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La pietra sul cuore. I due volti della regina
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La pietra sul cuore. I due volti della regina
E-book228 pagine3 ore

La pietra sul cuore. I due volti della regina

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Info su questo ebook

Quando il giovane re muore il nemico al nord prende coraggio per lanciarsi alla conquista del regno convinto di potere avere la meglio. Ma la piccola regina, sorella del re, appena uscita dal convento riserverà molte sorprese. E’ Porzia il nuovo personaggio che intreccia la sua esistenza con quella dei nostri amici di “La pietra sul cuore” dando vita a nuove avventure. Passione, lealtà, intrighi di corte e magia segneranno gli eventi con un susseguirsi di colpi di scena che appassioneranno il lettore conducendolo attraverso misteri e segreti inviolabili che solo la forza dell’amore riuscirà a svelare e a curare spezzandone le catene.
LinguaItaliano
Data di uscita26 lug 2018
ISBN9788827841464
La pietra sul cuore. I due volti della regina

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    Anteprima del libro

    La pietra sul cuore. I due volti della regina - Giulia Torelli

    Youcanprint.it

    CAPITOLO 1

    Giulia Torelli

    I DUE VOLTI DELLA REGINA

    Titolo | I due volti della regina

    Autore | Giulia Torelli

    ISBN | 978-88-27830-13-0

    © Tutti i diritti riservati all’Autore

    Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta senza il preventivo assenso dell’Autore.

    Youcanprint Self-Publishing

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    Alla morte di Alfonso Guglielmo venne nominato Conte da Re Utar con grande soddisfazione del popolo di cui da sempre era stato portavoce e leader. Quando la tirannia del fratello arrivò a livelli di intolleranza estrema Guglielmo si schierò a favore del popolo contro suo fratello, cosa che fu il popolo stesso a richiedere e a cui egli non potette sottrarsi. Alla sua nomina si trovò depositario di un potere che forse non avrebbe desiderato avere ma che in qualche modo gli era pervenuto e di fronte al quale non aveva la possibilità di esimersi. Era consapevole che il suo compito era difficile e che la sua vita sarebbe cambiata totalmente. 

    Un po’ alla volta, quasi la metà della popolazione del tempo era stata costretta a trasferirsi a vivere nella foresta a causa di Alfonso suo fratello che aveva depredato innumerevoli famiglie di tutti i loro averi, compresi quelli indispensabili alla sopravvivenza. Quando Guglielmo divenne conte centinaia di persone rientrarono in città e quelle persone erano povere, non avevano cibo, non avevano soldi, non avevano lavoro, o meglio non ne avevano più. 

    La giusta intuizione di Guglielmo consistette nel capire che erano onesti lavoratori che non andavano assistiti ma reintegrati e subito, prima che trovassero sfogo nella delinquenza. L’idea di Guglielmo, per aiutare queste persone fu quella di restituirgli la casa che gli era stata tolta e di dare loro la cosa fondamentale per ogni uomo: un lavoro. 

    Quindi per creare lavoro avviò in contemporanea due canteri diversi: uno per l’ampliamento del porto e l’altro per la costruzione del convento delle suore che erano giunte da Ardessa per assistere questa enorme quantità di poveri. Furono le suore che organizzarono il servizio mensa accogliendo i bisognosi in un accampamento provvisorio nel quale ci furono anche brande dove ospitare coloro che non avevano trovato rifugio altrove. Alcuni più fortunati vennero accolti dai loro parenti, gli altri ebbero una branda e del cibo fino a che non furono in grado di provvedere a se stessi e alle proprie famiglie. Guglielmo offrì loro assistenza e finanziò il restauro delle case bruciate convinto che i soldi depredati negli anni precedenti dal governo di suo fratello dovessero tornare al popolo. Fu dura all’inizio per lui, c’era fretta e le cose da fare e da decidere erano davvero molte e gli prendevano l’intera giornata, non c’era tempo per nient’altro. 

    Ma il tempo per una cosa importante lo trovò: sposare Jennifer.

