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Vantaggi molto personali: Harmony Destiny
Vantaggi molto personali: Harmony Destiny
Vantaggi molto personali: Harmony Destiny
E-book149 pagine2 ore

Vantaggi molto personali: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Ricchissimo uomo d'affari cerca moglie bella, affidabile e intelligente per matrimonio di convenienza. Scadenza del contratto un anno. Vantaggi economici e.... molto personali.
Travis King ha bisogno di una moglie. Julie O'Hara di denaro per realizzare il suo sogno. Il matrimonio sembra a entrambi la soluzione più ragionevole anche perché permette di unire l'utile al dilettevole. Ma Travis sospetta che Julie gli stia nascondendo qualcosa del suo passato che potrebbe mettere in pericolo il loro accordo. E decide di voler arrivare alla verità a modo suo. In camera da letto.
LinguaItaliano
Data di uscita10 apr 2019
ISBN9788858995976
Vantaggi molto personali: Harmony Destiny
Autore

Maureen Child

Maureen Child ha al suo attivo più di novanta tra romanzi e racconti d'amore. È un'autrice molto amata non solo dal pubblico ma anche dalla critica, infatti è stata nominata per ben cinque volte come migliore autrice per il prestigioso premio Rita.

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    Anteprima del libro

    Vantaggi molto personali - Maureen Child

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Marrying For King’s Millions

    Silhouette Desire

    © 2008 Maureen Child

    Traduzione di Roberta Canovi

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2009 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5899-597-6

    1

    «Neanche per sogno. Mi dispiace, Travis, non posso sposarti.» Il tono di voce di Julie O’Hara era abbastanza alto da raggiungere l’uomo bloccato fuori dalla porta alla quale si era appoggiata.

    Lui la sentì fin troppo bene.

    «Oh, sì che puoi» ribatté infatti e, anche attraverso il legno dell’uscio, la sua voce rivelava tutta la sua determinazione. «Ora finiscila con i drammi e apri questa dannata porta.»

    Julie lasciò cadere la testa all’indietro e alzò gli occhi sull’alto soffitto in legno. Attraverso le finestre penetravano nella stanza i raggi del sole che disegnavano sulle pareti ombre stranamente simili alle sbarre di una cella.

    Coincidenza?

    Difficile da credere.

    Si trattava di un errore madornale - se lo sentiva fin nelle ossa. Il terribile presentimento che si era insinuato in lei un mese prima all’improvviso era sbocciato in un grande e macabro fiore nero.

    «Travis, rifletti un attimo...»

    «Non mi sembra proprio il momento adatto per i ripensamenti, Julie» la interruppe lui. «Gli ospiti sono qui, il ministro sta aspettando e noi due ci sposeremo.»

    Lo stomaco le fece una capriola mentre lei inspirava a fondo per tentare di calmarsi. Non fu di alcun aiuto. Come diavolo si era infilata in un simile pasticcio? Si guardò intorno freneticamente come a cercare una via di fuga, ma naturalmente non ce n’erano e lo sapeva bene: era intrappolata in quell’elegante camera per gli ospiti nella villa di Travis. Esattamente come il resto della casa, era splendida e così lontana dal suo mondo quotidiano che Julie si sentiva come la domestica che si infila nella stanza della padrona quando lei non c’è per provare i suoi vestiti. Pessima, pessima sensazione. Ed era tutta colpa sua.

    Si era andata a cacciare in quella situazione con la piena consapevolezza di ciò che stava facendo. «Sei proprio una stupida» borbottò tra sé.

    «Apri la porta, Julie.»

    «Porta sfortuna vedere la sposa prima del matrimonio» tentò.

    «Non credo che abbia molta importanza, nel nostro caso. Apri.»

    Il nostro caso.

    Certo, il loro caso era speciale. Perché il loro non era un matrimonio qualsiasi.

    Era sembrato tutto così semplice, un mese prima...

    «Ho bisogno di una moglie» aveva spiegato Travis. «Tu hai bisogno di un futuro. È perfetto.»

    Julie lo aveva guardato, seduto di fronte a lei sul divanetto di vinile rosso di Terri’s Diner nel centro di Birkfield, California. In una piccola cittadina, quello era il locale dove potevi trovare chiunque stessi cercando. Julie era praticamente cresciuta tra quei sedili.

