Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Lentiggini e baci sotto la pioggia - Galway
Lentiggini e baci sotto la pioggia - Galway
Lentiggini e baci sotto la pioggia - Galway
E-book195 pagine2 ore

Lentiggini e baci sotto la pioggia - Galway

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

A dire il vero Nelly la casa ereditata dalla nonna la voleva vendere. Ma quando scopre il suo fidanzato insieme ad un’altra donna, decide di andarsene per sempre dalla Germania. Profondamente ferita ma determinata Nelly si mette in viaggio per le isole Aran. Il destino però ha dei piani molto singolari per questa giovane donna. Con la fotocamera rotta, un piede ingessato e un irlandese che ferisce il suo cuore già spezzato inizia una dura prova che fa dubitare Nelly delle sue decisioni.

LinguaItaliano
EditoreKarina
Data di uscita17 ott 2017
ISBN9781507195260
Lentiggini e baci sotto la pioggia - Galway

Correlato a Lentiggini e baci sotto la pioggia - Galway

Ebook correlati

Narrativa romantica per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Lentiggini e baci sotto la pioggia - Galway

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Lentiggini e baci sotto la pioggia - Galway - Karina Reiß

    Yellow Hooker

    Che tu sia aperto alle NOVITÀ che verranno

    Augurio irlandese

    ––––––––

    Schiaffo le banconote in mano al taxista, afferro le valigie e mi affretto lungo il molo in direzione del traghetto. Dopo aver perso quello stupido autobus a Galway non voglio assolutamente dover aspettare l’ultimo traghetto della sera. Le ultime ore sono state estenuanti e mi hanno portato allo stremo delle forze. Quello che più desidero in questo momento sono una doccia bollente e un letto morbido e caldo.

    Alla fine del molo scorgo due uomini che stanno sciogliendo il grosso cavo della chiatta. Non può essere vero! In un lampo lascio cadere i bagagli e mi sbraccio agitata.

    Stop, please, wait! dico ansimando mentre mi rimetto in movimento e le due valigie mi arrancano dietro scricchiolando sulle rotelle. Uno dei due uomini si gira verso di me e fa segno con la mano che devo muovermi. Si, si, mi sto sbrigando, penso con irritazione. Un istante dopo rimango incastrata con il tacco in una fessura, inciampo e cado lunga e distesa di faccia. Ancora prima di poter pensare quanto sia stata infinitamente penosa la mia entrata in scena, uno dei due uomini è già accanto a me e mi porge la mano. Accetto con gratitudine il suo aiuto e mi rialzo. Sfregandomi il ginocchio dolente accenno debolmente al terreno sconnesso, per giustificare la caduta.

    Mormoro un grazie e mi costringo a fare un sorriso. Sarebbe davvero ora che mi facessi una bella dormita.

    Oggi ci sarà una traversata tranquilla. Le auguro un buon soggiorno sull’isola, Miss. Il mio salvatore solleva le valigie e le trascina a fatica sulla passerella traballante che porta alla nave. Sfinita, mi tolgo una ciocca di capelli dal viso, getto uno sguardo riconoscente all’uomo e lo ringrazio ancora una volta. Sorride e mi saluta sollevando la mano al cappello.

    Fatta! Non appena scorgo un posto libero in fondo al ponte mi lascio cadere esausta sulla dura panca di legno. Sento il vibrare dei motori della nave sotto il sedere, mentre il traghetto si allontana dal porto. Una sensazione di calma si fa spazio dentro di me, perché ormai la maggior parte del viaggio è alle spalle. La stanchezza che sgretola spietata le mie ultime forze e il ronzio costante dei motori mi fanno venir sonno. Il vento della traversata mi arruffa i capelli ma in questo momento non me ne frega niente. Chiudo gli occhi e mi godo l’aria salina del mare. Con respiri profondi immetto ossigeno nei polmoni e di minuto in minuto divento sempre più tranquilla. Per fortuna si è placato il dolore sordo al ginocchio che mi sono ferita nella caduta e anche il carosello dei pensieri inizia un po’ a calmarsi. Quando riapro gli occhi dopo un po’ di tempo il porto di Rossaveal è grande come un puntino.  Il mio sguardo corre sulla superficie calma dell’Atlantico: non c’è neanche un soffio di vento a sferzare le onde, oggi. Le facce dei turisti sul traghetto sono altrettanto distese.  In questo momento mi viene in mente il nome della nave, che ho colto prima di sfuggita, passando:

    Yellow Hooker.

