Simpson Desert. La collina del potere
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Anteprima del libro
Simpson Desert. La collina del potere - Massimo Casarini
Massimo Casarini
SIMPSON DESERT.
LA COLLINA DEL POTERE
Ogni riferimento a persone o fatti realmente accaduti è puramente casuale.
Titolo | Simpson Desert. La collina del potere
Autore | Massimo Casarini
ISBN | 9788892692640
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SINOSSI
Una vacanza nel Simpson Desert situato nel Northern Territory Australiano si trasforma in avventura imprevista. I protagonisti guidati da un’emblematica e affascinante donna finiscono in un luogo particolarmente tecnologico nel sottosuolo di una collina.
In tale scenario potenti personaggi possono fruire di ogni tipo di libertà, anche quelle più estremizzate senza doverne pagare le conseguenze in quanto non esistono leggi limitative, ma solo alcune regole riportate nei contratti di acquisto della vacanza. Questo luogo non è altro che l’ultimo atto dell’arroganza concessa ai potenti. Essi non si accontentano più dei larghi limiti derivati dalla loro ricchezza ma vogliono andare oltre per non dover rendere conto a nessuno delle loro azioni soprattutto nei confronti della giustizia (la vita va vissuta intensamente senza badare a spese, sprechi e tantomeno al prossimo).
Qualcuno ha sapientemente saputo sfruttare questa esigenza spianando loro la strada, programmando con cura gli artifici necessari per progettare e realizzare questo luogo ipertecnologico nascosto agli occhi indiscreti dell’indigno e alla logica del senso dello stato, della giustizia e dei doveri.
In questo contesto emergono qualità e nefandezze umane che in situazioni di normalità gli individui mantengono celate, ciò che non è possibile quando si è messi a dura prova dalla necessità di sopravvivenza o di azione dimostrativa della propria capacità di mettersi in cima alla catena del potere. Ma per quanti conti si possano fare c’è sempre l’imprevisto che distrugge o mette a posto ogni cosa.
Questo libro lo dedico a mia moglie Elisa che mi ha sostenuto in questa idea e ai nostri figli Davide e Matteo che alimentano ogni giorno di più il piacere di essere genitori.
Quello che fu deposto alla sezione di polizia Australiana di Alice Springs nel mese di agosto del 2015 fu interpretato come una storia assurda, allucinante oppure addirittura come raccontata da una rappresentanza di alieni, ma riflettendo sulle realtà dei nostri tempi certi individui non pongono limiti alla propria avidità e alla cura del dna del proprio ego affinché ogni mattone strutturale dello stesso venga mantenuto cinicamente efficiente.
Non ci si preoccupa più dei modi o dei mezzi siano essi leciti o illeciti impiegati per soddisfare gli obiettivi di successo senza nemmeno preoccuparsi di calpestare, travolgere o distruggere chi disgraziatamente capita su questa via. Questo modus operandi è sempre più diffuso perché nessuno più si indigna e non è irreale l’ipotesi che l’uomo dalle faticose conquiste della legalità, uguaglianza e libertà, scenda rapidamente verso il buio dell’abominio. Alcune persone potenti sono in grado di tenere sotto scacco l’idea della giustizia cambiandone i connotati, promuovendo l’ipocrisia delle persone a loro assoggettate e annullando loro ogni dignità. Coloro che affermano la fine dello schiavismo dicono una falsità, quanti di noi hanno visto colleghi agire in modo infame solo perché paurosi di essere messi fuori gioco dal capo o dall’azienda. Ormai il rapporto si lega spesso tra padrone e schiavo, schiavo della mente altrui, dello scarso lavoro e la fila di chi aspetta che tu cada per cedergli il posto.
Lo schiavo è risaputo che dà sempre ragione al proprio padrone soggiogato dal falso ideale della riconoscenza e rinnega sé stesso, si sente protetto da lui sino al punto di emulare le sue parti peggiori, l’insegnamento di un maestro che lo farà diventare uguale a lui. Quando la trasformazione sarà totale potrà persino prendere il posto del suo padrone senza meravigliarsi delle iniquità che si appresterà a compiere sino a che il suo arco di esistenza sarà compiuto. Mi viene da pensare quanto una semplice frase detta da mia madre sia reale per quanto banale sia (il pesce grosso mangia il pesce piccolo). Nessuno si indigna, nessuno si lamenta, tutto è normale tutto va bene. Pure a livello politico si osserva il peggio anche se i politici lo negano come l’adultero con la moglie. Quindi in quella stazione di polizia si spiegò semplicemente l’epilogo di una nefandezza umana ormai senza più confini di avidità.
Ma ora vi racconto come tutto questo cominciò.