    La loro esistenza insieme fu un continuo scambio di amore, malgrado tutte le circostanze della vita che non li risparmiarono, le disgrazie minano spesso le fondamenta dei rapporti facendo barcollare coloro che sono stati uniti da ragioni mediocri, ma non loro due. La loro unione era invece il fortunato incontro tra anime gemelle e aveva fondamenta solide che ressero tutto e fecero in modo che ognuno dei due traesse da se stesso e dall’altro quel meglio che neanche immaginava di possedere. Capitò spesso che non fossero d’accordo, ma trovarono sempre un compromesso anche quando Jennifer decise di seguire il suo lavoro.

    Lo hai sempre saputo che io non sono come le altre. Disse Jennifer pacata, sperava che Guglielmo la prendesse bene, ne avevano parlato tante volte.

     Credevo che aiutare me potesse essere sufficiente per te. C’è bisogno di aiuto, qui, adesso. Potresti almeno rimandare il viaggio.

    L’ho già rinviato altre volte se è per questo, ma ora Carlo ha bisogno di una persona con cui dividere il lavoro a Vaduar, non riesce a seguire due attività da solo, così ho deciso di andare. Disse Jennifer con dolcezza e determinazione nello stesso tempo.

    Non può andare un altro? Chiese Guglielmo

    Potrebbe andare Anselmo, ma io sono la persona più qualificata, lui avrebbe bisogno di troppo tempo per entrare nelle cose che io ho seguito da sempre. Era infatti lei che aveva gestito sempre gli ordini che arrivavano da Vaduar e ora che i negozi erano diventati due, era solo la sua presenza che sarebbe stata risolutrice.

    Jennifer, non si è mai vista una contessa che gestisce un negozio di vasellame. Disse Guglielmo centrando il punto dolente senza troppi giri di parole. La diplomazia con lei non funzionava.

    Se è per questo non si è nemmeno mai visto un Conte con una barba trasandata come la tua. Disse lei cercando di sdrammatizzare.

    "Lo sai che no ho tempo ma ti prometto che questa barba resterà così fino a che tu non avrai cambiato idea.

    Questa fu la ragione per cui Guglielmo non si rasò per anni, fu il suo modo di protestare nei confronti dell’ostinazione della donna. 

    Lui sapeva che a lei non sarebbe bastato essere solo moglie e madre e se ci ragionava con calma riusciva pure a comprendere le motivazioni, ma aveva sperato che Jennifer in lui avesse trovato la soddisfazione per tutto. Non era così, voleva il suo spazio, lui non bastava e non bastarono nemmeno Robert e gli altri figli. Lei li amò più della sua stessa vita, ma amò anche se stessa senza nulla togliere alla sua famiglia. 

    Forse in lui era radicato il modello familiare in cui aveva vissuto, mentre in lei c’era una cultura diversa che vedeva la donna più indipendente. Avevano origini diverse, Guglielmo era nato in quel territorio ma i suoi provenivano dalla Madascia dove la cultura prevedeva che la donna fosse sottomessa all’uomo, mentre in Galedia le donne avevano potere da sempre. 

    La tendenza che l’uomo primeggiasse sulla donna anche in Galedia era la stessa, ed era quella di considerare la donna madre e moglie, ma le eccezioni erano la regola che avvalorava molte donne di potere che non trovarono difficoltà ad affermare le proprie capacità nei settori dove non era necessaria la forza fisica ma dove serviva lucidità mentale, spirito organizzativo e cooperazione. 

    In questo le donne erano imbattibili, avevano la capacità di trainare e rendere compatte le compagini lavorative a cui davano motivazioni di grande solidarietà e accoglienza vivificando il senso di appartenenza ad una grande famiglia. 

    Jennifer proveniva da questo contesto culturale, Guglielmo ne era consapevole e non aveva mai pensato di ridimensionala o reprimerla, aveva solo sperato che lei riversasse le sue energie affiancandolo in quella che era la sua missione: ricostruire un paese.