    Un sorrisino malizioso mi guizza sul viso, perché mi viene in mente cosa significa la parola hooker. E’ chiaro che la traduzione è quella di vecchia chiatta o peschereccio ma è anche un modo sprezzante e volgare per definire una prostituta. I proprietari della nave lo sapevano? Certo, questo è proprio il tipico humor degli irlandesi, penso, e sorrido al sole.

    Il traghetto è al completo e normalmente avrei avuto già un senso di oppressione terribile a cause delle troppe persone ma stranamente in questo momento la cosa non mi disturba affatto. In estate vengono centinaia di turisti al giorno sulle Isole Aran. Ma io non sono una turista, io mi sto dirigendo verso una nuova vita. La mia vecchia l’ho lasciata di punto in bianco non più di 24 ore fa.

    In questa vecchia vita ero una grafica pubblicitaria e avevo un lavoro pagato maledettamente bene in una nota agenzia di Mannheim. Avevamo un sacco di clienti e il mio capo era più che soddisfatto del mio lavoro. Di solito era soddisfatto di tutto quello mi riguardava, fino a due settimane fa, quando l’ho trovato a letto con un’altra donna. A proposito, Max non era solo il mio capo, era anche il mio fidanzato.

    Ok, non erano a letto quando li ho scoperti, erano sulla fotocopiatrice dell’ufficio. Stavo cercando dei documenti importanti per un progetto e volevo vedere se li avevo lasciati nella fotocopiatrice. Ho aperto ignara la porta e mi sono trovata a fissare il fondoschiena nudo di Max sul quale si avvinghiavano due gambe relativamente muscolose. Come impietrita sono rimasta lì, incapace di dire una parola. Max si è girato spaventato, è diventato bianco come il gesso e ha balbettato qualcosa del tipo non è come sembra. Ho solo alzato le mani in segno di difesa e sempre senza una parola sono corsa nel panico fuori dall’edificio.

    Eravamo una coppia da sei anni e 4 settimane. Ero davvero convinta che potesse continuare in eterno. Che stupida, mi darei un sonoro schiaffone. La sera stessa gli ho gettato sui piedi la chiave dell’appartamento e ho preso le due cose che per mia comodità avevo lasciato a casa sua. La mattina dopo gli ho lasciato la lettera di dimissioni sulla scrivania e senza dire nulla ho lasciato l’agenzia. Non avrei potuto in nessun modo continuare a lavorare per lui.

    Uno scossone mi strappa ai pensieri foschi. La Yellow Hooker sta attraccando al porto di Kilronan.

    La vista delle scogliere irte di quest’isola calcarea solleva un’ondata gigante di sentimenti contrastanti dentro di me. Un’infinita tristezza e la certezza di essere completamente sola al mondo insieme alla curiosità per una vita del tutto nuova e per un grandioso inizio si infrangono su di me e mi trasportano a terra insieme ai turisti. Per un momento mi fermo e mi lascio pervadere dall’atmosfera dell’isola, poi prendo le valigie e percorro il molo in direzione delle carrozze a cavalli in attesa di mostrare l’isola ai turisti.

    Tutti i cartelli e i segnali stradali sono in gaelico perché le isole Aran appartengono a una regione dell’Irlanda nella quale ancora oggi si parla soprattutto la lingua celtica dell’isola.

    Per fortuna gli abitanti del posto parlano anche inglese così mi dirigo verso uno dei vetturini e gli chiedo se mi può portare a Meenabool, alla casa di mia nonna. Lui issa il mio bagaglio sulla carrozza e io mi arrampico svelta dietro, mentre la carrozza vacillando sta già muovendosi. Cerco con determinazione di non pensare al passato e di concentrarmi sul Qui e Ora. Degli uomini ne ho fin sopra i capelli e Max qui lo dimenticherò.

