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Il progetto ANTARES
Il progetto ANTARES
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E-book270 pagine3 ore

Il progetto ANTARES

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Info su questo ebook

Il CERN, il centro di ricerca più famoso al mondo, è il fulcro attorno al quale ruota l'indagine che stanno conducendo gli uomini e le donne della squadra investigativa dell'agenzia europea.
Una delle scienziate più importanti del centro è stata rapita.
Perché è così importante questa scienziata da dover fare intervenire i migliori investigatori a disposizione dell'agenzia?
Cosa si nasconde dietro al progetto che sta dirigendo la scienziata rapita?
Perché i terroristi sono così interessati ad un esperimento sull'antimateria?
Sono molte le domande a cui dovranno rispondere gli investigatori, ma una cosa è certa; devono impedire che la macchina messa a punto dalla scienziata venga distrutta.
Ne andrebbe dell'esistenza dell'intero centro di ricerca e ancor di più la vita di migliaia di persone.
La macchina infatti è in grado di generare energia pulita ed illimitata dalla collisione di particelle di antimateria con quelle di materia. Se l'esperimento dovesse avere successo potrebbero cambiare radicalmente le sorti del pianeta.
Tuttavia qualcuno è intenzionato ad impedire che l'esperimento venga portato a termine ed è disposto a tutto pur di raggiungere il suo obbiettivo. Sono davvero dei terroristi che stanno macchinando questa incredibile operazione o c'è qualcosa di più subdolo dietro a tutto ciò?
Solo la tenacia e lo spirito di squadra degli uomini di Andreas potranno impedire che la catastrofe si possa compiere.
LinguaItaliano
Data di uscita31 ago 2018
ISBN9788828365686
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    Anteprima del libro

    Il progetto ANTARES - Emanuele Avanti

    Avanti

    Capitolo 1

    Correre per la città, alle prime luci dell'alba era una cosa che amava fare fin da ragazza.

    A quell'ora la città era quasi deserta e solo poche persone circolavano per strada per andare al lavoro.

    Era una bella sensazione poter percorrere quelle vie, sempre molto trafficate, senza rischiare di essere travolta ogni volta che si attraversava un incrocio.

    Le dava un senso di tranquillità e sicurezza.

    Fin da ragazzina aveva amato quello sport dedicandosi quasi quotidianamente.

    Aveva scoperto di avere un dono innato fin dalla tenera età di otto anni, quando per la prima volta i genitori l'avevano portata a una corsa campestre per le famiglie, organizzata dalla scuola.

    Da quel giorno non aveva mai smesso di allenarsi e macinare chilometri di buon passo.

    Appena adolescente era entrata a far parte di una squadra agonistica, che le aveva permesso di partecipare anche a gare abbastanza importanti.

    Se non fosse stato per uno stupido incidente, che l'aveva costretta a buttare al vento i suoi piani, avrebbe potuto prendere parte alle Olimpiadi.

    Una brutta caduta su un terreno accidentato le aveva procurato la rottura del legamento crociato anteriore.

    Era stata operata d'urgenza e il tendine era stato riattaccato.

    Dopo un lungo periodo di convalescenza e di riabilitazione, era tornata in pista ma quella lesione le aveva impedito di recuperare appieno le forze.

    A causa di quell'incidente non avrebbe più potuto correre ad alti livelli e aspirare a diventare una campionessa di fama internazionale.

    Aveva sofferto molto per questa situazione, ma non ci poteva fare niente.

    I medici che l'avevano operata erano stati molto chiari. La lesione era troppo grave per consentirle di raggiungere dei traguardi agonistici a livello professionistico.

    Non si era scoraggiata da questo triste verdetto e aveva coltivato comunque questa sua passione, buttandosi però i sogni alle spalle e concentrandosi invece sullo studio.

    Si era impegnata anima e corpo e grazie alla sua tenacia era riuscita a laurearsi ben prima dei suoi compagni di studio.

    Aveva anche scoperto di avere un quoziente d'intelligenza tra i più alti al mondo e questo l'aveva aiutata ad affermarsi nel suo settore, diventando nel giro di pochi anni una delle persone più autorevoli nell'ambito della comunità scientifica internazionale.

    Arrivò al solito incrocio e si fermò per accertarsi che non arrivasse un'auto che la potesse investire.

    La prudenza non era mai troppa.

