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Il diavolo e l'acqua santa
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E-book249 pagine3 ore

Il diavolo e l'acqua santa

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Thriller - romanzo (195 pagine) - Si può essere uccisi per una vita scellerata come anche per una vita caritatevole. È difficile capire quale sia il discrimine e a volte si muore per la banalità di un evento. Quando è opera del “diavolo”, e quando si ha a che fare con “l'acqua santa”? Solo un grande investigatore come l'avvocato Morelli può riuscire a capirlo.


L’avvocato Morelli partecipa a un’asta per conto di un cliente e si aggiudica una preziosa anfora di Castelli. Tutto bene se non fosse che due giorni dopo il venditore, il barone Cespa, viene ucciso. Era un giocatore d’azzardo, pieno di debiti con alcuni usurai, amante della bella vita e delle belle donne. Ma si accerta anche che era dedito a opere di beneficenza: il diavolo e l’acqua santa?

La soluzione è a portata di mano, ma uno strano incidente d’auto rimette tutto in discussione.

Non sarà facile trovare le risposte giuste a domande semplici, tra usurai, prostitute, falsi amici e opere caritatevoli. Morelli ci riuscirà quando si recherà al funerale del barone e metterà a frutto quello che il suo istinto investigativo aveva colto alcuni giorni prima, aiutando la figlia in una banale ricerca di storia.


Luigi Grilli, nato a Ortona nel 1939, vive in campagna, sulle colline circostanti la città di Pescara. Sposato con due figli, si dedica alla scrittura e al suo hobby preferito, la coltivazione delle rose.

Dopo aver conseguito la laurea in giurisprudenza a Bologna nel 1962 è entrato in magistratura nel 1965 e vi è rimasto fino al 2008, quando ha scelto di andare in pensione. In magistratura è stato in servizio come pretore e come giudice presso il tribunale di Pescara. Poi, ha svolto le funzioni di procuratore della Repubblica a Lanciano e, quindi, di sostituto procuratore generale a L’Aquila. Ha concluso la carriera come presidente del tribunale della sua città.

Nel corso degli anni ha pubblicato, con le case editrici Giuffré e Cedam, diciotto volumi di diritto penale, processuale penale e civile. Ha esordito con Delos digital nel campo del romanzo giallo, grazie alle indagini dell'avvocato Morelli, ambientando nel suo tribunale e nella sua città le storie poliziesche che, rielaborate dalla fantasia, traggono origine da vicende che ha vissuto in prima persona. Con Morelli protagonista sono già usciti i romanzi Monasterio e Il buco nell'acqua.

LinguaItaliano
Data di uscita30 gen 2018
ISBN9788825404791
Il diavolo e l'acqua santa

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    Anteprima del libro

    Il diavolo e l'acqua santa - Luigi Grilli

    9788825403503

    Personaggi principali

    Antonio Morelli (Totò), avvocato

    Biagio Mosca, sostituto procuratore della Repubblica

    Tiepolo, commissario capo della Questura di Pescara

    Carlo Alberto Cespa, detto il barone

    Manola Sanchez, l’amica del barone

    Roberto Marfisi, commercialista

    Guido Falasca, collezionista di ceramiche

    Rosalba Boschi, docente universitaria

    Donato, nipote di Boschi

    Lorenzo Martella, detto Il magnifico

    Mori, ragioniere dell’Associazione.

    1

    L’asta riservata

    Anche se la mattinata era stata impegnativa e difficile, l’avvocato Morelli si riteneva soddisfatto del risultato ottenuto.

    Al termine della gara aveva cercato di contattare il cliente per dargli la buona notizia, ma l’ingegnere non aveva risposto. Eppure, considerando l’ansia che aveva manifestato nei giorni precedenti e la passione che aveva per le ceramiche, avrebbe scommesso che sarebbe stato subissato dalle sue chiamate.

    Invece, no.

