Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Granelli di sabbia
Granelli di sabbia
Granelli di sabbia
E-book354 pagine4 ore

Granelli di sabbia

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Katia è una donna qualunque, che affronta con coraggio tutte le avversità che il destino sembra procurarle incessantemente e che riesce, malgrado tutto ad affermarsi in un modo che nemmeno lei avrebbe mai previsto e sperato. Ma all'apice del successo...
LinguaItaliano
Data di uscita10 dic 2015
ISBN9788891195579
Granelli di sabbia

Leggi altro di Mariagrazia Perricone

Correlato a Granelli di sabbia

Ebook correlati

Autrici contemporanee per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Granelli di sabbia

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Granelli di sabbia - mariagrazia perricone

    successo…

    Capitolo 1

    Katia

    Quella sera sembrava che anche le stelle brillassero di meno.  Era quasi mezzanotte e Katia era uscita col suo cane per la solita passeggiatina serale. La routine si ripeteva uguale tutte le sere. Lei si infilava la giacca, alzava il bavero, calzava il berretto e usciva, seguita da Tom. Uno sguardo al cielo lo dava sempre. Le piaceva, specialmente nelle fredde e limpide sere invernali, guardare le stelle. La sua casa era fuori dall’abitato, poco distante da Quercianella ed era posta all’inizio di un sentiero che portava ad una piccola altura dalla quale si vedeva la città di Livorno. Vi si accedeva da una strada di campagna e la sera il buio era totale, tagliato solo dalla luce di qualche debole lampione e dalla torcia che Katia portava sempre con sé.  Il cane gironzolava un po’ e Katia si sedeva su di un muretto, spegneva la torcia e guardava il cielo, cercando le costellazioni che conosceva, ammirando la luna e godendo di quella pace silenziosa. Ma quella sera le stelle sembravano più lontane del solito. Piccoli puntini tremuli e sperduti nel nero vellutato della notte. Anche la luna mostrava incerta una piccolissima falce, a tratti coperta da nubi passeggere. Rimase ad ascoltare il silenzio della notte, rotto soltanto dal lugubre verso di qualche uccello notturno e dal ritmico rumore del mare che le giungeva da lontano. Katia era triste.  Pensieri pesanti opprimevano il suo cuore, rendendola malinconica.

    Mancavano pochi giorni a Natale.

    Odiava le feste in generale, ma più di tutte il Natale. Riunirsi tutti attorno ad un tavolo, sentendosi più buoni, scambiandosi  auguri fingendosi per forza più felici di quanto in realtà non si fosse, mostrando di gioire nel festeggiare insieme, era una cosa che aveva sempre detestato.

    Tutte quelle manifestazioni di affetto e di allegria erano sempre state una nota stonata ai suoi occhi.  Ipocrisia e finzione, ecco cos’era Natale, almeno per lei.

    Era sicura che fossero ben pochi quelli che lo festeggiavano con la pace nell’anima, con vero spirito natalizio e veramente lieti di vedere amici e parenti.

    Per la maggior parte delle persone Natale era una gara per offrire il regalo più vistoso e preparare il  pranzo più ricco per gli invitati.

    I parenti poi… Eh, i parenti bisogna pur invitarli, no? Altrimenti che Natale è? Non importa se durante l’anno si è fatto il possibile per evitarli, magari criticando le loro abitudini e il loro modo di vivere, ma si sa, a Natale è tutto diverso, si è tutti migliori e un’angelica atmosfera deve per forza regnare per tutta la giornata.

    Lei ricordava bene le festività passate in famiglia quando non era ancora sposata, o anche dopo, nei primi anni di matrimonio, quando tornava a casa proprio il giorno di Natale, perché bisognava passarlo tutti insieme.

    Una tensione latente serpeggiava per tutta la giornata, terminando solo quando tutti tornavano nelle loro case.  E allora lei tirava un sospiro di sollievo.

    Si era evitata la lite, il più delle volte per un briciolo.

    Per lei, Natale avrebbe avuto un significato solo per i bambini. Vedere il sorriso e la gioia di un bimbo che scarta il suo regalo, ascoltare la sua risata e le sue grida di meraviglia, ecco, questa poteva essere l’essenza di una giornata natalizia, una cosa per la quale valeva la pena di essere presenti e festeggiare.

    L’innocenza di un bimbo non ha spazio per la falsità dei grandi.

