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Le avventure di Robinson Crusoè
Le avventure di Robinson Crusoè
Le avventure di Robinson Crusoè
E-book74 pagine52 minuti

Le avventure di Robinson Crusoè

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Scoprite quanto piacere può darvi leggere o rileggere questo testo dopo tanti anni: Solo ora in età adulta lo apprezzerete in ogni sfumatura, riga dopo riga, pagina dopo ppagina.. Fatelo non rimandate questo piacere!

Daniel Defoe pubblicò il suo romanzo il 25 aprile 1719 è considerato il capostipite del moderno romanzo di avventura e, da alcuni critici letterari, del romanzo moderno in generale. La fortuna del romanzo: Quando Defoe presentò, come era abitudine a quei tempi, al libraio William Taylor, il canovaccio della trama, ne ottenne la commissione per un romanzo di trecentocinquanta pagine, redatto sotto forma di diario di un naufragio.
Il Best Seller più venduto di tutti i tempi in edizione a basso costo, edizione tascabile, economica!
Il libro, che può essere considerato un capostipite del moderno romanzo d'avventura, oltre alla geniale struttura narrativa e alle interessanti tematiche sottintese, deve il suo successo anche al grande entusiasmo che tutto l'occidente aveva all'epoca per immagini e racconti di ambientazione esotica. Non a caso negli anni successivi fu seguito da numerose storie di naufraghi, tanto che già nell'Ottocento si potevano annoverare tra gli scritti, oltre duecento “Robinson”.
LinguaItaliano
Data di uscita28 feb 2019
ISBN9788899481292
Le avventure di Robinson Crusoè

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    Le avventure di Robinson Crusoè - Daniel De Foe

    Daniel De Foe

    Le avventure di

    ROBINSON CRUSOE’

    Table Of Contents

                      Primo viaggio cap.1 3

            Secondo viaggio cap. 2 15

               Una sorpresa cap. 3 28

                Solitudine cap. 4 42

                il ritorno cap. 5 57

    BORELLI EDITORE

    Copyright © 2019 Gian Franco Borelli

                      Primo viaggio cap.1

    Robinson Crusoè, terzogenito di un agiato commerciante originario della città di Brema, vide la luce l'anno 1632, nella città di York, in Inghilterra.

    Aveva due fratelli, di cui uno, tenente colonnello di             fanteria, morì in guerra, e l'altro, si allontanò dalla casa paterna, senza dare più notizie di sé.

    Robinson, conforto ed ultima speranza degli anziani genitori, e avviato dal padre, uomo saggio e prudente, alla professione legale. Ma nessuna vita gli andava a genio, se non quella del marinaro.

    La sua testa era piena di idee fantastiche, come quelle dei girovaghi; ed esse lo distraevano sempre più dagli studi e gli ponevano nell'animo una grande ansia di girovagare per il mondo in cerca di avventure.

    Non valsero gli avvertimenti dei genitori e i consigli dei parenti e degli amici a distogliere Robinson dal suo sogno.

    Appena compiuto diciannove anni, il 10 settembre del 1651, s'imbarcò su di un vascello diretto a Londra.

    Un viaggio corto, ma comunque zeppo di pericoli.

    Una forte burrasca mise a serio repentaglio la nave, e tormentò assai il corpo e lo spirito del giovane navigante.

    Ma per quanto in un primo momento egli si fosse pentito del passo fatto, d'aver cioè così malamente abbandonata la famiglia, trascurando ogni dovere verso i suoi vecchi, appena il mare fu tornato alla sua placidezza col cadere della procella, cessò anche lo scompiglio nei pensieri di Robinson. La paura di rimanere inghiottito dalle onde fu dimenticata, ed egli venne preso nuovamente dalla foga del suo desiderio di avventure.

    Neppure una seconda prova, anche più grave della prima, distolse Robinson Crusoè dalla vocazione di girare il mondo.

    Durante il suo nuovo viaggio una terrificante tempesta fece naufragare presso il porto di Yarmouth la goletta sulla quale s'era imbarcato; ed egli la vide andare a fondo come un guscio di noce mentre, in una fragile scialuppa, tentava di guadagnare la riva.

    Giunto a terra sano e salvo, si recò a piedi, con i suoi compagni, a Yarmouth, dove ebbe conforti e soccorsi d'ogni sorta da quella popolazione, ed anche del denaro per rientrare a casa.

    La sua vita era segnata: era quella del viaggiatore, egli non l'avrebbe cambiata per nessuna ricchezza al mondo. Sicché, dopo essersi trattenuto qualche giorno a Yarmouth, raggiunse Londra, ma col proposito fermo e irremovibile di imbarcarsi sul primo bastimento che gli fosse capitato.

    A Londra ebbe la fortuna d' imbattersi in un ottimo compagno, un capitano della marina mercantile, reduce dalla Guinea, il quale, avendo compiuto un ottimo e proficuo viaggio era risoluto a salpare di nuovo per quei lontani paesi.

    Costui provò subito la più viva simpatia per Crusoè, e sentendo che aveva voglia di vedere il mondo gli disse:

    Se volete venire con me, non avrete nessuna spesa, perché sarete mio commensale e compagno. Se poi vorrete portare un po' di mercanzia con voi, sono sicuro che farete dei buoni affari.

    Crusoè accolse con entusiasmo quella proposta, e si avventurò col capitano, che era sicuramente un uomo onesto e sincero.

    Prese con sé un carico delle più svariate cianfrusaglie, che il capitano stesso gli suggerì di comprare. La somma che gli era occorsa per provvedersi di questa merce gliel'avevano data, dopo incalzanti richieste, alcuni suoi familiari.

    Fu questo il primo viaggio veramente fortunato di Robinson Crusoè. E ciò lo dovette soprattutto all'onestà dell'amico che gliel'aveva proposto.

    Sotto la sua guida acquistò inoltre molte utilissime cognizioni. S'era imbarcato come semplice viaggiatore e, dopo una felice navigazione, tornò in patria provetto marinaro ed esperto commerciante. Le sue quaranta sterline di perline bucate, di pezzi di vetro colorati, di temperini, di forbicette e di gingilli d'ogni genere, erano divenute trecento di buona polvere d'oro. Un tal felice risultato gli aveva messo nell'anima una tale baldanza, una così piena sicurezza di sé, che gli pareva d'essere diventato il più avveduto mercante del mondo.

    Felice dei suoi guadagni voleva rimettersi in mare, per una nuova e più grande impresa, sebbene anche durante quel viaggio non gli fossero mancate le difficoltà, soprattutto l'aver sofferto quasi sempre di una febbre violentissima, prodottagli dal caldo

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