    Morelli non se lo sapeva spiegare e, conoscendolo, si disse che probabilmente aveva avuto qualche grosso imprevisto. Non si sentiva nemmeno di escludere che se ne fosse dimenticato, ma non ne era convinto, era improbabile. Un collezionista che partecipa a una gara per cercare di aggiudicarsi un oggetto raro e prezioso da mettere nella sua collezione, non se ne dimentica.

    Non gli restava che aspettare e cercare di rintracciarlo nel pomeriggio.

    Così fu, ma a parti invertite perché, appena entrò nello studio, sentì squillare il telefono.

    Era l’ingegner Falasca che, senza tanti preamboli, gli chiese: – Mi dica subito come è andata, così mi tolgo il dente e non ci penso più.

    L’avvocato Morelli non gradì quel tono aggressivo e, memore anche degli sforzi che nel corso della mattinata aveva fatto per rintracciarlo, rispose: – Le devo dire che… – e con un tocco secco sul pulsante fece cadere la comunicazione.

    Si mise comodo sulla poltrona in attesa che quello richiamasse perché, se dipendeva da lui, poteva aspettare le calende greche. Incrociò le dita con le braccia alzate sulla testa e sorrise a se stesso per la piccola, ma sentita, vendetta. Guardò fuori dalla finestra mentre il sole ancora alto portava nella stanza il tepore della primavera. Il giallo dominava sugli altri colori e dall’edificio di fronte i vetri di una finestra, colpiti dalla luce, sprigionavano bagliori colorati. Avrebbe dovuto alzarsi per chiudere la tenda ma non ne aveva voglia.

    Aspettava.

    L’ingegnere richiamò subito dopo. La voce era meno astiosa, ma carica d'ansia. – Cos'è successo?

    Morelli, con tono serio e mostrandosi compreso dalla situazione, esclamò: – Non ne ho idea, forse un’interferenza sulla linea.

    Dall’altra parte del telefono venne un mugugno impersonale, ma l’avvocato non gli diede peso.

    – Allora? Cosa mi dice? – chiese di nuovo l’ingegner Falasca.

    – Tutto bene, caro ingegnere, tutto bene. Ci siamo aggiudicati l’anfora, anche se con una certa fatica. L’importante è il risultato. Piuttosto, l’ho cercata tutto il giorno e non mi è riuscito di darle la notizia.

    – Possibile. Lei ha ragione, ma questa mattina ho avuto un malore improvviso e mi hanno portato in clinica. Avevo lasciato a casa il cellulare. I medici mi hanno fatto attendere quattro ore per un’analisi, per una sola analisi!

    – Come mai? Non sta bene? – si informò Morelli.

    – Sto bene e, se mi riesce di stare lontano dai medici, starò meglio. Ma non l’ho chiamata per la mia salute. Perché dice che c’è stata una certa fatica? Cosa significa? Quello stronzo di commercialista s’è messo di nuovo di traverso?

    Morelli decise che era ora di placare l’ansia del cliente, che non gli era simpatico ma pagava, senza fare storie, le sue parcelle.

    – Ha fatto lievitare il prezzo e a un certo punto si è arreso. Per la verità, mi aspettavo che andasse oltre, ma all’improvviso s’è fermato. Buon per noi.

    – Quanto mi costa questa storia?

    – Non più di quanto avevamo preventivato. Dal prezzo base di centomila euro siamo arrivati a duecentoventimila. Un aumento che ci può stare, mi creda. Mi aveva posto il tetto di trecentomila e, come vede, è un risultato accettabile.

    L’ingegner Falasca smise di ansimare, fece un rumore indecifrabile, tra il gutturale e il nasale, e dopo alcuni secondi concluse: – Messa così, va bene. – Poi, chiese: – Ora che succede? Come devo regolarmi? Quando mi consegna l’anfora? Sono due mesi che andiamo dietro a questa storia ed è ora di concludere.

    L’avvocato Antonio Morelli, con tutta la buona volontà, non riusciva a immedesimarsi nell’ansia del cliente. Nonostante ciò era contento del risultato ottenuto, anche se era stato costretto a immergersi in un ambiente che non conosceva.

