Innocente inganno: Harmony Collezione
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Cathy Richardson ha deciso di spacciarsi per moglie di suo fratello solo per aiutarlo nel nuovo lavoro in Scozia e non pensando così di penalizzare il proprio impiego. Non può infatti immaginare che l'uomo con cui ha trascorso una magnifica notte d'amore, tempo prima, diventi il suo nuovo capo!
Una situazione esplosiva.
Ross Dalgowan è furioso: ha appena scoperto che la donna che ha sedotto non solo è la sua nuova segretaria, ma è anche sposata. Venuto a sapere la verità, però, è intrigato dalla situazione... e dall'attrazione che prova per lei.
Lee Wilkinson
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Anteprima del libro
Innocente inganno - Lee Wilkinson
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
The Boss’s Forbidden Secretary
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2009 Lee Wilkinson
Traduzione di Anna Vassalli
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2009 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5899-462-7
1
Cathy aveva caricato la macchina, salutato i vicini, restituito le chiavi di casa e, in tarda mattinata, era partita da Londra. Su suggerimento del fratello, preoccupato per la lunghezza del viaggio, aveva acconsentito a fare una sosta per la notte a Ilithgow House, un piccolo albergo lungo la strada che, secondo la guida, era confortevole e poco costoso.
Carl l’aveva messa in guardia. «Parti di mattina presto, sorellina. È un viaggio dannatamente lungo fino a Ilithgow, e inoltre dovrai affrontare il traffico prenatalizio. Impiegherai un sacco di tempo.»
Aveva ragione. Purtroppo il viaggio aveva richiesto più tempo di quanto lei avesse programmato, e ormai era buio da qualche ora.
Appena superato il confine tra l’Inghilterra e la Scozia, aveva trovato la neve. Fiocchi grossi, soffici, catturati dalla luce dei fari, si accumulavano sul parabrezza e venivano spazzati via dal lavoro incessante dei tergicristalli.
Le era sempre piaciuta la neve e, anche da bambina, aveva sempre sperato in un bianco Natale.
Sarebbe stata una occasione ideale, se non si fosse adattata, per amore di Carl, a vivere una menzogna.
Scrutando attraverso il parabrezza, si rasserenò un poco pensando di essere quasi a destinazione. I fiocchi di neve ora erano più compatti e scendevano fitti. Rin-graziò il cielo di guidare il fuoristrada di Carl.
Appena ebbe scorto in lontananza l’insegna luminosa dell’albergo, si alzò un vento impetuoso, che rese la visuale pressoché impossibile. Ormai guidava attraverso una coltre bianca. Girò a sinistra e rallentò, rallegrandosi al pensiero che dovevano esserci solo poche centinaia di metri da percorrere.
Ilithgow, aveva letto quando aveva prenotato, era situato a trecento metri dalla provinciale. Tuttavia, per imboccare la strada secondaria avrebbe dovuto percorrere il ponte sul fiume Ilith. Fu sufficiente questo particolare per farle bloccare la macchina di colpo. Non aveva la minima idea se la strada secondaria fosse diritta o a tornanti e, a causa della mancanza di visibilità, avrebbe corso il rischio di non scorgere il ponte e finire diritta nel fiume.
Rifletté che l’unica cosa sensata da fare era scendere dalla macchina e andare in ricognizione.
Aveva già la mano sulla maniglia della portiera quando i fari di una macchina che si avvicinava illuminarono i mulinelli di neve. Si trattava di una vettura imponente, una Range Rover probabilmente, pensò osservandola mentre si accostava a fianco della sua. Subito dopo una figura scura apparve al suo finestrino. «Ha bisogno di aiuto?»
Brevemente, Cathy spiegò la situazione.
«Per fortuna conosco i pericoli di questa zona» disse l’uomo con tono vivace. «Se è d’accordo, le faccio strada. Mi segua.»
Prima che avesse il tempo di ringraziarlo, era risalito in macchina. Si avviò lentamente e lei seguì le luci rosse posteriori, finché si trovarono su uno stretto ponte. Poi, attraverso la coltre bianca, Cathy individuò le finestre illuminate dell’albergo.
