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La sposa perfetta: Harmony Collezione
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E-book157 pagine2 ore

La sposa perfetta: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

LE MOGLI DEI RAMIREZ - Tre fratellastri, agli angoli opposti del globo: ognuno di loro dovrà trovare moglie entro un anno.

Nick Ramirez e Tess Steel condividono un'infanzia simile nel bene e nel male, e sono veri amici praticamente da sempre. È per questo che lei rappresenta "la soluzione" più adatta al delicato problema che Nick deve risolvere lottando contro il tempo: trovare una moglie entro dodici mesi, per esaudire le ultime volontà del suo vero padre e soprattutto conoscere i due fratelli che non sapeva nemmeno di avere. Quando trova il coraggio di chiederglielo, però, Tess gli dà una risposta imprevista: "Finalmente è arrivato il momento di confessarti un segreto: tu sei...".
LinguaItaliano
Data di uscita10 mag 2016
ISBN9788858948736
La sposa perfetta: Harmony Collezione
Autore

Emma Darcy

La vita di Emma Darcy è stata caratterizzata da tanti colpi di scena, esattamente come succede ai protagonisti dei suoi romanzi. Nata in Australia, al momento abita in una bella fattoria nel Galles.

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    Anteprima del libro

    La sposa perfetta - Emma Darcy

    successivo.

    1

    Un pacchetto dal Brasile... arrivato tramite corriere, con l'obbligo di consegnarlo a lui personalmente.

    Nick osservò l'uomo che stava uscendo dal suo ufficio. Non aveva nessun desiderio di aprire il plico che ora giaceva sulla sua scrivania. Sicuramente c'era sotto lo zampino di suo padre - quello biologico - che non aveva mai acquisito il diritto di partecipare alla sua vita, tanto meno di entrarci forzatamente. Quella porta era stata chiusa per sempre sedici anni prima.

    Adesso Nick aveva trentaquattro anni, e ne aveva solamente sette quando era stato investito dalla consapevolezza di essere stato rifiutato su tutti i fronti. Il ricordo lo spinse ad alzarsi dalla scrivania per allontanarsi da quella busta.

    All'epoca era un bambino innocente che si era trovato invischiato in una ragnatela di inganni tra adulti. Aveva cercato di capire qual era il suo posto, ma aveva brutalmente scoperto che non esisteva, per cui alla fine se ne era creato uno tutto suo.

    E quell'ufficio faceva parte del suo mondo: l'agenzia pubblicitaria che occupava due interi piani del più prestigioso palazzo di Circular Quay, con una vista spettacolare sulla baia di Sydney.

    Quella era la sua società. L'aveva messa in piedi lui seguendo un'intuizione che si era rivelata giusta.

    Le sue campagne pubblicitarie lo avevano reso un uomo molto ricco, che poteva permettersi quella vista sia in ufficio sia nel suo attico a Woolloomooloo.

    Era un imprenditore di successo completamente indipendente: non aveva bisogno di niente da nessuno dei suoi patrigni, gli uomini ricchi e potenti che sua madre accalappiava per arraffare da loro ciò che il suo avido cuore desiderava di più.

    Quando era piccolo, e anche durante la sua adolescenza, quegli individui avevano sborsato parecchio denaro per lui pur di compiacere la madre; denaro che aveva utilizzato per finanziare i suoi sogni e le sue ambizioni. Perché no? In fondo se li era meritati, visto che aveva sempre cercato di essere il meno invadente possibile nelle loro vite.

    Ma adesso non avrebbe preso più niente da nessuno. Non voleva e non ne aveva bisogno.

    Quindi, per Enrique Ramirez era troppo tardi. Aveva avuto più di un'occasione per rendere diversa la sua esistenza, e non lo aveva fatto. Quando Nick si era recato a Rio de Janeiro, a diciotto anni, per conoscere un padre che non aveva mai visto, Enrique si era risentito e lo aveva accolto in malo modo.

    «Che cosa vuoi da me? Cosa credi di ottenere?»

    Il disprezzo che Nick aveva percepito nella voce del padre lo aveva spinto a rispondere: «Niente. Volevo soltanto vederti di persona, e avvisarti che porterò il tuo nome. Adesso capisco che mi appartiene».

    In effetti, era impossibile non notare la somiglianza tra loro: gli stessi capelli neri e folti; la stessa pelle olivastra e gli occhi verdi; il naso aristocratico e la mascella squadrata; la bocca sensuale, il fisico atletico.

