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Il Cavaliere Nero: De Russe Legacy
Il Cavaliere Nero: De Russe Legacy
Il Cavaliere Nero: De Russe Legacy
E-book930 pagine11 ore

Il Cavaliere Nero: De Russe Legacy

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Info su questo ebook


Il vero amore non è mai sbagliato, non importa l'oscurità che lo circonda

1486 d.C. - Dopo aver voltato le spalle a Riccardo nel corso della battaglia di Bosworth, la reputazione di Sir Gaston de Russe è oscura e sporca: coloro che sono leali al re lo odiano e coloro che sono leali a Enrico Tudor lo temono. Dopo tutto, lui è l'Oscuro.
Al fine di ottenere un forte punto d'appoggio nello Yorkshire, Enrico invia Gaston in una delle più grandi fortezze del nord, Mount Holyoak. Precedentemente appartenuto a Sir Guy Stoneley, che ora è prigioniero nella Torre Bianca dopo la sua cattura a Bosworth, il castello è ancora la casa della moglie di Guy, Remington, delle sue tre sorelle e di suo figlio.
Gaston prende possesso di Mount Holyoak, soddisfatto della sua acquisizione e incuriosito da Lady Stoneley, una donna bella, riservata e pudica. Ben presto, tuttavia, scopre che la fortezza ospita un orribile segreto: Guy Stoneley ha abusato per anni della moglie e delle sue sorelle, tanto che le donne guardano a Gaston come al loro salvatore. Mentre de Russe lotta per amministrare il Nord e formare alleanze con coloro che sono ancora leali a Riccardo, qualcosa minaccia di distrarlo dal suo compito. Qualcosa a cui gli risulta difficile resistere.
Nasce così un forte legame tra il cavaliere macchiato dall'onta del tradimento e la signora che non ha conosciuto altro che dolore e orrore. Una delicata storia d'amore tra due persone sole che trovano conforto l'una nell'altra. Quando Gaston si rende conto di amare Remington più di ogni altra cosa, non sa che dovrà affrontare la più grande battaglia della sua vita: quella contro la Chiesa cattolica, determinata a non concedergli l'annullamento del matrimonio.
Unisciti a Gaston e Remington in un'epica avventura di scoperta, amore, angoscia e dolore, di sconfitta e  di vittoria. 
Dalle colline dello Yorkshire alle sale di Londra, condividi la loro storia. Una storia nella quale i sogni diventano realtà e il vero amore conquista davvero tutto.

LinguaItaliano
EditoreBadPress
Data di uscita7 gen 2021
ISBN9781071583197
Il Cavaliere Nero: De Russe Legacy

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    Anteprima del libro

    Il Cavaliere Nero - Kathryn Le Veque

    IL CAVALIERE NERO

    L’Oscuro

    Un'epica storia medievale d’amore e d'avventura

    di Kathryn Le Veque

    Diritti d'autore 2013 di Kathryn Le Veque

    Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo libro può essere utilizzata o riprodotta in alcun modo senza 

    l'autorizzazione, salvo nel caso di brevi citazioni incorporate in articoli critici o recensioni. 

    Stampato da Kathryn Le Veque Novels negli Stati Uniti d'America.

    Diritti d'autore del testo di Kathryn Le Veque

    Diritti d'autore della copertina di Kathryn Le Veque

    Nota dell'autrice

    Non ho mai creduto che prima o poi questo libro sarebbe stato realmente pubblicato, e invece eccolo qui!

    Il Cavaliere Nero: l’Oscuro è stato scritto vent'anni fa, quando ero ancora alle prime armi con la scrittura ed ero alla ricerca dello stile che meglio mi si adattasse.

    Si tratta di un romanzo 'epico', il che significa che è molto lungo e dettagliato, una vera e propria avventura dall'inizio alla fine. Qualcosa come...Ben Hur.

    E' anche il terzo romanzo che ho scritto dopo Il Lupo e Il Protettore.

    Le modifiche subite dall'opera non sono state invasive, ma ho scelto di presentarla ai lettori nella forma originale in modo da non alterare eccessivamente la storia di Gaston. Probabilmente, se l'avessi scritta oggi, lo stile sarebbe stato completamente diverso.

    La dedica originale è andata perduta, ma vi basti sapere che il romanzo è un omaggio ai miei genitori, Bill e Sylvia Bouse, che, quando lo lessero vent'anni fa, si meravigliarono che fossi stata capace di creare una tale storia.

    Un ringraziamento anche a Kris per aver riportato su computer l'originale copia cartacea ormai quasi illeggibile. E grazie anche a Linda, Steve e Jennifer per la loro assistenza nel realizzare il prodotto finito.

    Vi devo così tanto...avete la mia eterna gratitudine.

    Buona lettura con Il Cavaliere Nero: l’Oscuro

    CAPITOLO UNO

    Anno del Signore 1486 A.D.

    Mount Holyoak Castle, mese di luglio.

    Yorkshire, Inghilterra

    ––––––––

    Il sole di mezza estate batteva sulla terra senza pietà. In realtà, a volte capitava che nelle regioni centro settentrionali dell'Inghilterra le estati fossero calde, ma quell'afa non si era mai vista. Ogni creatura, uomo o animale che fosse, non faceva altro che sudare e lamentarsi. Le piante appassivano e morivano.

    Ma la calura era l'ultima cosa alla quale Remington pensava. Gli occhi di cristallo del colore del mare, così chiari e limpidi da sembrare quasi innaturali, guardavano dalla finestra del pergolato al secondo piano, fissando la strada che dal mastio si snodava verso l'orizzonte. Oleg l'aveva avvertita dell'arrivo di un cavaliere, e lei aspettava di poterlo avvistare con più pazienza di quanta realmente provasse, pregando con disperato fervore che non fosse suo marito.

    Sir Guy Stoneley era stato fatto prigioniero da Enrico Tudor proprio alla fine della battaglia di Stoke. I seguaci di Riccardo III avevano compiuto un valoroso tentativo di riconquistare il paese caduto di nuovo nelle mani degli York, progettando di mettere sul trono il conte di Warwick, ma Enrico e il suo esercito si erano dimostrati troppo potenti. La sconfitta era stata travolgente e suo marito e altri ribelli erano stati portati a Londra. L'ultima volta che aveva avuto sue notizie, era rinchiuso nella White Tower. Remington pregò che vi rimanesse per sempre.

    Non lo hanno rilasciato, vero? chiese una sottile voce femminile E’ un nemico della corona.

    Remington distolse gli occhi dalla finestra per lanciare uno sguardo alla sorella sedicenne. No, Rory. Non è stato rilasciato. Il cavaliere che sta arrivando è qualcun altro.

    Chi, allora? volle sapere Rory, i selvaggi capelli ricci e rossi sciolti sulle spalle.

    Remington scosse la testa, tornando a fissare fuori dalla finestra.

    Non lo so, dolcezza. Non possiamo fare altro che aspettare.

    Con un sospiro d'impazienza, Rory cominciò a camminare su e giù per la stanza. Quando sir Guy era partito per la guerra, aveva portato con sè gran parte dei suoi uomini. Gli unici rimasti a Mt. Holyoak erano quelli troppo giovani o troppo vecchi per combattere, e uno scarno drappello formato da venti uomini. Difficile credere che potessero difendere il castello da Enrico e il suo esercito, ma sir Guy era stato estremamente fiducioso che il nuovo re non sarebbe mai riuscito ad arrivare fin nel cuore dello Yorkshire, là dove si ergeva la sua fortezza, e che il bastardo usurpatore gallese sarebbe stato sconfitto in poche settimane, al massimo qualche mese. Per questo motivo, era partito con tutto il suo contingente, affidando Mount Holyoak alla misericordia di Dio.

    Remington scosse tristemente la testa: mai nella vita avrebbe immaginato di essere ritenuta una nemica della Corona, un traditore del suo paese, e doveva ringraziare quel bastardo di suo marito per questo.

    Una figuretta snella e bionda le si affiancò. Skye, la sorella minore, fissò il cavaliere all'orizzonte.

    Non è lui, vero? le chiese, con tutto il coraggio che una ragazzina di tredici anni era in grado di radunare.

    No, Skye rispose, lanciando un'occhiata a Rory E anche se lo fosse, giuro su Dio che non gli permetterò di toccarti.

    Rory smise di camminare avanti e indietro.

    E come potresti impedirglielo? chiese. Lei stessa ci aveva provato, solo il Signore sapeva quanto. Era forte per essere così giovane e in grado di combattere quasi come un uomo. Ma, quando sir Guy l'aveva aggredita più e più volte, era riuscita a tenergli testa per un po', ma poi aveva sempre ceduto.

    Remington stessa, la moglie, aveva dovuto sopportare trattamenti e ferite ben peggiori, che Rori aveva amorevolmente curato.