Qualche attimo dopo la Rover mise la freccia a destra e, dopo essere entrata in un cortile ammantato di neve, si fermò accanto a dei gradini.
Mentre Cathy fermava la macchina, l’uomo scese e si rialzò il collo del giaccone.
Benché non riuscisse a individuare i suoi tratti alla luce lattiginosa delle finestre, Cathy notò che era alto e aveva spalle ampie.
Lui le aprì la portiera. «Immagino che abbia prenotato qui.»
«Sì.»
Notando che calzava scarpe leggere col tacco, la avvertì. «Attenta a non scivolare.»
«Sì» rispose lei afflitta, «avrei dovuto mettere scarpe più adatte, ma non immaginavo di trovarmi in una tormenta di neve così a sud.»
L’uomo era a capo scoperto e, vedendo che i fiocchi di neve si posavano sui suoi capelli, Cathy scese velocemente dalla macchina. Troppo velocemente, tanto che scivolò.
Lui la trattenne afferrandola per il braccio.
Cathy fece una smorfia. «Adesso può dire: Gliel’avevo detto!
»
«Non ci penso neppure. Ha del bagaglio?»
«Solo una borsa con il necessario per la notte.»
La prese dal portabagagli e lui gliela tolse di mano.
La borsa era un buffo regalo di Carl, con un ridicolo orsacchiotto dorato stampato proprio al centro, ma se lo sconosciuto lo notò, non lo diede a vedere.
«Grazie» mormorò Cathy, «ma lei avrà già il suo bagaglio da portare...»
«Non ho bagaglio. Non era nei programmi fermarmi per la notte. Una riunione che si è prolungata mi ha costretto a partire tardi e, date le condizioni del tempo, è meglio una sosta, piuttosto che finire in un fosso.»
Lei non poteva che convenirne. Entrambi, le teste chinate in avanti per opporre resistenza alla neve, salirono i gradini.
Avvedendo che lei aveva qualche difficoltà, l’uomo le circondò la vita con un braccio. Il gesto premuroso le regalò un confortevole calore, in contrasto con il vuoto interiore col quale si era abituata a convivere.
Dopo la morte prematura dei genitori era stata costretta ad accollarsi tutte le responsabilità, ed era piacevole - una volta tanto - sentirsi protetta, sapere che qualcun altro assumeva il controllo della situazione.
Quando, raggiunta la porta d’ingresso, lui tolse il braccio, quasi le dispiacque.
L’uomo suonò il campanello, come richiedeva una breve nota appesa al battente, poi abbassò la maniglia e le cedette il passo perché entrasse. I fiocchi di neve scendevano ancora su di loro prima che richiudessero la porta, lasciandosi all’esterno la neve e il gelo.
L’ingresso era accogliente, con il tappeto rosso, diverse sedie, un paio di piccoli divani, molte decorazioni natalizie e il fuoco acceso nel camino.
Ma l’attenzione di Cathy era focalizzata sull’uomo che aveva al fianco. Era la prima volta che poteva vederlo bene, e l’effetto su di lei fu immediato e potente. Con i tratti decisi, la bocca ben modellata, le ciglia folte, era l’uomo più attraente che avesse mai visto, e non si decideva a distogliere lo sguardo da lui.
Ma non poteva permettersi di provare attrazione. Doveva immedesimarsi nel ruolo di donna sposata. Un ruolo che aveva accettato di interpretare per permettere al fratello di essere assunto come istruttore di sci, ambizione che aveva coltivato fin dall’infanzia. Ed era un ruolo nel quale doveva apparire felice, a dispetto della breve, deludente esperienza del matrimonio con Neil...
Consapevole dello sguardo dello sconosciuto che, a giudicare dall’espressione, apprezzava ciò che vedeva, distolse rapidamente lo sguardo. Un fiocco di neve, caduto dai capelli sul collo, la fece rabbrividire.
