Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

S.O.S. Mondo
S.O.S. Mondo
S.O.S. Mondo
E-book152 pagine1 ora

S.O.S. Mondo

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

In seguito a cambiamenti climatici la terra viene invasa da strane e terribili creature che aspettavano solo le condizioni favorevoli per fare la loro apparizione e sconvolgere la vita del genere umano.

Comincerà così, da parte dell’uomo, una guerra senza speranza per evitare un futuro raccapricciante.

Il colpo di scena finale sarà l’unica alternativa rimasta.
LinguaItaliano
Data di uscita18 mar 2015
ISBN9788891180278
S.O.S. Mondo

Leggi altro di Mariagrazia Perricone

Correlato a S.O.S. Mondo

Ebook correlati

Fantascienza per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su S.O.S. Mondo

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    S.O.S. Mondo - mariagrazia perricone

    MONDO

    Capitolo 1

    C’era solo una panchina libera nel piccolo parco. Era in pieno sole. Le altre, all’ombra dei grandi alberi frondosi, erano occupate da mamme coi loro piccoli, o da persone anziane. Molti giovani facevano jogging o andavano in bicicletta. Il parco era in piena attività. La giornata era bellissima.

    L’estate stava finendo ma regalava ancora belle giornate piene di sole e di luce. Nella ridente cittadina di Piediluco situata sul lago e distante circa 100 chilometri dal mare, il parco era un ottimo compromesso per avere un po’ di fresco.

    Lisa e Matteo entrarono seguendo il viale alberato tenendosi per mano. Si diressero verso la panchina, occupandola.

    Davanti a loro c’era un laghetto con delle paperette e qualche cigno. Matteo tirò fuori dallo zaino due panini offrendone uno a Lisa, poi cominciò a sbocconcellare il suo.

    Non ho molta fame disse dopo aver dato qualche morso al suo sandwich.

    Io invece sì rispose Lisa che aveva già quasi terminato il suo.

    Vuoi anche il mio? Io non lo mangio più

    No, grazie. Il tuo è col prosciutto, che a me non piace.

    Allora lo do alle papere e mentre lo diceva spezzava il pane in piccoli pezzi che raccoglieva nel sacchetto. Si alzò dalla panchina e cominciò a buttare i bocconi nell’acqua mentre i cigni e le anatre si avvicinavano per accaparrarsi il cibo.

    Guarda come mangiano e come si avvicinano!

    Oh sì, sono ingorde.

    Infatti, in un battibaleno del panino non restò che qualche misera briciola, che Matteo gettò per terra dicendo:

    Beh, queste le mangeranno le formiche, niente va sprecato!

    Sei un vero animalista! disse Lisa ridendo.

    Beh? Certo, sono un animalista, che c’è di male?

    Niente. Ma le formiche… non sono animali, sono insetti!

    Ti ricordo che senza gli insetti forse anche gli umani non ci sarebbero!

    Uh Uh…

    Il miele che ti piace tanto, chi credi che lo produca? E dove lo metti il lavoro di impollinazione senza il quale non ci sarebbero ne fiori né frutta?

    Stai esagerando. Dimmi per esempio, qual è l’utilità della formica. Dimmelo! O della zanzara. Dimmelo!

    Oh, è inutile cercare di far capire qualcosa a te su questo argomento. Tu vedi solo i lati negativi. Esiste una catena…

    Sì, sì, una catena alimentare, una catena di ecosistemi… belle storie. A me gli insetti non piacciono, mi fanno schifo, mi danno fastidio, li detesto e sono contenta quando posso ammazzarne…

    Non poté finire la frase. Lo sguardo di Matteo era così carico di rimprovero misto a commiserazione, che quasi la spaventò.

    Beh, senti - riprese Matteo - io direi di spostarci di qui. Questo sole mi sta arrostendo, non ne posso più, voglio andare all’ombra.

