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Cartolina dal Fronte: Storia di uomini e trincee
Cartolina dal Fronte: Storia di uomini e trincee
Cartolina dal Fronte: Storia di uomini e trincee
E-book150 pagine1 ora

Cartolina dal Fronte: Storia di uomini e trincee

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Info su questo ebook

La belva umana era lì in agguato, e la belva umana aveva deciso già da tempo: la forza come strumento di potere; il potere come mezzo per affermare le proprie idee ed imporre agli altri una volontà non sempre condivisa.
Chi non possiede memoria storica non ha un passato, e chi non ha un passato non ha una storia tutta sua da raccontare.
LinguaItaliano
Data di uscita3 apr 2019
ISBN9788833463476
Cartolina dal Fronte: Storia di uomini e trincee

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    Cartolina dal Fronte - Francesco Di Chiappari

    Cartolina dal Fronte

    di Francesco Di Chiappari

    Direttore di redazione: Jason R. Forbus

    Progetto grafico e impaginazione: Sara Calmosi

    ISBN 978-88-33463-47-6

    Pubblicato da Ali Ribelli Edizioni, 2019©

    Narrativa – Maree

    www.aliribelli.com – redazione@aliribelli.com

    È severamente vietato riprodurre, in parte o nella sua interezza, il testo riportato in questo libro senza l’espressa autorizzazione dell’Editore.

    CARTOLINA DAL FRONTE

    Storia di uomini e trincee

    Francesco Di Chiappari

    Edizioni

    A zia Rosa,

    memoria storica

    degli eventi.

    Alla famiglia Nardella,

    tutta riunita in cielo.

    Un ringraziamento al prof. Antonio Forte che mi ha spinto

    a scrivere i fatti in appresso narrati.

    Liberamente tratto da una storia vera.

    Ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale.

    Indice

    Prologo

    Cartolina dal fronte

    Sfogliando le pagine dell’album

    Prime d’accumenzà

    La cartulline dagliu fronte

    Epilogo

    Piccolo dizionario dei termini

    e delle frasi più ricorrenti citate nel racconto

    Prologo

    Quando al termine della prima stesura rilessi la Cartolina dal fronte tutta di un fiato, un velo di commozione mi si depositò sull’anima. Avevo toccato alcuni episodi sentiti raccontare in famiglia tra una chiacchierata e l’altra, ed involontariamente trascurati per svariati motivi personali e voli pindarici. Poi, però, il tempo matura le persone, le affina, le rende più attente e riflessive su ciò che è stato il passato, e quegli stessi episodi che all’inizio sembravano sfuggirmi di mano perché distanti nel tempo e nello spazio, incominciavano a prendere forma attorno ad una sorta di memoria storica che lega la nostra gente alla Grande Guerra. Volli saperne di più, quindi, risalire all’origine della Cartolina così tanto discussa, e quando finalmente la ebbi tra le mani e la guardai con l’attenzione che meritava, fu amore a prima vista. Era rimasta conservata tra vetri trasparenti nel bel mezzo di una parete di casa Nardella, tra quadri di zio Mimino ed il ritratto di nonna Bettina che sembra voler raccontare una storia delle sue: Il Conte di Montecristo – per sceglierne una a caso.

    Ebbene, io Paolo Nardella non l’ho mai conosciuto; nessuno di noi in famiglia l’ha mai conosciuto, ma mi piace immaginarmelo così: in cielo, a spasso tra le nuvole, con Mimino e gli altri fratelli sottobraccio mentre concertano con papà Antonio un canto di pace rivolto a noi meschini sulla Terra. Un canto di pace, dico, che si opponga ad ogni sorta di guerra, ad ogni forma di tirannia, ad ogni qualsivoglia tentativo fatto dagli uomini per sopraffare altri uomini e causarne sofferenza e dolore.

    Francesco Di Chiappari

    Generale

    …………………

    Generale, la guerra è finita,

    il nemico è scappato, è vinto, è battuto,

    dietro la collina non c’è più nessuno,

    solo aghi di pino e silenzi e funghi

    buoni da mangiare, buoni da seccare,

    da farci il sugo quando viene Natale,

    quando i bambini piangono

    e a dormire non ci vogliono andare.