    Ma lei non aveva bambini piccoli ai quali far trovare doni sotto l’albero. Quanto al significato religioso, per lei non esisteva affatto in quanto non era credente.

    Ecco perché l’approssimarsi di questa festa la metteva di malumore, anche se ormai queste cose erano lontane.

    Da qualche anno si era staccata da tutte queste manifestazioni esteriori di affetto forzato, da queste maschere con sorrisi stereotipati dipinti in faccia.

    Scacciò questi pensieri. Richiamò il cane e ripercorse il sentiero per rientrare a casa. Tom arrivò scodinzolando, la superò e la precedette fermandosi davanti al cancello. Katia rientrò in casa, chiuse le imposte, cambiò l’acqua della ciotola e rimase alzata ancora un po’. Non aveva sonno. Si preparò una tisana e mentre la sorseggiava si soffermò a pensare che le sarebbe piaciuto fare un viaggio.  Era un po’ di tempo che ci pensava. Un viaggio itinerante, senza una meta prefissata. Sarebbe stato bello prendere l’auto, partire e fermarsi solo quando si fosse sentita stanca o quando avesse trovato qualche posto interessante. Avrebbe portato anche Tom, naturalmente. Da quando l’aveva trovato, cucciolo tremante, abbandonato in una scatola di cartone che qualcuno aveva malvagiamente introdotto all’interno del suo cancello, era diventato la sua ombra. Ovunque andasse, Tom era al suo fianco. Tra lei e il cane si era subito creata un’intesa perfetta.

    Così era stato compagno inseparabile di tutti gli itinerari percorsi quando, con suo marito, aveva visitato buona parte dell’Europa; ma questo era successo prima della loro separazione, prima che la sua vita prendesse una svolta completamente diversa.

    Erano stati bene insieme, lei e Rod, per vent’anni.  Un po’ di alti e bassi, come in tutti i matrimoni, ma sostanzialmente, il bilancio era positivo. Lei aveva 40 anni e lui aveva da poco passato i 45 e la loro intesa era più che buona.

    Avevano una bella casa, poco distante dal mare. Lui era un imprenditore, e lei lavorava come traduttrice in una piccola casa editrice: Il Ramarro.

    Una vita tranquilla e appagante. 

    Poi le cose erano lentamente cambiate. Alcuni piccoli segnali che non le erano passati inosservati avevano attivato un campanello di allarme. A volte erano solo delle sfumature, ombre alle quali non era forse nemmeno il caso di dar peso, ma la sensibilità di Katia captava un disagio malcelato, qualcosa che subdolamente strisciava senza avere il coraggio di prendere forma e di manifestarsi apertamente. Poi queste sensazioni passavano, inghiottite dalla quotidianità e tutto sembrava tornare alla normalità.  La colazione insieme al mattino, il bacio sulla bocca prima di uscire, l’uscita settimanale al ristorante, le solite piccole attenzioni che Rod le riservava e infine il dialogo, che tra loro non mancava mai. Insomma tutto sembrava smentire ciò che ogni tanto lei coglieva senza peraltro sapergli attribuire un nome o un‘importanza particolare. Il loro rapporto sembrava proprio essere quello di una coppia vincente. Anche l’intesa sessuale era ottima, la passione dei primi tempi non si era mai esaurita, al contrario, il desiderio di stare insieme e di condividere l’amore, era sempre vivo, e gioivano insieme di una complicità costruita minuto per minuto.

    Quindi, perché tormentarsi o ascoltare quelle voci all’interno della sua mente?  Certamente erano solo delle sue idee, ciò nonostante…

    Poi tutto prese una piega diversa.

    Accadde all’improvviso. Mancavano due mesi a Natale.

    Al ritorno da uno dei suoi soliti viaggi di lavoro Rod disse a Katia che aveva bisogno di parlarle. 

    Con grande imbarazzo le disse che era tutto finito, che l’amava sempre ma non poteva più restare accanto a lei, voleva andarsene, riavere la sua libertà.

    Katia non riusciva a crederci, e soprattutto non capiva. Lo sconcerto causato da questa dichiarazione la trovava del tutto impreparata.

    Una sgradevole sensazione di vuoto si era impossessata di lei provocandole uno strano senso di nausea. Riandò con la mente ai piccoli segnali negativi che aveva colto, ma niente sembrava presagire una tale decisione da parte di Rod. Non poteva essere così grave.