    Attraversò la strada e si diresse verso l'ingresso del parco che distava ancora un chilometro.

    Un furgone bianco per la consegna del pane la superò dirigendosi anch'esso nella stessa direzione.

    Quando arrivò al grosso cancello di ferro battuto, che si apriva sullo splendido parco cittadino, trovò come ogni mattina il suo amico Serafino.

    Era una presenza costante per tutti quelli che passavano da lì.

    Si fermò ed estrasse dal marsupio due biscotti.

    Serafino arrivò scodinzolando.

    Ormai sapeva che a quell'ora c'era sempre qualcosa di buono da mettere sotto i denti.

    Prese i biscotti dalle mani della donna e se li mangiò con avidità.

    Il cagnolino di piccola taglia era diventato la mascotte di tutti i bambini e delle loro madri, che ogni giorno passavano lunghe ore nel parco.

    Nessuno sapeva chi fosse il padrone, ma forse un padrone non lo aveva proprio.

    Girava liberamente nel parco senza dare fastidio a nessuno.

    Era un cane molto socievole e amico di tutti.

    Costantin, il vecchio gestore del piccolo chiosco all'interno del parco, gli forniva quotidianamente acqua pulita da bere in una ciotola e qualcosa da mangiare.

    Gli aveva costruito anche una specie di riparo con delle vecchie assi, nella quale aveva messo delle coperte sulle quali il cagnolino passava il suo tempo, quando pioveva o faceva molto freddo.

    Quando invece le giornate erano belle come quella, il cane era sempre nel parco alla ricerca di qualche bambino disposto a giocare con lui.

    La donna accarezzò la testa del bastardino e riprese la sua corsa.

    Altri cinque chilometri e poi sarebbe tornata a casa per farsi una doccia, vestirsi e dedicarsi al lavoro.

    Continuò il suo giro fino all'uscita sul lato opposto del parco.

    Il furgone del pane era parcheggiato poco oltre l'uscita, sul lato della strada sul quale stava correndo la donna.

    Due uomini vestiti di bianco e con il classico berretto da panettiere in testa stavano scaricando due grosse ceste vuote, appoggiandole a terra in modo da rendere difficoltoso il passaggio.

    La donna dovette rallentare, per aggirare gli ostacoli.

    Quando fu quasi ferma, ebbe la sensazione di un brivido incontrollato. Sentì cedere le gambe e cadde a terra perdendo i sensi.

    I due finti panettieri presero il suo corpo e lo misero rapidamente in una delle grosse ceste che poco prima erano state spostate.

    In men che non si dica la caricarono sul furgone, senza che nessuno si accorgesse di nulla.

    L'operazione era durata solo pochi secondi.

    L'uomo più anziano controllò che la donna fosse priva di conoscenza e ripose il Taser con il quale l'aveva colpita. Strinse delle fascette in nylon attorno ai polsi e alle caviglie della sua vittima e fece segno al complice che erano pronti ad andarsene.

    Salirono entrambi sul furgone e si allontanarono dalla zona.

    Solo il buon Serafino era stato testimone dell'accaduto, ma non avrebbe potuto riferire a nessuno quello che aveva visto.

    Capitolo 2

    Il telefono continuava a vibrare fastidiosamente.

    Lukas aveva deciso di togliere la suoneria, per non disturbare Angelica, che gli dormiva accanto nel letto.

    Guardò l'ora sulla radiosveglia e cominciò ad imprecare dentro di sé.

    Erano le due e quaranta di notte.

    Cosa diavolo poteva essere successo di così importante da doverlo buttare giù dal letto a quell'ora improbabile.

    Prese il telefono che continuava a vibrare e andò in cucina per non svegliare la ragazza che dormiva beatamente.

    «Ti rendi conto di che ora è?» chiese all'interlocutore.

    «Vestiti e scendi, tra un quarto d'ora sono da te».

    «Non potevi aspettare domani mattina? Cosa diavolo è successo per chiamarmi nel mezzo della notte?».

    «Te lo dico appena arrivo. Portati un cambio di vestiti, potremmo dover star via qualche giorno».

    «Ok, mi farò trovare pronto».

    Il suo lavoro prevedeva spesso delle trasferte improvvise e per quel motivo aveva sempre una sacca, nella quale aveva dei vestiti e della biancheria di ricambio pronta all'uso.