    Ogni volta che pensava alla sua dolce sorella nelle mani di quell'uomo diabolico, le ribolliva il sangue.

    Remington deglutì a fatica, consapevole che Rory non aveva parlato così per cattiveria, ma aveva semplicemente espresso un dato di fatto. Sir Guy faceva quel che voleva della moglie e delle tre sorelle più giovani e nulla e nessuno poteva fermarlo. Persino i suoi uomini si erano voltati dall'altra parte quando aveva violentato l'allora undicenne Skye.

    Io...scommetto che quel cavaliere è Charles disse Remington, speranzosa E' andato alla ricerca di notizie.

    Non credo. E' partito solo pochi giorni fa. Impossibile che stia già tornando osservò Rory.

    In effetti, la sorella aveva ragione, pensò Remington. Dunque, chi era quel cavaliere? Accarezzò pensierosamente i capelli setosi di Skye e si allontanò dalla finestra. Nonostante le violenze subite da parte del marito, le due giovani non avevano perso il loro spirito combattivo. Il vecchio padre era stato troppo debole di cuore per riuscire a domarle e prima di morire, tre anni prima, aveva dato in moglie la figlia maggiore ad un suo vicino di casa, un barone indigente dal carattere violento, per garantire una protezione alle ragazze. Pur sapendo che la giovane non sarebbe stata felice accanto a quell'uomo disgustoso, le circostanze lo avevano costretto a fare quel che doveva. Remington era diventata la moglie di sir Guy, e aveva sempre odiato il padre per averla trascinata in quell'incubo.

    Quando Jasmine, Rory e Skye erano andate a vivere con lei, sir Guy si era preso la diabolica soddisfazione di stuprarle e trattarle come schiave.

    Rory e Skye avevano un carattere più forte ed erano sopravvissute nella mente e nel fisico, e trascorrevano le giornate facendo le cose tipiche dei giovani, come giocare tiri mancini al cugino di Guy, Charles. Jasmine, invece, che ormai aveva vent'anni e passava da sola gran parte del tempo, considerava la propria vita rovinata per sempre.

    Charles Stoneley aveva la stessa età di Skye ed era un ragazzo dolce e gentile. Come diavolo si ritrovasse ad essere imparentato con sir Guy era un mistero, poichè non aveva niente a che vedere con lui. Troppo giovane per partecipare alla Guerra delle due Rose, era rimasto al castello, del quale era diventato il laird in assenza del signore. Remington gli voleva un bene dell'anima.

    E' Charles, mamma disse una voce di bambino Perchè è tornato così presto?

    Il cuore di Remington si addolcì alla vista del figlioletto di sette anni. I suoi bellissimi capelli biondi erano come al solito arruffati e aveva gli occhi colmi d'apprensione. Occhi dello stesso colore di quelli della madre.

    Non lo so, Dane. Ma lo scoprirò presto.

    A ventisei anni, Remington aveva conosciuto più dolore della maggior parte delle coetanee, maturando una saggezza insolita per la sua età. Ma, a parte la saggezza, in lei c'era molto di più: era senza ombra di dubbio la donna più bella che si fosse mai vista, come le ricordava il marito ogni volta che la picchiava. Aveva i capelli di una particolare tonalità rosso-dorata, che le ricadevano ondulati fin sulle natiche. Una massa indisciplinata che lei non si curava mai di tenere legata, perchè adorava sentire sul collo la morbidezza dei suoi riccioli. La pelle bianca come crema, gli occhi dalle ciglia spesse e scure e le labbra color pesca rendevano la sua bellezza davvero sorprendente.

    Ma il suo aspetto la rendeva anche terribilmente vulnerabile davanti agli uomini. I soli rappresentanti del genere maschile che avesse avuto modo di incontrare o l'avevano ignorata oppure avevano abusato di lei. Ormai, l'unica persona del sesso opposto che non la terrorizzasse era Dane, il suo amato figlio. Colui che le aveva dato la certezza che alla fine un Dio esistesse davvero.

    Tutte insieme, scesero nel grande doppio cortile di Mount Holyoak. Era stato suo marito a rendere la fortezza la più sicura e fortificata di tutta l'Inghilterra. Fanatico militarista e paranoico, il marito si era in qualche modo convinto che i Celti stessero progettando un'invasione e aveva reso inespugnabile la fortezza per evitare di essere colto alla sprovvista. Neanche Adriano in persona con un piccolo contingente di uomini sarebbe riuscito ad entrare.

    Distante solo un miglio dal mare d'Irlanda, Mount Holyoak era situata su una collina circondata da un fossato artificiale. L'unico modo per accedervi era una stretta strada che si snodava dal villaggio fino all'enorme ponte levatoio.

    Charles attraversò il ponte e si fermò bruscamente in cortile. I soldati più anziani lasciati a guardia della fortezza si affrettarono ad accoglierlo, afferrando le redini e aiutandolo a smontare. Tenendo Dane per mano, Remington gli si avvicinò.

    Charles! gli chiese preoccupata Cosa è successo? Perchè sei ritornato così presto?

    Il ragazzo era esausto, il suo viso stravolto dalla fatica e dalla sporcizia.

    Ho delle novità, Remi. Novità catastrofiche.

    Remington sentì la bile salirle in gola e le sue mani cominciarono a sudare. Sperò di riuscire a parlare senza vomitare.

    Che novità, Charles? Dimmelo, ti prego!

    Lui sembrava sconvolto.

    Oh, Remi...è terribile. Ho incontrato alcuni uomini di Enrico in una locanda non lontano da qui e sono stati loro ad informarmi. Dovevo tornare per avvisarti. Le posò la mano sul braccio, l'espressione addolorata Sta arrivando, Remi. Sta venendo a Mount Holyoak.

    Chi sta arrivando? quasi gridò lei, terrorizzata ma anche perplessa.

    Charles deglutì a vuoto.

    L'Oscuro. Il Cavaliere Nero.

    Remington lo fissò un attimo senza reagire, come se non avesse compreso appieno il significato di quelle parole. Si era aspettata di sentire che il nome del marito, e invece si trattava di tutt'altro. Le sembrava di avere la mente annebbiata e non riusciva a capire quel che Charles stava dicendo.

    Il Cavaliere Nero? ripetè Charles, che stai dicendo?

    Il ragazzo emise un sospiro esasperato. Quando aveva appreso la notizia era rimasto scioccato e non capiva perchè non fosse così anche per Remington.

    Il Cavaliere Nero, ti rendi conto? L'uomo che da solo ha permesso ai Tudor di vincere la guerra. Enrico lo chiama l'Oscuro perchè si dice che sia in combutta con il diavolo. Le strinse il braccio Hai già sentito parlare di lui, Remi. Guy lo ha menzionato spesso nelle sue lettere.

    De Russe? esclamò Remington, spalancando gli occhi mentre cominciava a capire.

    Proprio lui rispose Charles, sollevato Sir Gaston de Russe sta arrivando a Mount Holyoak.

    Mio Dio... sussurrò Remington E perchè mai quell'uomo dovrebbe venire qui?

    Charles scosse piano la testa. Adesso che aveva comunicato la notizia, era come se ogni energia avesse abbandonato il suo corpo Non lo so...Che cosa faremo?

    Remington non ne aveva idea. Cosa potevano fare donne, vecchi e bambini contro il Cavaliere Nero? Il Cavaliere Nero! L'uomo che aveva tradito Riccardo per passare al fianco di Enrico Tudor, capovolgendo le sorti della battaglia di Bosworth e sconfiggendo il duca di Gloucester.

    Il terrore la fece quasi crollare in ginocchio. Se avessero mostrato la benché minima resistenza, De Russe li avrebbe fatti a pezzi.

    Hai provato a chiedere conferma di queste informazioni, Charles? Hai chiesto a qualche autorità?

    Charles scosse la testa.

    Non è stato necessario. I cavalieri con cui ho parlato appartengono alla guardia personale di de Russe. Lo sai che ne ha quaranta al suo servizio?

    Ma l'attenzione di Remington era focalizzata sulla prima risposta del ragazzo.

    Allora non hai verificato le informazioni? E se avessero mentito?.

    La mancanza di fiducia nel suo giudizio lo offese.

    Erano cavalieri importanti, Remi. E sono sicuro che abbiano detto la verità. Non ti fidi di me?

    Certo che mi fido rispose Remington, che non intendeva ferirlo E' di quei cavalieri che non mi fido. Magari hanno solo provato a spaventarti. E' possibile, no?

    Lui scosse lentamente la testa.

    No, Remi, non è possibile. Sono più che sicuro che abbiano detto la verità.

    Remington lo fissò a lungo prima di parlare.

    Hanno detto quando?