«Ho l’impressione che questo le serva.» L’uomo frugò in tasca e le porse un fazzoletto, aggiungendo: «Mi chiamo Ross Dalgowan».
Gli sguardi s’incontrarono brevemente, e subito lei abbassò gli occhi. «Io sono Cathy Richardson.»
Un poco timida, rifletté Ross, ma era la donna più affascinante sulla quale avesse mai posato gli occhi.
Non era bella nel vero senso della parola. I capelli erano biondo cenere, il colore degli occhi indefinibile, il naso troppo piccolo e la bocca troppo grande. Ma l’insieme dava una sensazione di serenità ed era molto, molto piacevole.
Mentre si dirigevano al banco della reception, lei si asciugò il viso con il fazzoletto. «Grazie.»
«Sempre a sua disposizione» rispose l’uomo con un ampio sorriso, provocandole una stretta al cuore, che subito dopo partì al galoppo.
Stava ancora cercando di riguadagnare il controllo, quando una donna con i capelli grigi entrò da una porta sul retro.
Sorridendo al di là del banco, esclamò vivacemente: «Buonasera. Purtroppo il tempo è pessimo...». Poi, sorpresa: «Oh, ma lei è il signor Dalgowan, vero?».
«Sì. Buonasera, signora Low.»
«Non l’aspettavo certo con un tempo del genere.»
«È proprio a causa di questo tempo che sono qui» ribatté Ross. «Stavo tornando a casa quando la tormenta mi ha fatto cambiare idea e ho deciso di fermarmi per la notte.»
«Oh...» mormorò la signora Low, evidentemente preoccupata. «Non abbiamo nemmeno una camera disponibile. Ma sarebbe una pazzia continuare il viaggio con un tempo del genere... Le posso mettere a disposizione un divano di fronte al camino e può servirsi del bagno della famiglia... che è subito qui, sulla destra. Può andare bene?»
«Certo, grazie.»
«Le avrei ceduto la camera di Duggie, ma è a casa per le vacanze di Natale e ha portato con sé la sua ragazza.» Con un sospiro, proseguì. «I giovani oggigiorno sono così disinvolti per quanto riguarda le relazioni! Ai miei tempi sarebbe stato impensabile, ma Duggie ripete a me e a Charlie che dobbiamo adeguarci, e forse ha ragione... Ma sto chiacchierando troppo... E la signora...?»
Dopo un’occhiata alla sua mano sinistra, Ross precisò: «La signorina Richardson ha prenotato una camera qui».
La signora Low aprì il registro, il dito che seguiva le prenotazioni. «Richardson... Richardson... Ah, sì, eccola...» Poi, l’espressione mortificata, aggiunse: «Le dobbiamo delle scuse, signorina. Proprio questa sera ci siamo resi conto di aver commesso un errore e l’unica sistemazione a disposizione è una suite al piano terra, composta da due camere da letto e un bagno». Dopo un attimo precisò: «Ma poiché l’errore è nostro, le pratichiamo la tariffa di una singola... Ha del bagaglio da prendere?».
«È qui. Ho solo il necessario per la notte.»
La signora Low lanciò un’occhiata al poco dignitoso orsetto che campeggiava al centro della borsa che Ross Dalgowan aveva ancora in mano.
Proprio in quel momento un rivoletto d’acqua scese dai capelli lungo la guancia di Cathy, e Ross si affrettò ad asciugarlo.
Evidentemente, il gesto intimo diede un’errata impressione alla signora Low, perché, con l’aria di aver risolto un problema spinoso, suggerì: «Non potreste dividere la suite?».
«Non credo proprio di poter chiedere alla signorina Richardson di...»
«Se ci sono due camere non ho obiezioni...»
Parlarono e tacquero all’unisono.
«Vi mostro la suite, così potrete decidere.» Emergendo da dietro il bancone, la signora Low fece strada lungo il corridoio e aprì la prima porta sulla destra.
«Anche se c’è il riscaldamento centrale ho acceso il caminetto in questa camera...