    Oh, sì, quello era davvero suo padre, perciò, dopo essere tornato in Australia, Nick aveva reclamato legalmente il cognome Ramirez. Almeno quella non era una bugia.

    Il telefono sulla sua scrivania suonò. Nick si allontanò dalla finestra e andò a rispondere.

    «La signora Condor vuole parlare con lei» lo informò la segretaria.

    Sua madre. Quella era la seconda intrusione dei suoi genitori nel giro di poche ore.

    «Passamela» rispose lui pensando all'ironia della circostanza. «Mamma?»

    «Tesoro! È successo qualcosa di straordinario. Dobbiamo parlare.»

    «Stiamo già parlando.»

    «Voglio dire di persona. Posso venire da te stamattina? È importante, Nick. Ho ricevuto un pacchetto dal Brasile.»

    A quella notizia lui serrò la mascella. «Anch'io» ribatté secco.

    «Oh!» esclamò la madre con una nota di disappunto nella voce. «Be', volevo darti la notizia con una certa cautela, visto che era tuo padre, ma immagino che ora non ce ne sia più bisogno.» Sospirò con fare drammatico. «Che perdita! Enrique era sulla sessantina... troppo giovane per morire. Un uomo come lui... così virile, così indomabile...»

    Uno strano dolore trafisse il cuore di Nick.

    Enrique Ramirez era morto.

    Andato.

    Sfumata per sempre la possibilità che un giorno potessero conoscersi.

    Fissò il pacco sulla scrivania; l'ultimo contatto.

    «Mi ha regalato la più bella collana di smeraldi che abbia mai visto» trillò la madre descrivendo nei minimi dettagli il gioiello. La donna adorava gli oggetti preziosi. Ogni uomo che aveva condiviso il suo letto, sia come marito sia come amante, aveva pagato generosamente quel privilegio.

    Ormai la signora Condor era al suo quinto matrimonio, ma Nick non aveva dubbi che, se si fosse profilato all'orizzonte qualche altro supermiliardario, la lista dei mariti si sarebbe allungata.

    Eppure non era riuscita a mettere una fede al dito a Enrique Ramirez. Probabilmente non aveva voluto sposare un brasiliano e trasferirsi in un paese straniero. Era già stato abbastanza che il campione di polo facesse parte della giuria al concorso di Miss Universo, tenuto a Rio de Janeiro l'anno in cui Nadia Kilman aveva vinto il titolo.

    Naturalmente lei non aveva programmato di restare incinta dal famoso campione. Quello era stato uno sfortunato incidente, soprattutto dal momento che stava progettando di sposare Brian Steele, il figlio ed erede di un magnate australiano dell'industria mineraria. Tuttavia non era stato difficile, per una donna dal fascino persuasivo, far credere all'uomo su cui aveva messo gli occhi di essere il padre del bambino che aveva in grembo.

    Con il matrimonio Nadia aveva dovuto rinunciare ai suoi impegni di reginetta planetaria di bellezza, però non aveva mai smesso di far uso del titolo conquistato in Brasile.

    L'intera storia del rapporto di Nick con la madre passava attraverso le miniere di smeraldi dei Ramirez in Sudamerica, come se lui potesse avanzare dei diritti su quei beni. Del resto, lei era sempre stata una specialista nel reclamare ciò che non le apparteneva.

    Nick si chiese se, nel caso in cui la bugia di Nadia non fosse stata scoperta, sarebbe rimasto per sempre il figlio di Brian Steele. Persino dopo il divorzio, e con entrambi i genitori risposati, lui aveva creduto che l'uomo fosse il suo padre naturale e lo aveva affrontato domandandogli perché non andava mai a prenderlo a scuola, o perché non assisteva alle sue gare sportive come facevano tanti altri papà divorziati.

    «Chiedilo a tua madre» gli aveva risposto Brian sbrigativamente.

    «Non è colpa mia se non la ami più» aveva ribattuto lui, sentendosi vittima di una profonda ingiustizia. «Non sono soltanto figlio suo, ma anche tuo.»

    «No, non lo sei.»

    Sconvolto, ferito e arrabbiato, Nick aveva cercato di lottare contro quel rifiuto sleale. «Non si può divorziare dai propri figli. Tu sei mio padre e solo perché ti sei creato una nuova famiglia non significa che...»

    «Io non sono tuo padre. Non lo sono mai stato» era stata la dura replica di Brian. «Guardati allo specchio, ragazzo; non c'è niente di mio in te.»