    Sembra che abbia già lasciato Londra rispose Charles, asciugandosi la fronte con il dorso della mano Enrico conosce bene il potere strategico di Mount Holyoak e sta inviando de Russe per tenerlo sotto controllo. Siamo nel bel mezzo dello Yorkshire, Remi. Quale posto migliore per mantenere la pace in terra nemica?

    Remington non sapeva cosa pensare. Non sapeva se sentirsi più sollevata perchè suo marito non stava tornando a casa, o più terrorizzata per l'arrivo del Cavaliere Nero.

    Doveva riflettere. Forse potevano inventarsi qualcosa...ma cosa? Non c'era modo per tenere testa ad un uomo che aveva il diavolo dalla sua parte.

    Mettendo da parte quei pensieri angoscianti, Remington si voltò verso la vecchia cameriera.

    Eudora, occupatevi di Charles. E' stanco morto disse, spingendo il ragazzo verso la donna Parleremo più tardi, Charles. Dopo che avrai riposato.

    Il giovane e la donna rientrarono in casa, insieme con Skye, Jasmine, Rory e il piccolo Dane, lasciando Remington sola e confusa in mezzo al cortile.

    La mente colma di pensieri, fissò le mura massicce della fortezza.

    Lady Stoneley? la chiamò un uomo anziano Cosa faremo quando arriverà il Cavaliere Nero?

    Remington si voltò per trovarsi davanti una fila di vecchi soldati e Oleg, l'amministratore, tutti in attesa di una sua risposta. Ma lei non aveva risposte da dare.

    Preparatevi disse solo Preparate Mount Holyoak come se stesse tornando mio marito. Temo che non abbiamo altra scelta che accogliere il Cavaliere Oscuro con tutti gli onori.

    Gli uomini si scambiarono sguardi perplessi.

    Ma stiamo parlando del Cavaliere Nero disse uno in tono lamentoso Un bastardo traditore che di certo ci ucciderà tutti. Io dico che è meglio fuggire prima del suo arrivo.

    Fuggire dove, Henry? gli chiese Remington, voltando di nuovo lo sguardo verso la fortezza Non abbiamo un altro posto dove andare.

    Avete mai sentito parlare di lui, milady? disse un altro Si dice sia stato generato direttamente dai lombi di Lucifero. Non prova emozioni, non sa cosa siano la pietà e la compassione. Secondo alcuni, è stato uno stregone di Edoardo ad evocarlo.

    Allora è molto simile a mio marito replicò amaramente Remington Non dovremo fare altro che concedergli rispetto e obbedienza e pregare che mostri un po' di benevolenza. Non so proprio cos'altro fare. Anzi, se qualcuno di voi ha dei suggerimenti, sono pronta ad ascoltarli.

    Gli uomini si guardarono esitanti, in attesa che qualcuno fosse abbastanza coraggioso da farsi avanti e parlare. Ma presto fu dolorosamente chiaro che nessuno lo avrebbe fatto.

    Remington sospirò, percependo la loro paura.

    Allora mettetevi al lavoro e preparate il mastio per il suo arrivo disse Non intendo accogliere il Cavaliere Oscuro in un posto cupo e sporco.

    Scontenti e disorientati, gli uomini si affrettarono ad obbedire. Remington prese Oleg sottobraccio e insieme si avviarono verso il castello.

    Cosa dobbiamo fare, milady? le chiese l'uomo Avere qui l'Oscuro sarà molto peggio che avere sir Guy.

    La bocca di Remington si strinse in una linea sottile.

    Non so perchè, ma ne dubito. Ho vissuto l’inferno per nove anni, Oleg, e non riesco ad immaginare che quest'uomo possa fare di peggio.

    So bene quello che avete passato, eppure sembrate troppo rassegnata.

    Lei scrollò le spalle.

    Qual è l’alternativa? Evacuare il castello? E dove andremo? Quando potremo ritornare? Nel frattempo, la nostra gente morirà di fame e di freddo. Oleg, sono davvero convinta che fuggire non serva a nulla. Non faremmo altro che cadere dalla padella nella brace.

    Il vecchio annuì, anche se con riluttanza.

    Dunque non ci resta che accogliere quest'uomo come fosse un dio sceso sulla terra?

    Davanti all'ingresso, Remington si voltò verso Oleg.

    Temo di sì sospirò Preferirei non veder storcere il naso al cavaliere più temuto d'Inghilterra.

    Il vostro futuro mi preoccupa, milady. Ho sentito delle storie su questo Oscuro. Si dice che di notte si trasformi in una statua di pietra, per poi diventare di nuovo umano alle prime luci dell'alba.

    A meno che non lo veda svolazzare per il cortile con le sue ali di pipistrello o estrarre un forcone da sotto il mantello, non cederò alla paura scherzò Remington per alleviare la tensione In caso contrario, si dimostrerà solo un uomo come gli altri.

    Oleg scosse la testa preoccupato.

    Che il Signore ci protegga.

    Abbiamo molte cose da fare, Oleg. Direi di metterci al lavoro.

    Si, milady borbottò l'altro, mentre insieme oltrepassavano la soglia Faremo come volete.

    Ma non sembrava molto convinto.

    CAPITOLO DUE

    Non era solo grande: era mostruoso. E scurissimo. Discendeva dai Normanni da parte di padre, dal quale aveva ereditato quelle caratteristiche, ma la madre era gallese e da lei aveva preso gli occhi grigio scuro. Guardarlo era come sondare le tenebre che ogni uomo nascondeva in sè.

    Come se non bastasse, era completamente vestito di nero. Per quanto lo riguardava, gli altri colori erano destinati a uomini poco degni di tale nome. Anche il suo stendardo, sul quale era raffigurato un uccello rapace che stringeva un leone in un artiglio e una potente spada nell'altro, era nero, grigio e bianco. Proprio come la vita stessa di Gaston: o nera, o bianca. Non esistevano vie di mezzo.

    Era questo il motivo per cui aveva tradito il suo re. Oh, conosceva bene le implicazioni del suo gesto, ma l'istinto gli aveva suggerito che era il momento di voltare le spalle ad un uomo che aveva ucciso i propri nipoti per salire sul trono, un mostro senza scrupoli che non si fermava davanti a nulla pur di governare l'Inghilterra.

    Gaston aveva servito il suo predecessore e fratello, Edoardo IV, per molti anni. Quando Riccardo era salito al trono, grazie ad un omicidio, Gaston gli aveva giurato fedeltà, dicendo a se stesso che la politica della famiglia non lo riguardava e che doveva solo pensare a combattere. Riccardo faceva molto affidamento su di lui ed era assolutamente certo di avere ormai in mano la vittoria nella battaglia di Bosworth, finchè Gaston gli si era rivoltato contro, portando con sè anche gli altri. La goccia che aveva fatto traboccare il vaso erano state le minacce di Riccardo a lui e al suo miglior amico, Matthew Wellesbourne: allora la fortuna era cambiata e l'Inghilterra aveva avuto un nuovo re.

    Gaston era stato etichettato come traditore, il peggiore che si fosse mai visto sulla Terra. Era stato un duro colpo per l’orgoglio, ma lui aveva avuto le sue ragioni per fare quello che aveva fatto e non doveva risponderne a nessuno se non a se stesso. Tutti conoscevano il Cavaliere Nero, il primo Cavaliere della Giarrettiera, l'uomo che aveva difeso Edoardo, e poi Riccardo. Ma, dopo la caduta del re, il suo soprannome aveva assunto un significato completamente diverso.

    Sotto un cielo scuro, era diretto alla potente fortezza che era Mount Holyoak. Aveva sentito dire che Guy Stoneley l'aveva costruita con l'intento di creare l’edificio più impenetrabile di tutta l'Inghilterra, e sembrava ci fosse riuscito. Cosa della quale Gaston era immensamente soddisfatto. Si, aveva già una fortezza - Clearwell Castle, nelle Marche Gallesi a nord di Gloucester, ma era un luogo infernale, freddo e tetro per la maggior arte del tempo. Era per questo che aveva lasciato lì la moglie: sperava che arrivasse ad odiare così tanto quel posto da andarsene. Era l'unico modo per liberarsi di quella cagna. Che andasse pure dove voleva; l'importante era che gli lasciasse Trenton, suo figlio, altrimenti l'avrebbe uccisa a mani nude.

    Enrico aveva ordinato a Gaston di proteggere Mount Holyoak, e lui lo avrebbe fatto. Ma era intenzionato a rivendicarlo come proprio e a stabilirsi lì definitivamente con Trenton, lontano da sua moglie. Aveva 37 anni ed era giunto il momento di ritirarsi dalla sua professione. Dopo essere stato un cavaliere per diciassette anni ed essersi creato una reputazione pari a quella di nessun altro, non aveva più bisogno di infondere il terrore nella gente al solo sentirlo nominare.

