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Uno scandalo eccitante: Harmony Collezione
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Uno scandalo eccitante: Harmony Collezione
E-book149 pagine1 ora

Uno scandalo eccitante: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Scandalo:

Una bambina segreta per Enrico Marchesi!

Sembra che dall'amore tra il CEO del Gruppo Marchesi e l'attrice inglese Nicole Duvalle sia nata una bambina di cui tutti ignoravano l'esistenza. Questa bomba potrebbe compromettere l'ultimo, importante affare di Marchesi, a meno che i pettegolezzi non vengano messi a tacere dal classico lieto fine tipico di ogni favola. Un nostro inviato seguirà da vicino la vicenda, cercando di carpire ogni dettaglio su questo matrimonio segreto, dall'abito di Nicole al bacio appassionato che i due si sarebbero scambiati fuori dalla suite della luna di miele. Ma la domanda sulla bocca di tutti è: si tratta di un matrimonio di convenienza, o di vero amore?
LinguaItaliano
Data di uscita20 set 2017
ISBN9788858969984
Uno scandalo eccitante: Harmony Collezione

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    Anteprima del libro

    Uno scandalo eccitante - Amanda Cinelli

    successivo.

    1

    Decisamente, la stavano seguendo.

    Nicole rinforzò la stretta sul manubrio del passeggino e aumentò l'andatura della camminata. Si trattava della stessa Jeep nera che aveva visto dietro di sé le altre tre volte che aveva fatto la sua passeggiata mattutina nel villaggio. Due uomini erano seduti all'interno, e gli occhiali scuri non riuscivano a celare che la loro attenzione fosse concentrata su di lei. Mentre il veicolo le si accostava rallentando, sentì il familiare brivido di terrore che la prendeva alla gola. Era quasi nel panico.

    Il viottolo acciottolato che conduceva alla sua fattoria era ancora scivoloso per la pioggerella di aprile e le sue scarpe leggere faticavano ad avanzare sulle pietre mentre il respiro lottava nei suoi polmoni. Dalla copertina rosa nel passeggino arrivò un gemito lieve, accompagnato da uno sbadiglio, e Nicole si sforzò di sorridere alla figlioletta, simulando una calma che non possedeva. Erano quasi a casa, avrebbe sprangato la porta e sarebbe andato tutto bene.

    Quando compì l'ultima curva che conduceva a La Petite, si fermò di colpo. Davanti al cancello vi erano parecchi veicoli, che ingombravano anche il vialetto esterno. Almeno una dozzina di giornalisti la stava aspettando, le macchine fotografiche pronte a scattare. Nicole sentì un rombo nelle orecchie mentre la pressione del sangue le andava alle stelle.

    L'avevano trovata.

    Pensando in fretta, si tolse la giacca leggera che indossava e la avvolse intorno alla carrozzina, in modo che impedisse la vista. Intanto la folla dei reporter la stava circondando, con i flash che scattavano. Tenne la testa bassa e le sembrò che i polmoni le si spaccassero per l'aria trattenuta. Cercò di avanzare, ma gli uomini le si stringevano intorno.

    Un uomo le si parò davanti a bloccare la via. «Andiamo... una foto veloce della piccola, signorina Duvalle.» Le fece un sorriso da pescecane. «L'ha nascosta bene, non è vero?»

    Nicole si morse il labbro inferiore. Il silenzio era la chiave. Il suono del clacson della Jeep che sopraggiunse alle sue spalle era ciò di cui aveva bisogno. Il veicolo cominciò a spingersi in mezzo alla folla, e lei ne approfittò per correre verso il cancello e scivolare nella sua proprietà. Lì non potevano entrare senza infrangere la legge, ma non era così ingenua da pensare di essere sfuggita alla curiosità.

    Ormai non avrebbe mai più avuto la sua privacy in quel posto. Il pensiero le provocò un singhiozzo, ma resistette alla tentazione di voltarsi e cercò le chiavi nella borsa. Una volta che fu all'interno, richiuse col chiavistello e prese in braccio la figlioletta. Il calore profumato della piccola le rilassò i nervi, concedendole un momento di sollievo. Il sole filtrò attraverso le finestre illuminando la stanza e gli occhi blu di Anna le sorrisero, pacifici e ignari della situazione.

    Doveva scoprire che cosa stava succedendo. Ora. Posò la piccola sul soffice tappeto, circondata dai giocattoli, poi si mise all'opera. Non fu facile far partire il vecchio computer che aveva portato alla fattoria. Una delle decisioni prese quando aveva lasciato Londra per la fattoria nel sud della Francia era stata di gettare via lo smartphone e di smettere di controllare i pettegolezzi dello showbiz, anche se ovviamente aveva un telefono da usare in caso di emergenza, adatto solo a telefonare.