    Jennifer era cresciuta nell’officina dove grazie alle sue attitudini aveva avuto modo di diventare indispensabile. Il livello qualitativo dei loro manufatti era notevolmente all’avanguardia e la competenza per il mantenimento di quello status era relegata solo in lei e in Carlo. 

    Carlo era detto lo straniero, perché lo aveva portato il mare, come spesso accade nelle città portuali dove diverse etnie si mescolano alla gente del posto. 

    Lui diceva di provenire da Clearville, il paese dove aveva conosciuto George il padre di Jennifer, ma molti non si spiegavano come facesse uno di Clearville a essere così abile e all’avanguardia nel suo lavoro. Le ceramiche di Clerville erano della stessa fattura di quelle di Dalencia mentre i lavori di Carlo erano ben altro. 

    Da quando Carlo era entrato nell’officina i lavorati erano diversi, delle vere e proprie opere d’arte che inizialmente venivano create solo dalle sue abili mani e dopo qualche anno anche da Jennifer che sembrava lo sapesse fare da sempre a differenza anche dei suoi fratelli che malgrado si sforzassero non riuscivano ad avere la sensibilità giusta e la perizia necessaria per lavorare ad un livello qualitativo spettacolare. 

    La concorrenza non credeva che Carlo provenisse da Clearville e ritenevano che la sua arte giungesse da un paese di certo più lontano. Sta di fatto che Carlo oltre ad essere un abile artigiano e uomo di affari, fu per George quel fratello che la vita ti regala senza il vincolo del sangue e anche per Jennifer fu di più di fratello maggiore. 

    Carlo c’era sempre per lei e tra loro c’era un legame speciale. 

    Fu inevitabile per Jennifer scegliere quello che aveva sempre desiderato fare: seguire quel lavoro in cui era molto brava e proseguire la sua collaborazione con Carlo. 

    Guglielmo lo aveva sempre saputo e in qualche modo si sentiva rassicurato dal fatto che lei non viaggiasse da sola e se ne fece una ragione. C’era da aggiungere che da qualche anno le navi erano più veloci e sicure e il viaggio durava al massimo cinque giorni, anche se l’assenza di Jennifer lo lasciava sempre amareggiato, non a caso la sua barba era sempre più lunga. Ma conosceva Jennifer e comprendeva che era meglio lasciarla libera, anche se avesse avuto modo di impedirle di andare non avrebbe avuto cuore di farlo, comprendendo che lei non lo avrebbe mai perdonato e che tenerla in gabbia l’avrebbe resa diversa dalla donna che aveva sposato. 

    Sperò che il tempo potesse sistemare le cose nei modi arcani e insondabili che nessuno può prevedere.

    Detestava dare spiegazioni, quindi Jennifer uscì come al solito per andare in officina dirigendosi invece verso la foresta. La giornata era tiepida e asciutta ed era da molto che lei non faceva le sue lunghe passeggiate, gli impegni non facevano altro che moltiplicarsi e se avesse detto che sarebbe uscita per andare a trovare le sue amiche avrebbe trovato di certo qualcuno pronto a fare obiezioni, quindi non disse nulla, semmai l’avrebbe raccontato dopo, al ritorno. 

    Aveva fatto uno strano sogno quella notte, aveva visto Sophie, detta la Strega Bianca e Marwella, detta La Lupa, sedute in un prato primaverile pieno di iris con i quali avevano intrecciato per lei una corona, come quelle che si intrecciano per la festa di Beltane e l’aspettavano per dargliela. 

    Conoscendole sapeva che la stavano chiamando, fortunatamente il sogno era gioioso, quindi si apprestava a raggiungerle serena e forse immaginava anche di cosa si dovesse parlare.

    Quando arrivò l’accolsero felici e lei ebbe conferma che la stavano aspettando. Anni addietro lei aveva vissuto nella radura e conosceva l’energia attraverso la quale sia Marwella che Sophie percepivano gli eventi e sapeva che esse erano anche in grado di utilizzarla. Forse se avesse frequentato a lungo le due donne anche lei sarebbe riuscita a raggiungere i loro livelli, ma la vita per lei aveva un altro percorso. 