    Adesso, era solo impaziente di stabilirsi a Mount Holyoak. Se fosse stata solo la metà di quel che ne aveva sentito dire, allora sarebbe stato un piacere assumerne il comando. Con Enrico sul trono e il paese più o meno tranquillo, si sarebbe concentrato sull'addestramento degli uomini del re, dedicandosi ad una vita finalmente priva di violenze, nella speranza che gli York fossero abbastanza intelligenti da non combinare guai. Era stanco di lottare, e questo era un bel cambiamento per il Cavaliere Nero.

    Quanto manca? chiese il cavaliere al suo fianco, distogliendolo dai suoi pensieri.

    Mezza giornata rispose Dovremmo arrivare verso sera.

    Sir Arik Helgeson, tanto biondo quanto Gaston era scuro, annuì soddisfatto.

    Sono impaziente di vedere questo posto. Promette di essere maestoso come Camelot.

    I due amici cavalcavano da soli davanti ad una colonna di seicento uomini. Tre giorni prima, avevano inviato in avanscoperta tre esploratori e stavano ancora aspettando il loro ritorno. Erano ansiosi di avere notizie sulla zona, sulla gente che i Tudor avevano recentemente sconfitto. Gaston aveva ordinato ai soldati di marciare con le spade in mano e di tenersi pronti a qualsiasi evenienza. Dopotutto, erano in territorio nemico.

    Lord Stoneley ha fortificato Mount Holyoak ispirandosi alle strutture difensive dei Romani borbottò Arik, armeggiando con la chiusura del pesante elmo. Era un modello nuovo e ancora non si era abituato a portarlo Quell'idiota era dannatamente orgoglioso della sua creatura. Non farà i salti di gioia nell'apprendere che adesso appartiene a te.

    Gaston serrò le dita intorno alle redini.

    Stoneley è uno degli uomini più ripugnanti che abbia mai incontrato e adesso è esattamente al suo posto: nella Torre. Ma che fine hanno fatto quei dannati esploratori?

    Arik scrollò le spalle.

    Chi può saperlo? Probabilmente sono in qualche locanda, a divertirsi con qualche sgualdrina.

    Se è così, li priverò di ciò che hanno di più caro. Allora delle donne non sapranno più cosa farsene grugnì Gaston. E la sua non era una battuta scherzosa.

    Alle loro spalle, a qualche metro di distanza, cavalcavano i trentacinque cavalieri di Gaston: uomini esperti e fidati, che tuttavia non avevano il diritto di affiancare il loro signore. Nemmeno i suoi due cugini, uno dei quali era al suo servizio da ben otto anni.

    Solo sir Arik, discendente dai Vichinghi, aveva questo privilegio.

    Gaston era molto attento al modo in cui trattava i suoi uomini: combatteva al loro fianco, li consigliava, li rispettava, ma evitava di dividere con loro i pasti e le conversazioni più leggere. Era dell'idea che un eccessivo cameratismo li rendesse pigri e troppo sicuri di godere della sua approvazione, mentre mantenere un certo distacco era un modo per spingerli a fare sempre meglio. Non andava mai oltre qualche parola di incoraggiamento e, sebbene essi avessero tutta la sua attenzione quando si trattava di strategie militari, non era loro amico. Era il loro signore.

    Un atteggiamento che funzionava alla perfezione perchè i suoi uomini erano i migliori dell'intera d'Inghilterra.

    Lo stesso Arik era un valoroso guerriero. Si erano conosciuti all'età di otto anni, quando avevano cominciato ad addestrarsi insieme. Lui e Matthew Wellesbourne erano gli unici ai quali Gaston avesse concesso la propria amicizia. Non era successo neanche con i cugini, Patrick e Nicolas: in quanto familiari, godevano di alcuni privilegi, ma con loro non aveva mai legato particolarmente. In ogni caso, tra i due, Patrick era quello al quale aveva concesso di avvicinarsi di più.

    C'era un altro giovane cavaliere, un amico di Patrick, che Gaston aveva preso in simpatia perchè una volta aveva bloccato una freccia destinata a lui. Muscoloso e bello com'era, il giovane italiano gli ricordava le statue romane che aveva visto a Bath. Le donne impazzivano per sir Antonius Flavius e il motivo era chiaro: probabilmente, era l'uomo più virilmente bello che Gaston avesse mai visto e aveva un coraggio da leone. Spesso si intratteneva a conversare con Antonius, ma non gli parlava mai di sè. Era un argomento troppo personale.

    La colonna di soldati attraversò le fertili terre dello Yorkshire, con le sue colline dolci e lussureggianti. Gaston amava molto quel paesaggio.

    Come si chiama la città ad ovest di Mount Holyoak? gli chiese Arik.

    Boroughbridge rispose Mount Holyoak è a sole quattro miglia ad est della valle di York.

    Ottimo grugnì Arik Prima ci stabiliamo in queste terre, meglio è. Trovarmi così allo scoperto mi fa sentire vulnerabile.

    Gaston si guardò intorno.

    Questo delizioso scenario ti fa sentire vulnerabile? Arik, stai parlando come una indifesa vecchietta. Non c'è nessuno dietro quegli alberi, a parte gli uccelli.

    L'amico fece una smorfia, ma non replicò. Si sarebbe sentito meglio quando fossero arrivati alla fortezza.

    Alla fine, Mount Holyoak apparve all'orizzonte, arroccata su una collina rocciosa. Era diversa dalle altre fortezze, caratterizzate da chilometri di mura e da un mastio da qualche parte all'interno. Anche questa aveva delle mura, certo, ma il mastio era così grande che sembrava occupare quasi tutto lo spazio all'interno del castello: una struttura grigia di almeno quattro piani, con sei o forse più torrette negli angoli. A parte la White Tower, Gaston non aveva mai visto un mastio così imponente.

    In effetti, era abbastanza impressionato. Sollevò la visiera dell'elmo, fissando con incredulità l'enorme edificio.

    Accanto a lui, Arik emise un fischio.

    Mio Dio! mormorò Hai mai visto niente del genere?

    Mai ammise Gaston Guarda là: il pendio della collina è stato modificato in modo da rendere impossibile scalarlo. Dalla cima del muro al fossato saranno un centinaio di piedi.

    Arik fissò la fortezza, poi le sue labbra si curvarono in un ampio sorriso.

    Mi piace dichiarò Dannazione se mi piace!

    La colonna si fermò, e Patrick e Antonius si avvicinarono al loro signore.

    Non ho mai visto niente di simile dichiarò Patrick con entusiasmo Una splendida fortezza, cugino. Congratulazioni.

    E' ancora presto per le congratulazioni. Assicuriamoci prima di non essere accolti a suon di frecce replicò Gaston, abbassando la visiera Con un precipizio su entrambi i lati della strada, non avremmo altra scelta che buttarci giù.

    Devono essere stati informati del nostro arrivo. Le voci corrono e tutti conoscono il nostro esercito osservò Arik, fissando le pareti a picco Eppure non vedo difese, a parte il ponte levatoio sollevato.

    Se i nostri esploratori fossero tornati in tempo, ne sapremmo molto di più tuonò Gaston Se e quando si rifaranno vivi, voglio che siano castigati.

    Arik annuì senza una parola. Ordini del genere da parte del Cavaliere Nero non erano una novità.

    Adesso muoviamoci disse Gaston, tirando le redini Scopriamo che tipo di accoglienza intendono riservarci.

    La risatina di Arik gli confermò che l'amico stava pensando esattamente la stessa cosa. La fortezza apparteneva ai fedeli agli York e probabilmente sarebbe stato necessario un assedio per rivendicare ciò che Enrico gli aveva concesso.

    Lo sguardo fisso sulle pareti a picco e sulle colline scavate, decise in quel momento che avrebbe fatto qualsiasi cosa per conquistare Mount Holyoak. Era l'unica fortezza d'Inghilterra degna di lui.

    CAPITOLO TRE

    Mount Holyoak era pronta. Appena avvistato l'esercito in avvicinamento, mezzora prima, gli abitanti si erano riuniti nel cortile esterno per accogliere l'invasore. Dai loro volti traspariva la paura: stavano per mettere il loro futuro nelle mani di un uomo soprannominato l'Oscuro, forse di Satana in persona. Non c'era da meravigliarsi se le donne più anziane si facevano il segno della croce.

    Gli uomini d'arme di una certa età si erano messi in fila, in attesa del nuovo signore, chiedendosi se sarebbe stato loro concesso di vedere il sorgere del sole. I domestici avevano formato un capannello in un angolo e sussurravano freneticamente tra loro, mentre, dalle mura, un soldato forniva loro un resoconto sull'avanzata dell'esercito.

    La tensione era alta, la paura regnava sovrana, e il cielo sopra la fortezza minacciava un temporale. Gelide raffiche di vento frustavano il cortile, e più di una persona si chiese se non fosse stato l'Oscuro ad evocarlo.