    Non aveva il tempo per farsi una doccia e decise quindi di darsi una veloce lavata ai denti e alla faccia.

    Quando Andreas diceva che sarebbe arrivato in un certo tempo, non c'erano dubbi che lo avrebbe fatto.

    In fatto di tempi era più preciso di un orologio svizzero.

    Si vestì in fretta e furia e tornò in camera a salutare Angelica.

    La ragazza era ancora addormentata e ci volle un po’ prima che si svegliasse.

    «Che c’è? Perché sei vestito di tutto punto?»

    «Mi ha chiamato Andreas, dovrebbe arrivare a prendermi tra pochi minuti».

    «Ma sono le due e quaranta di notte», rispose Angelica.

    «Non mi ci far pensare. Per buttarmi giù dal letto a quest'ora deve essere successo qualcosa di grosso. Tu torna a dormire, appena posso ti chiamo».

    «Starai via molto?»

    «Non lo so, ma Andreas mi ha detto di portarmi dei vestiti di cambio. Ti faccio sapere in quale guaio ci stiamo per cacciare appena capirò perché sono stato buttato giù dal letto nel cuore della notte».

    La ragazza gli diede un bacio sulla guancia e sprofondò la testa nel cuscino per riprendere il sonno interrotto.

    La loro relazione andava avanti ormai da oltre un anno.

    Entrambi agenti operativi dei servizi segreti erano abituati a situazioni del genere.

    Angelica non era preoccupata del fatto che Lukas dovesse andar via a quell'ora.

    A tenere d'occhio il suo uomo c'era il loro capo Andreas.

    Il loro comandante era una persona molto in gamba, con grandi capacità analitiche ed una spiccata predisposizione al comando.

    Se ci fosse stato bisogno della squadra al completo Andreas li avrebbe convocati quanto prima e li avrebbe messi al corrente di quello che stava bollendo in pentola.

    Fin a quel momento era meglio tornare a dormire.

    Lukas spense la luce e chiuse la porta del suo appartamento.

    Appena uscì dal condominio arrivò l'Audi di Andreas.

    «Uno di questi giorni mi devi spiegare come fai. Dalla tua telefonata al tuo arrivo sono passati esattamente quindici minuti, non uno di più, non uno di meno», disse Lukas.

    «È un dono innato che ci vuoi fare».

    «Sarà. Comunque tornando a noi, perché mi hai buttato giù dal letto così presto?».

    «Dobbiamo andare a Parigi. C'è un aereo che ci aspetta all'aeroporto. Due giorni fa è scomparsa una scienziata di fama mondiale . Si suppone che sia stata rapita».

    «E cosa c'entra con noi la scomparsa di una scienziata? Non può occuparsene la polizia?»

    «A quanto pare no. La donna è a capo di uno dei progetti più importanti nell'ambito della fisica. Lavora al CERN di Ginevra. Da quello che mi è stato riferito, il progetto su cui sta lavorando è particolarmente importante e pericoloso. La polizia non può occuparsi del caso. Mi è stato riferito che c'è davvero qualcosa di grosso sotto a questa storia. L'unica cosa che so è che il progetto su cui stava lavorando la donna ha a che fare con l'antimateria e potrebbe essere la soluzione per tutti i problemi energetici del pianeta. Comunque ne sapremo di più quando arriveremo a destinazione».

    «Antimateria? Mi sembra una cosa fantascientifica. Comunque non ci ho ancora capito niente».

    «Non so molto di più di quello che ti ho detto, ma questo progetto e tutt'altro che fantascienza. Sono anni che al CERN di Ginevra stanno lavorando per sfruttare l'energia prodotta dall'antimateria. Ho letto diversi articoli in internet sui siti di natura scientifica che parlano di questo tema. Forse hanno trovato il modo di rendere sicuro questo processo e sfruttare i benefici che ne derivano», rispose Andreas

    «Quindi hai avuto il tempo anche di documentarti? Ancora però non mi è chiaro cosa c'entriamo noi con tutto questo», disse Lukas.

