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La bestia delle Highlands
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E-book252 pagine3 ore

La bestia delle Highlands

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Info su questo ebook

Per centinaia di anni, la Scozia ha lottato contro gli Inglesi per conservare l'indipendenza. Adesso è costretta ad affrontare un nuovo nemico. In un mondo diviso tra politica e religione, il giovane re James V è minacciato dalla sua stessa gente. Quando tra i clan delle Highlands scoppia la guerra civile, James recluta un gruppo segreto di guerrieri affinchè lo proteggano dai ribelli.
Li chiama Protettori della Corona.
Ian MacKay ha una missione: catturare uno degli uomini più pericolosi delle Highlands. Ma quando nella sua vita irrompe la figlia di un nemico, è il suo cuore a cadere in trappola.
La vita di Keira Sinclair è sempre stata semplice e pacifica. Ma il suo clan è sul punto di andare in rovina, e per impedirlo il padre la costringe a sposare il laird di un clan vicino.
Durante il viaggio che la porterà nella sua nuova casa, la carrozza viene attaccata, e Keira è presa in ostaggio da un uomo spietato.
Coinvolta in una guerra che lei non capisce, riuscirà a custodire i propri segreti, oppure soccomberà al guerriero delle Highlands che adesso minaccia il suo cuore?

LinguaItaliano
EditoreBadPress
Data di uscita7 apr 2018
ISBN9781547523481
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    Anteprima del libro

    La bestia delle Highlands - April Holthaus

    CAPITOLO UNO

    Scozia 1537

    Questo non era l'abito di sua madre.

    Keira guardò il proprio riflesso nello specchio un'ultima volta. Immobile come un ritratto, l'immagine appariva distorta come se fosse creata da frammenti di vetro rotto.

    Questo matrimonio sarebbe stato più un affare pubblico che la semplice cerimonia che aveva sempre sognato. Non indossava nemmeno l'abito bianco di pizzo di sua madre, ma uno di velluto rosso scuro, con le finiture dorate, che le dava l'impressione di essere un trofeo, piuttosto che una sposa vergine. Aveva la vita attillata e il corpetto così stretto che riusciva a malapena a respirare, e la gonna si allargava sul fondo come le ali di un'aquila. Era un abito adatto ad una regina, sebbene lei non fosse nulla del genere. La maggior parte delle volte, a malapena sembrava una dama.

    Keira era tutto ciò che la figlia di un potente capoclan avrebbe dovuto essere. Ben istruita, esperta nelle arti domestiche, e molto popolare a corte tra gli scapoli più ambiti. Ma nel cuore, tutto questo le interessava ben poco. Suo padre le aveva fatto un lungo discorso sulla necessità di mantenere una certa apparenza a corte, ma lei sapeva che era solo uno stratagemma per nascondere la verità sul loro clan. Keira desiderava disperatamente non prendere parte a quell'assurda messa in scena. Non si sentiva a suo agio nel mondo aristocratico, ma suo padre non voleva sentire ragioni.

    Dopo una serie di investimenti sbagliati e una grave siccità, il clan era sull'orlo della miseria. E adesso, a causa delle discutibili scelte commerciali compiute dal padre, insieme con diversi lairds scozzesi, era lei a doverne pagare il prezzo. In quanto primogenita di cinque figlie, toccava a lei sposarsi per prima.

    Se solo sua madre fosse stata ancora viva, Keira non sarebbe mai stata costretta a sposarsi. Soprattutto con un uomo che non aveva mai visto. Anche il matrimonio dei suoi genitori era iniziato così. L'unica differenza era che suo padre aveva conosciuto e amato sua madre molto prima che le nozze venissero organizzate, mentre sua madre lo aveva disprezzato fin dall'inizio.

    La aspettava forse il suo stesso destino, quello di un'esistenza infelice accanto ad un marito infedele?

    Nemmeno i consigli delle innumerevoli amanti del padre riguardo alle gioie del matrimonio erano riuscite a tranquillizzarla. Keira aveva saputo delle nozze solo una settimana prima, dopo che l'ennesimo esattore era arrivato al castello. Suo padre non era riuscito a mettere insieme abbastanza denaro per pagare le tassa mensile, e, dopo una lunga trattativa, aveva accettato di trovare un marito ricco per la figlia, in modo da poter pagare i propri debiti.