    Remington era ancora all'interno e osservava da una finestra l'avvicinarsi dell'invasore. Erano passati solo due giorni da quando Charles era tornato, recando con sè la notizia dell'arrivo del Cavaliere Nero, e lei non aveva avuto il tempo per prepararsi. Ormai non c'era più nulla che potesse fare, se non accogliere il nuovo signore del maniero.

    In tutta sincerità, fino ad allora non aveva provato alcuna apprensione. Ma adesso, la vista di quell'enorme esercito che attraversava le sue amate terre cominciava a preoccuparla. Diversi uomini si erano staccati dal grosso delle truppe e la sua ansia cresceva di pari passo con il loro avanzare lungo la salita che portava ai cancelli.

    Nel corso degli anni, si era trovata a dover affrontare la paura praticamente ogni giorno, e aveva imparato a nasconderla bene.

    Si voltò per guardarsi allo specchio: a parte i palmi delle mani sudati, unico segno della sua agitazione, sembrava presentabile. Come se al Cavaliere Nero importasse qualcosa, si disse. In ogni caso, voleva mostrarsi al meglio.

    Aveva scelto un abito di seta verde che trasformava i suoi occhi in scintillanti smeraldi. La scollatura bassa metteva in risalto la pelle bianca delle spalle e la catena d'oro come cintura sottolineava la sua vita sottile. I folti capelli erano tirati indietro e fissati in cima alla testa, per ricadere sciolti sulla schiena, creando l'illusione di una cascata.

    Remington non si era mai considerata bella. Una volta, Guy aveva osato farle un complimento, ma lei non gli aveva creduto. Quell'uomo era un molestatore, e di certo anche un bugiardo.

    Remi la chiamò Jasmine dalla porta Sbrigati. Sono quasi arrivati.

    Remington continuò a guardare dalla finestra le figure che si avvicinavano.

    Scendi e ordina di abbassare il ponte levatoio, Jasmine disse dolcemente Scenderò tra poco.

    La sorella corse via e Remington ascoltò i suoi passi allontanarsi. Sapeva di doverla seguire, ma era affascinata dai cavalieri in arrivo. In particolare, da colui che li guidava. Persino da quella distanza, si capiva che era due volte più grande degli uomini che lo accompagnavano. E il suo destriero era del colore dell'inchiostro, nero come il peccato. Riusciva quasi ad immaginare i suoi occhi rossi...

    Il cavaliere, che stava in sella con arrogante abilità, sembrava sprigionare un potere e una forza indicibili. Remington capì subito chi fosse...Il Cavaliere Nero. L'Oscuro. Non poteva essere nessun altro.

    Incantata, guardò i cavalli risalire lungo la strada. Quando arrivarono al fossato, attesero che l'antico ponte levatoio si abbassasse. Il cigolio del legno la riscosse dall'incantesimo: era il momento di scendere. Prese un respiro profondo e uscì dalla camera.

    Quando arrivò in cortile, il ponte era quasi completamente giù. Dalla cima della scalinata, Remington fissò il Cavaliere Nero, che sedeva immobile sul destriero, ancora più imponente di quanto le fosse apparso da lontano, e la paura che stava disperatamente cercando di scacciare riprese il sopravvento. Aveva l'impressione che il cuore le scoppiasse nel petto, ma ormai non c'era altro che potesse fare se non accettare l'inevitabile.

    L'Oscuro era arrivato.

    ***

    Gaston non attraversò il ponte levatoio. Non aveva alcuna intenzione di cadere in un'imboscata e avrebbe atteso finchè qualcuno non fosse uscito dalla fortezza per accoglierlo. Ma più il tempo passava, più si chiedeva se quel posto non fosse abitato da idioti.

    La cosa più logica era che la signora del mastio gli si presentasse e dichiarasse se aveva intenzione di opporsi a lui oppure di consegnargli la fortezza. La sua apprensione cominciò a crescere. Sperava sinceramente di non essere costretto ad ucciderla sotto gli occhi della sua gente, minando già in partenza la pace alla quale aspirava.

    Immobile sugli scalini, Remington lo guardava, in attesa che l'uomo su quell'enorme destriero corazzato facesse la prima mossa, ma la sua immobilità non fece altro che accrescere la tensione e la confusione nel cortile. Erano i vincitori, e ovviamente non avrebbero incontrato alcuna resistenza. Dunque, perchè non entravano?

    Cosa stanno aspettando? sussurrò Jasmine.

    Non lo so rispose Remington, scuotendo la testa, perplessa Forse che sia io ad andare da loro.

    Non farlo! sbottò Rory Lascia che siano quei bastardi a venire da te, Remi!

    Jasmine zittì bruscamente la sorella minore.

    Suppongo ci sia solo un modo per scoprirlo disse Remi, sollevando le gonne Se dovessero travolgermi con quelle bestie enormi, seppellitemi col mio abito in seta dorata, d'accordo?

    Jasmine le rivolse un sorriso di incoraggiamento e la guardò avanzare verso i cancelli. Gli occhi di tutti si puntarono su quella figuretta magra ed elegante, con una cascata di riccioli lussureggianti, che puntava dritta al il cavaliere più imponente.

    Remington lasciò andare le gonne, temendo che i palmi sudati potessero macchiare la stoffa, e procedette a testa alta, i passi sicuri, il viso privo di qualsiasi espressione. Era diventata abile a nascondere le emozioni, ma dentro di sè era praticamente terrorizzata.

    Un tuono rombò in lontananza, come se il diavolo volesse farsi beffe di lei, mentre il vento gelido le faceva aderire la sopravveste al corpo, delineando ogni sua curva e offrendo ai cavalieri la piacevole vista di seni rotondi e fianchi femminili.

    Il cuore che le martellava nel petto, si fermò qualche metro prima del gruppo di uomini, e attese pazientemente che il gigante parlasse.

    Gaston la guardò. Aveva attirato la sua attenzione sin da quando era uscita dal castello: quello scintillante abito verde, la postura eretta ed orgogliosa, quei magnifici capelli e le curve delineate dal vento avevano incatenato i suoi occhi come mai niente aveva fatto. Piacevole era un termine inadeguato per descriverla.

    Ma fu il suo viso a colpirlo sopra ogni altra cosa.

    Un angelo...fu la sua prima reazione ...Sto guardando il viso di un angelo|

    L'angelo in questione aspettava rispettosamente che lui parlasse, ma in verità Gaston non si fidava di se stesso, confuso com'era. Che diavolo stava succedendo? Per l'inferno, non aveva mai reagito in quel modo davanti ad una donna in tutta la sua vita!

    Le donne erano esseri inferiori, dotate di scarsa intelligenza e non avevano altro scopo che allevare quelli che sarebbero diventati i futuri uomini. Si, alcune erano bellissime, ma la maggior parte erano creature inutili. Non meritavano nessuna attenzione che andasse oltre una notte di piacere, e la donna che aveva davanti non era di certo un'eccezione.

    Allora...perchè aveva l'impressione di non riuscire a respirare?

    La donna non si mosse, e Gaston si prese tutto il tempo per scrutare il suo delizioso corpo. Non avrebbe dovuto, lo sapeva, ma voleva scoprire il motivo della propria reazione alla sua vista. Cosa c'era di diverso in lei, a parte l'evidente bellezza?

    Nulla si disse seccamente E' semplicemente una donna. Nè più nè meno di tutte le altre.

    Chi siete? le chiese alla fine.

    Al suono di quella voce gelida, Remington trasalì. Era profonda come il tuono in lontananza e riecheggiava fuori dalla sua bocca come la voce di Dio. Le mancò il respiro, ma si sforzò di mantenere la calma.

    Sono lady Remington Stoneley rispose Mio marito è il signore di Mount Holyoak. Vi dò il benvenuto nella nostra casa.

    Gaston la fissò. La sua voce, dolce e seducente, si adattava perfettamente al suo aspetto. Benvenuto, aveva detto?

    Ho 600 soldati in attesa ad un quarto di miglio da qui tuonò Voglio insediarmi nel mastio e proteggerlo.

    Gli occhi della donna, scintillanti come cristalli color verde mare, incontrarono quelli di lui.

    Ormai Mount Holyoak vi appartiene, milord. Non è così? gli chiese, il tono rassegnato Potete fare quel che volete.

    Quante persone ospitate?

    Ventidue soldati, altrettanti servi e la mia famiglia, milord.

    E quanti siete in famiglia?

    Un pensiero terribile balenò nella mente di Remington. Mio Dio, quest'uomo, o i suoi cavalieri, intendevano forse violentare anche le sue sorelle? Ma non poteva mentirgli.

    Le mie tre sorelle, il cugino di mio marito e mio figlio rispose, a voce bassa.

    Che età hanno i maschi?

    Il panico di Remington crebbe. Non aveva intenzione di uccidere suo figlio e Charles, vero? I suoi occhi si colmarono di lacrime. Santo cielo, doveva essere coraggiosa!