    Aveva avuto qualche difficoltà ad accettare l’incarico, ma alla fine aveva dovuto cedere perché l’ingegner Falasca gli aveva affidato diverse cause civili e non si poteva permettere di dirgli di no. Non si era saputo spiegare perché si fosse rivolto a lui, ma quello era stato insistente e doveva aver avuto le sue ragioni.

    Dovette riconoscere che, alla fin fine, aveva fatto una bella esperienza perché non gli era mai accaduto di partecipare a un’asta riservata.

    – Scusi la franchezza, ma cosa significa un’asta riservata? – aveva chiesto quando, mesi prima, l’ingegnere l’aveva contattato.

    – Caro avvocato, cerco di spiegarmi con una battuta. Prima, però, mi dica se è mai stato a Castelli, nel teramano.

    Morelli: – Ci sono stato un paio di volte con mia moglie. Le piacciono le ceramiche e non poteva non fare una visita in quel centro. C’è un bellissimo museo e una scuola professionale di tutto rispetto. Non sono un intenditore, ma devo dire che mi sono lasciato convincere a comprare un servizio di piatti veramente bello.

    Falasca l'aveva interrotto chiedendogli se avesse acquistato i piatti dipinti con i fioracci oppure quelli con il paesaggio.

    – Mia moglie ha scelto i secondi – aveva risposto lui. – Ogni piatto ha una scena campestre, rurale, diversa dagli altri, e devo dire che sono interessanti.

    – Avrà pagato parecchio!

    – In un certo senso sì, ma sono convinto che ne valesse la pena.

    – Bravo, ha fatto bene – aveva sentenziato l’ingegnere. – Per la domanda che mi ha rivolto, le spiego: c’è un signore di Castelli che vive a Pescara e ha un’anfora di quella scuola. Si trova nella necessità di venderla perché sembra che abbia il vizio del gioco. Non vuole che si sappia in giro e per questo ha deciso di invitare alcuni collezionisti per una gara che si svolgerà a casa sua. Poche persone, senza clamore.

    – Perché poche persone? Se i partecipanti all’asta aumentano cresce la possibilità di ottenere un prezzo maggiore.

    Falasca gli aveva risposto: – Però aumenta anche il numero delle persone che possono chiacchierare, raccontare. Pochi è meglio, specie se collezionisti e con il denaro in mano.

    – Tutto qui?

    L’ingegnere: – Non proprio. Devo dirle che l’anfora risale al cinquecento, proprio all’inizio della scuola di ceramica di Castelli. Un oggetto raro, molto raro, e non potrebbe venderlo perché la Sovraintendenza ai beni culturali si opporrebbe. Invece, se si riesce a concludere in modo riservato, tra pochi addetti ai lavori, non succede nulla: uno vende, l’altro compra e tutto si ferma lì.

    Morelli aveva capito subito, ma gli sfuggivano alcuni dettagli e non aveva avuto remore a chiederlo: – Quanto può valere un’anfora del genere?

    – Caro mio, se è autentica, non ha prezzo. Credo che minimo ci vorrebbe mezzo milione di euro, ma il proprietario praticamente la sta svendendo e io non ho intenzione di perdere questa occasione. Prima di giudicarmi male tenga presente che è stato lui a contattarmi. Ognuno di noi è padrone delle sue azioni e ha il sacrosanto diritto di avere i vizi che lo soddisfano.

    L’avvocato aveva considerato anche che ognuno è padrone del suo denaro. Non si era fatto coinvolgere in una discussione che non lo interessava e si era limitato a ricevere la notizia, per lui strana, fuori dalla realtà. Gli sembrava uno schiaffo alla miseria spendere tanti soldi per un vaso, un’anfora, quel che accidenti poteva essere. Ma, poi, la somma che gli veniva promessa per portare a buon fine l’incarico aveva avuto la meglio e, forse, ancor più, si era lasciato convincere dalla curiosità di partecipare a una tale gara, il voler vedere come sarebbe andata a finire.

