Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Resa appassionata: Harmony Destiny
Resa appassionata: Harmony Destiny
Resa appassionata: Harmony Destiny
E-book170 pagine2 ore

Resa appassionata: Harmony Destiny

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

I Kincaid 4/6

Per Kara Kincaid organizzare eventi è una sfida. Il matrimonio della sorella diventerà l'appuntamento del secolo, e non importa se il futuro sposo, il milionario Eli Houghton, è il suo più grande amore del passato. Kara è decisa a mantenere separati cuore e affari, anche se questa volontà viene messa a dura prova dall'evidente interesse che Eli nutre ancora nei suoi confronti, e che non si sforza in alcun modo di celare, rubandole baci e carezze mozzafiato. Stare così a stretto contatto senza cedere alla tentazione diventa ogni giorno più difficile e, quando le nozze vengono improvvisamente annullate, lei decide di...
LinguaItaliano
Data di uscita10 apr 2018
ISBN9788858980828
Resa appassionata: Harmony Destiny
Autore

Heidi Betts

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

Leggi altro di Heidi Betts

Autori correlati

Correlato a Resa appassionata

Titoli di questa serie (3)

Visualizza altri

Ebook correlati

Narrativa romantica per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Resa appassionata

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Resa appassionata - Heidi Betts

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    On the Verge of I Do

    Harlequin Desire

    © 2012 Harlequin Books S.A.

    Traduzione di Rita Pierangeli

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5898-082-8

    1

    «È una mole di lavoro immane. Non capisco come riesci a resistere giorno dopo giorno.»

    Kara Kincaid scoppiò in una risatina mentre girava le pagine del catalogo di catering aperto sul tavolino davanti a loro.

    «E io non capisco come fai a gestire una mezza dozzina di alberghi di lusso e resort. Preferisco sudare su elenchi di invitati e menu da sette portate, piuttosto che tentare di tenere in piedi un complesso così monumentale» disse lei al fidanzato della sorella maggiore.

    Eli Houghton era alto, bello e con un corpo da dio greco. Con occhi color cioccolata e capelli castani spettinati ad arte, poteva far saltare un battito al cuore di una donna senza nemmeno provarci. Se poi ci provava... be’, era sufficiente perché il cuore della donna in questione cessasse di battere del tutto.

    «Ti stai sottovalutando, tesoro» replicò lui, scoccandole un sorriso che ebbe sui suoi organi interni un effetto che, secondo lei, il suo medico personale non avrebbe approvato. «Possediamo talenti diversi, ma entrambi siamo riusciti a creare un’attività di successo.»

    «Tranne che la Houghton Hotels & Resorts vale milioni di dollari mentre io dirigo la Prestige Events dal mio ufficio a casa.»

    Erano seduti sul divano di pelle nera nel lussuoso ufficio di Eli al nono piano, anche se di solito quegli incontri si svolgevano nella piccola biblioteca che Kara aveva trasformato in laboratorio, nell’appartamento al piano terra dell’edificio di inizio Ottocento, in Queen Street, nel quartiere francese.

    Amava la sua casa, composta da tre camere da letto e tre bagni, con spazio più che sufficiente per una ragazza single. A volte, tuttavia, si preoccupava che gestire la sua attività da casa potesse dare l’impressione sbagliata ai potenziali clienti. Forse avrebbe dovuto affittare un ufficio, possibilmente un intero stabile dove poter organizzare degustazioni, esporre materiali e immagazzinare decorazioni riutilizzabili. Un giorno avrebbe potuto assumere un’assistente – o perfino degli impiegati – affinché l’aiutassero; fino a quel momento in pratica aveva fatto tutto da sola.

    Non si lamentava del duro lavoro. Dopotutto la Prestige Events era la sua creatura. Un’attività che aveva iniziato da sola, differenziandosi dagli interessi di famiglia, incentrati sui trasporti marittimi e le proprietà immobiliari. Ma sarebbe stato bello, per una volta almeno, non doversi assumere la responsabilità di ogni cosa. O, quanto meno, disporre di qualche collaboratore a cui rivolgersi quando due gambe, due braccia, due orecchi e una bocca non erano sufficienti per terminare il lavoro in tempo.

    «Datti tempo, dolcezza» disse Eli, con una voce soave come il bourbon del Kentucky, reclamando la sua attenzione. «Continua così e sono disposto a scommettere che, tra qualche anno, organizzerai il matrimonio di una delle figlie di Obama.»

    Oh, sua sorella era una donna fortunata. Meno male che Kara stava seduta. Quell’uomo trasudava fascino e le sue parole di incoraggiamento, dette con quella sua voce così sexy, le facevano liquefare le ossa come burro su un biscotto.

    Schiarendosi la gola, Kara prese un respiro profondo e raddrizzò la schiena. Non era il momento di sdilinquirsi per un uomo. Né il momento né l’uomo.