    Cercò di fronteggiare e controllare il suo turbamento e soprattutto cercò di capire. Quindi gli chiese:   

    Rod, devi essere sincero fino in fondo. Mi dici che vuoi andartene. Perché? Perché, se mi ami ancora? C’è un’altra donna? Un’altra che ami più di me e che t’impedisce di restare qui?

    Katia credimi, non c’è nessuna donna. Non è quello che pensi. E’ solo che… non so come dirtelo, ma io mi sento bloccato… mi manca l’aria. Ho bisogno di restare solo. Voglio restare solo. Tutto qui.

    Tutto qui? Non è facile da capire, sai? Come puoi pensare che io accetti tranquillamente questa tua insoddisfazione, grande al punto di non poter più dividere la tua vita con me.  Ci deve essere dell’altro, e comunque, di qualsiasi cosa si tratti, ebbene, questa è una tua decisione. Unilaterale naturalmente. Com’è possibile che sia tutto finito, se dici di amarmi? Sono due cose inconciliabili, te ne rendi conto?

    Sembra, ma non è così. Non ho niente contro di te, ma devo andarmene.

    La mente di Katia lavorava febbrilmente per trovare un appiglio che lo dissuadesse e che lo facesse ritornare sui suoi passi. Guardandolo in tralice fece un ulteriore tentativo, dicendo:

    Forse è un momento di stanchezza, dovremmo cercare di cambiare un po’ la nostra vita, insieme potremmo cercare di fare nuove cose. Può essere che la monotonia di una routine troppo statica ci giochi contro. Perché non cercare di rivitalizzare il nostro rapporto? Io credo sia solo questo, dal momento  che sembra che il tuo amore per me esista ancora.

    Non è così. Come posso farti capire? Va tutto bene, io non metto in discussione il nostro rapporto. Sono io che non ci sto più dentro. Io che ho bisogno di altro, anche se non so bene cosa sia questo altro. Voglia di un mutamento, desiderio di qualcosa che non so bene come definire, ma non si tratta di te, né di noi due, e neppure esiste un’altra donna.

    E’ dura da accettare come motivazione.

    Perché? Se ti avessi detto che amavo un’altra sarebbe stato più accettabile?

    Ma che discorsi … non è così, certo che non è proprio così, solo che nei matrimoni i momenti di stallo esistono, ma si superano, con l’amore, con la collaborazione, con la confidenza reciproca. Andarsene non mi sembra il modo migliore perché, se te ne vai, vuol dire che tra noi è finita, finita per sempre. Mai più potremo tornare insieme. Non potrei più tornare con te, capisci? Lo sai questo? Hai messo in conto che sarà una cosa definitiva?

    Non ho messo in conto niente. Ora come ora sento che devo farlo, poi … il futuro non voglio ipotecarlo.

    Ma in questo modo modifichi il mio futuro.

    Lo so, e mi dispiace.

    E quindi?             

    Me ne vado. Cercherò un’altra casa, forse anche un’altra città. Non posso più stare qui.

    Mentre ascoltava, Katia si rendeva conto che qualsiasi argomentazione non sarebbe servita a fargli cambiare idea.  Era troppo determinato e la sua sembrava proprio una decisione irrevocabile. Inoltre, l’ultima cosa che lei avrebbe voluto era restare accanto ad un uomo scontento. Alla fine si sarebbero detestati e questo sarebbe stato proprio insopportabile.

    Alcune delle sue amiche avevano ormai un rapporto di questo tipo col loro compagno. Stavano insieme, ma non si parlavano, se non per passarsi il pane o il sale a tavola. Condividevano la stessa casa per pura convenienza. Le era sempre sembrata una cosa allucinante e soprattutto molto triste e mai avrebbe permesso che capitasse a lei. Si riteneva fortunata ad avere un matrimonio felice ed ecco che improvvisamente, senza nessun motivo apparente, tutto era messo in discussione, tutto crollava.  Che cosa doveva fare? Accettare passivamente? Combattere? E contro chi?

    Quella sera parlarono ancora a lungo, senza trovare un punto di accordo.

    Nel giro di pochi giorni si lasciarono.

    Di comune accordo avevano stabilito, in un doloroso colloquio,  le condizioni e le inevitabili spartizioni, tanto necessarie quanto tristi e devastanti.

    La casa sarebbe rimasta a lei, la loro situazione finanziaria era tale che nessuno dei due avrebbe dovuto rinunciare al tenore di vita condotto sino a quel momento.