    A quell'ulteriore shock era seguita l'incredulità. Era vero che non aveva i capelli rossi, la pelle chiara e gli occhi azzurri, ma Nick aveva pensato di avere ereditato dalla madre e che era per quello che il padre lo detestava... perché gli ricordava costantemente Nadia.

    «Tu non mi vuoi, non è così?» aveva gridato, sperimentando l'amarezza di essere la vittima della rottura di un matrimonio.

    «Sì, è vero. Perché dovrei volere come figlio il bastardo di un altro uomo? Il vero nome di tuo padre è Enrique Ramirez e, quando non sta giocando a qualche torneo internazionale di polo, vive in Brasile. Dubito che verrà a prenderti a scuola, ma puoi sempre chiedere a tua madre di contattarlo per conto tuo.»

    Nick era corso ad affrontare la madre.

    «Tesoro, mi spiace vederti sconvolto perché Brian non è tuo padre» gli aveva rispose lei comprensiva, «ma Harry è un ottimo patrigno ed è molto più divertente di...»

    «Voglio sapere di mio padre!» aveva insistito lui testardo.

    «Be', tesoro, è sposato e non credo che abbia intenzione di divorziare. È coinvolto nella politica del suo paese ed è molto religioso, quindi non potremmo formare una famiglia neppure se lo volessimo.»

    «Lui sa della mia esistenza?»

    «Sì» aveva sospirato la madre. «Si è trattato di una di quelle sfortunate coincidenze della vita. È venuto in Australia per una partita di polo e tuo nonno, be' non proprio il tuo come adesso sai, lo ha invitato a giocare nella sua proprietà di campagna vicino a Singleton. Ero convinta che Enrique sarebbe stato discreto e avrebbe fatto finta di non conoscermi... e tutto è andato bene finché non ti ha visto...»

    «Mi ha riconosciuto?»

    «Sì. C'era la questione del tempo, la tua età e il tuo aspetto... Ho dovuto ammettere la verità e lui ha usato quel segreto per... uh...»

    Per ricattarla e obbligarla ad andare a letto con lui.

    Poco importava il rischio di uno scandalo o le conseguenze per Nick quando sarebbe stata scoperta la loro relazione, come puntualmente accadde.

    «Tua madre era pazza di me come io di lei» si era giustificato Enrique quando lui gli aveva fatto presente le ripercussioni che quel comportamento aveva avuto sulla sua esistenza. Eppure Ramirez non aveva dato segno del benché minimo senso di colpa.

    Si era limitato a fare un gesto noncurante con la mano. «Avrebbe potuto dire di no. Non avrei mai fatto l'amore con una donna non consenziente. È stata una sua scelta.»

    «E per voi io ero qualcosa di irrilevante» lo aveva accusato lui.

    Enrique aveva schioccato le dita considerando le sue parole una stupida lamentela. «Ti ho dato la vita; cerca di trarre il meglio da essa. Questo continuo rivangare il passato non ti porterà da nessuna parte.»

    Ottimo consiglio.

    Nick lo aveva preso alla lettera.

    Ecco perché non aveva nessuna voglia di toccare quel pacco arrivato dal Brasile.

    «Che cosa ti ha lasciato, tesoro?» gli chiese la madre con una punta di avidità nella voce. La collana di smeraldi aveva sicuramente stimolato il suo appetito verso ulteriori tesori in arrivo dal Brasile.

    «Direi la maggior parte dei miei tratti somatici» la prese in giro Nick.

    «Vero, però non è quello che intendevo e lo sai bene. Non essere noioso. Enrique mi ha scritto che la collana era un segno di gratitudine per avergli dato un figlio tanto notevole. Se Enrique era così contento di te, ti avrà lasciato ben più di una collana.»

    «Non ho ancora aperto il pacchetto.»

    «Be', fallo subito. Mi aspetto buone notizie quando arriverò da te in ufficio. Sono così elettrizzata. Tuo padre era immensamente ricco, Nick, lo sai.»

    Sì, lo sapeva. Aveva visto la magnificenza con cui viveva la famiglia Ramirez, ma lui non voleva ereditare niente da un uomo che si era rifiutato di avere un ruolo nella vita del figlio bastardo.

    «Sarò da te tra un quarto d'ora» gli disse allegra la madre. «Non è stupendo essere ricordati così dopo tanti anni?»

    «No,

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