    Eli era il fidanzato di Laurel, per amor del cielo! Tra meno di un mese quei due si sarebbero sposati.

    Sì, Kara trovava Eli attraente. A quel riguardo, era disposta a scommettere di non essere diversa da qualsiasi altra donna sana di corpo e di mente del Sud Carolina.

    Sì, aveva avuto una specie di cotta per lui quando erano adolescenti. Niente di sorprendente. Tutte le ragazze della scuola gli avevano messo gli occhi addosso.

    Be’, quasi tutte le ragazze. Kara non ricordava che, all’epoca, Laurel avesse dimostrato per lui più di un interesse superficiale. Erano amici da sempre, tutti i rampolli Kincaid e il ragazzo solitario che viveva con gli Young nella proprietà confinante... ma soltanto in un tempo molto più recente quei due avevano deciso di fidanzarsi.

    E Kara era felice per loro, veramente. Soltanto, non era facile organizzare il matrimonio di sua sorella e dell’uomo del quale, negli ultimi dieci anni, era segretamente innamorata.

    Ma stava facendo del suo meglio. E il suo meglio esigeva di mettere da parte ogni travaglio interiore per realizzare quello che nell’alta società di Charleston sarebbe stato considerato come il Matrimonio dell’anno. E a rendere l’evento ancor più importante per Kara, da un punto di vista sia personale sia professionale, era il fatto che fosse il matrimonio di sua sorella.

    Allungandosi al di sopra del catalogo del catering, raccolse i suoi occhiali e li inforcò. In realtà, non ne aveva bisogno, ma indossarli la faceva sentire più sicura di sé, per non trascurare il fatto che rappresentavano un’ulteriore barriera tra lei ed Eli.

    «Appena tu e Laurel avrete deciso il genere di portate che desiderate al ricevimento, sarà molto più facile limitare le vostre scelte. E questa sarà la parte divertente, dal momento che dovrete assaggiare le varie specialità prima di definire il menu.»

    Eli si appoggiò allo schienale del divano, allungandovi sopra le braccia, e sollevò una gamba appoggiandone la caviglia sul ginocchio dell’altra. «Dovremmo lasciare la decisione a Laurel. Non vorrei che il nostro primo litigio scoppiasse al ricevimento soltanto perché io ti ho detto di ordinare pollo arrosto invece di tartine di granchi.»

    Kara controllò l’orologio. Sua sorella era in ritardo già di venti minuti. Si erano accordati di incontrarsi all’ufficio di Eli proprio per non sconvolgere la sua giornata lavorativa, ma era esattamente quello che il suo ritardo stava provocando.

    «Dovrebbe essere qui da un minuto all’altro» disse Kara.

    Lui annuì con aria solenne. «Sicuramente.»

    La verità era che, da quando organizzava eventi, le era capitato diverse volte di dover trattare con spose nervose, viziate ed esigenti, ma non aveva mai organizzato un matrimonio per una donna così distratta e apparentemente disinteressata come sua sorella.

    D’accordo, in quel momento stavano succedendo molte cose nella loro famiglia. Era già abbastanza brutto che il loro padre fosse stato ucciso brutalmente, una sera tardi nel suo ufficio, da qualcuno che aveva tentato di farlo passare per un suicidio... Era già abbastanza brutto che, soltanto dopo la sua morte, avessero scoperto che aveva condotto una doppia vita... e che aveva avuto un altro figlio con un’altra donna... Ma adesso la loro madre, la vedova legittima di Reginald, era stata accusata di aver ucciso il proprio marito.

    A Kara non importava quali segreti suo padre avesse mantenuto, o quanto avesse sofferto sua madre scoprendone il tradimento. Elizabeth Winthrop Kincaid non avrebbe mai alzato una mano contro di lui. Sua madre non era capace nemmeno di schiacciare un ragno, tanto meno di sparare un colpo alla testa dell’uomo che era suo marito da quasi quarant’anni.

    No, era impossibile, e così la pensavano tutti i rampolli Kincaid; sostenevano al cento percento la loro madre. Ma sembrava impossibile far cambiare idea al pubblico ministero che l’aveva accusata di omicidio. Per fortuna, erano emerse altre informazioni circa un uomo misterioso, visto mentre entrava nella sede dell’azienda di Reginald la sera del delitto, e ciò era bastato perché Elizabeth venisse rilasciata... per il momento.

    Perciò non c’era da stupirsi se Laurel – la maggiore delle ragazze Kincaid – avesse in testa altre cose che non le sue nozze imminenti.

    Tuttavia, Kara era un po’ perplessa che la sorella non avesse già una visione chiara della sua perfetta giornata di nozze. La maggior parte delle ragazze l’avevano a partire dall’età di otto anni.