    Le sembrò che ci volessero ore prima di riuscire a far partire il computer. E alla fine desiderò non averlo fatto.

    Scoperto il figlio segreto del milionario Marchesi!

    Vedere le parole scritte nero su bianco la fece gelare. Lesse in fretta alcune righe prima di distogliere gli occhi, disgustata. La sua vita sarebbe sempre stata un divertimento per il pubblico? Si morse il labbro e si prese il viso tra le mani.

    No, non avrebbe pianto.

    Ma non sarebbe dovuto accadere proprio lì. Il piccolo villaggio di L'Annique era stato il suo santuario per più di un anno. Si era innamorata di quel posto tranquillo e dei suoi vicini gentili. A differenza di Londra, dove il suo nome era sinonimo di scandalo, lì era stata libera di allevare la sua bambina in pace. E adesso la quiete di quel rifugio era funestata dalla tempesta della sua vecchia vita che la rincorreva.

    Ogni penny che aveva quando era partita da Londra era stato investito in quel nuovo inizio, anche se la fattoria era stata presa solo in affitto. Ma ricominciare tutto un'altra volta l'avrebbe portata alla bancarotta, e comunque se fosse scappata le sarebbero corsi dietro, di questo era certa. Lei non aveva il potere di proteggere sua figlia dai media.

    C'era una sola persona che conosceva che fosse in grado di farlo. Ma Enrico Marchesi non era il tipo che si invischiava con i tabloid di gossip. Lui aveva una intera squadra di PR che si occupava della sua immagine e di difendere il nome potente della sua famiglia. Nicole sarebbe stata lasciata sola, una volta di più, a rimettere insieme i pezzi.

    Sollevò le tende e si accigliò vedendo che gli uomini con le telecamere stavano lasciando in fretta la strada. C'erano due auto della polizia, e gli agenti stavano facendo sfollare la zona, mentre una seconda Jeep nera si era unita alla prima. Questa aveva anche i vetri oscurati. Uomini in giacche scure ne uscirono e cominciarono a spostarsi su entrambi i lati della strada.

    Sentì il respiro rallentare pericolosamente e l'aria fischiare nelle orecchie quando vide l'ultimo uomo sceso. Era alto, indossava un completo elegante e aveva gli occhiali scuri. Nicole si morse forte il labbro quando lui si tolse gli occhiali e si girò a guardarla attraverso il vetro. Ci fu un momento di immobilità assoluta prima che lei rilasciasse il fiato con un basso respiro.

    Non era lui.

    Per un attimo aveva pensato.... be', non importava cosa. In quel momento l'uomo alto si stava avvicinando alla porta. Ravviandosi i capelli dietro le orecchie, andò ad aprire lasciando però la catena, in modo da poter vedere l'estraneo, che aveva un'aria vagamente familiare.

    «Signorina Duvalle?» le domandò in inglese, con un forte accento italiano. «Mi chiamo Alberto Santi. Lavoro per il signor Marchesi.»

    Nicole si sentì afferrare da ricordi umilianti. Quello era l'uomo che svolgeva i lavori che Enrico non si abbassava a fare. In quel momento esibiva lo stesso sguardo di disapprovazione che aveva la notte in cui l'aveva guidata attraverso la stanza affollata, allontanandola dalla risata di scherno del suo capo.

    «Sono qui per aiutarla» disse lui calmo.

    «Ha del coraggio, a mostrarsi alla mia porta.» Nicole scosse il capo e fece per chiudere l'uscio, ma una scarpa di lucida pelle si era inserita in mezzo.

    «Ho l'ordine di porla sotto la protezione del Gruppo Marchesi

    «Non prendo ordini da Enrico Marchesi» replicò lei incrociando le braccia. Sapeva da dove venivano quegli ordini, e con che genere di potere si stava confrontando.

    «Forse mi sono espresso male.» L'uomo forzò un sorriso sulle labbra sottili. «Sono stato mandato a offrirle assistenza. Posso entrare per parlare in privato?»

    Nicole ci pensò un attimo. Non che avesse molte alternative. Forse almeno quell'uomo poteva organizzare un qualche genere di protezione per lei e la sua bambina. Si fece indietro, tolse la catena e lo fece entrare.

