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Attraverso il vortice
Attraverso il vortice
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E-book163 pagine2 ore

Attraverso il vortice

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Info su questo ebook

Christophe Jones non ha mai voluto diventare un pirata. Imbarcato a forza, il suo piano è sempre stato quello di salire i ranghi per poter scappare più facilmente. Quando finalmente ottiene l’occasione giusta per tagliare la corda e tornare alla sua vita precedente, la coglie… o almeno ci prova. Un vortice lo risucchia tra le onde, però lui annega. Si risveglia trecento anni nel futuro, ammaliato da una bellissima ragazza.

La crociera regalo di Serena per i suoi ventotto anni non sta andando secondo i piani. Solo una delle sue amiche è riuscita a partire con lei, per poi stare male a bordo, obbligandola a passare il suo compleanno da sola. Essendo introversa, ci sono poche possibilità per lei di incontrare persone nuove. Dopo aver espresso un desiderio al passaggio di una stella cadente mentre la nave attraversa il triangolo delle Bermuda, potrà aprire il suo cuore a un affascinante sconosciuto con una storia incredibile?

Christophe ritornerà nel suo tempo o rimarrà intrappolato? Quell’incognita è un peso che si trascina mentre si strugge per Serena, che con il suo desiderio l’ha evocato attraverso i secoli. Sono davvero destinati a stare insieme?

LinguaItaliano
EditoreBadPress
Data di uscita9 ago 2020
ISBN9781071559079
Attraverso il vortice
Autore

Rebekah Lewis

Rebekah Lewis has always been captivated by fictional worlds. An avid reader and lover of cinema, it was only a matter of time before she started writing her own stories and immersing herself in her imagination. Rebekah’s most popular series, The Cursed Satyroi, is paranormal romance based on Greek mythology. She also writes Fantasy and Time Travel. When satyrs, white rabbits, and stubborn heroes aren’t keeping her busy, she may be found putting her creativity to use as an award-winning cover artist. Rebekah holds a Bachelor of Arts in English Literature and lives in Savannah, GA with her cat, Bagheera.

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    Anteprima del libro

    Attraverso il vortice - Rebekah Lewis

    Capitolo 1

    18 Giugno, 1715

    Una mano annaspò tra le scure acque agitate, afferrando saldamente la scialuppa. Non fosse stato per la luce della luna, Christophe non l’avrebbe notata prima che una seconda mano si unisse alla prima e un volto barbuto con occhi spalancati apparisse sopra il bordo. Quell’assortimento di parti del corpo apparteneva all’arruffato pirata che aveva cercato di farlo fuori durante la sua fuga dalla nave che stava affondando all’orizzonte.

    Il gemito del legno, unito a schiocchi e schegge, anticipò la caduta di un albero nell’acqua. Un ronzio di grida echeggiava all’orizzonte buio di quell’oceano infinito. Non c’era nessuno ad ascoltare le urla degli uomini morenti, fatta eccezione per una seconda imbarcazione che si era distanziata dalla distruzione che aveva provocato. La polvere da sparo permeava l’aria salata, densa di fumo nero, facendo bruciare gli occhi di Christophe anche se aveva allontanato la scialuppa dal luogo del naufragio.

    L’uomo in acqua cercò con tutte le sue forze di issarsi nell’imbarcazione, facendola dondolare pericolosamente. Era brutto, malnutrito, e gli mancavano diversi denti. L’acqua del mare aveva eliminato le tracce di sudore e mancanza di pulizia, ma un sentore di muffa ancora emanava dal suo cappotto, intensificato dall’umidità. Uno di loro era destinato a un rendez-vous con le gelide profondità, e Christophe non aveva in programma di partecipare a quell’appuntamento. Non con la libertà finalmente in vista. Quell’uomo -  che Dio abbia in grazia la sua anima - non gli avrebbe portato via la sua occasione di fuga.