    «Non ho avuto molto tempo per approfondire l'argomento ho solo dato una sbirciata partendo dalle informazioni che mi sono state comunicate. Siamo stati contattati dal governo francese per indagare sul caso. La donna, che si chiama Chantal Lesuite, è una vera autorità nel campo della fisica quantistica ed ha un ruolo di spicco nella comunità scientifica. Ha lavorato per diversi anni al CERN di Ginevra, come responsabile di alcuni progetti di fondamentale importanza. Un paio d'anni fa è stata nominata responsabile del progetto Antares , che è appunto il nome del progetto di cui ti parlavo e da allora si è occupata quasi esclusivamente di questo. Dalle informazioni che mi sono state date, sembra che abbia scoperto un modo per sfruttare l'energia prodotta dalla collisione di particelle di materia e antimateria in modo sicuro e stabile. È a conoscenza di progetti e dettagli tecnici fondamentali. La sua sparizione ha messo in agitazione parecchia gente».

    «Che cavolo di nome è Antares?», chiese Lukas.

    «Per quello che ne so è il nome di una stella. Sai come sono gli scienziati, amano dare i nomi più improbabili ai progetti su cui lavorano. Considerando che stanno lavorando su una sorta di fonte di energia inesauribile, avranno pensato di dare al progetto il nome di una stella».

    Lukas non sembrava molto convinto della spiegazione che gli aveva dato Andreas ma decise di lasciar perdere. Era molto meglio pensare alle indagini, piuttosto che al nome di uno tra i tanti progetti scientifici in corso.

    Se il governo aveva deciso di coinvolgere la loro squadra, significava che la situazione era davvero seria.

    Dopo l'indagine che aveva evitato una catastrofe planetaria e la rinascita del nazismo Andreas e Lukas erano stati promossi ed inviati a Strasburgo per coordinare una nuova unità investigativa all'interno dell'agenzia per la sicurezza europea.

    L'agenzia era stata creata anni prima per garantire la sicurezza dei Paesi comunitari contro ogni tipo di minaccia verso uno o più Paesi aderenti alla comunità.

    Era un'agenzia assolutamente autonoma, trasversale alle forze di polizia e ai servizi d'intelligence dei singoli Stati. Godeva di diversi privilegi di cui le agenzie investigative interne ed i rispettivi servizi segreti non godevano.

    Composta dai migliori uomini provenienti dalle forze di polizia ed intelligence di tutta Europa, era diretta dal generale dei carabinieri Carlo De Santis .

    Il direttore aveva un passato incredibilmente ricco di successi, non solo contro la criminalità organizzata ma anche in ambito di antiterrorismo.

    Dopo la laurea in accademia a Modena era stato inviato al comando generale dei carabinieri a Roma. La vita dietro ad una scrivania non gli era mai piaciuta e dopo poco aveva chiesto di essere trasferito ad un reparto operativo.

    Mandato in Sicilia, in supporto all'unità antimafia dell'isola, aveva inferto duri colpi ai clan mafiosi, decapitandone i vertici ed assicurando molti uomini di spicco alla giustizia.

    La cosa non era passata inosservata ai suoi superiori che avevano deciso di affidargli una squadra tutta sua.

    Visti i successi ottenuti però era entrato nel mirino delle cosche e per ben due volte era riuscito a sopravvivere ad attentati alla sua vita.

    La sua presenza sull'isola era stata ritenuta troppo rischiosa e quindi alla giovane età di ventotto anni era stato trasferito nuovamente.

    Il suo nuovo lavoro consisteva nel coordinare azioni contro terroristi di varia matrice in collaborazione con i servizi segreti e l'arma dei carabinieri.

    In quella funzione aveva acquisito delle competenze e della capacità che si addicevano al suo modo d'essere e dopo aver totalizzato un numero di successi superiori alla media, era stato nuovamente promosso.

    La sua carriera era stata folgorante. Aveva raggiunto i massimi vertici dell'arma in pochissimi anni e forse era uno dei generali più giovani che l'arma avesse mai avuto.

    Quando a livello europeo era stato deciso di creare l'agenzia per la sicurezza, la scelta per la sua direzione era caduta subito su di lui.

    Serviva una persona abbastanza giovane e fortemente carismatica, tutte doti che aveva.

    Nell'ambiente dell'intelligence era conosciuto e stimato e non c'erano stati ostacoli alla sua nomina.

    Oltre al curriculum di tutto rispetto, aveva anche un'altra dote innata. Sapeva fiutare gli elementi migliori tra gli operativi dei diversi servizi segreti e fare in modo che lavorassero per lui.

    Andreas e Lukas erano finiti sotto la sua lente d'ingrandimento, appena si era saputo come avessero gestito l'indagine per mettere al sicuro un virus in grado di sterminare l'intera popolazione europea ed assicurare alla giustizia i responsabili di ciò.