    Rod le chiese, tra le condizioni che stabilirono, se avesse potuto continuare ad occuparsi di Tom.  Lui proprio non poteva portarlo con sé.

    Katia sapeva bene quanto Rod tenesse a Tom, quasi quanto lei.

    Se lei era, di fatto, la persona che si prendeva cura del cane, Rod usciva con lui ogni mattina per fare jogging.  Ricordava quante volte li aveva visti giocare sulla spiaggia al termine della corsa e come, nella bella stagione si buttassero in acqua, nuotando fianco a fianco e quindi la cosa non la convinceva. Perché Rod non poteva prendersi il cane? 

    Poi si disse che in effetti, Rod doveva spesso assentarsi per lavoro e questo spiegava tutto.

    Ad ogni modo fu felice che Tom restasse con lei.

    L’unica riserva che Katia aveva posto era che questa separazione fosse un taglio netto. Non avrebbe potuto sopportare che magari, dopo un po’ di tempo, si sarebbero risentiti, o si sarebbero rivisti. Era sempre stata contraria ai compromessi, tra di loro le cose erano sempre state chiare, ma ora questa situazione era del tutto nuova e lei non voleva farsi illusioni. Se Rod voleva andarsene doveva essere per sempre.

    Non avrebbe più potuto avere fiducia in lui e ne tanto meno fare più affidamento sui suoi sentimenti. Sarebbe stato doloroso, pesante, ma sarebbe stato peggio dare spazio a tentativi destinati a naufragare.

    Se l’esigenza di Rod era restare solo, ebbene doveva essere sicuro di ciò che faceva. Niente telefonate, niente contatti che sarebbero stati per Katia più dolorosi che altro.

    Rod aveva accettato.

    E dove andrai? aveva chiesto Katia.

    Non lo so. Forse starò a Roma, per un po’. Ho qualche affare da sistemare. Se la trattativa andrà bene, forse resterò là… vedremo.

    Ma sei proprio sicuro? Ci hai pensato bene?

    Si. Non preoccuparti per me. … Ti voglio bene.

    Le ultime parole furono pronunciate in fretta.

    E’ per questo che te ne vai? Perché mi vuoi bene? disse lei con una punta di sarcasmo.

    Ti prego, ne abbiamo già parlato.

    Così Katia era rimasta sola.

    E con un motivo in più per odiare il Natale.   

    Come in un film Katia cercò di visualizzare il suo futuro senza Rod. Le riusciva difficile pensare che dall'oggi al domani si sarebbe svegliata senza trovare accanto a lei la presenza di Rod e sapeva che le sarebbe mancato terribilmente.

    Ad ogni modo non poteva far altro che accettare la sua decisione. Si riteneva una donna intelligente e avrebbe affrontato il futuro da sola. 

    I primi giorni erano stati duri, soprattutto perché a tutto ciò che stava accadendo mancava una vera motivazione.  Accettare una decisione che avrebbe cambiato la sua vita, apparentemente senza un valido motivo, non era stato facile.

    Poi se ne era fatta una ragione. Con coraggio si era liberata di tutto ciò che era rimasto in casa che potesse ricordarle la sua presenza. Aveva cambiato la disposizione dei mobili e ridipinto le pareti.  Voleva che nulla fosse come prima. Un colpo di spugna sul passato. Poteva sembrare un tentativo puerile e senza importanza ma per lei l’aveva.

    Doveva fare qualcosa.

    Se doveva continuare la sua vita da sola, tutto doveva essere a suo esclusivo gusto e uso. Pensava che in questo modo le sarebbe stato più facile ricostruirsi un’esistenza senza Rod.

    Aveva continuato la sua opera distruggendo tutte le fotografie che lo ritraevano e aveva gettato tutti i suoi oggetti personali. Con meticolosità aveva ispezionato tutti i cassetti alla ricerca di qualsiasi cosa avesse un significato o che in qualche modo fosse legato a ricordi comuni ad entrambi.

    Ciò che Rod non aveva portato con sé fu eliminato senza rimpianti o ripensamenti.

    Il passato non esisteva più.

    Terminata l’operazione di pulizia, Katia aveva radunato tutto e l’aveva infilato in un sacco nero.

    Beh, non era neanche pieno. 

    E’ strano come di tanti anni passati insieme non resti altro che mezzo sacco di spazzatura.