    Magnus Sinclair le aveva detto che era solo grazie alla bontà del loro re che non avevano dovuto cedere le poche terre che possedevano.

    Sebbene Keira fosse pienamente consapevole di quanto fossero importanti le alleanze tra i clan, trovava ingiusto che suo padre la usasse come pedina nei suoi giochetti politici, tuttavia cosa poteva fare? Era lui che aveva in mano il suo destino. In ogni caso, le aveva dato la possibilità di scegliere fra tre corteggiatori rispettabili che avevano chiesto la sua mano: Abraham, Ennis e Thomas.

    Abraham, capo del clan Gunn, era un vedovo con due figli, aveva avuto due mogli ed era più vecchio di suo padre. Le sue terre confinavano con Castle Sinclair, ma il suo stile di vita piuttosto promiscuo lo rendeva un marito tutt'altro che adeguato.

    Il secondo corteggiatore era Ennis, figlio del conte di Strathaven, e aveva solo quindici anni. Keira trovava inaccettabile dover sposare un uomo più giovane di lei di tre anni, per non parlare della sua balbuzie, che rendeva incomprensibili le sue conversazioni.

    Il terzo, quello che lei riteneva la scelta migliore, era il laird Thomas Chisholm. Era un uomo molto ricco e, a quanto le aveva detto sua sorella Alys che lo aveva visto a corte, era anche attraente. Keira non sapeva nulla di lui, a parte le storie che suo padre le aveva raccontato del periodo in cui avevano combattuto insieme.

    Così alla fine aveva scelto laird Chisholm, basandosi esclusivamente sul fatto che era l'unico a non aver bisogno di un erede. Aveva infatti numerosi figli, frutto del suo matrimonio precedente, per non parlare di quelli illegittimi sparsi per le Highlands. Di certo non gliene servivano altri.

    Non che lei non desiderasse avere un figlio suo, ma dentro di sè temeva di morire di parto come sua madre.

    Se avesse potuto scegliere, avrebbe donato la propria vita al Signore e alla Chiesa. La vita di una suora le era sempre sembrata più interessante di quella di una moglie.

    Lanciò un'ultima occhiata allo specchio. Da questo momento in poi, la vita che aveva sempre conosciuto sarebbe cambiata per sempre e lei non sarebbe stata più Keira Sinclair. Incredibile come un nome potesse essere così importante. Aveva l'impressione di essere sul punto di perdere una parte di sè.

    La familiare tristezza le invase il cuore, e una lacrima le rotolò sulla guancia. La asciugò con il dorso della mano, pensando che, sebbene non avesse alcun desiderio di sposarsi, non avrebbe mai voluto che lo stesso destino fosse toccato ad una delle sorelle. Essendo la maggiore, la responsabilità ricadeva su di lei. E aveva supplicato il padre di permettere alle altre figlie di sposarsi per amore, anche se le possibilità erano sottili come fili di capelli.

    Lottando per ricacciare indietro le lacrime, sollevò la testa. A diciannove anni, era considerata quasi zitella, e, secondo suo padre, era tempo che si sposasse. Se fosse riuscita a sopravvivere alla sua sfortuna, sarebbe diventata come la madre. Prima di morire nel dare al mondo l'ultima figlia, Abby, Catriona era stata una donna nobile e coraggiosa. La più forte che Keira avesse mai conosciuto. Non l'aveva mai vista tirarsi indietro quando c'era da lottare per qualcosa, nè permettere alla gente di mettere in discussione la sua morale. Figlia di un potente capoclan, aveva contribuito all'ascesa dei Sinclair, anche se il padre di Keira lo aveva sempre negato. Dopo la morte di Catriona, Magnus aveva gettato il clan in un vortice di guerre e debiti. Essendo la primogenita, Keira lo aveva aiutato a crescere le quattro sorelle minori, facendo di tutto per tenere vivo in loro il ricordo della madre.