    Le era rimasta però la consapevolezza della realtà invisibile, lei non aveva mai visioni, ma aveva spesso dei sogni che le predicevano e le indicavano gli eventi, proprio come quel giorno. 

    Appena le donne finirono con i saluti si sedettero al sole in prossimità del pozzo e cadde un tenue silenzio nel quale si veicolarono sguardi e sintonie, anche Jennifer ebbe l’impressione di partecipare ad un discorso mentale, ma dubitava di quanto le arrivava. Ci pensò Marwella a risolvere il tutto e disse diretta risolvendo le perplessità di Jennifer:

    Sarà un maschio. E lo disse sorridendo, come una novella nonna.

    Sorrise anche Jennifer non riuscendo a dire nulla dalla commozione, solo dopo che le cadde una lacrima riuscì a parlare:

    Lo sospettavo perché è da due mesi che non ho il ciclo, ma ho sempre sentito di donne che stanno male e hanno nausee. Io sto bene come sempre, è per questo che non mi sentivo incinta.

    Non tutte le donne incinte hanno nausee e comunque se non ne hai sei fortunata perché sono davvero fastidiose, ma senza dubbio sei in attesa del futuro Conte Durman. Rispose Marwella sorridendo. Era molto felice per la bella notizia e in oltre le parole di Jennifer la intenerivano facendola sorridere:non mi sentivo incinta

    Ora dovrò dirlo ai miei. Vi sembrerà strano ma mi imbarazza. 

    Sta serena. Disse Sophie, aggiungendo:

    Non sarà difficile perché la tua è la metà di un evento doppio.

    Non capisco. Spiegami cos’è un evento doppio. Chiese Jennifer perplessa.

    Non essere curiosa. Sarà una sorpresa che ti piacerà. C’era sempre presente in Sophie l’accortezza di non rompere gli equilibri. Sapere in anticipo gli eventi non impone di intervenire su di essi, anzi il contrario, le cose che accadono sono frutto di intrecci necessari alla crescita delle persone e se noi le informiamo prima gli risparmiamo a volte un dolore che però tornerà sotto altra forma in un tempo successivo. Questo principio andava esteso a tutti gli eventi, anche quelli lieti, le sue facoltà di preveggenza andavano usate con cautela e in casi estremi e dovevano essere sempre finalizzate all’aiuto. Non era facile gestire questo dono.

    Jennifer capì a cosa si riferiva Sophie nel pomeriggio quando entrò in officina. Trovò tutti radunati intorno a Carlo, erano tutti allegri e lo sguardo di Carlo era raggiante. Prima di sapere di cosa si trattasse intuì che fosse qualcosa di bello per lui, ma non avrebbe mai indovinato di cosa si trattasse.

    Quando lei entrò si voltarono e le fecero un varco affinché si avvicinasse a loro.

    Vieni Jennifer, Carlo ha una bella notizia. Disse George invitandola a partecipare.

    Dimmi Carlo. Di cosa si tratta? Chiese rivolta all’interessato.

    Jennifer, avrò un figlio. Rispose l’uomo raggiante.

    Ma è magnifico. Esclamò la ragazza e istintivamente colse l’occasione e annunciò: 

    Siamo in due.

    Frase questa che appena pronunciata azzittì tutti facendo cadere il silenzio per qualche istante. Ma subito dopo l’allegria si riaccese, tra tutti George era euforico, sarebbe diventato nonno, cosa che lo costringeva a soffiarsi il naso in continuazione per deviare la traiettoria delle lacrime di commozione che altrimenti erano intenzionate ad uscire dagli occhi.

    Fu meraviglioso per Jennifer condividere l’esperienza della gravidanza con Carlo e Sorina che erano entusiasti, non se l’aspettavano poiché Carlo aveva quarant’anni e Sorina trentasei, non avevano mai valutato l’eventualità di potere avere dei figli. Ritennero di essere stati benedetti e considerarono la gravidanza come un regalo del cielo che andava a condonare quanto la vita aveva negato alla loro gioventù. 

