Piazza Plebiscito - Atto primo
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Anteprima del libro
Piazza Plebiscito - Atto primo - Pietro Maggiore
futuro
Prefazione
Una città senza piazza è una città senz'anima e una città senz'anima è un luogo senza memoria.
Vivo in una città, Genova, di vicoli e piazzette. Hanno pervicacemente provato a distruggerle nel corso degli anni, ma per fortuna i luoghi della storia e della memoria si sono salvati. Più forti delle ruspe.
Anche Ceglie è città di vicoli e piazze, dalla grande arena dedicata al Plebiscito alla teatrale piazza Celso così poetica, bianca e senza auto.
I vicoli che s' innervano nel corpo della capitale dei Messapi si riconoscono anche per i numeri romani: I Nannavecchia, II Ospedale, le piazze per chi le abita e le consuma di passi e chiacchiere.
Piazza Plebiscito è La Piazza
e Pietro Maggiore, con la pazienza del professore e l'acutezza dello storico ha raccolto le testimonianze di questo luogo emozionante.
Le storie e i personaggi raccontano, suscitando sentimenti la commozione di chi qui ha subito violenza politica, l'orgoglio di chi ha tenuto la testa alta per difendere la sua libertà, il divertimento degli aneddoti di coloro che, soprattutto nei bar, o prima nelle antiche osterie, diventano confessori di segreti, pettegolezzi, malignità che a volte riescono a sfiorare la perfidia.
La piazza è tutto questo e non smette neppure oggi di fare il suo onorato lavoro.
Lo è diventata fortunatamente anche per noi turisti, che ci siamo fatti subito inebriare dalle pietre del pavimento sulle quali siamo scivolati dopo un acquazzone, dalle comode panchine per ascoltare musica, davanti alla importante torre dell'orologio e alle due palme che osserviamo ogni anno con trepidazione sperando che siano sempre in salute.
Anche per noi piazza Plebiscito è piazza di bar dove svegliarci con i ristrettissimi caffé, rinfrescarci con un bianco dei trulli o gustare gli indimenticabili psquitt.
Dunque il libro di Pietro che per i cegliesi sarà commovente ricordo di amici, parenti scomparsi, luoghi e tradizioni, per me, per noi è un utile manuale di conoscenza per stare fisicamente in questo posto incantato, fatto di contraddizioni tra rumori e silenzi.
Ci vedremo ancora molte volte, spero, in piazza Plebiscito e chissà che non riesca a incontrare finalmente uno dei protagonisti più affascinanti del romanzo di Maggiore, quel venditore di idee che aveva il diritto di pagarsi un buon pranzo per sconfiggere l'atavica fame proprio aprendo la sua valigia di pensieri.
Mario Paternostro
Giornalista e scrittore²
INTRODUZIONE
Tutti quelli della mia età sono cresciuti, per varie ragioni, non ultima quella del ristretto spazio delle nostre case, in mezzo alla strada.
Per aggregazione naturale ci si riuniva in bande nei rioni di appartenenza, quella di sobb’ Santrokk
, di sobb’ Santann’
,di jint Cegghij Vecchie
(la più temibile), di sott’ u spizie
, di sott’ a chiazz
, di "sott’ u patanar³ ’" e così via.
Io, nonostante abitassi sobb’ Santann’
preferivo aggregarmi ai ragazzi di sott’ a funtan’ da chiazz
nei pressi della bottega di sarto di mio padre.
Probabilmente per questo motivo sono rimasto particolarmente affezionato a Piazza Plebiscito, ai rintocchi delle campane dell’orologio, alle palme, alle passeggiate interminabili dei gruppi di amici al centro della piazza dove si discuteva e si discute tuttora di tutto quanto lo scibile umano.
Ho conosciuto perciò molte delle persone di cui si parla in questa raccolta di aneddoti; di alcuni ho un ricordo sfumato dagli anni, di tanti ho solo il ricordo dei nomi tramandati nei racconti orali che son serviti a perpetuarne la loro simpatica memoria.
Quasi tutti traggono spunto da fatti realmente accaduti,narrati e ripresi innumerevoli volte, ogni volta con qualche simpatica aggiunta e infine da me raccolti nella narrazione di Nennello Gasparro, uno degli ultimi depositari della memoria storica dei personaggi più o meno famosi della nostra Ceglie.