    Tuttavia, lei stessa stava cominciando a dimenticarla. Non ricordava più l'esatta tonalità di castano dei suoi capelli, nè se il blu dei suoi occhi somigliava a quello del cielo dopo una pioggia pomeridiana, oppure a quello della nebbia che all'alba indugiava sopra l'oceano. Aveva dimenticato anche il suo odore, una dolce miscela di primule e rosmarino.

    Un tramestio fuori dalla porta della camera la distolse dai suoi pensieri. Raccogliendo dal pavimento il lungo strascico, pesante come se nell’orlo fossero stati cuciti dei mattoni, si avvicinò alla porta e abbassò lentamente la maniglia, grata per le cerniere ben oliate. Sporse la testa per sbirciare nel corridoio scarsamente illuminato e vide suo padre seguire un uomo nella stanza accanto e chiudere la porta.

    Keira uscì dalla sua camera e si diresse verso quella porta, curiosa di sapere con chi Magnus stesse parlando. Posò l'orecchio sul legno spesso, ma le fu quasi impossibile capire qualcosa. Sforzandosi di ascoltare, tutto quello che riuscì a sentire fu la voce furiosa di suo padre. Allora si fece il segno della croce, sperando che la sua fortuna fosse cambiata.

    Keira, che cosa stai facendo? sussurrò Alys, sua sorella, accovacciandosi accanto a lei.

    Spaventata, Keira batté la testa contro la porta e si irrigidì, temendo che da un momento all'altro suo padre le scoprisse. Quando si rese conto che nessuno l'aveva sentita, mise a tacere la sorella con un gesto della mano. Restò ad ascoltare ancora per un po', quindi si raddrizzò e fece un passo indietro, gli occhi fissi sulla maniglia di ferro.

    Che cosa ti passa per la testa? la rimproverò Alys Stai spiando e origliando come un piccolo furetto. Non è un comportamento da gentildonna.

    Non che Keira non lo sapesse. Ma la curiosità aveva avuto il sopravvento, soprattutto perché c'era in gioco il suo destino.

    Ho visto nostro padre entrare in questa stanza con un uomo, e mi sono chiesta se non fosse il mio fidanzato. Ma questa maledetta porta non mi ha permesso di capire niente.

    Certo che no! Credimi, ci ho provato anch'io. In ogni caso, posso assicurarti che quell'uomo non è il tuo promesso sposo. E' una delle guardie di Inverness.

    Keira si voltò a guardare la sua informatissima sorella. Erano arrivate a Inverness Castle da soli due giorni, e in qualche modo Alys sapeva su questo posto più della stessa servitù. Senza dubbio, aveva estorto informazioni a qualche guardia soggiogata dal suo fascino. Forse sarebbe dovuta essere lei a sposarsi al posto suo. Alys era ansiosa di trovare un marito e di creare una famiglia. Fin troppo ansiosa, secondo l'opinione di Keira.

    E tu come lo sai?

    Patrick! L'ho incontrato stamattina nelle scuderie. Sai, penso proprio di essere innamorata di lui.

    Tu pensi di essere innamorata di ogni uomo che incontri! replicò Keira, sollevando gli occhi al cielo.

    Alys sorrise. Era bello vederla presa dall'amore, o meglio, dalla lussuria. Per Keira, l'amore era una sorta di mito, qualcosa adatto ai racconti o alle storie per bambini. Era questo uno dei motivi che l’aveva spinta a sposare Chisholm. Perché l'amore non aveva niente a che fare con quella unione. Tuttavia, sperava che le sorelle avessero un destino diverso, e che il padre ascoltasse i loro desideri quando anche per loro fosse arrivato il momento di sposarsi.

    Al rumore della maniglia che veniva abbassata, Keira e Alys fuggirono lungo il corridoio. Quando furono abbastanza lontane, si fermarono, in attesa che il padre e lo sconosciuto uscissero dalla stanza. Keira riuscì a vedere Magnus, ma l’altro uomo era in ombra, e le dava la schiena. Non riusciva a sentire ciò che stavano dicendo, ma suo padre teneva le labbra serrate, come se si stesse sforzando di trattenere le parole, mentre sul suo viso si alternavano angoscia, rabbia e frustrazione.