    Il cugino di mio marito ha quattordici anni, milord, e mio figlio sette.

    A Gaston non sfuggì la sua voce tremante e non gli fu difficile immaginare a cosa stesse pensando. Nonostante fosse un uomo duro e non nuovo a situazioni del genere, qualcosa sepolto in profondità dentro di lui voleva assicurarle che non aveva intenzione di uccidere nessuno. Ma era troppo presto. Per quel che ne sapeva, l'accoglienza di quella donna poteva benissimo nascondere un tranello.

    Bene borbottò in risposta. Poi continuò Il mio nome è sir Gaston de Russe e sono venuto a rivendicare questa fortezza nel nome di Enrico VII. Voi, la vostra famiglia e la vostra gente siete miei vassalli. E' tutto chiaro?

    Si, milord annuì Remington. Quindi aveva avuto ragione: quest'uomo era proprio il temuto Cavaliere Nero. Del resto, non c'era da stupirsi: indossava la più formidabile armatura che avesse mai visto, che lo rendeva ancora più gigantesco di quanto non fosse. Un'armatura di maglia e pelle nera.

    Era un guerriero come Remington non credeva esistessero, e non semplicemente per i colori che indossava. La sua presenza, il solo atto di respirare, incuteva timore. Obbedirgli ciecamente era l'unico modo per sopravvivere.

    Gaston fece cenno ai cavalieri che lo accompagnavano di entrare nel cortile. Il cielo si stava riempiendo di nuvole scure e il vento era sempre più freddo. Remington guardò quegli uomini spaventosi prendere possesso della sua casa, lottando contro la voglia di stringersi le braccia intorno al corpo, come per proteggersi. Era determinata a non mostrare al Cavaliere Nero le proprie debolezze, eppure rabbrividì sentendo su di sè il suo sguardo indagatore.

    Mio Dio, cosa ho fatto? pensò, disperata. Avrebbe dovuto provare a trattenerlo, ma come? Non aveva gli uomini adeguati per difendersi ed era certa che, se avessero provato a ribellarsi, sarebbero morti tutti. La vita della sua gente valeva più del possesso di un luogo dove aveva conosciuto soltanto dolore.

    Tornate dentro, lady Stoneley disse la voce roca e profonda alle sue spalle Parlerò con voi più tardi.

    Remington non se lo fece ripetere due volte. Mentre attraversava il ponte levatoio, gelide gocce d'acqua cominciarono a batterle sul viso. Alle sue spalle, il rumore degli zoccoli le disse che il Cavaliere Nero la stava seguendo in cortile, dove i suoi uomini aveva già messo al lavoro gli anziani soldati di Mount Holyoak. La paura era una droga potente, pensò, guardandoli salire le passerelle sulle mura con un'energia che non aveva mai visto. E si sentì in colpa per aver rinunciato a difendersi e aver accolto quegli invasori. Adesso, non le restava che pregare che quei vecchi non si rompessero il collo o morissero d'infarto a causa sua.

    Charles, Dane e le sorelle erano già rientrati nel castello, ma Remington restò sui gradini di pietra, a guardare De Russe e i suoi uomini controllare il cortile e le torri, muovendosi come grandi gatti a caccia di topi. Soddisfatto per non aver trovato niente che potesse minacciare il suo esercito, il Cavaliere Nero ordinò di mandare a chiamare le truppe.

    Ancora una volta, Remington non potè fare a meno di fissarlo. Non lo aveva sentito alzare la voce, nè lo aveva visto compiere gesti bruschi, ma del resto non ne aveva bisogno. Era chiaro che i suoi uomini lo temevano e lo rispettavano anche senza ricorrere alle maniere forti. L'autorità che emanava lo rendeva qualcosa di più di un semplice mortale: era come se gli fosse riservata la riverenza destinata alle divinità.

    Lo temeva, sì, ma ne era anche affascinata. E senza neanche aver visto il suo volto, dal momento che non aveva mai tolto l'elmo.

    Immersa nei pensieri, se lo ritrovò davanti all'improvviso.

    Andate dentro e aspettatemi le disse Ho molte domande da porvi.

    Remington aprì la bocca, ma nessuna parola uscì dalle sue labbra. Respirando a fatica, fece qualche passo indietro.

    Come...quante stanze devo far preparare, milord?

    Ho trentacinque cavalieri che alloggeranno nel castello rispose lui Fate in modo di rendere confortevole il loro soggiorno.

    E voi? mormorò lei.

    Gaston non rispose. Trattenendo il fiato, Remington lo guardò portarsi all'elmo una delle sue enormi mani, sollevare la visiera...e poi si ritrovò a fissare gli occhi più intensi che avesse mai visto. Occhi simili a pietre preziose, il cui colore grigio fumo sembrava in grado di mascherare ogni emozione.

    Occuperò le stanze del padrone disse, inarcando le sopracciglia nere come le ali di un corvo E' quello il mio posto.

    Lei annuì incerta, disorientata da quegli occhi penetranti. Si voltò per andarsene, ma la sua voce la fermò.

    Volete ripetermi il vostro nome? le chiese, il tono basso e tranquillo.

    Remington lo guardò di nuovo negli occhi, come se fosse incapace di resistere al loro potere.

    Remington rispose, in un sussurro soffocato.

    Lui si limitò a fissarla, poi, senza dire una parola, abbassò la visiera e tornò nel cortile.

    ***

    Nonostante la tensione, Remington organizzò la cena con la massima cura.

    In verità, era ancora tardo pomeriggio, ma c'era da supporre che l'Oscuro e i suoi uomini fossero affamati.

    Il temporale era arrivato, portando con sè una pioggia abbondante, e l'aria si era rinfrescata. Nel massiccio focolare era stato acceso un fuoco per permettere agli uomini di asciugarsi al loro rientro.

    Remington aveva fatto preparare un po' di tutto: dal montone arrostito, alle rape bollite, alle carote, alle mele speziate. C'erano anche del pane, del burro e ricche conserve di frutta. I tavoli erano illuminati da una notevole quantità di candele di sego, in modo che tutti potessero vedere chiaramente quel che stavano mangiando. C'era il rischio che la accusassero di aver tentato di avvelenarli, e lei non voleva fornire loro nessuna scusa per fare del male alla sua gente.

    Quando tutto fu pronto e Remington si fu assicurata che le dodici camere da letto fossero state preparate, inviò di nuovo i servi nelle cucine, ordinando loro di aspettare il suo segnale. Poi, corse a cambiarsi d'abito, scegliendone uno giallo che si adattava magnificamente al colore dei suoi capelli, e tornò in sala per aspettare l'arrivo del nuovo signore di Mount Holyoak.

    Al suo fianco c'erano solo Jasmine, Rory e Skye: aveva preferito che Charles e Dane non partecipassero alla serata per timore che l'Oscuro si sentisse in qualche modo minacciato dalla loro presenza. Insieme alle sorelle, vagò per la sala, controllando le pietanze e conversando di banalità. Ma c'era nervosismo, nell'aria, perchè tutti avevano percepito quanto quell'uomo fosse temibile.

    In ogni caso, era su Remington che gravava il peso di quella situazione, anche se per lei non era una novità e, come al solito, l'aveva gestita bene.

    Cosa pensi di lui, Remi? le chiese Jasmine.

    E' presto per giudicarlo rispose, scrollando le spalle Finora non si è dimostrato nè crudele nè amichevole.

    E' il diavolo in persona disse Rory E' per questo che non ti ha mostrato la faccia. Te ne saresti accorta subito.

    Però ho visto i suoi occhi mormorò Remington E non mi sono sembrati gli occhi del diavolo.

    Oleg ha detto che ha tradito Riccardo dichiarò Rory, audace e irriverente come al solito Che razza di uomo tradirebbe il suo re sul campo di battaglia?

    Attenta... sibilò Remington Se ti sentisse potrebbe ucciderti.

    Ha! sbuffò la sorella Non ho paura di lui!

    Chiudi quella bocca, Rory! esclamò Jasmine Anche tu lo temi. Proprio come tutti noi.

    State zitte tutte e due le rimproverò Remington Ho già abbastanza di cui preoccuparmi senza i vostri battibecchi.

    Il cibo si sta raffreddando disse Skye, indicando le mele L'Oscuro non lo gradirà.

    Remington guardò le montagne di cibo che erano state preparate. Oleg era uscito per informare i cavalieri che la cena era in tavola, ma ormai era passato un bel po' di tempo. Skye aveva ragione, pensò rassegnata. Avrebbe dovuto far riportare tutto in cucina perchè fosse riscaldato.

    Poi, un frastuono di ferraglia risuonò dall'ingresso del castello, mescolato a voci maschili forti e autoritarie. Immediatamente, Remington ordinò ai servi di sparire e alle sorelle di allontanarsi dai tavoli, mentre lei, dandosi una sistemata all'abito, si dirigeva verso l'ingresso.