    Kara non aveva mai conosciuto una sposa che non avesse già un’idea precisa di quali colori scegliere per il proprio matrimonio. Che non sapesse già quale tipo di vestito voleva indossare. Laurel ne avrebbe indossato uno molto tradizionale, stile anni Venti, in pizzo color crema, ma soltanto perché Kara aveva insistito e l’aveva trascinata alle prove. Era inconcepibile che arrivasse in ritardo a ogni incontro, che si trattasse di scegliere i fiori o di fissare la data per l’addio al nubilato, o le prove per la cena o la cerimonia stessa.

    Si chiedeva se Eli avesse notato lo strano comportamento della fidanzata, e se ne fosse sconcertato tanto quanto lei.

    A giudicare dalle apparenze, o non l’aveva notato oppure i ritardi di Laurel non lo preoccupavano. Sembrava completamente a suo agio.

    Si sarebbe detto che non lo preoccupasse nemmeno la cifra che quel matrimonio sarebbe costato. Per tradizione, era la famiglia della sposa a pagare il conto, e i Kincaid potevano sicuramente permetterselo. Ma in considerazione dei guai in cui si trovavano al momento, Eli aveva detto loro di stare tranquilli perché avrebbe provveduto a tutto di persona.

    Un gesto che non aveva sorpreso Kara. Eli si era sempre dimostrato gentile, generoso e comprensivo. Essendo cresciuto come figlio in affido, sapeva che cosa significava non avere niente. Ma anche dopo aver raggiunto il successo, non contava il centesimo né accumulava milioni come uno spilorcio.

    Si augurava soltanto che si sentisse ancora così magnanimo dopo aver dato un’occhiata alle fatture che gli aveva inoltrato. Il conto si aggirava già intorno alle sei cifre, ed era destinato a salire.

    Mentre i secondi passavano, scanditi dal tic tac della pendola antica che stava di sentinella contro la parete opposta, Kara cominciò a chiedersi di cos’altro poteva discutere con Eli che concernesse le nozze e non fosse una ripetizione degli scambi precedenti. Probabilmente poteva spiegare di nuovo le miriadi di scelte offerte dal catalogo del catering, ma sapeva che Eli avrebbe visto la sua mossa per quella che era... una tattica di stallo.

    Non ne ebbe però bisogno perché la porta dell’ufficio si aprì e Laurel entrò. Personificazione di uno stile pratico e femminile al tempo stesso, indossava una gonna verde salvia con giacca in tinta su una camicetta bianca. Ai piedi calzava scarpe scollate, eleganti ma comode, e i lunghi capelli castano ramati le scendevano sulle spalle e lungo la schiena, appena arricciati alle punte.

    Come la loro madre, Laurel era un’autentica bellezza. Le sarebbe bastata un’occhiata per fermare il traffico, e aveva sempre avuto il suo seguito di corteggiatori. Anche se, fino a Eli, non era mai sembrata disposta a fare sul serio.

    «Scusate il ritardo» mormorò, senza guardare negli occhi né il fidanzato né Kara mentre infilava nella borsa un paio di enormi occhiali da sole.

    Eli, che si era alzato in piedi nell’istante in cui era entrata, le andò incontro e le diede un rapido bacio sulla guancia. «Non ti preoccupare, tua sorella mi ha intrattenuto. A quanto pare, possiamo scegliere fra più di trecento tipi di antipasti, ognuno dei quali Kara è stata più che felice di illustrarmi dettagliatamente.»

    Si girò verso Kara sorridendole. «Sono sicuro che ripeterà la descrizione per te.»

    Non sembrava per niente seccato alla prospettiva di udirla di nuovo sciorinare le offerte del catering, e ciò la spinse a ricambiare il sorriso.

    Anche gli angoli della bocca di Laurel si sollevarono in un tentativo di sorriso, ma il suo sguardo era spento. Le sue dita stringevano la cinghia della borsetta con tanta forza da averne le nocche sbiancate.

    «Possiamo parlare?» chiese a Eli a voce bassa. Poi, rivolta alla sorella, aggiunse: «Ti dispiace se rimandiamo a un altro momento? Devo proprio parlare con Eli».

    «Naturalmente» rispose Kara, scattando in piedi.

    Con le cartellette sotto il braccio e il portfolio in mano, si diresse alla porta, ma si arrestò davanti alla coppia. Eli sembrava ancora del tutto a suo agio, ma la tensione emanava a ondate da Laurel e Kara tentò di trasmetterle la propria preoccupazione, senza esprimerla a parole.

    «Chiamatemi quando sarete pronti a fissare un nuovo appuntamento» disse con semplicità.

    Chiudendosi adagio la porta alle spalle, si augurò che andasse tutto bene, sapendo che, appena a casa, avrebbe chiamato la sorella per scoprire che cosa stava succedendo.

    Dall’espressione di Laurel e dal fatto che aveva allontanato la sorella,

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1