    Poi, l'uomo si diresse verso le scale, senza che lei avesse potuto dargli una sola occhiata. Accidenti!

    Sospirando, Keira infilò un dito nel colletto dell'abito per allentarlo un po'. Il pizzo le dava prurito, e le sembrava di avere al collo la corda di canapa usata dal boia. Ecco un'altra ragione per cui odiava quel ridicolo abito.

    Le due ragazze uscirono dal loro nascondiglio e si diressero verso il padre. Non avendo avuto figli maschi, la sua unica scelta era quella di far sposare le figlie in modo da assicurare la prosperità del clan. Keira non aveva mai riflettuto sulla possibilità che suo padre fosse stato costretto ad accettare quella unione, soprattutto considerando le motivazioni non del tutto chiare e il discutibile lignaggio dello sposo.

    Quando lo vide emettere un breve ma profondo respiro dalle narici, Keira immaginò che, se fosse stato un drago, avrebbe bruciato il castello con un solo soffio.

    Che cosa fate qui?. La voce profonda di Magnus riecheggiò nel corridoio.

    Niente, padre rispose Keira in tono sottomesso.

    Bene. Allora vai a finire di prepararti. Devi essere pronta a partire entro un'ora la avvisò.

    Partire? Non devo più sposarmi? chiese lei, leggermente sollevata.

    Il laird Chisholm ha richiesto la tua presenza a Erchless Castle. E' stato inaspettatamente trattenuto, e ha mandato due dei suoi uomini a prenderti.

    Devo andare da sola? Voi non sarete presente?

    Ormai sei una responsabilità del tuo futuro sposo. Io ho altre questioni di cui occuparmi e non posso perdere tempo a viaggiare.

    Sebbene il rapporto di Keira con il padre non fosse mai stato stretto quanto quello con la madre, la notizia la addolorò. Costringerla a sposarsi era già una cosa terribile, ma doverlo fare senza la sua famiglia era ancora peggio. Il giorno delle nozze di una donna doveva essere un evento lieto, mentre adesso le sembrava solo quello che in realtà era: un'unione di convenienza. Le sarebbe stato negato anche il piacere del banchetto e della festa, prima che la sua vita diventasse una condanna, al fianco di un uomo che non conosceva e non amava.

    Gli occhi di Keira si colmarono di lacrime.

    E le mie sorelle? Permetterete loro di venire?

    Le vedrai quando sarà il momento. Alys, andiamo disse Magnus in tono freddo, mentre si allontanava.

    Keira abbracciò Alys come se non volesse più lasciarla andare.

    Non temere, sorella. Ho sentito parlare bene del laird Chisholm. Sono certa che sarà un buon marito la rassicurò Alys.

    Mi mancherai. Ti prego di dire alle nostre sorelle che le amo e che le rivedrò molto presto.

    Lo farò, te lo prometto.

    Keira si costrinse a lasciarla andare e la guardò allontanarsi lungo il corridoio, finché non scomparve dalla sua vista. Poi abbassò gli occhi sulle sue scarpine dorate, e si diresse verso la sua camera, chiedendosi se la famiglia Chisholm si sarebbe dimostrata scostante come il padre, oppure l'avrebbe accolta con affetto.

    Il suo pensiero andò al fidanzato, Thomas. Chissà che tipo d'uomo era, si chiese, che aspetto aveva, come si comportava, e se sarebbe stato un marito crudele oppure gentile. Se assomigliava anche solo un po' al padre, che governava con il pugno di ferro, allora era condannata.

    Infilò l'ultimo dei suoi effetti personali nella borsa blu che avrebbe portato con sè. Dato che Castle Sinclair era molto lontano dalle sue terre, il laird Chisholm aveva chiesto a suo padre di incontrarsi ad Inverness, che era a metà strada. Questo inspiegabile cambiamento di programma la infastidiva oltre ogni limite. Cosa aveva da fare di tanto importante da non poter partecipare alle sue stesse nozze? E perché l'aveva mandata a chiamare con così poco preavviso? Lei di certo non si sarebbe lamentata se la cerimonia fosse stata rimandata. A quanto pareva, Thomas non era così ansioso di incontrare la sua sposa, e questo non migliorava certo l’opinione che Keira aveva di lui.