    Quando lasciamo il piccolo paese di Kilronan ho l’impressione di tuffarmi in un nuovo mondo. Un mondo deserto, selvaggio, lontano dal turismo. In fondo al cuore si fa strada la sensazione piacevole di essere arrivata a casa. Il mio sguardo vaga sul paesaggio scarno e roccioso e sui muretti che sono tipici di queste isole atlantiche. Già da bambina giocavo a nascondino tra questi muretti a secco, per lo più con mia nonna. Altri bambini della mia età sull’isola praticamente non ce n’erano. La perfetta bellezza della natura incontaminata mi sopraffà e mi affiorano delle lacrime calde. Le asciugo via di nascosto. Per fortuna il vetturino non ha visto.

    „Hoooo dice al suo cavallo, mentre tira la briglia e ferma la carrozza davanti a un piccolo cottage bianco. Siamo arrivati, Miss" mi dice voltandosi verso di me, poi salta giù dalla carrozza e scarica le mie valigie.

    Rovisto nella mia borsa e alla fine tiro fuori il borsellino.

    Quant’è? gli chiedo. Lui fa cenno di no con la mano.

    E’ un piacere tra vicini. Io abito in fondo alla strada. Noi siamo i Buckleys. Se ha bisogno di qualcosa, passi da noi. Mi sorride affabile e allunga la mano verso di me. Sollevata per aver incontrato una persona così gentile ricambio la sua forte stretta di mano.

    La ringrazio molto. Il mio nome è Nolan. Nelly Nolan.

    „Lo so, mi risponde divertito e risale in carrozza. A un buon vicinato, Miss Nolan"

    Schiocca forte la lingua e la carrozza riprende a muoversi con fracasso.

    Lo guardo meravigliata mentre si allontana e mi chiedo come mai conosce il mio nome.

    Probabilmente mi ha visto al funerale di mia nonna, quattro settimane fa. Allora ero troppo presa dal dolore del lutto per accorgermi della gente nel piccolo cimitero. E poi su un’isola con poco più di 800 abitanti di certo non ci sono segreti. Dove ero andata a infilarmi? Sono abituata all’anonimato di una grossa città e ora voglio diventare parte di una piccola e chiusa comunità isolana. Ne farò mai davvero parte?

    ––––––––

    Innamorata di un cottage

    Che mura ti PROTEGGANO dal vento e un tetto dalla pioggia

    Augurio irlandese

    ––––––––

    Titubante, prendo i bagagli e mi giro verso il cottage. Sopraffatta da questa vista grandiosa mi fermo, immobile. La scena è di quelle che si vedono nelle cartoline. Il terreno è circondato da un basso muretto di pietre e un sentiero stretto conduce alla porta del cottage. Dei fiori selvatici colorano il prato verde del giardino antistante e creano un bel contrasto con le pareti bianche della casa. Sopra il tetto di tegole splende un insolito cielo blu e dietro alla casa riesco a vedere l’oceano. Curiosa come una bambina apro la piccola porta verniciata di rosso come gli infissi, ed entro nel giardino. Improvvisamente sento un formicolio nella pancia e so che ho preso la decisione giusta. Inizialmente, subito dopo il funerale della nonna, avevo contattato un agente immobiliare per vendere la sua piccola casa. L’aveva lasciata a me e io non sapevo cosa farci. Il giorno del funerale non ho avuto la forza di andare a vederla. Il pensiero della sua morte mi faceva troppo male. Mi sentivo così in colpa, perché negli ultimi cinque anni non le avevo più fatto visita. Da quel giorno doloroso, che aveva cambiato tutto nella mia vita.

    Ma ora sono felice di non averla venduta e di essere qui. Scaccio i pensieri tristi con decisione, infilo con cautela la chiave nella toppa della porta e giro. Il chiavistello si sposta a lato con insolita facilità e la cosa mi rende in un primo momento perplessa. Mi aspettavo che in una casa così vecchia tutto fosse arrugginito. A quanto ne so questo cottage ha più di 200 anni. Mia nonna però pare lo abbia tenuto con molta cura. Oltrepasso la soglia e con grande sorpresa e mi trovo in una casa completamente ristrutturata.