    Alle spalle del fradicio pirata, una pinna triangolare squarciò la superficie, la carne grigia bagnata che brillava al pallido bagliore argentato che increspava le onde. Lo squalo si aprì un varco come una lama letale, girando silenziosamente attorno alla barca, come se fosse consapevole che la sua cena si trovasse lì dentro. O lì fuori... visto che il pirata che si stava issando sopra il bordo non ce l’avrebbe mai fatta a mettersi in salvo.

    Scusa, amico. Christophe fece una smorfia sentendo la sua roca voce spezzata. Il fumo non lo stava aiutando. In realtà, era ben felice di lasciare il pirata e quella maledetta vita alle sue spalle, remando verso il prossimo capitolo della sua vita. Il problema era che quel pirata, appeso alla barca come un cirripede indesiderato, lo avrebbe certamente ucciso appena salito a bordo. Era meglio eliminare del tutto quell’opzione.

    Christophe tirò i remi in barca e poi sguainò la sua spada. Avrebbe potuto semplicemente sparare all’uomo, ma preferiva conservare le munizioni. Quindi abbassò la lama come una mannaia nel punto in cui il pirata era appeso, mancando carne e ossa e colpendo il legno duro. Con un grido, il pirata mollò la presa e vorticò le braccia in modo selvaggio mentre cadeva di schiena nel profondo blu, schizzando ovunque nel tentativo di rimanere a galla. Una seconda pinna si unì alla prima, avvicinandosi alla barca dalla direzione opposta, per poi inabissarsi. L’uomo tossì, gridò, poi sparì sotto la superficie.

    Christophe rinfoderò la spada, scrutando la superficie dell’acqua, ma il pirata non tornò a galla e il primo squalo continuò a procedere in circolo, in attesa. Stappando la bottiglia di rum che aveva agguantato nella sua ardita fuga, Christophe la sollevò per salutare il bucaniere caduto e ne bevve un’abbondante sorsata. Aspetta quanto ti pare, squalo. Non avrai nemmeno un assaggio di me. Richiuse il tappo e ficcò la bottiglia nella sacca che aveva preparato in fretta e furia e poi fece scivolare di nuovo i remi ai loro posti sui lati della barca, preparandosi a partire.

    Sarebbe arrivato alle Bermuda entro il mezzogiorno, se non fosse finito fuori rotta, e visto che aveva solo del rum da mettere nello stomaco doveva fare in fretta e rimanere sveglio finché non avesse toccato terraferma. Altrimenti, aveva la sua pistola o avrebbe anche potuto gettarsi in pasto agli squali che lo seguivano, ma nessuna delle due opzioni era allettante quanto la libertà.

    Christophe chiuse gli occhi, piegò indietro la testa e sospirò. Libertà. L’aveva bramata per così tanto tempo, ma non gli era mai capitata una tale opportunità da cogliere senza il rischio di ripercussioni. Aveva sempre avuto degli occhi puntati addosso. Sussurri e monete che passavano di mano in cambio di informazioni su quando la nave avesse attraccato. Se l’avessero catturato, la punizione per aver tentato di scappare sarebbe stata severa. Aveva lavorato troppo sodo per salire di rango per quell’occasione, per poterla perdere. Le monete che aveva potevano assicurargli un buon pasto o anche due e avrebbe potuto lavorare in cambio di un passaggio per tornare nelle colonie.

    Sarebbe tornato a casa.

    L’atteso sollievo al pensiero non fu forte come se lo sarebbe immaginato. Voleva davvero tornare a casa. Era preoccupato, tuttavia, che non sarebbe stato riaccolto a braccia aperte. Diventare un pirata, anche se non per scelta, aveva messo una taglia sulla sua testa. I crimini commessi durante il suo periodo nella ciurma erano abbastanza per farlo impiccare. Non aveva importanza che fosse stato costretto a compierli perché le leggi sulla pirateria non mostravano alcuna pietà. Il suo ritorno a casa avrebbe posato un marchio nero sulla sua famiglia, se la verità fosse venuta a galla. Era alla deriva nella sua vita tanto quanto lo era in quel momento nell’oceano, a remare senza una destinazione definita fatta eccezione per un pasto e una notte di riposo. Perso. Abbandonato. Solo.