    Si guardò un attimo intorno per controllare se avesse dimenticato qualcosa, raccolse la borsa e aprì la porta. Nel corridoio c'erano due uomini, che sembravano terribilmente giovani e magri per essere guardie. Sicuramente non erano loro la sua scorta. Forse erano solo due scudieri incaricati di accompagnarla alla carrozza.

    Milady, siamo qui per aiutarvi con i bagagli e per garantire la vostra sicurezza durante il viaggio. Il laird Chisholm vi porge le sue scuse, ma gli affari gli hanno reso impossibile raggiungervi disse il più alto.

    ...Che il Signore mi aiuti!...Quei due erano proprio la sua scorta.

    Keira annuì e si avviò lungo le scale. All'esterno, la aspettava una piccola carrozza dalla struttura dorata e con le portiere ornate da disegni celtici realizzati a mano, che sembrava a malapena in grado di ospitare due passeggeri. Con una piccola fessura che fingeva da finestrino, somigliava più ad una piccola gabbia che ad un mezzo di trasporto. Una metafora che si confaceva perfettamente allo stato d'animo di Keira.

    La guardia più bassa, quella dai capelli rossi, legò i bagagli sul retro della carrozza e le aprì la porta, mentre l'altro uomo saliva al posto di guida. Keira entrò e prese posto sul sedile di pelle marrone, pronta ad intraprendere il viaggio che l'avrebbe riunita al futuro sposo.

    CAPITOLO DUE

    Incitando al galoppo i cavalli, Ian e i suoi uomini attraversarono il campo aperto più veloce che potevano. Rimanere esposti era pericoloso quanto andare in battaglia senza armi. I nemici stavano guadagnando terreno, e Ian sentiva il loro fiato sul collo.

    Dannato Rylan per averli condotti dritti nel territorio di Sutherland! Se solo avesse dato retta al buon senso, non avrebbero sbagliato direzione, ritrovandosi a galoppare verso ovest, invece che verso sud, dove li aspettava la loro missione. Questo errore sarebbe costato almeno una giornata di viaggio in più. Se non ci avessero pensato quei dannati Sutherlands a castigare Rylan, lo avrebbe fatto lui stesso!

    Ormai si erano addentrati troppo nelle terre nemiche, e Ian poteva solo sperare che lo scontro non fosse imminente. Sebbene non vedesse l'ora di cancellare dalla faccia della terra ognuno di loro, adesso c'era una missione più importante da portare a termine.

    Gli zoccoli dei cavalli affondavano nel terreno fradicio, il loro rumore che andava di pari passo con il ritmo del suo cuore. Serrò le mani sulle redini, ben sapendo che prima o poi gli animali avrebbero perso resistenza e avrebbero cominciato a rallentare. In quel caso sarebbero stati costretti ad affrontare il nemico.

    Quando ebbero attraversato tutta l'ampia distesa erbosa, si inoltrarono in un bosco, dove furono costretti a diminuire l'andatura. Consapevole di non poter fare altro che smontare da cavallo e prepararsi a combattere, Ian sollevò in aria un pugno per segnalare agli uomini di fermarsi, e scese da cavallo.

    Affiancato da una dozzina dei suoi, guardò i nemici galoppare verso di loro come un esercito di formiche verso un dolce. Estrasse la spada dal fodero e attese.

    Uno dopo l'altro, gli uomini sbucarono dagli alberi. Erano almeno una trentina, contro tredici di loro. Sebbene le probabilità di vincere non fossero favorevoli, non erano nemmeno impossibili. Ian aveva affrontato di peggio, e i suoi uomini erano guerrieri ben addestrati.

    Dopo tutte le battaglie alle quali aveva preso parte, aveva imparato a stare attento ad ogni dettaglio, dal modo in cui l'avversario brandiva la spada alle potenziali minacce che potessero metterlo in pericolo.

    I Sutherlands erano gente subdola e imprevedibile, guidata dall'avidità

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