    Come prima cosa noto il pavimento elegante, in pietra, di un marrone ramato che emana un incredibile senso di calore e crea un bellissimo contrasto con le pareti verniciate di un bianco crema.  La nonna deve aver fatto ristrutturare la casa poco prima di morire. Al telefono non me ne ha fatto parola. Sorrido al pensiero di lei che sapeva tenere i segreti per poi farti una sorpresa completamente inaspettata. Metto le valigie nel guardaroba a parete e mi giro verso destra. La cucina. Sono sbalordita. É nuova di zecca! Al massimo avrà un anno. Mobili di legno massello in un bianco smagliante. Incredula passo le dita sul forno moderno. I rubinetti del lavandino fanno un bel contrasto e si abbinano bene al tono di rosso degli infissi. Questo non me lo aspettavo dalla nonna. Vado in mezzo alla stanza, faccio un giro su me stessa e getto un piccolo grido di gioia. Mi siedo felice al tavolo che si trova nell’angolo sotto la finestra. Per un attimo non mi sembra vero e chiudo gli occhi. Mai avrei pensato che avrei trovato una casa completamente rimessa a nuovo.

    Improvvisamente una domanda angosciante affiora alla coscienza. La nonna sapeva che sarebbe morta e quindi ha fatto ristrutturare la casa per me, perché voleva che io mi trasferissi qui? E dire che io stavo già per venderla, se non fosse successa questa cosa con Max.

    Come vorrei ora abbracciare la nonna Ruth e ringraziarla di cuore. Per le tante ore belle che ho trascorso con lei, per l’infinito amore di cui mi ha sempre circondato e infine per questa straordinaria casa che mi ha preparato qui, a Inishmore. Mi manca così tanto e ha lasciato una voragine nel mio cuore. Eppure sento la sua presenza ovunque qui nel cottage, come se la sua anima fosse ancora qui e mi accarezzasse la testa per confortarmi, come ha sempre fatto quando ero ancora una bambina e anche allora mi sbucciavo le ginocchia.

    Nella credenza trovo anche una macchina per il caffè nuova. Con molte aspettative apro tutti gli armadi ma di caffè non ne trovo. Oltretutto ci sono davvero poche provviste, quasi come se la nonna avesse cercato di usare tutto prima della sua morte. Mi viene la pelle d’oca al pensiero e mi si rizzano i peli sulle braccia.

    È una sciocchezza, Nelly. Nell’armadio trovo finalmente delle bustine di tè e decido di farmi un infuso. E poi devo vedere il resto del cottage.

    Direttamente di fronte alla porta d’ingresso si trova l’unica stanza che ha una porta. Curiosa la apro e trovo, come immaginavo, il bagno. Esattamente luminoso, accogliente e nuovo come la cucina. Lo spazio è poco, cosa che non meraviglia in rapporto alle dimensioni ridotte di tutto il cottage, eppure emana un’incredibile pace ed armonia. La cosa che mi fa più piacere è la graziosa vasca da bagno. Negli ultimi anni in Germania ho dovuto rinunciare alla vasca perché nel mio appartamento non c’era posto a sufficienza.

    Decido di tornare subito a Kilronan per comprare quello che mi serve al supermercato. E dopo mi voglio concedere un lungo bagno. Fischiettando felice per la bella prospettiva chiudo la porta del bagno dietro di me e vado nella parte principale della casa dove mi aspetta un salotto molto accogliente. Già la vasca mi aveva suscitato delle piacevoli sensazioni ma quello che vedo ora mi manda in estasi. Come incantata fisso un camino ad angolo e due comode poltrone imbottite di fronte ad esso. Esattamente quello che ho sempre desiderato. Dev’essere un sogno, penso, e mi pizzico una guancia. Ahi! Non è un sogno! In questo momento delle sensazioni di pura felicità scorrono lungo il

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1