    Questo pensiero le era saltato in testa e non riusciva a pensare ad altro.

    Si sedette per terra davanti al sacco e cominciò a ridere fino a quando non ebbe le lacrime agli occhi.

    Alle lacrime della risata, immediatamente dopo, si aggiunsero quelle di un pianto silenzioso.

    Con rabbia Katia si asciugò il viso, si rialzò e arrivò fino al cassonetto, nel quale fece scivolare il sacco.

    Capitolo 2

    Un colpo di spugna

    Ci volle un mese di duro lavoro per cambiare radicalmente l’aspetto della casa, ma alla fine Katia fu soddisfatta dei suoi sforzi. La casa non sembrava più la stessa. Molti mobili erano stati sostituiti e le stanze avevano cambiato aspetto.

    Ogni camera era stata ritinteggiata con colori pastello, ognuna con un colore diverso, mentre per la grande sala aveva scelto il rosso, un bel rosso non troppo acceso e non troppo scuro, con tendaggi di un tono leggermente più chiaro. L’effetto era bellissimo, o almeno a lei piaceva molto. Aveva sempre desiderato una sala rossa, ma Rod non era mai stato d’accordo e aveva scelto invece un color panna. Katia aveva sempre trovato quel colore anonimo e spento, ma ora, guardando la sua sala rossa, era soddisfatta.  Lo studio di Rod era stato svuotato di tutti i mobili, che erano stati sostituiti da armadi e scaffali. Si era così trasformato in un capiente guardaroba. 

    Era quindi passato più di un mese dalla loro separazione e durante questo tempo, l’attività aveva impedito a Katia di soffermarsi troppo a pensare a tutta la situazione. Soltanto la sera, quando cercava di prendere sonno, tutta l’assurdità del gesto compiuto da Rod prendeva prepotentemente corpo e si insinuava nella sua mente, tormentandola e ponendo  interrogativi ai quali non sapeva rispondere. Più ci pensava, più le sembrava che i motivi da lui accampati non fossero validi. Doveva esserci qualcos’altro. Lo conosceva troppo bene, c’era qualcosa in tutta questa storia che non quadrava affatto, ma d’altro canto, sapeva che Rod non le avrebbe mai mentito se il motivo fosse stato diverso. Se avesse avuto un’altra donna, o se il suo amore si fosse esaurito, era sicura che lui glielo avrebbe detto. Poi però diceva a se stessa che la cosa non aveva molta importanza, qualunque fosse il reale motivo del suo allontanamento, il risultato era sempre lo stesso.

    Loro due non erano più insieme, era questo il dato di fatto, ed era questo ciò che d’ora in poi avrebbe dovuto accettare, quindi bisognava che organizzasse la sua vita in un altro modo.

    Aveva da poco smesso di lavorare, forse avrebbe potuto ricominciare, ma in questa situazione particolare non voleva che il lavoro divenisse un antidoto alla solitudine.  Dal momento però che aveva la fortuna di poterselo gestire in modo del tutto autonomo, forse era proprio la strada giusta per riprendere in mano la sua vita.

    L’idea del viaggio era attraente, ma per il momento l’aveva accantonata.

    Rod le mancava. Questa era la verità. Per quanto cercasse di negarlo, andandosene aveva lasciato un vuoto che Katia non sapeva colmare. Troppo tempo avevano passato insieme e troppo intensamente si erano amati per poter cancellare tutto da un giorno all’altro.

    Si era sbarazzata dei ricordi distruggendoli, ma non poteva distruggere quelli della sua mente. Non era certo una fotografia o un oggetto che le occorreva per ricordare. 

    I ricordi arrivavano da soli, aggredendola nei momenti in cui la sua resistenza era più fragile, e allora, in quei momenti sentiva tutto il peso di un abbandono immotivato e questo era molto doloroso. E quando grosse lacrime sgorgavano all’improvviso  rigando il suo volto  senza che lei riuscisse a trattenerle, cercava con tutte le sue forze di riprendersi. Cercava di essere razionale.

    Anche se non aveva mai creduto possibile che il loro rapporto potesse finire con una separazione, questo era proprio quello che era avvenuto e l’unica cosa che le restava da fare era quella di non piangersi addosso. Al contrario, doveva pensare al futuro, un futuro senza Rod, perché Rod  l’aveva  lasciata,  pensando solo a se stesso, senza nemmeno darle la possibilità di discutere e di vagliare una scelta che avrebbe cambiato due vite. E poi, a prescindere da queste considerazioni, si sentiva ferita profondamente come donna e come moglie ed ora doveva guardare avanti.