    Avendo molti contatti all'interno del governo tedesco, aveva fatto pressioni affinché i due agenti potessero far parte della sua squadra.

    Il ministro degli interni tedesco aveva cercato di arginare le sue continue richieste, ma alla fine era stato costretto a cedere e consentire che i suoi uomini migliori entrassero a far parte dell'agenzia investigativa europea, nota con il nome EIA, European Investigation Agency.

    Anche se il nome dell'agenzia era molto simile a quella dell'agenzia di spionaggio americana, CIA, aveva poco a che spartire con questa.

    L'EIA lavorava solo in ambito europeo e per minacce specifiche ai Paesi comunitari. Era a tutti gli effetti un'agenzia di polizia con agenti e operativi sparsi su tutto il territorio.

    Aveva risorse quasi illimitate e poteva disporre, oltre che degli uomini migliori anche di attrezzature all'avanguardia, che avrebbero fatto impallidire James Bond.

    Quando ad Andreas e a Lukas era stato proposto di passare nelle file dell'EIA, quasi non credettero alle loro orecchie.

    Non si consideravano assolutamente i migliori, ma se la loro ammissione era stata così fortemente sponsorizzata, un motivo ci doveva pur essere.

    Avevano accettato immediatamente l'incarico, ma a condizione che anche i migliori della loro squadra ne facessero parte.

    Quando per la prima volta raggiunsero Strasburgo, città dove risiedeva la sede operativa centrale dell'agenzia, avevano avuto modo di conoscere e parlare a lungo con il loro nuovo capo.

    L'incontro era stato interessante e costruttivo.

    Il generale , quello era il nomignolo che gli agenti davano al loro comandante supremo, li aveva accolti nel suo ufficio. Li aveva fatti accomodare e aveva spiegato loro di cosa si sarebbero occupati.

    La loro unità si sarebbe occupata di ogni tipo di minaccia che potesse derivare da armi di distruzione di massa, valeva a dire armi nucleari, biologiche o chimiche.

    L'unità avrebbe avuto il compito di indagare ed impedire che rischi di quel tipo potessero in qualche modo interessare i territori della comunità europea.

    Naturalmente il comando dell'unità lo avrebbe avuto Andreas.

    Era una sfida notevole. Quel genere di minacce erano all'ordine del giorno e nonostante la popolazione non ne sapesse nulla, per lo più erano pericoli concreti.

    L'agenzia godeva del diritto di extraterritorialità, ciò consentiva agli agenti di muoversi liberamente all'interno dei confini dell'unione europea senza vincoli di alcun genere.

    Potevano anche portare armi senza alcuna restrizione in tutti i Paesi europei.

    «Perché stiamo andando a Parigi, se la donna scomparsa lavorava a Ginevra?» chiese Lukas.

    «Perché è lì che vive ed è lì che è scomparsa».

    «Come sappiamo che è stata rapita?»

    «Non lo sappiamo, ma ci sono forti sospetti. Da due giorni non si fa sentire e soprattutto una collega l'ha cercata a casa senza trovarla. Il giorno che è scomparsa aveva un'importantissima riunione in merito al progetto che sta coordinando, ma non si è fatta viva. A detta dei suoi collaboratori la riunione era di fondamentale importanza e quindi per nulla al mondo l'avrebbe mancata, a meno che non fosse successo qualcosa».

    «Ok, speriamo solo di risolvere il caso in fretta. Ho portato un cambio solo per un paio di giorni».

    «Se l'indagine va per le lunghe, farò in modo che ti portino quello che ti serve».

    «Ma che ne sai tu di quello che mi serve?» disse scherzando Lukas.

    «Ti conosco fin troppo bene. Non è la biancheria il tuo problema. Ma qualcuno che conosciamo bene entrambi».

    «Sempre il solito malizioso. Comunque è vero. Quando le cose si mettono al meglio ecco che arrivi tu e mi rompi le uova nel paniere».

    «Non è colpa mia se le cose capitano. Spero solo di non essere stato inopportuno a chiamarti nel momento sbagliato».

    «No. Il momento non era sbagliato. Se avessi telefonato un'ora prima… quello sì sarebbe stato un momento sbagliato».

    Andreas rise della battuta dell'amico.

    «Non

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