    Era del tutto fuori dal suo mondo, lontano dalla sua cultura, dalla sua esperienza e, per questo, la curiosità era tanta.

    Aveva accettato e la settimana successiva, di domenica, si era recato nella villa del barone Carlo Alberto Cespa per partecipare alla gara.

    L’ingegnere gli aveva consegnato alcune fotografie dell’oggetto messo in vendita e gli aveva dato istruzioni precise sul come comportarsi.

    Morelli si aspettava di dover competere con diverse persone, ma si sbagliava e gli era tornata alla mente la previsione che aveva fatto l’ingegnere: pochi, ma buoni. Con lui si trovavano solo due partecipanti all’asta e uno di questi aveva mandato all’aria tutta l’operazione.

    Era stato il dottor Marfisi, un commercialista, che aveva voluto essere rassicurato sull’autenticità dell’oggetto messo in vendita.

    Non aveva mai trattato con Marfisi e sapeva solo che aveva lo studio in Atri, un paesino poco lontano da Pescara.

    All’inizio il barone si era quasi offeso ma, di fronte all’insistenza del commercialista, si era dovuto adeguare.

    Quando Marfisi aveva chiesto che l’anfora fosse sottoposta alle verifiche di un esperto, possibilmente con un’analisi che desse garanzie della datazione, Morelli aveva trovato la richiesta del tutto ragionevole e se ne era meravigliato. Era convinto che tutto questo fosse stato già fatto, mentre aveva dovuto prendere atto del contrario.

    Per essere sicuro di non sbagliare aveva telefonato al cliente.

    L’ingegnere era rimasto piccato perché era in attesa di sapere se aveva vinto o no la gara. Non si aspettava quel rinvio.

    All’inizio della telefonata non aveva saputo spiegarsi la presenza di Marfisi. – Cosa c’entra costui con la gara? Non mi risulta che sia un collezionista. Mai sentito nominare, e la faccenda non mi piace.

    Morelli aveva cercato di tranquillizzarlo e con santa pazienza gli aveva spiegato la situazione: – Ha detto che non partecipa per sé, ma per una persona che si riserva di nominare, se vincerà l’asta.

    Aveva avuto la sensazione che Falasca ansimasse e gli era vento il dubbio che si stesse sentendo male, ma si sbagliava perché subito dopo si era sentito chiedere: – Cos’è questa novità? Da quando in qua una persona va a comprare un oggetto senza dire chi è? Lo può fare? Lei è un avvocato e queste cose le deve sapere.

    – Infatti le so – aveva risposto, – e le dico che lo può fare. Per essere precisi, lo si fa nelle aste giudiziarie. Si partecipa per interposta persona e l’interessato ha tre giorni di tempo per farsi identificare. Nel nostro caso è tutto più semplice perché si tratta di una compravendita tra privati. Comunque, se lei non è d’accordo, ci tiriamo indietro e ognuno a casa sua.

    – Neanche per sogno – aveva replicato secco e deciso Falasca. – Dove lo trovo un vaso di quel genere a quel prezzo? Come l’ha presa il barone? Cosa dice?

    – Non lo so. Questo commercialista gli ha fatto vedere un documento e il barone ha detto che per lui andava bene. Poi, in un secondo momento, Marfisi ha voluto l’autenticazione dell’anfora e io non so come regolarmi. Lei è certo dell’autenticità? Lo ha verificato? Si tratta di una bella somma e anch'io consiglierei di essere prudenti.

    L’ingegnere: – Non sono certo dell’autenticità dell’oggetto perché mi sono limitato a visionarlo.

    L’avvocato si era meravigliato di quello che gli appariva un modo di agire alquanto superficiale, specie da parte di una persona come Falasca che era pignolo in tutte le sue richieste. Si era limitato a chiedergli: – Abbia pazienza, ma potrebbe farmi un cenno su come è iniziata questa storia?