    Non aveva mai visto così tanti cavalieri prima d'ora. Erano ovunque, massicci e imponenti, che si scuotevano di dosso la pioggia e rimuovevano parti strategiche delle armature per potersi sedere più comodamente. Una visione davvero notevole, pensò Remington, fissandoli ad occhi spalancati.

    Quando si accorse che la stavano guardando, si schiarì la gola.

    La cena vi aspetta, cavalieri. Volete sedervi a tavola?

    Non la degnarono di una risposta. Ma tutti quegli sguardi puntati su di lei la costrinsero ad abbassare la testa, mentre le sue guance arrossivano prepotentemente. Con suo grande sollievo, nessuno le saltò addosso, mentre le passavano davanti per entrare nella grande sala col suo soffitto di trentasette piedi.

    Presero posto rumorosamente, chiedendo a gran voce del vino e gettandosi avidamente sul cibo.

    Remington si fermò sulla soglia ad osservare la scena con curiosità. Le sorelle si erano unite alle cameriere, offrendo il loro aiuto per soddisfare i cavalieri. Dio solo sapeva quanto era importante che quella sera andasse tutto bene e le ringraziò silenziosamente per averle dato una mano.

    La porta del mastio si aprì di nuovo e altri uomini si riversarono all'interno. Tra loro anche il Cavaliere Nero. Guardandosi intorno, si sfilò i guanti e sollevò le mani per togliere l'elmo. Remington si ritrovò a mordersi un labbro in attesa di vedere il suo volto, chiedendosi quale fosse il suo aspetto. Sapeva già che aveva dei begli occhi, ma non era abbastanza. Preferì non indagare sui motivi della propria curiosità.

    Fu l'uomo che lui aveva accanto a sfilarsi per primo l'elmo, rivelando capelli così biondi da sembrare bianchi, lisci e lunghi fino alle spalle. Aveva un viso affilato e spigoloso, ma bello. Lo vide dire qualcosa al Cavaliere Nero e sorridere alle proprie parole, mentre osservava l'ingresso. Anche gli altri tre cavalieri tolsero l'elmo. Erano tutti giovani e con i capelli neri: uno aveva un viso particolarmente bello e la pelle scura, gli altri due si assomigliavano, entrambi con i capelli ricci e le mascelle squadrate. Remington non immaginava minimamente che il Cavaliere Nero avesse al suo seguito uomini così attraenti e la scoperta la preoccupò. Doveva aspettarsi la nascita di un nugolo di piccoli bastardi, la prossima primavera?

    Sembrava inevitabile.

    Poi, fu il turno del Cavaliere Nero di togliersi l'elmo e Remington potè finalmente vedere il volto tanto temuto. Che tuttavia non era poi così temibile. Lui aveva i capelli neri come una notte senza luna, cortissimi sulla nuca e più lunghi davanti, che gli cadevano sugli occhi come una cortina. Lo guardò spingerli indietro con le dita per toglierseli dalla faccia.

    La faccia. Una mascella di granito e zigomi prominenti, un naso dritto e affilato e la ricrescita della barba. I suoi occhi si guardarono intorno e trovarono Remington, che gli rivolse un inchino tremante.

    L'Oscuro andò dritto verso di lei.

    Voi e i vostri cavalieri potete sedervi accanto al fuoco, milord disse lei a voce bassa Il calice adorno di gioielli è vostro.

    Lui si voltò verso il camino, ma non si mosse, ignaro degli sguardi interessati che i suoi uomini lanciavano a Remington.

    Prima di mangiare, vorrei parlare con voi dichiarò, quando i cavalieri si furono allontanati C'è un posto dove possiamo andare?

    Agitata, lei lo guidò nella stanza piccola e fredda che il marito usava come studio e accese una candela.

    E' questo lo studio? le chiese Gaston, guardandosi intorno.

    Si, milord rispose Remington, spaventata a morte dal fatto di trovarsi da sola con lui Mio marito trascorreva qui gran parte del suo tempo.

    Lo sguardo di lui indugiò sulla grande scrivania e sugli arredi, prima di posarsi su di lei, che lo percepì pur tenendo la testa bassa.

    Quanti anni avete? volle sapere.

    Ventisei, milord.

    Gaston girò intorno alla scrivania, ispezionandola con lentezza.

    E da quanto tempo siete sposata con sir Guy?

    Remington sollevò di scatto la testa.

    Voi...voi conoscete mio marito?

    Rispondete alla domanda.

    Da nove anni, milord mormorò lei, sperando di non averlo offeso.

    Lo guardò accarezzare con le sue mani massicce la bella sedia dietro la scrivania.

    Quanto siete leale a Riccardo?

    Remington sbattè le palpebre.

    Io...non capisco, milord. Adesso il nostro re è Enrico.

    So benissimo chi è il nostro re. Rispondete. Quanto siete fedele a Riccardo?

    Remington lo fissò. Era chiaro che quest'uomo si aspettava che la sua lealtà andasse al re deposto, perchè suo marito aveva combattuto per lui e perchè la loro dimora era nel cuore dello Yorkshire. Non era sicura di quale risposta l'Oscuro avrebbe gradito, così optò per la sincerità.

    Io e la mia famiglia non siamo fedeli a Riccardo, milord mormorò E' Enrico il nostro salvatore.

    Sul volto di lui comparve per la prima volta un'emozione: la sorpresa.

    Salvatore? ripetè Perchè dite questo?

    Remington si sentì mancare il respiro. Ogni volta che pensava al marito, un turbine di emozioni la travolgeva. Quando parlò, lo fece dal profondo del cuore.

    Perchè mio marito è in prigione e, a Dio piacendo, vi resterà per tutta la vita disse, la voce tremante Enrico mi ha fatto questo dono e in cambio sono disposta ad offrirgli qualsiasi cosa. Non dovete dubitare della mia lealtà alla Corona, milord. Nè di quella di tutti gli abitanti della fortezza.

    Mi perdonerete se stento a credervi ribattè lui, mentre sul suo viso la solita espressione distaccata prendeva il posto della sorpresa Quanti contadini vivono nel villaggi vicini di Boroughbridge e Easlinghope?

    Il repentino cambio di argomento la confuse.

    Tre, quattrocento a Boroughbridge e quasi mille a Easlinghope. Il barone Brimley di Crayke Castle è il signore di Easlinghope.

    Gaston annuì. Era già al corrente di queste informazioni perchè gli erano state riferite da Enrico stesso e dai suoi funzionari, ma voleva che qualcuno del posto gliele confermasse. Aveva avuto intenzione di parlare con l'amministratore, invece, per qualche strano motivo, si era rivolto a lady Remington.

    Lo aveva sorpreso scoprire che era una donna abbastanza intelligente. Era anche di bell'aspetto e aveva un buon profumo. Gli stava solleticando le narici proprio in quel momento.

    Parlatemi di Mount Holyoak disse I suoi raccolti, le sue attività....

    La vallata è fertile, milord, e la nostra fortezza è estremamente ricca in termini di colture e bestiame rispose Remington, più tranquilla adesso che la conversazione era virata su un argomento che conosceva La principale fonte di reddito sono le pecore. Circa metà degli abitanti di Boroughbridge sono impiegati nella lavorazione della lana. Inoltre, produciamo grano, miglio e avena in grandi quantità e ne spediamo una buona parte ai mercati di Londra. Anche la vendemmia è un'importante fonte di guadagno.

    Avete un mulino?

    Si, milord. Anche abbastanza grande. I contadini lo usano dietro il pagamento di una tassa per macinare una parte del grano, mentre il resto lo accumulano in un magazzino per i periodi di carestia.

    Gaston registrò tutte le informazioni, stupito e soddisfatto da ciò che sentiva. Dunque, la sua fortezza non era solo strategicamente importante ma era anche ricca. Non provava alcun rimorso per essersi appropriato delle terre di un altro uomo, perchè Guy Stoneley non meritava niente di tutta quella magnificenza.

    Che intenzioni avete con Mount Holyoak, milord? gli chiese Remington dolcemente, interrompendo i suoi pensieri.

    Lui la guardò stupito.

    Che intenzioni ho? Di stabilirmi qui, naturalmente.

    E la mia famiglia? Pensate di mandarci via?

    Non ho ancora deciso rispose Gaston Avete un altro posto dove andare?

    No, milord. Mio padre è morto già da qualche anno e io e le mie sorelle non abbiamo altri parenti.

    I suoi occhi la scrutarono come per valutare cosa diavolo fare di lei, quasi fosse un bagaglio fastidioso.

    Resterete qui fintanto che mi sarete utile rispose alla fine Per adesso, ho altre cose a cui pensare.

