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Gli incubi dell'inquisitore
Gli incubi dell'inquisitore
Gli incubi dell'inquisitore
E-book60 pagine47 minuti

Gli incubi dell'inquisitore

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Info su questo ebook

Sortilegi e malefici erano proibiti già nell’antica Roma, così come nei comuni medioevali. Ma è solo nel 1300 che si diffonde l’idea che le streghe siano una minaccia per il mondo: oscure presenze che agiscono per conto del demonio, e che devono quindi essere stanate e uccise. Una strage che durò oltre quattro secoli, attraversando tutta l’Europa. Nel 1326 la Chiesa dichiarò la stregoneria simile all’eresia: entrambe le pratiche dovevano perciò essere debellate. Circa un secolo dopo, nel 1487, due frati domenicani pubblicarono Il martello delle streghe, un vero e proprio manuale dedicato alla stregoneria: la fortuna del testo fu enorme, scatenando processi in tutta Europa. Avere del latte o del burro andato a male in casa. Avere un neo o una voglia particolare. E ancora, essere mendicanti, adultere o poco socievoli. Bastava uno di questi elementi per subire un processo per stregoneria.
Padre Geremia, uomo colto e dalla mente brillante, è reclutato molto giovane nella Santa Inquisizione e grazie alle sue capacità in pochi anni diventa un inquisitore potente e stimato. Nel suo animo però si agitano molte riserve: dubbi sull’uso della tortura negli interrogatori, dubbi sulla veridicità dei racconti diabolici delle donnette di paese che spesso paiono più una maldicenza che una vera e propria prova d’accusa. Tali dubbi diventano assillanti in occasione di un processo, apparentemente simile a tanti altri. Costretto a fare un viaggio sotterraneo nel mondo del Piccolo Popolo, saggerà sulla propria pelle ciò che riserva alle presunte streghe, ritrovandosi costretto ad accettare una diversa visione della realtà. Dopo l’incontro con la diafana ed eterea Erika, infatti, non sarà più lo stesso, e dovrà compiere alcune scelte drammatiche che metteranno in dubbio prima la sua carriera e poi la sua stessa sopravvivenza.
Un emozionante, catartico romanzo breve.
LinguaItaliano
Data di uscita15 nov 2018
ISBN9788832923025
Gli incubi dell'inquisitore

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    Gli incubi dell'inquisitore - Benedetta Moroni

    inquisitore.

    1

    Padre Geremia guardò gli occhi della donna, erano due fanali febbricitanti persi in un viso oramai ingrigito dall’interrogatorio.

    Abbassatela, disse in tono piatto.

    I due aguzzini la fecero scendere, erano ore che era sospesa.

    L’inquisitore la guardò rabbrividendo, trovava particolarmente osceni i corpi nudi delle donne sottoposte al supplizio della corda. Sapeva che spogliare la vittima da interrogare aveva una funzione che andava oltre i dileggiamenti e i commenti lascivi dei guardiani. Spogliando una donna in quel modo iniziava a toglierle dignità, sicurezza, rendendo pubblica la sua intimità fisica più profonda, cominciava a fiaccarne la volontà. Quando le mani delle guardie iniziavano a togliere la camicia le vittime capivano quanto fossero indifese, alla mercé della legge; comprendevano nel profondo che il loro signore, chiunque fosse, le aveva abbandonate.

    Distolse lo sguardo: Copritela! ordinò secco.

    Almeno questo poteva farlo; non ignorava che le prigioniere giovani erano spesso oggetto di violenza sessuale, supplizio non scritto che si aggiungeva a quelli canonici. Sospirò e guardò ancora quel viso malgrado il turbamento che gli procurava. Prima di essere messa sulla corda, gli occhi grandi e luminosi, già turbati dalla paura del dolore, gli aveva detto: Dimmi cosa vuoi e io lo confesserò. Non sono coraggiosa e temo il dolore. Dimmi cosa vuoi e io lo sottoscriverò.

    L’inquisitore l’aveva guardata con un senso di fastidio.

    Non era la prima volta che un prigioniero gli diceva una cosa simile, ma lui, e tutto il meccanismo che rappresentava, non poteva accettarlo. Non era la prima volta ma il senso di fastidio nascondeva il turbamento, o forse erano quegli occhi.

    Per calmarsi si era detto che il turbamento veniva dalla bellezza del suo corpo, dalla consapevolezza che quell’armonia di forme e carni sarebbero state violate nel corso dell’interrogatorio. Si costrinse a non distogliere gli occhi dalla donna, il dolore ne aveva appannato la bellezza ma lui era ancora scosso.

    Gli tornò in mente la prima volta che era entrato in una sala durante un interrogatorio.

    Quanti anni prima? Sembrava un’eternità. La prima cosa che l’aveva colpito era stato l’odore; un odore pungente, un misto di paura, sangue, sudore ed escrementi umani. All’odore si era abituato, così come era un’abitudine vedere il sangue, le smorfie o udire le grida e i lamenti.

    Dopo tanti anni non dovrei essere turbato da un corpo giovane, ma a quanto pare non era così, vedere un corpo sano spezzato dal dolore inflitto da lui lo sconvolgeva fino all’angoscia.

    Sapeva delle conseguenze sulla vita dei sopravvissuti agli interrogatori. Non sempre questi si ristabilivano completamente. All’inizio aveva tentato di ignorare certi particolari ma poi si era imposto altrimenti. Forse la sua capacità riconosciuta nell’ambiente inquisitorio era anche dovuta al fatto che non temeva mai di guardare fino in fondo. Certo, qualcuno gli rimproverava una certa imprudenza. Era tra i pochi che non volevano schermi di protezione e fissava fino in fondo negli occhi le imputate di stregoneria. Era convinto di essere immune al loro potere ma ciò apriva altri dubbi sulla necessità della tortura; eppure il Malleus Maleficarum era chiaro, i suoi superiori non potevano sbagliare. Inoltre da quando anni prima aveva accettato l’incarico, non senza perplessità e tentennamenti, aveva fatto una veloce carriera e i dubbi erano stati rimossi. Rimossi o accantonati? In un angolino della mente ogni tanto si risvegliava qualche pensiero molesto. Gli stessi dubbi che lo avevano reso titubante quando poco più che novizio aveva intrapreso questa strada: Il Vangelo non dice questo, e mentalmente replicava ma questi non sono i tempi di Gesù.

    Tornò a osservare la donna accasciata a terra, le avevano drappeggiato intorno una coperta.

    Non mi sembra molto cosciente, si rivolse alla guardia. Può rispondere?

    Possiamo provare.

    Come ti chiami?

    Lo sapete, sono Teresa, le uscì una specie di rantolo.

    Non commentare e rispondi alle mie domande. Cosa fai per vivere?

    Tesso.

    E poi?

    Quando mi chiamano faccio la levatrice, aiuto i bambini a nascere.

    "Ti è mai morto qualche bambino

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