    – C’è poco da dire, caro avvocato. Il mese scorso ho ricevuto l’invito per andare a Castelli a vedere l’anfora che il barone Cespa mi disse che voleva vendere. Non ho avuto la minima esitazione perché un’anfora del cinquecento di Castelli è un’autentica rarità e chi la possiede non se ne libera facilmente. Non potevo farmela soffiare da qualche altro collezionista. Il prezzo base dell’asta era favoloso e non ci ho messo molto per decidermi.

    – D’accordo, ma per quanto concerne l’autenticità del vaso cos'ha fatto?

    – Come le dicevo, mi sono recato a Castelli e il barone ha messo a mia disposizione la ceramica. Bella, proprio bella! L’ho esaminata con attenzione e mi è piaciuta molto. Non mi sono accontentato delle fotografie che il barone mi ha consegnato e ne ho fatte di mie.

    – Tutto qui? – aveva chiesto l’avvocato.

    – Sì. A pensarci ora, forse dovremmo fare qualche controllo. Mi ha messo un dubbio ed è meglio se me lo tolgo. Facciamo così: acconsenta alla richiesta di questo commercialista e poi si vedrà. Il vaso è lì e lì rimane. – L’ingegnere aveva fatto una pausa e aveva concluso: – Sì, facciamo così: analizziamo il vaso e guadagniamo tempo. Ne posso profittare per cercare di avere qualche notizia sugli altri partecipanti alla gara.

    Falasca gli aveva dato l’impressione che la conversazione fosse terminata ma l’avvocato Morelli non era dello stesso parere. Riteneva che non fosse sufficiente dire che occorreva procedere ad alcune verifiche, mentre bisognava concretizzare questa operazione. – Scusi, ingegnere, la trattengo solo pochi minuti, ma per la scelta dell’esperto come facciamo?

    – Hanno già fatto dei nomi o sono in alto mare?

    – M’è parso di capire che vogliono affidare l’incarico a una certa professoressa Boschi. La conosce?

    – Non di persona, ma so che è un’ottima professionista. Insegna e lavora a Roma. Tempo fa un mio amico si è rivolto a lei ed è rimasto soddisfatto. – Aveva fatto un'interruzione e concluso: – Se si tratta della professoressa Boschi, dica che per noi va bene. In questo momento non ho altri nomi a disposizione e non vorrei perdere altro tempo. Ha fatto bene a chiamarmi e la ringrazio. Ora, la saluto.

    Tutto si era risolto bene, anche se c’era voluto un mese, e anche più, ma alla fine la professoressa Boschi aveva firmato la relazione di stima: le analisi avevano dato come risposta che quell’anfora aveva più di cinquecento anni, i colori erano autentici come anche la materia base.

    Era stata fissata la nuova data per la gara e l’ingegnere si era premurato di avvertirlo in tempo.

    Quella mattina, verso le dieci, l’avvocato Morelli si era recato in casa del barone Cespa.

    Tutto si era svolto in modo semplice.

    Erano in tre a voler acquistare quella ceramica e Morelli aveva deciso di assumere una posizione di attesa. Sperava in cuor suo che gli altri due si mettessero in competizione in modo che lui sarebbe intervenuto verso la fine, quando gli altri s’erano stancati. Doveva stare attento a non superare il tetto di spesa che gli era stato imposto, ma non era preoccupato perché gli bastava non alzare la mano quando si fosse arrivati a quella cifra.

    Invece, la terza persona, che lui non conosceva e fino alla fine non era riuscito a identificare, subito dopo i primi rialzi aveva detto che si ritirava.

    Gli era toccato mettersi in gara e aveva alzato il prezzo di poco. C’era stata la controfferta del commercialista, fino a quando Morelli aveva deciso un affondo e aveva aumentato l’ultima offerta di cinquantamila euro.

    L’altro aveva sorriso e si era ritirato.