    Il suo primo ragazzo l’aveva portata lì. Lì aveva curato il primo cuore spezzato con un doppio milk-shake al cioccolato. E ora Travis le stava chiedendo di sposarla.

    Forse avrebbero dovuto affiggere una targa ricordo.

    «Non è perfetto» aveva ribattuto, considerando che almeno uno di loro doveva pensare razionalmente. Travis era sempre stato più impulsivo di lei - be’, a parte la volta in cui Julie aveva sposato un uomo dal quale credeva di essere amata, solo per scoprire subito dopo che era tutta una menzogna. Ecco dove l’aveva condotta l’impulsività.

    «C’è una soluzione più semplice, Travis» aveva osservato con fermezza. «Basta che trovi un altro distributore per i tuoi vini.»

    Lui aveva scosso il capo, i capelli scuri che gli svolazzavano sulla fronte in un modo che le faceva venire la tentazione di sistemarglieli, ma aveva resistito.

    «Non posso. Thomas Henry è il migliore e sai che non mi accontento mai di niente di meno.»

    Vero, non lo aveva mai fatto. Travis era cresciuto in una delle famiglie più ricche e potenti dello stato; da tempo immemorabile, ormai, era abituato a essere il numero uno. E non c’era niente che gli stesse più a cuore dell’azienda vinicola King. Fin da quando l’aveva ereditata dal padre, vi aveva infuso tutto l’impegno e la dedizione necessari per far conoscere i vini King in tutta la California.

    A quel punto aveva stabilito di diffondere la distribuzione non solo a tutto il paese, ma anche all’estero. E Thomas Henry era la chiave per arrivare al successo su scala mondiale.

    «D’accordo, ma non devi per forza sposarmi per siglare un contratto con lui.»

    «No.» Si era tirato indietro sul divanetto con una espressione disgustata. «Non devo. Al tuo posto potrei sposare una delle sue orribili figlie. Te l’ho detto, Julie. Quel tipo è eccentrico. È un milionario che si è fatto da sé e ora il suo obiettivo principale è accasare le sue ragazze. Io sono single, ricco. Sono il marito perfetto.»

    Lei aveva sorriso. «Non può costringerti a sposare una delle sue figlie. Non siamo nel Medioevo.»

    «Io non lo escluderei.» Travis aveva sorriso di sbieco. «Ma se respingo le sue ragazze, può rifiutarsi di distribuire il mio vino, e sono più che certo che lo farà. Non posso correre questo rischio. I vini King sono pronti per il grande passo: l’accordo con Henry mi porterebbe sulla giusta strada. Perché succeda, ho solo bisogno di una moglie provvisoria. Se sono già sposato, non potrà gettarmi le figlie ai piedi, no?»

    «Perché io?»

    Lui aveva sorriso... e il sorriso di Travis era sempre stato qualcosa di spettacolare. Da bambina aveva avuto una cotta per lui - del resto, Travis era attraente, affascinante e si diceva che il suo sorriso fosse capace di abbattere le difese di una donna a quindici metri di distanza. Per fortuna Julie si era immunizzata: le era bastato sposare un delinquente ed essere scaricata. Solo perché ammirava il suo sorriso, non significava che si sarebbe trasformata in una palla di gelatina ai suoi piedi.

    «Per due ragioni, a dire il vero» stava intanto spiegando lui. «Innanzitutto, perché ci conosciamo e so che anche tu ne hai bisogno. In secondo luogo, perché mi fido di te e so che ti atterrai all’accordo, senza tentare di prosciugarmi.»

    I fratelli King, in effetti, attiravano cercatrici d’oro più di quante ne avesse attirate la corsa all’oro ai tempi - Julie ne era perfettamente consapevole. «Ma se accetto di diventare tua moglie, che cosa mi renderebbe diversa da tutte le altre? Ti sposerei comunque per i tuoi soldi.»

    «Certo, ma alle mie condizioni» aveva ribattuto lui con una mezza risata.