    Le sue parole non la sorpresero: Remington era abituata ad essere messa da parte e dimenticata.

    Dopo essersi lanciato intorno un'altra occhiata, Gaston girò intorno alla scrivania. La sua presenza riempiva la stanza come niente aveva mai fatto. Era a qualche metro da lei, eppure Remington avvertiva il calore del suo corpo come una fiammata ruggente e il suo viso cominciò ad avvampare.

    Adesso vorrei mangiare disse, la voce bassa e potente.

    Lei prese un profondo respiro per calmarsi.

    Ho fatto preparare varie portate di montone, milord. Spero siano di vostro gradimento disse, aprendo la porta e precedendolo fuori dalla stanza, la testa china, più scoraggiata che mai. Raggiunta la sala, cercò con lo sguardo le sorelle per assicurarsi che in sua assenza tutto fosse andato per il meglio. Ormai aveva perso anche l'appetito, la testa le doleva, e tutto quello che voleva era ritirarsi in camera.

    Alle sue spalle, Gaston fissava il delizioso ondeggiare dei suoi fianchi sotto l'abito giallo. Era intrigato dall’intelligenza e dal modo di esprimersi di questa donna, ma adesso aveva altro per la mente.

    Prese posto là dove lei gli aveva indicato, a capotavola, tra Arik e Patrick.

    Il cibo è ottimo disse quest'ultimo.

    Questo posto è pieno di cibo e di belle ragazze aggiunse Nicolas, il fratello, più piccolo di quattro anni, masticando un boccone Un castello delizioso.

    Ignorandoli entrambi, Gaston si riempì il piatto di arrosto di montone e carote.

    Alle sue spalle, le quattro sorelle sorvegliavano la sala non viste, assicurandosi che tutto scorresse senza intoppi. L'apprensione di Remington stava svanendo, ma il suo stomaco era ancora chiuso. Il suo futuro, e quello delle sorelle, era terribilmente incerto, ma non aveva trovato il coraggio per pressare il Cavaliere Nero con ulteriori domande. Non le restava che aspettare, rendersi utile e mostrarsi obbediente, pregando che lui permettesse a tutti loro di restare a Mount Holyoak.

    Nicolas bevve un lungo sorso di birra. Quando abbassò il calice, sul suo volto c'era un grande anello nero, praticamente la sagoma del bordo del calice. Del tutto ignaro, continuò a mangiare le sue rape.

    Antonius fu il primo a notarlo. Il vino che stava per mandare giù spruzzò da tutte le parti, andando a colpire Patrick, che imprecò a voce alta. Troppo impegnato a ridere, Antonius gli indicò il fratello con un cenno della mano. E allora anche Patrick scoppiò a ridere come un pazzo.

    Che c'è? chiese Nicolas Che diavolo avete da ridere?

    Anche gli altri cavalieri cominciarono a divertirsi a spese di Nicolas. Tutti, tranne Arik e Gaston: il primo aggrottò la fronte, il secondo continuò a mangiare senza battere ciglio.

    Qual è il problema? chiese ancora Nicolas.

    Sforzandosi di trattenere le risa, Patrick strofinò un dito sul volto del fratello e gli mostrò la macchia nera. Immediatamente, Nicolas scattò in piedi.

    Cos'è questo? volle sapere Chi è stato?

    Rory non riuscì più a resistere: cominciò a ridere, battendo i piedi per terra.

    Mio Dio, che pomposo idiota siete! Non potete prenderla come uno scherzo?

    Rory! esclamò Remington, scioccata.

    Ma la sorella continuò a ridere come se la sua battuta fosse stata divertente, mentre Skye, gli occhi spalancati, si premeva contro il muro alle spalle, desiderando che potesse inghiottirla. Jasmine cadde esanime sul pavimento.

    E' proprio un idiota, non credi? chiese Rory alla sorella maggiore.

    Remington la afferrò per un braccio.

    Accidenti, vuoi farci ammazzare tutti? sibilò Esci subito di qui!

    No! tuonò Nicolas, bloccando la fuga delle due sorelle Voglio dare a questa sgualdrinella una lezione che non dimenticherà mai.

    Vi supplico, milord... mormorò Remington Vi prometto che una cosa del genere non accadrà mai più.

    Non mi darete nessuna lezione, babbeo dal cervello di gallina dichiarò Rory, per nulla disposta a cedere Vi sfido a provarci!

    Nicolas le si avvicinò, ma Rory fu più veloce e, per sfuggire alla presa della sorella e di Nicolas, urtò Patrick con il braccio. Il calice di vino che lui teneva in mano si rovesciò su Gaston, che allungò una mano e afferrò la ragazza per la collottola.

    Nella sala cadde il silenzio. I cavalieri smisero di mangiare. Jasmine, che si era appena rialzata con l'aiuto di Skye, cadde di nuovo a terra.

    Presa dal panico, Remington non sapeva cosa fare. Dio solo sapeva che le suppliche non erano mai servite nemmeno con il marito. Figuriamoci con il Cavaliere Nero. D'altra parte, in quale altro modo poteva salvare Rory da una morte certa?

    Pensò di prostrarsi ai suoi piedi, ma le gambe tremanti le impedivano di muoversi. Allora, istintivamente, allungò una mano e coprì quella massiccia che teneva prigioniera la sorella.

    Per favore, milord, non siate duro con lei mormorò E' giovane e vivace, e non è abituata alla presenza di tanti cavalieri. Temo che a volte il suo sciagurato senso dell'umorismo prevalga sulla ragione.

    Gaston fissò quegli occhi cristallini, quel viso così dolce, e si rese conto di aver prestato attenzione alle sue parole. Lui, che non aveva mai ascoltato una donna in tutta la sua vita. E quella mano...il suo morbido calore sembrò accarezzargli la pelle anche senza muoversi.

    La sua prima intenzione era stata di chiudere la piccola volpe dai capelli rossi nelle prigioni e gettare via la chiave. Era importante affrontare nel modo giusto situazioni come questa, perchè tutti sapessero la sorte che toccava a chi non gli mostrava rispetto. Ma la supplica di lady Remington lo convinse a riconsiderare l'idea.

    Nicolas disse Fa' di lei quello che vuoi. Ma niente sangue, lividi e ossa rotte, d'accordo?

    Sebbene poco soddisfatto, il cavaliere preferì non protestare. Prese Rory per i capelli, ma la ragazza cominciò a strillare e scalciare, prendendolo a pugni nell'addome. Con un grugnito, Nicolas le afferrò un braccio e glielo torse dietro la schiena, non prima che lei lo mordesse, quasi staccandogli un dito.

    Piccola strega maledetta! ruggì, trascinandola via.

    Lasciami andare, bruto! gridò Rory Lasciami andare e combattiamo in modo leale!

    Tutti i presenti fissarono divertiti lo spettacolo, ridendo e incoraggiando Nicolas con commenti osceni. Poi, sollevarono i loro boccali per augurargli buona fortuna e ripresero a mangiare, mentre le grida di Rory si allontanavano.

    ***

    Remington era inorridita. Possibile che fosse stata sua sorella ad organizzare quel brutto tiro al cavaliere? Si affrettò verso la fine del tavolo dov'erano seduti Gaston e i suoi cavalieri.

    Perdonatemi, signori disse, mentre con gesti frenetici sollevava le ciotole e scuoteva i tovaglioli, interrompendo il loro pasto. E tutti, invece di sembrare infastiditi, la guardavano con curiosità.

    Soprattutto Gaston.

    Cosa state facendo? le chiese, portandosi il calice alla bocca.

    Remington si fermò di scatto, improvvisamente consapevole di una miriade di occhi che la fissavano.

    Io... balbettò, arrossendo A Rory piace fare scherzi, come avete avuto modo di vedere. Voglio evitare che qualcun altro cada vittima della sua stupidità.

    Arik sbuffò, poi si pulì la bocca con un tovagliolo. Un'enorme striscia rossa comparve sul suo viso, suscitando un altro scoppio di ilarità in Patrick e Antonius.

    Che altro è successo? chiese a Gaston.

    L'amico trattenne a stento un sorriso.

    Credo che qualcuno abbia messo del colore rosso sul tuo tovagliolo.

    Arik chiuse un attimo gli occhi, implorando silenziosamente gli dei di donargli forza e pazienza.

    Dunque ho del rossetto sulle labbra?

    Esattamente. Gaston bevve un sorso di vino.

    Remington trattenne il respiro, aspettandosi da un momento all'altro che il cavaliere sguainasse la spada e la trafiggesse.

    Milord... gracchiò Sono terribilmente dispiaciuta. Punirò severamente Rory per il suo comportamento.

    Arik si limitò a lanciarle un'occhiata, mentre sollevava il tovagliolo per pulire la bocca. Poi ricordò che non avrebbe fatto altro che peggiorare la situazione, così lo gettò a terra e

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