Le Donne Sanno Sempre Andare al Cuore del Problema

Di Guido Sperandio

Il confronto con la compagna di vita, Cati, è lo spunto per uno scrittore fallito per percorrere la propria vita negli anni del Boom fino alla ben nota Milano da Bere. Ne esce un affresco in cui l'io narrante non risparmia nessuno nemmeno se stesso. È un racconto tra ironia e satira, sebbene non manchi l'amarcord di quando il cuore batteva tutt'uno con la vecchia cara macchina da scrivere e ambito traguardo erano le redazioni avvolte nel fumo denso di tabacco e assordate dal martellare sulle tastiere di una folla di dita scatenate.
Il confronto con Cati si chiude con un fatidico: Le donne sanno sempre andare al cuore del problema.

• Lingua: Italiano
• Editore: Guido Sperandio
• Data di uscita: 16 feb 2020
• ISBN: 9780463646045

Guido Sperandio

Guido Sperandio was born and lives in Milan. A freelance writer for some thirty national newspapers and magazines, he later became a creative-copywriter in advertising.A writer for adults, he has also published for children and young people with major national publishers and in the USA.He has also written comics, including the legendary Topo Gigio and Tiramolla.After a life spent practising the most unbelievable genres of writing, he has recently replaced the cult of the Word with a passion for the Image. He has been seduced by Pop Art, starting with Andy Warhol & Co and is now working on and publishing a whole series of albums under the 'Guisp Collages' label.Any special notes?He has no mobile phone, no car or microwave oven, but he does have a very affectionate and intelligent cat called Tatablu.Guido Sperandio è nato e vive a Milano. Free-lance per una trentina di giornali e periodici nazionali, diventa in seguito creativo-copywriter in pubblicità.Scrittore per adulti, ha pubblicato anche per bambini e ragazzi con le principali case editrici nazionali e negli USA.Ha scritto anche fumetti, tra cui i mitici Topo Gigio e Tiramolla.Dopo una vita trascorsa a praticare i generi più improbabili di scrittura, ha recentemente sostituito il culto della Parola con la passione per l'Immagine. A sedurlo, la Pop Art, a cominciare da Andy Warhol & Co e così ora ha in corso l'elaborazione e la pubblicazione di tutta una serie di album con l'etichetta "Guisp Collages".Note particolari?Non ha cellulare, nè automobile o forno a microonde, ma ha una affettuosissima e intelligentissima gatta di nome Tatablu.

Anteprima del libro

1.

Lo specchio mi diceva che le rughe crescevano e non era il caso di rimandare ancora. Era tutta la vita che aspettavo di scrivere, fare solamente lo scrittore, e adesso poteva finalmente farlo. Ma proprio adesso che potevo, le idee e spunti accumulati nel corso di infiniti giorni svanivano d'incanto. Bastava la visione del foglio lì davanti.

«Vuoi saperla tutta la verità? – Cati era intervenuta -. La tua sfortuna è di avere avuto una vita fortunata. Nessun dramma che adesso ti possa rodere e ispirare. Fin da piccolo, subito, hai avuto il meglio. Due genitori sempre pronti, la devozione sconfinata di tua madre per quel suo unico figlio maschio col pisello. Il solo fatto di averlo ti dava diritto a ogni privilegio.»

Dice Cati: «Ancora non parlavi che i tuoi due genitori, la sera, ti mettevano in cima al tavolo di cucina, per ascoltarti. Estasiati. Adoranti. Ammirati».

Cati lo aveva appreso, naturalmente, a suo tempo, da mia madre.

A mia madre non sembrava vero di rievocare le gesta di quel suo prodigio di bambino. Ormai cresciuto. Sì. Ma che nella sua ottica, aveva pur sempre bisogno del suo latte.

Ancora non riuscivo a spiccicare verbo, stando ai ricordi di mia madre, ma già mi prodigavo dalla cima del tavolo di cucina in lunghi sproloqui. Versi e muggiti. Embrioni di parole. Mentre brandivo il cucchiaio della pappa. Come un re lo scettro. Proteso a improbabili discorsi. Per una platea immaginaria che dai miei toni non poteva essere meno della folla di una piazza.

Mia madre lo rievocava compiaciuta.

Insieme a un altro episodio: il pediatra, sempre a quel tempo, mi aveva diagnosticato tutti i tratti del grande Benito Mussolini.

«Lo stesso fiero sguardo» pare che l’incauto dottore abbia detto.

Per il pediatra era il massimo, la più lusinghiera delle profezie, data l’epoca, il 1938 o pressappoco, con Mussolini in auge, a capo dell’Impero.

Il pediatra non aveva considerato che due Mussolini per una nazione sono tanti. Troppi per una povera scombinata Italia. Un Mussolini bastando. Come dimostrarono i disastri subito seguiti.

Ma per mia madre, che aveva solo occhi per lui, il figlio maschio, anche quello era un motivo di orgoglio. Al contrario di mio padre, che aveva accolto la sparata del pediatra con fastidio. Anzi disagio.

Mio padre, col fascismo, aveva sempre badato a tenere le distanze.

*

Il discorso di Cati… All’inizio,