    Il barone si era mostrato tutto soddisfatto e, a conclusione della gara, quando erano rimasti soli, gli aveva detto: – Caro avvocato, mi complimento per la sua abilità.

    – A essere sinceri – aveva risposto, – non ho molta esperienza di queste aste. Una sola volta vi ho partecipato, quando mi aggiudicai presso il tribunale di Pescara i locali dove poi ho messo il mio studio legale. Credo che il segreto consista nel far capire alle controparti che si è decisi ad andare oltre, senza timori per il finale.

    Cespa: – Non so darle torto né ragione, perché la mia esperienza è diversa: io ho venduto, non acquistato. Ce la siamo cavata con poco tempo e questo costituisce di per sé una buona cosa. Sa meglio di me che il tempo è denaro. Posso invitarla a pranzo?

    – Grazie, lei è gentile, ma ho altri impegni di lavoro e devo andare via.

    Il barone: – Come vuole. Non mancherà un’altra occasione. Io vivo tra Castelli e Pescara. Se passa da quelle parti si ricordi che la voglio mio ospite. Le prometto che non parleremo di ceramiche e in cambio le farò assaggiare un formaggio che, mi creda, vale un viaggio. Oltre tutto, Pescara è a un tiro di schioppo.

    – Grazie. Cosa devo dire all’ingegnere?

    Il barone gli aveva fatto presente che l’anfora si trovava a Castelli, nel suo palazzo, e l’acquirente poteva andare a ritirarla anche il giorno dopo. – Naturalmente, con il denaro – aveva precisato.

    – Preferisce un bonifico o un assegno? – aveva chiesto Morelli.

    – Né l’una cosa né l’altra, ma per questo non si preoccupi. L’ingegnere e io eravamo già d’accordo che tutto sarebbe avvenuto in modo riservato, con assegni circolari intestati all’acquirente e da lui girati a me, in bianco. Non devono esserci tracce della vendita e tra collezionisti queste cose sono all’ordine del giorno. L’ideale sarebbe il pagamento in contanti, ma reperire una tale somma in breve tempo avrebbe messo la banca in sospetto e, forse, saremmo incappati nelle verifiche dell’Antiriciclaggio. Un bell'assegno circolare, non intestato a me, risolve gran parte dei problemi.

    Quel pomeriggio l’avvocato Morelli riferì il tutto al cliente e rimasero d’accordo che il giorno successivo, sul tardi, si sarebbero recati insieme a Castelli per concludere l’operazione.

    – Mi ha precisato che vuole essere pagato con assegni circolari – disse Morelli a conclusione della telefonata.

    – Sì, sì, lo so. Nessun problema. Andremo sul tardi proprio perché devo prima passare nella filiale della mia banca per ritirare i titoli.

    Prima di lasciarsi, l’avvocato volle togliersi una curiosità. L’aveva avuta sin dal primo momento e ora decise di darsi una risposta: – Scusi l’ignoranza, ma è davvero un barone?

    – Non lo so. Credo che non lo sappia nessuno, ma non mi sento di escluderlo. Ci tiene a essere chiamato con questo titolo e non mi costa nulla accontentarlo. So di certo che passa gran parte del suo tempo al tavolo da gioco e si sta vendendo tutta la collezione di ceramiche che ha ereditato da uno zio. Barone o no, l’importante è che mi consegni la mia anfora. A domani.

    2

    Il terzo cielo

    Il giorno dopo l’avvocato Morelli si svegliò di cattivo umore. Senza una ragione precisa era nervoso, agitato, come gli accadeva raramente.

    Le prime avvisaglie c’erano state la sera precedente, quando aveva dovuto accompagnare la figlia Silvana in casa di un'amica perché si era deciso che sarebbe rimasta lì a trascorrere la notte. Lui non era d’accordo perché non gli piaceva che una ragazzina di dieci anni passasse la notte fuori di casa, ma la moglie aveva insistito. Diceva che Silvana andava a casa della

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