi in un inchino canzonatorio.
Kennedy interruppe il lavoro e si portò una mano al mento, osservando pensieroso l'orizzonte. Anche Roberts si fermò per contemplare le rotelle che giravano nella testa del suo amico e le gocce di sudore che gli colavano lungo il naso a causa del grande sforzo. Si rese contro che anche la sua fronte era completamente fradicia.
Da quando era arrivato sulla nave schiavista Princess, Kennedy era stato per lui sia una fonte di intrattenimento sia una spina nel fianco. Gli sproloqui del giovane irlandese erano decisamente irritanti, ciononostante John non riusciva a fare a meno di rimanere ad ascoltarlo, allo stesso modo in cui non si può evitare di contemplare una barca che va a infrangersi sugli scogli.
"Il Valoroso," decretò infine Kennedy con orgoglio.
John esplose in una fragorosa risata; la sua massiccia figura, di quasi due metri di altezza, sobbalzava a ogni scoppio di risa. Il suo compagno, invece, non sembrava divertito.
Oh! Vorrei vedere te trovare qualcosa di meglio.
John fece uno sforzo per calmarsi e riuscire a parlare, si asciugò il sudore dalla fronte e le lacrime dagli occhi. No, no, il problema non è il nome, ma il modo in cui lo hai pronunciato: ti si poteva prendere per un personaggio biblico tornato in vita. Molto teatrale. Mi faresti rivedere quella posa? Forse potremmo farti fare un ritratto la prossima volta che scendiamo a terra.
Con la mano disegnò un ampio gesto nell’aria. Riesco già a vederlo: capitano Walter Kennedy.
John scoppiò di nuovo a ridere e a lui si unirono altri membri dell'equipaggio che si erano avvicinati.
Kennedy serrò le mascelle squadrando gli spettatori con un'espressione rabbiosa. Si avventò contro Roberts, ma lui fece un balzo di lato e, impugnando ancora la redazza, rimase un attimo immobile per prendere fiato e rivolgergli un sorrisetto divertito; poi si mise in posizione d'attacco e brandì il bastone come una spada, con lo straccio sporco che gocciolava sul ponte davanti a lui.
"En garde!" esclamò scherzosamente.
Davanti alla prospettiva di assistere a uno scontro, tutto l'equipaggio si animò: molti dei marinai si raccolsero attorno ai due contendenti per godersi la scena, gridando e fischiando eccitati.
Il massiccio gallese teneva a distanza Kennedy con la sua redazza sporca, mentre il giovane, più piccolo e agile, si muoveva in cerchio cercando un varco nelle sue difese. A un certo punto John fece un affondo e dall'estremità del suo straccio volarono alcune gocce d'acqua che colpirono l’altro esattamente sulla faccia. Kennedy si ripulì con un'espressione di pura furia negli occhi poi, spinta da un lato la redazza dell’avversario, caricò il pugno e si preparò a colpirlo in pieno viso.
Basta, voi due!
Un grido stentoreo interruppe lo scontro e ammutolì la tifoseria dell’equipaggio. Un uomo si aprì un varco ed entrò nel cerchio creato dai marinai.
Il capitano della Princess si piazzò davanti a Roberts e Kennedy con un’espressione chiaramente delusa; a prima vista poteva sembrare un damerino delicato, con il cappello a tre punte posato su una parrucca bianca e l’aspetto perfettamente curato, ma lo sguardo severo che rivolse ai due non ammetteva repliche.
Ve lo ripeto, signori: state mettendo a dura prova la mia pazienza.
Il capitano strappò dalla mano di John la redazza ed entrambi i marinai ebbero il buonsenso di mostrarsi imbarazzati.
Non succederà più, capitano Plumb,
assicurò Roberts.
Ogni volta mi promettete che non litigherete più e vi impegnerete nel lavoro, eppure ci ritroviamo sempre nella stessa situazione. Se non cercassi la lite con Walter in questa maniera, John, forse non saresti costretto a mentirmi continuamente. Cosa dice il Signore a proposito dei bugiardi?
John rimase spiazzato. Egli detesta le labbra menzognere.
Esattamente. Adesso vai sottocoperta e rifletti sulle tue azioni,
comandò il capitano Plumb.
Roberts abbassò lo sguardo sulle assi del ponte. Sissignore,
rispose allontanandosi.
E tu!
Il capitano puntò il dito contro il trasgressore rimasto. Voglio vedere il ponte risplendere quando avrai finito. Mi hai capito, Kennedy?
Il giovane rimase a bocca aperta, incredulo per il trattamento più duro che il capitano gli aveva riservato rispetto al compagno, il quale, allontanandosi, non mancò di voltarsi per rivolgergli un sorrisetto da sopra la spalla. Kennedy digrignò i denti ingialliti e tornò al lavoro borbottando solamente Sì, capitano.
Roberts scese pigramente gli scalini che portavano sottocoperta ed entrò nei quartieri dell'equipaggio, che durante il giorno erano sempre particolarmente disordinati. Più a poppa era situata la cambusa, mentre verso prua due terzi della nave erano occupati dagli alloggiamenti degli schiavi.
Roberts si infilò nella cambusa, da cui prese alcuni biscotti secchi senza farsi notare, e poi entrò nella zona adibita al trasporto degli schiavi, superando la porta che la separava nettamente dal resto della nave.
I prigionieri erano disposti spalla contro spalla in loculi di legno che distavano meno di mezzo metro l’uno dall’altro e su cui trovavano posto più schiavi contemporaneamente. Erano talmente ammassati da avere a malapena lo spazio per respirare.
L'odore di sudore, malattia e decomposizione riempiva la stanza. Roberts si era ormai da tempo abituato a quell'odore e si era ripromesso di non soffermarsi a riflettere sulla sua origine: non voleva mettersi a pensare ai morti o ai malati presenti nella cabina, si sentiva già abbastanza in colpa per il solo fatto di lavorare su quella nave.
Andò a sedersi in fondo alla stanza e distribuì i biscotti agli schiavi più vicini, che senza dire una parola accettarono e divorarono il dono. A uno di