    Generale, queste cinque stelle,

    queste cinque lacrime sulla mia pelle,

    che senso hanno dentro al rumore di questo treno,

    che è mezzo vuoto e mezzo pieno

    e va veloce verso il ritorno,

    tra due minuti è quasi giorno,

    è quasi casa, è quasi amore.

    (Francesco De Gregori)

    Chi non possiede memoria storica non ha un passato,

    e chi non ha un passato

    non ha una storia tutta sua da raccontare.

    Cartolina dal fronte

    Soldati!

    A voi la gloria di piantare il tricolore d’Italia sui termini sacri che la natura pose a baluardo della Patria nostra. A voi la gloria, a voi l’onore, a voi l’impegno di compiere, finalmente, l’opera che con tanto di eroismo fu iniziata dai vostri padri…

    Addì 24 maggio 1915

    Vittorio Emanuele III di Savoia

    Re d’Italia

    Osvaldo Di Perna non giocava a pallone da una vita. L’ultima volta che lo aveva fatto era stato nel corso del torneo Cadetti per lo Sport, presso il campo di Don Guanella, che Mons. Giuseppe Carnevale metteva a disposizione dei contendenti su richiesta insindacabile della Federazione locale del Fascio. La squadra prima classificata, con il fregio ed il gagliardetto della vittoria appuntati sulla maglia all’altezza dei pettorali, sarebbe stata iscritta di diritto alle selezioni regionali delle Società Sportive Italiane (federate FASCI), ed eventualmente alla finale nazionale del torneo che si sarebbe disputata presso il nuovo stadio Testaccio di Roma alla presenza dell’Eccellentissimo Cavaliere Benito Mussolini che – come di bocca sua aveva promesso – sarebbe sceso in campo per dare due calci al pallone.

    La compagine del San Carlo Borromeo del rione la Piaja, che Osvaldo Di Perna allenava con professionalità da oltre due anni, e nella quale spesso giocava da terzino sinistro – alle brutte da mediano di spinta se mancava Giuseppe Magliozzi – malgrado un sofferto quattro a tre mantenuto fino alla metà del novantesimo minuto, riuscì a perdere l’incontro sol perché quel bischero del portiere avversario, con due polpacciotti appena affioranti da un mutandone sfilacciato lungo le cuciture laterali, era riuscito a fottere tutti quanti con una prodezza insperata. Ed infatti, immediatamente prima del fischio conclusivo che ormai tutti si aspettavano da un momento all’altro, che fece quel fetente?

    Lasciò la rete sguarnita,

    avanzò palla al piede verso il centro del campo,

    e dopo aver alzato lo sguardo per regolarsi sulla posizione occupata dagli avversari tra lui e la porta, rifilò una di quelle sventole madornali da cogliere tutti di sorpresa. E ancor di più il portiere Raffelino Montella – il Bruno Clementi della situazione – che convinto di avere in tasca partita e torneo si era portato al limite dell’area di rigore per salutare la tifoseria assiepata a bordo campo.

    La palla attraversò la metà dell’area avversaria, scavalcò le barriere difensive vistosamente allentate, e con Raffelino "Clementi" Montella troppo avanzato rispetto alla posizione abituale, si insaccò inesorabilmente nella rete alle sue spalle dopo essere rimbalzata lemme lemme sulla linea di demarcazione tra i due pali. Quattro a quattro, quindi, e palla al centro.

    La partita era stata rimessa in gioco all’improvviso, e per quanto la superiorità tecnico atletica dal San Carlo Borromeo fosse riconosciuta un po’ da tutti in paese – perfino dai Santi e dalle Madonne venerati nelle chiese e nelle sagrestie dei vari quartieri – furono gli altri ad aggiudicarsi la gara, i Villani di Piazza delle Sirene, che con un risultato tondo ed inappellabile gettarono benzina sul fuoco innescando dispute e scazzottate che continuarono nei rispettivi rioni per tutta la notte.

    Un otto a sette memorabile, difficile da digerire per come ottenuto, e – beffa nella beffa – con il rigore conclusivo messo a segno ancora una volta da quel rompi coglioni del portiere, che ebbe la sfrontatezza di spiazzare il divino Clementi piazzandogli il pallone in mezzo alle gambe.

    Località: Gaeta.

    Anno di grazia: 1929.

    Nel corso del decennio successivo, con Vittorio Pozzo alla guida tecnica della nazionale di calcio, l’Italia vinse due titoli mondiali

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