    In lontananza, il Serpente Marino, il galeone che li aveva attaccati, si stava ritirando con le vele leggere appena distinguibili nella notte fosca. Alla sua sinistra, bolle, detriti galleggianti – alcuni dei quali ancora in fiamme – e corpi segnalavano la posizione della Calipso. Quando aveva imbarcato acqua a sufficienza, era affondata piuttosto rapidamente. Una palla di cannone dritta nel punto giusto aveva segnato il destino della goletta. Mentre la ciurma del vascello che li aveva attaccati prendeva ostaggi, Barba Incolta era stato l’unico pirata a notare la sua fuga. Il pirata si era rivelato talmente determinato a fermarlo dal prendere una delle scialuppe del Serpente Marino che l’aveva inseguito a nuoto, piuttosto che allertare gli altri.

    E aveva fatto proprio un bel lavoro, finendo a sbracciarsi ingoiando acqua. Oh, e poi il fastidioso dettaglio dell’essere finito mangiato da uno squalo. Non doveva essere stato piacevole. Meglio te che me. mormorò. Avrebbe chinato il cappello, ma l’aveva perso durante la fuga. Meglio il cappello che la vita.

    Proprio quando si era arreso a credere che la ciurma con la quale era salpato fosse l’insieme di uomini più stupidi che aveva incontrato, la Serpente Marino era arrivata con ancora meno buon senso e più uomini. Visto che non c’era molto intelletto in nessuna delle due parti, aveva presto vinto la forza.

    Non era mai passato nella loro testa che uno degli uomini della Calipso potesse salire a bordo della Serpente Marino piuttosto che combattere per tenerli lontani dalla sua stessa nave, per poi andare alla deriva in una delle loro scialuppe. Rise, sentendo il dolore del tanto remare scorrere nel suo corpo stanco. Aveva bisogno di riposo, ma poteva aspettare. La rotta pericolosa in cui era stato gettato era giunta al termine.

    Poco più di un anno prima, era stato imbarcato a forza dopo essersi ubriacato fino a svenire in una taverna. Christophe si era svegliato in mare con un branco di pirati sanguinari con scarsi principi morali e nessun rispetto per le donne. Il pensiero gli fece comparire un sorriso sul viso. A seconda del suo consumo di rum, poteva anche lui diventare una vera canaglia. Col passare del tempo, e la fuga che si faceva sempre più improbabile, era in qualche modo riuscito a conquistare la fiducia della ciurma e del capitano, abbastanza da farsi nominare timoniere della Calipso – probabilmente perché era uno dei pochi ad avere un briciolo di senno per svolgere quel dannato lavoro, era istruito, e il suo predecessore era morto per dissenteria. Un modo piuttosto terribile per andarsene.

    Quando la Calipso aveva iniziato ad affondare, Christophe aveva esitato per un misero istante prima di passare all’azione. Ormai quel che rimaneva della sua ciurma era morto o prigioniero a bordo della Serpente Marino. Nessuno lo avrebbe cercato. Era passato troppo tempo perché qualcuno potesse scoprire la sua identità e ottenere un riscatto. E le cose sarebbero tornate ad andare bene. Finalmente.

    Deciso ormai a rimanere vivo, e lontano dalle fauci degli squali, non desiderava altro che arrivare a terra, e sembrava essere sulla strada giusta, proprio come succedeva a tanti piani all’apparenza buoni. Aveva fatto una pausa dal remare per far riposare le braccia, ma sentì rizzarsi i capelli sulla nuca e si guardò intorno. Il primo segnale per mettersi a remare nella direzione opposta avrebbe dovuto essere il bagliore sotto la superficie.