    Così dicendo si alzò, spostandosi su di una panchina poco distante che nel frattempo si era liberata.

    Lisa rimase ancora un po’ a crogiolarsi al sole. Il caldo non la disturbava, anzi, essendo di natura freddolosa, era contenta quando poteva godersi la calura estiva.

    Quell’anno però l’estate era veramente torrida. Nel cielo non c’era neppure una nuvola. Il sole, coi suoi raggi roventi, rendeva il caldo quasi insopportabile.

    La temperatura aveva raggiunto livelli altissimi e nelle città le piscine e i luoghi ombrosi erano presi d’assalto. Si era già ad agosto inoltrato e da giugno non si era vista una sola goccia d’acqua. I prezzi di ventilatori e condizionatori erano andati alle stelle ed era anche difficile trovarne ancora. Il caldo non accennava a diminuire e il termometro non era mai al di sotto dei 40-42°.

    Solo Lisa sembrava essere contenta di questa situazione anomala. Matteo dal canto suo l’accompagnava fuori malvolentieri, preferendo stare all’ombra e al fresco tra le pareti domestiche.

    Dai, vieni qui, non posso credere che tu non voglia un po’ di fresco! disse Matteo.

    Malvolentieri, Lisa si alzò, mettendosi accanto a lui. Rimasero ancora un po’ seduti a guardare il laghetto. Un’anatra si era avvicinata alla riva e aveva catturato un piccolo vermetto e se lo stava mangiando.

    Matteo volse lo sguardo altrove, disgustato.

    Andiamo a casa?

    Se proprio ci tieni… sei veramente impossibile! Ma va bene, andiamo pure se ti dà così fastidio stare all’aperto.

    Ecco. Proprio così.

    Si alzarono e passo passo tornarono verso la loro abitazione. Strada facendo Lisa disse:

    Mi ero dimenticata di dirti che mio padre domenica va al lago a pescare con la sua barca. Mi ha detto di chiederti se vuoi andare con lui.

    Devo? rispose lui.

    Oh, senti! Ma non c’è mai niente che ti piace? Verrei anch’io, sai? Mentre voi andate un po’ al largo a pescare io potrei fare il bagno, poi torniamo tutti insieme. Non mi sembra una cattiva idea.

    E va bene! disse Matteo rassegnato.

    Sapeva cosa voleva dire andare a pescare con Renzo, il padre di Lisa. Sapeva come sarebbe stato male, non era la prima volta che capitava. A parte il caldo e il riflesso del sole sull’acqua che lo accecava e che non poteva sopportare, la cosa peggiore per lui era vedere quel vecchio armeggiare con gli ami e con le esce. Usava vermi e cagnotti e li prendeva con le mani e li infilzava sull’amo. I vermi si contorcevano in modo spasmodico e lui non poteva vederli soffrire in quel modo. Era come se quell’amo infilzasse anche le sue carni, soffriva esattamente come quei poveri lombrichi. Inoltre quel maledetto vecchiaccio insisteva perché anche lui facesse altrettanto e questo no, proprio questo lui non lo poteva fare. Quando tornavano a casa, lui aveva la nausea e il mal di testa. Si chiudeva in camera sua e non voleva vedere nessuno.

    Lisa gli avrebbe tenuto il broncio per tutto il giorno seguente, scontenta del suo comportamento, se lui non fosse andato.

    Bisognava accettare. Uscire in barca con quel vecchiaccio crudele coi pesci e con le esche. Oh, ma si sarebbe vendicato, certo. Un modo lo avrebbe trovato, di sicuro.