    Così, giorno dopo giorno, andava ricostruendosi una vita diversa, una vita da sola.

    Capitolo 3

    Judith

    Katia aveva telefonato a  Judith,  la titolare  della  "Casa Editrice

    Il Ramarro" nella quale aveva lavorato fino a poco tempo prima.                   

    Come aveva immaginato, Judith fu molto felice di risentirla e le disse che naturalmente c’era sempre posto per lei e la invitò in ufficio  il giorno dopo. Katia e Judith avevano lavorato insieme per molto tempo e si conoscevano bene.  Tra loro si era creata un’amicizia che andava oltre i normali rapporti tra colleghe. 

    Pranzavano insieme nell’intervallo e si trovavano anche fuori dal lavoro. A volte Judith andava a casa di Katia, percorrendo quei pochi chilometri che separavano la sua casa di Livorno da quella dell’amica, a volte invece era Katia che andava a trovare Judith.

    Avevano caratteri diametralmente opposti ma questo non era un ostacolo, al contrario. Si scambiavano i loro punti di vista e insieme non si annoiavano mai.

    Judith si occupava da sola della gestione e seguiva personalmente i progetti per lo sviluppo e la crescita della società. Ovviamente aveva dei collaboratori, ma il lavoro più grosso era tutto sulle sue spalle. Spesso si fermava oltre l’orario ma questo non le pesava. Suo marito, Marco Triveri, professore ordinario di chirurgia, era a capo dell’equipe operatoria nell’ospedale di Livorno e quindi anche lui non aveva orari fissi.

    Da quando Katia aveva lasciato il lavoro si erano riviste saltuariamente ma sapevano entrambe che anche se i loro incontri si erano diradati, nulla era cambiato nella loro amicizia.

    Alle nove del giorno dopo Katia stava parcheggiando l'auto  nel cortiletto de: "Il Ramarro".

    Mentre scendeva dall’auto vide che anche Judith era arrivata e insieme raggiunsero l’ufficio.

    Allora – disse Judith – sarai ancora dei nostri! Sono così contenta di rivederti! Da quando te ne sei andata, ci siamo viste così poco… mi mancavano i nostri sabati….

    Anche a me.  Avevo intenzione di chiamarti per riprendere le nostre vecchie abitudini, ma ho avuto un po’ da fare e il tempo è passato senza che me ne sia resa conto.

    Immagino. Allora, come vanno le cose? Lo sapevo che non saresti stata molto tempo senza lavorare!

    No, in effetti avevo solo bisogno di una pausa, come ora ho bisogno di riprendere.

    Non ti immagino molto nelle vesti di casalinga. E Rod, come sta?

    Rod… è andato.

    Humm, e dove questa volta?

    No, non hai capito. Se ne è andato. Non per lavoro.  Per sempre.

    Stai scherzando vero? Dimmi che stai scherzando! Non ho mai visto una coppia più affiatata di voi, come è possibile che ...

    Non lo so. Ma è successo.

    Come sarebbe non lo so?

    Vorrei tanto saperlo, ma credimi, ignoro completamente il motivo per cui mi ha lasciata. Una sera è tornato a casa e mi ha detto che era finita. Tutto qui.

    Non può essere. Perché non mi dici tutto?

    Perché non lo so. Te lo ripeto. Ha detto che mi vuole ancora bene, ma ha bisogno di stare solo. Non mi ha dato nessun’altra spiegazione.

    E tu l’hai lasciato andare?

    Come potevo non farlo? Tu staresti con un uomo che non ti vuole?

    Ma se dici che ti vuole ancora bene…

    E’ questa la cosa strana.

    Forse ha conosciuto un’altra. Capita sai?

    Mi ha giurato che non c’è nessuna donna.

    E tu gli credi?

    Si. Lo conosco bene. Gli credo.

    Katia, mi dispiace molto. Non avrei mai immaginato una cosa del genere. E adesso… tu... come ti senti?

    Mi sento tradita, anche se non nel senso che comunemente si dà a questa parola, mi sento ferita, mi sento delusa, svuotata. Ma passerà.

    "Si, sono sicura che passerà. Vedrai che qualunque sia il motivo che lo ha portato a questa scelta, tornerà

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1