    Ehm. A lui sarà anche sembrato divertente, ma Julie non la vedeva così; per anni aveva osservato ogni genere di esemplare femminile gettarsi ai suoi piedi, e tutte avevano avuto un occhio sul suo fondoschiena da urlo, e l’altro sul suo conto in banca. Se lei avesse acconsentito a sposarlo in cambio di denaro, non si sarebbe abbassata allo stesso livello di quella schiera mercenaria?

    Trattenendo a stento un grugnito, aveva ripreso a succhiare il frullato: quando c’erano crisi in vista, sempre meglio avere del cioccolato a portata di mano - ecco una buona regola per le piccole miserie della vita. Non le piaceva affatto l’idea che la gente pensasse che era interessata ai suoi soldi.

    «Non voglio un marito, non ne ho bisogno» aveva ribadito, anche se già sentiva di aver perso la battaglia.

    «Forse no, ma hai bisogno dei soldi per avviare il panificio che hai sempre sognato.»

    Troppo vero. Aveva lavorato come un mulo, risparmiando ogni centesimo per tutta la vita, ed era ancora anni luce dalla somma necessaria per mettersi in proprio; non poteva ottenere un prestito, non avendo garanzie, e se le cose non fossero cambiate sarebbe andata in pensione prima di potersi permettere il negozio che aveva sempre desiderato.

    Ma era un motivo sufficiente per sposarsi?

    Non aveva già rifiutato l’offerta di Travis di un prestito in passato? Lo conosceva da una vita. La madre era stata la cuoca del ranch King finché non aveva sposato il giardiniere e appeso il grembiule al chiodo quando Julie aveva dodici anni; da bambini, lei e Travis erano stati amici - finché un giorno, alle superiori, lei non aveva sentito le risate che la seguivano, schernendola come quel nessuno aggrappato al ricco figlio di papà. Piano piano si erano allontanati, anche se erano rimasti in rapporti amichevoli.

    Ora che erano adulti, non erano precisamente in confidenza, ma il ricordo della vecchia amicizia era abbastanza forte perché Julie non accettasse del denaro da lui, con il rischio di rovinare quel rapporto.

    Ma sposarsi non era ancora peggio?

    «Si tratta solo di un anno, Julie» aveva insistito Travis, tamburellando impazientemente le dita sul tavolo. «Un anno e io avrò l’accordo di distribuzione migliore sul mercato, mentre tu avrai il finanziamento per il forno. Un affare per tutti e due.»

    «Non so...» Non era ancora convinta, e non solo per il discorso dei soldi. «E quando il matrimonio finisce, avrò due divorzi alle spalle.»

    Notevole, eh? Trent’anni e mollata già due volte. Diavolo, se solo avesse potuto tornare indietro di un paio d’anni... avrebbe evitato Jean Claude Doucette come la peste. Purtroppo non era possibile, e il francese sarebbe rimasto nel suo passato per sempre.

    «Già, ma il primo matrimonio quanto è durato? Due settimane? Non è che conti un granché» aveva obiettato Travis. «E poi, a chi importa?»

    «A me.»

    «Non ne capisco il motivo. Hai commesso un errore, d’accordo. Non è la fine del mondo. Te ne sei accorta, hai ottenuto il divorzio...»

    Appunto, dopo che Jean Claude l’aveva scaricata e aveva organizzato un rapido divorzio in Messico.

    «Volta pagina, vai avanti» aveva concluso Travis. «Tra l’altro, era francese.»

    Julie era scoppiata a ridere.

    «E mi ero offerto di dargli una bella lezione da parte tua» le aveva ricordato ancora.

    «Lo so.» Era davvero un sostegno avere un amico come Travis. «E lo apprezzo.»

    «E allora sposami.»

    «Che cosa direbbe la tua famiglia? Oddio, che cosa direbbe mia madre?» si era chiesta a voce alta, già sapendo la risposta. «Così, senza alcun preavviso...»

    «Diamine» aveva risposto Travis con una risata, «capiranno. A loro racconteremo la verità, ma a nessun altro. Pensa al matrimonio di Gina e Adam, lo scorso anno - non è che sia poi una novità, no?»

    «Già...» Il fratello di Travis, Adam, aveva sposato la vicina Gina per

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