    Santi entrò e diede una rapida occhiata di disapprovazione all'ambiente semplice, poi tornò a guardare lei. «Signorina Duvalle, i miei uomini hanno già preso possesso dell'area, come può vedere.» Fece un cenno verso le guardie che si erano posizionate al cancello. «Sarebbe preferibile che lei non avesse altri contatti con i media fino a quando non avremo avuto la possibilità di risolvere la faccenda privatamente.»

    «Questo sarà un po' difficile, considerando che sono accampati fuori dalla mia porta.»

    «Ed è proprio per questo che sono qui. Abbiamo organizzato un incontro a Parigi per parlare della... situazione. Se sceglierà di collaborare le sarà offerta piena assistenza.»

    Pronunciò la parola... situazione... come se si trattasse di una piccola seccatura, uno dei tanti problemi da risolvere nel Gruppo Marchesi. Non si rendevano conto che la sua intera vita era stata completamente sconvolta per la seconda volta in meno due anni?

    «Io non ho alcun controllo su questa situazione, signor Santi, come può vedere. Quindi dubito di poter fare qualcosa per aiutare a risolverla. Tutto quello di cui ho bisogno è tenere fuori mia figlia da questo pasticcio.»

    «I media non molleranno la presa, lo sa bene questo. Sicuramente si aspettava questa attenzione, no?»

    «Perché mai avrei dovuto aspettarmela?»

    Santi si strinse nelle spalle distogliendo lo sguardo, e lei si sentì investire dalla vergogna. Come aveva fatto l'ultima volta che le aveva comunicato un messaggio dal suo capo, Alberto scosse il capo con disgusto. Di sicuro Enrico pensava che lei avesse volutamente esposto la figlia alla curiosità morbosa dei tabloid. Dopotutto era la piccola Duvalle dalle uova d'oro, no?

    Respingendo un moto di rabbia e di dolore, si sforzò di parlare. «Giusto per essere chiari: se rifiuto di venire con lei, la polizia resterà a proteggere la mia privacy?» domandò.

    «Temo di no.»

    Quindi quello era un ultimatum: sali in macchina e vieni a fare un patto col diavolo, oppure resta intrappolata in casa all'interno del circo mediatico.

    Oh, certo, poteva partire e cercare un posto nuovo... ma probabilmente lei e Anna non sarebbero mai riuscite a vivere una vita normale. I giornalisti non erano ancora entrati in possesso di una foto chiara della bambina, ma l'avrebbero fatto, e la piccola avrebbe pagato lo scandalo dei suoi genitori.

    Nicole sapeva che la vita era così. L'aveva sperimentata lei stessa, e aveva giurato che non avrebbe mai posto sua figlia sotto quel genere di microscopio. Ma ora... come poteva salvarla dall'attenzione morbosa che perseguitava entrambe? Non aveva la capacità finanziaria che serviva per contrastare i media.

    Le si strinse il cuore. Anna era troppo piccola per rendersene conto, ma lei sapeva che i suoi ricordi d'infanzia sarebbero stati funestati dal fatto di essere un personaggio pubblico, oggetto di curiosità. Era proprio per evitare tutto quello che si era allontanata dalla sua vecchia vita.

    Non voleva l'aiuto di Enrico, ma non era tanto sciocca da non capire che ne aveva bisogno. Era sicura che anche lui desiderava concludere quell'episodio il più presto possibile: aveva già chiarito la sua posizione riguardo la paternità una volta per tutte.

    Bene, allora sarebbe andata a Parigi. Avrebbe sacrificato il suo orgoglio e chiesto aiuto. La storia sarebbe stata ridotta al silenzio e poi forse lei e Anna sarebbero potute tornare alla normalità.

    Il quartier generale europeo del Gruppo Marchesi, azienda di punta del fashion, era un palazzo vetro e cromo nel cuore di Parigi. Era un edificio relativamente nuovo, ed era stata una delle nuove acquisizioni compiute da Enrico quando era diventato CEO del gruppo, cinque anni prima. Il trasferimento della compagnia da Milano a Parigi era stato considerato oltraggioso, ma lui era un uomo che aveva una visione moderna del futuro, e dei cambiamenti necessari.

    A Parigi c'era il centro nevralgico del mondo della moda, e la sua capacità intuitiva era quello che lo faceva essere un grande leader, oltre alle sue spietate abilità di negoziatore e a una reputazione integerrima. Le sue scelte non convenzionali avevano già fatto schizzare i profitti alle stelle, e il nome della famiglia era risorto dopo il declino che c'era stato prima che lui prendesse il comando.

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