    Fu un periodo meraviglioso, molto felice e tutti erano coinvolti, Sorina divenne di casa da Sara, entrambe erano impegnate con i corredini. Jennifer fino all’ultimo giorno andò in officina e quando rientrava le due donne le mostravano cose sempre nuove che avevano realizzato per i nascituri. 

    C’era finalmente serenità, Guglielmo stava facendo un buon lavoro come Conte, il paese era in ripresa, sembrava che ci fosse più luce, le persone avevano nuovi occhi, quelli che si hanno quando la speranza cresce e la serenità diventa reale. Forse perché tutti avevano molto sofferto, ma ora c’era la consapevolezza della felicità. Guglielmo era tra i più stanchi ma tra i più felici. Il suo impegno diventava concretezza nei risultati e la sua vita subiva delle trasformazioni continue, ora era più forte, con Jennifer si sentiva amato e vivo. Da quando aveva saputo dell’arrivo di un erede la sua vita aveva ora un significato preciso, sapeva che non c’era casualità in nulla e che il suo ruolo non era un’effimera transizione temporale, ma aveva messo un mattone per costruire il futuro e si sarebbe adoperato affinché fosse il migliore per suo figlio e per il suo popolo. La sua energia si rinnovava ogni giorno grazie all’amore che lo circondava. Anche Carlo era trasformato, sembrava più giovane. Era raggiante già da quando aveva incontrato Sorina e ora che si apprestava a diventare padre sembrava un altro, il suo sguardo irradiava gioia, anche il suo aspetto era diverso e si muoveva più veloce, come se fosse veicolato da un’energia nuova, più dinamica.

    Il primo a nascere fu Robert, un bambino bellissimo, roseo di carnagione come la madre, aveva gli occhi di Jennifer, verdissimi, mentre i capelli erano neri come quelli di Guglielmo. Fu un giorno indimenticabile per tutti, di grande commozione e gioia. 

    Carlo e Sorina non persero nulla dell’evento che era un’anticipazione di quanto sarebbe accaduto loro da un giorno all’altro, per l’esattezza trascorsero diciotto giorni. Ma le cose andarono molto diversamente, il parto per Sorina si rivelò complicato fin dal primo momento. Furono per Carlo le ore più lunghe della sua vita, chiuso fuori dalla camera dalle donne si aggirava tra giardino e cucina inquieto, sentiva le urla di Sorina e dopo un po’ iniziò a preoccuparsi molto seriamente. Era sopraffatto dall’ansia e da un crescente senso di impotenza, non sapeva cosa fare per aiutarla e questo lo dannava, ad ogni urlo lui si contraeva sempre di più. Si sforzava di conservare l’ottimismo, ma dopo tante ore non sapeva più cosa pensare, la sua donna urlava da troppo tempo straziandogli il cuore. Ad un certo punto Jennifer se lo vide apparire sulla soglia dell’officina con la faccia distrutta:

    Non ce la faccio più a sentirla urlare. Le disse disperato non appena lei lo raggiunse. 

    Jennifer aveva lasciato tutto incurante delle ceramiche per avvicinarsi a Carlo. Solo lei lo aveva visto e si agitò molto, soprattutto perché era la prima volta che lui cercava conforto. Capì subito Jennifer che quello che lui desiderava era la sua presenza, aveva bisogno di lei perché stava vivendo un momento atroce.

    Vedrai che da un momento all’altro nascerà. Disse Jennifer per consolarlo cercando di sembrare il più convinta possibile, ma al tempo erano tanti i casi in cui le gravidanze non avevano il lieto fine, il parto per una donna era un grosso rischio, sempre.

    "Andiamo, devo tornare.

    Certo, vengo con te. Disse seguendolo senza neanche voltarsi verso l’officina per avvisare, non ci pensò proprio e nessuno si accorse di nulla, dato che Jennifer faceva la spola per allattare Robert e non era raro che si assentasse. Quindi con passo affrettato si avviarono verso casa di Carlo. 

    Quando Jennifer entrò percepì l’atmosfera, comprese che non c’era nulla che lasciasse presagire un evento

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