Dopo tanti anni di lavoro e certe osservazioni penose di cui ho appena dato descrizione nacque il desiderio di abbandonare le solite cose che succedono con sistematicità tutti i giorni; decisi durante una noiosissima giornata di lavoro di interrompere la monotonia con il tormentato pensiero di intraprendere una lunga vacanza. Mi ricordai di aver visto su una copertina di una rivista durante un viaggio di lavoro in aereo un territorio selvaggio immerso all’interno dell’Australia denominato Northern Territory. Sulla copertina c’era raffigurato Il mitico Uluru. Un monolito di oltre nove chilometri di circonferenza alto trecentoquarantotto metri piantato nel terreno per due terzi della sua massa. Mi ha colpito la sua misteriosa bellezza, i suoi colori fantastici che cambiano a seconda della posizione del sole dal viola al rosso e il contrasto con la verde vegetazione ai suoi piedi con la maestosa distesa di terreno sabbioso che lo circonda. Non so cosa mi spingeva a partire per quel territorio eppure sentivo un impulso irresistibile, qualcosa di misterioso che diventava un’incontrollabile curiosità. Mi rivolsi a un’agenzia di viaggi, non volevo fare la solita vacanza piena di comodità con albergo, mare, cene luculliane, no niente di tutto questo, volevo portare solo pochi indumenti, e vivere all’aperto, dormire la notte in un semplice sacco a pelo e indossare un paio di bermuda sotto il sole. Tutto l’occorrente doveva stare all’interno di uno zaino. L’agenzia disse che si sarebbe impegnata a farmi arrivare sul posto con viaggio aereo sino ad Alice Springs. L’incaricato dell’agenzia disse che c’erano altre tre persone interessate al viaggio, la spesa era piuttosto pesante per le mie tasche ma pensai che per una volta nella vita ne sarebbe valsa la pena. La vacanza prevedeva tre settimane di permanenza.
Salutai in modo scaramantico i colleghi dicendo che forse sarebbe stata l’ultima volta che mi avrebbero visto. Alberto, Piero e Marco i miei colleghi più cari si presero benevolmente gioco di me dicendo che sarei ritornato saltellando trasformato in canguro da qualche sciamano aborigeno.
Il mio commento fu che è meglio essere trasformati in canguro piuttosto che sentire gli sfoghi e le paturnie del capo quando si incazza. Lui ti tiene in ufficio per ore costringendoti a sentire la stessa frase almeno una trentina di volte, forse lo stivaletto cinese sarebbe una tortura meno dolorosa.
Le colleghe civettuole invece pensarono subito con insolenza e malizia che sarei stato arrestato per molestie poiché ritenuto porco per definizione. Non sapevo se prendere il giudizio come un pregio o un difetto. Al che meditai sulla possibilità che le mie colleghe fossero veramente stronze e se per disgrazia mi fosse successo qualcosa mi sarei sicuramente vendicato al ritorno. In primo luogo avrei ribadito alla più vecchia i motivi per cui si ritrova zitella e a quella più giovane che se fosse stata maschio avrebbe accumulato sicuramente una decina di denunce per molestie in quanto per sua fortuna i maschi non denunciano le donne che li palpeggiano.
Venne il giorno della partenza, mi trovai all’aeroporto della Malpensa e conobbi i compagni di viaggio nella piccola area allestita dall’agenzia, Barbara Celestini, Silvano Guerra e Walter Pollastri.
-Ciao sono Massimo- dissi, così ci presentammo e cominciò la nostra avventura. L’aereo partì e avvertii che questo viaggio non sarebbe stata la solita vacanza ma che qualcosa di imponderabile sarebbe accaduto e che forse avrebbe pure cambiato profondamente il mio modo di concepire la vita. Però scusate non mi sono presentato prima, il mio nome è Max trentasei anni castano chiaro occhi azzurri, circa centoottanta cm di statura. Ok forse qualcosa meno di centoottanta cm, corporatura snella ma agile, laureato in ingegneria meccanica. Laurea ottenuta con il minimo dei voti. Capaci tutti di ottenere la laurea così direte voi, non proprio se tale traguardo è ottenuto lavorando e studiando contemporaneamente. Sicuramente mi è stato utile per agguantare un posto onorevole in questa azienda metalmeccanica, tutta farina del mio sacco, non come certi figli di papà di bocconiana esperienza e nemmeno come certe meritevoli studentesse giunte in politica grazie alla escort – meritocrazia
. Spiegato chi sono proseguo con gli eventi della vacanza.
Cominciai a scambiare qualche parola con i compagni di viaggio viste le 24 ore che ci toccava sopportare. Silvano un ragazzo di venticinque anni appena laureato in legge, questo è il viaggio che i genitori gli hanno regalato per la sua laurea, biondo occhi scuri, alto circa un metro e ottanta, magro come una pagliuzza di grano.
Walter invece è piuttosto in carne proprietario di una piccola impresa di trasporti, trentenne, moro, occhi scuri, anche lui alto di statura. Barbara, una bella donna di trentatré anni, bionda circa un