    Lo circondò – un bagliore verde mare sotto l’acqua, a circa 15 metri in ogni direzione. Christophe si fermò ad ammirarlo, mentre contemporaneamente cercava di identificarne la causa. Acque scure si agitavano intorno al bagliore. Nessuna lanterna e nessun incendio visto in passato aveva mai creato un tale bagliore. Un uomo superstizioso avrebbe potuto pensare a una stregoneria o alla magia nera, ma lui non credeva in quelle cose. Avrebbe riso di quelle sciocchezze, se non fosse stato troppo intento a fissare una scintillante e soprannaturale luce nel mezzo dell’oceano.

    Le strisce che attraversavano il corpo del suo amico squalo diventarono chiaramente visibili mentre nuotava in circolo, i denti appuntiti e letali in bella vista. Attorno a lui, banchi di pesci d’alabastro scappavano frenetici in tutte le direzioni. Probabilmente era il secondo segnale per battere in ritirata, ma era troppo tardi.

    Un enorme. turbinante vortice si formò in profondità, dapprima lentamente. Luminosi spruzzi di acqua turchese che giravano, diventando sempre più grandi e profondi, finché il centro non collassò e il ruggente grido dell’oceano risucchiante reclamò la scialuppa come una tromba marina in una tempesta abbagliante. Non poté far altro che infilarsi la sacca su una spalla e tenersi forte alla barca mentre la corrente la catturava, facendolo finire nella spirale che conduceva nel profondo degli abissi.

    C’erano così tante cose che voleva dalla vita. Un matrimonio, dei figli. Fare la differenza, anche se non sapeva come. La pirateria gli aveva tolto tutto, e lui si era concesso di sperare – forse troppo – che sarebbe potuto tornare sul sentiero che aveva predisposto prima per sé.

    Non sarebbe mai successo.

    Christophe sarebbe certamente morto, se non per annegamento, allora per la pressione dei flutti che lo stavano ingoiando vivo. In ogni caso, il rum stava andando con lui: un piccolo piacere a cui rimanere ancorato nell’aldilà.

    * * *

    18 giugno, 2015

    Vorrei innamorarmi di un uomo diverso da tutti quelli che ho incontrato.

    Serena riaprì gli occhi mentre il meteorite spariva dalla vista. Esprimere desideri guardando stelle cadenti era una cosa infantile, ma l’atto rassicurante era più che altro nostalgico. Pochi istanti dopo, i fuochi d’artificio illuminarono il cielo con lampi dorati, blu, viola, verdi e rossi. Le scintille blu e verdi furono particolarmente vivide, riflettendosi sull’acqua nella scia della nave, come se fossero esplose da sotto la superficie. Bello.

    I passeggeri si lanciarono in versi di stupore, indicando l’effetto. Dopo qualche altra esplosione in cielo, la nave da crociera tremò e virò a sinistra, verso il punto nell’acqua dove si trovavano le scintillanti luci verde-blu. Serena si aggrappò con forza alla ringhiera per rimanere in piedi. Nell’acqua, il riflesso dei fuochi d’artificio si era affievolito, ma il bagliore sembrò roteare ancora per un momento, come lo scarico di una vasca da bagno. Quando sbatté le palpebre, non c’era più.

    Un bambino scoppiò a piangere alle sue spalle, probabilmente sconvolto dal brusco movimento della nave, e il trambusto la riportò alla realtà.

    Rimanete calmi, per favore. disse qualcuno dagli altoparlanti. Qualcosa ha colpito la nave. Probabilmente uno... squalo balena? L’interfono si spense con uno stridulo click. Serena soffocò una risata impulsiva. Avevano davvero annunciato di aver colpito uno squalo, senza essere sicuri di averlo fatto davvero? Non pensava che quello fosse il genere di cose che avrebbero dovuto annunciare, ma cosa ne sapeva lei?

    Accanto a lei, una madre afferrò fieramente i suoi piccoli mentre quelli sbirciavano dalla ringhiera, sperando di vedere lo squalo balena in grado di smuovere una nave da crociera. Non sembrava plausibile, ma se era una bugia, allora cos’altro era stato?

    "La nave non ha colpito lo

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