    Così, quando arrivò la detestata domenica salirono tutti e tre in macchina per andare alla rada. Lisa e suo padre erano raggianti. Lei pregustava già una giornata di sole, una bella nuotata e un dolce far nulla sdraiata sul materassino a prendere il sole. Si sarebbe abbronzata e solo il giorno dopo si sarebbe accorta di essersi scottata e di essere rossa come un peperone e questa per Matteo sarebbe stata una piccola rivincita. Renzo invece avrebbe fatto un bel bottino costringendo poi tutta la famiglia a mangiare quei poveri pesci. Non tornava mai a mani vuote. Con una fortuna sfacciata, riusciva sempre a catturare quelle povere bestie. Quanto ai vermi, la loro tragica fine era segnata fin dall’inizio. Sarebbero morti tutti, non avevano scampo.

    Matteo, in preda ai suoi tristi pensieri non partecipava all’allegria generale e non badava ai rimbrotti della moglie che lo incitava ad essere meno musone.

    Il suocero rincarava la dose.

    E’ delicato tuo marito! Sulla barca gli viene sempre da vomitare! Non è proprio un marinaio, neppure di acqua dolce!

    E a questa frase aggiungeva un colpo di gomito alla figlia e una risata sgangherata.

    Matteo non ce la faceva proprio più.

    Intanto erano quasi arrivati al punto dove era ormeggiata la barca. Raggiunsero con pochi passi la spiaggia, dove Lisa li avrebbe aspettati e si diressero verso il punto dove si trovava una piccola rada che il tempo e l’incuria avevano reso paludosa. La rena era quasi inesistente, portata via dal movimento ritmico delle piccole onde del lago. Al suo posto regnava una viscida fanghiglia, dove la barca aveva ormai scavato il suo posto, sprofondando sempre di più. Ogni volta bisognava spingerla in acqua ed era un’operazione che richiedeva un certo sforzo.

    Prendendo le esche Matteo disse al vecchio: Queste le prendo io, così hai le mani libere per sciogliere la gomena, poi ti aiuto a spingere la barca in acqua.

    Oh! Che pensiero gentile! rispose Renzo, rafforzando la frase con la solita risata di scherno.

    Matteo non batté ciglio.

    Mentre il vecchio si accingeva a prendere la gomena, Matteo si mise di traverso rendendogli difficoltoso il passaggio.

    Dammi la mano, idiota, ti sei messo proprio davanti, nell’unico punto dove non c’è fango! Come diavolo faccio ad avvicinarmi?

    Ora ti aiuto. disse Matteo.

    Fingendo quindi di dargli la mano, si protese verso di lui. La borsa con le esche che portava sulla spalla ondeggiò e scivolò inclinandosi.

    I vermi, i vermi! Chiudi la borsa, fai presto o li perderemo tutti!

    Un attimo, sto scivolando anch’io! Matteo aveva preso la mano del vecchio ma invece di aiutarlo, simulando una scivolata e fingendo di recuperare l’equilibrio, lo strattonò fino a che lo vide cadere per terra in mezzo al fango.

    A quel punto con un veloce gesto rivoltò il coperchio della scatola delle esche e liberò i vermi, che in un battibaleno si sparpagliarono scomparendo in mezzo al fango.

    Il vecchio, occupato ad uscire dalla mota, appena riuscì a mettersi in piedi cominciò a sbraitare:

    Hai visto, razza di idiota! Sono infangato fino al collo, per colpa tua! E adesso come pensi che possa stare coi vestiti tutti bagnati? Eh?

    Mi dispiace tanto, sono mortificato, ma il terreno è scivoloso e anch’io stavo per cadere e poi…

    Anche tu stavi per cadere eh? Ma hai fatto cadere me, maledizione! E poi cosa? Cosa stavi farfugliando?

    E poi… le esche… Beh, la scatola si è rovesciata… si sono perse… non è colpa mia!

    Cosa? Hai perso le esche? Ma non avevi chiuso la borsa? Beh, caro mio, credo proprio che dovrai cercarle! Su, avanti, metti le tue manacce nel fango e cerca di racimolare tutti i vermi che puoi, e non metterci tutta la mattinata, imbecille!

    Matteo non se lo fece ripetere due volte. Aveva vinto! Era riuscito a guastare

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1