PIAZZA PLEBISCITO
Piazza Plebiscito era, oggi un po’ meno, il luogo d’incontro privilegiato dei cegliesi. Sin dalle primissime ore del mattino i cacciatori, i commercianti, gli artigiani, i massari, i professionisti e via via tutti quelli che si recavano al lavoro passavano dalla piazza per prendere il caffè o per chiacchierare degli ultimi fatti accaduti nel paese, nei bar di Vicienz u Signor’, di Pittnissin’, di Nard’ u signor’ , di Pascal’ a fuin’, di Michele Quarta o da Zanghett’, storica rivendita di ghiaccio e birreria ante litteram.
Anche i nomi dei locali della piazza segnano il passare del tempo, dal caffè dell’Impero di Vicienz’ u Signor’ al Gran Bar di Nard’ u Signor’ per arrivare poi al Milan bar, dal bar Italia dei fratelli Pittnissin’, al Wine bar - la civetta, dal Cin Cin bar di Pascal’ a Fuin’ al lounge bar Piazza Plebiscito 51, all’Agorà e, nel corso Garibaldi, il Bar Roma e il Bar Centrale che ha mantenuto inalterata la tradizione dei biscotti cegliesi inventati da Ticchij di Magghion’e riportati alla notorietà da Tanino Fogazzaro, quest’ultimi, unici bar che non hanno cambiato nome insieme alla rivendita di birra e ghiaccio di Zanghett’, dalla rivendita di giornali di Lillino di don Giacomo (Nicola Nannavecchia) dove oggi la nipote vende oggetti d’arte a quella attuale di Angelo Ligorio.
Piazza Plebiscito 1893 – Tutti in posa davanti alla torre con il nuovo orologio appena montato. Collezione Prof. Gaetano Scatigna Minghetti
La piazza si riempiva anche di braccianti e di operai in attesa diqualcuno che offrisse loro una giornata di lavoro. Col passare delle ore cambiavano i frequentatori, arrivavano gli sfaccendati, le persone anziane che passeggiavano sotto la torre dell’orologio con quel classico andare e venire, novelli peripatetici che camminando con calma ascoltavano il loro interlocutore annuendo ed intervenendo, che è diventato abituale per tutti i cegliesi in attesa dell’ora di pranzo che veniva scandita dai dodici rintocchi dell’orologio che oggi è ritornato a funzionare grazie alla passione ed all’abilità del vigile Pierino Di Presa, figlio d’arte.
Dalle cinque del pomeriggio in poi la piazza cominciava lentamente a riempirsi, si formavano gruppi di 10-12 persone in cerchio (i contadini), gruppi per età, per interessi di lavoro o di idea politica, per parlare di tutto e di tutti riprendendo il lento passeggiare e le discussioni interrotte. Quando arrivava l’ora di cena e bisognava pur ritornare alle proprie case il gruppo si doveva sciogliere completamente perché ognuno aveva il timore che gli altri sparlassero di lui.
L’arrivo delle calde serate estive era l’occasione per tirare tardi, per "malangare⁴ "qualcuno, soprattutto gli assenti, per punzecchiarsi vicendevolmente, per mettere in croce don Luigi Lovecchio - venditore di idee-,per raccontare di fatti realmente accaduti che con il racconto venivano arricchiti di particolari e spesso da veri diventavano verosimili,ma che in fondo un pizzico di verità ce l’avevano.
Parecchi erano i personaggi protagonisti della piazza e tra questi spiccavano Vurricchij’ di Barbaross’ con le sue risate e la sua immancabile farfalla, Rokk di Donnachiara, Vicienz’ u Signor’, Stefin’ di Biniditt, Pascal’ di Uecchij’ mij, il farmacista Glicerio Campanella, Nicola Gallone detto il professore
, Michele Castellana (che professore era per davvero), Nicola Castellana e successivamente Mimì Chirulli e Nennello,che possiamo considerare come gli ultimi epigoni di una storia della piazza che via via sta scomparendo, che sta per cadere nel dimenticatoio e rimane nella nostalgia dei pochi sopravvissuti.
Piazza Plebiscito era rigorosamente vietata ai ragazzi che in bande cercavano di appropriarsene, ma la presenza dei vigili urbani con sotto la cappa la pizza di vov’
(nerbo di bue) consigliava di cambiare posto per giocare.
Piazza Plebiscito nel 1913 con il vespasiano sul lato sinistro dell'orologio e i tre lanternoni. Collezione P. Maggiore.
Piazza Plebiscito con To-Tor’ di Bambiniedd’ ed il suo carretto dei gelati, con Birinisc’ e le sue caramelle di zucchero fatte sulla lastra di marmo ed incartate con la carta colorata, con Ri-Ria di Santanann’ e