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L'Ultima Vita
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E-book56 pagine43 minuti

L'Ultima Vita

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Info su questo ebook

È mattina presto, Totò assolda uomini venuti da lontano per pochi euro. Sono sfuggiti a guerre, fame e stenti. Armi in pugno, per conto del padrone, effettuano un sequestro di massa. Una delle sequestrate racconta di quel terribile giorno, di quegli uomini, del viaggio intrapreso per portarla via dalla sua terra. Finisce in un posto sconosciuto dove incontra personaggi ambigui. Svela la loro identità e prende coscienza di se stessa. Questa sarà la loro ultima vita.
LinguaItaliano
Data di uscita24 apr 2020
ISBN9788833465661

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    Anteprima del libro

    L'Ultima Vita - Mariano Iaccarino

    ultima-vita.jpg

    Pubblicato da Ali Ribelli

    Direttore di redazione: Jason R. Forbus

    www.aliribelli.com – redazione@aliribelli.com

    Mariano Iaccarino

    L’Ultima Vita

    Sommario

    I SOLDATI VENUTI DA LONTANO

    IL SEQUESTRO

    I BAMBINI SPORCHI DI SANGUE

    LA SPILUNGONA

    IL NERO

    I GEMELLI

    L’INTELLETTUALE

    IL TRASPORTO

    LA STRADA

    IL PRIMO VIAGGIO

    L’ATTESA

    IL SECONDO VIAGGIO

    L’INFERNO

    L’UOMO DELLA PROVVIDENZA

    EPILOGO

    I SOLDATI VENUTI DA LONTANO

    Il sole non era ancora sorto quando il camion arrivò nella nostra campagna; il tizio che guidava fece una brusca frenata, così violenta da far cascare uno addosso all’altro tutti gli uomini che erano in piedi nella parte scoperta dietro la cabina del conducente. Il guidatore, un tipo non molto alto, con capelli nero pece e un paio di baffoni dello stesso colore, indossava degli abiti da lavoro e impugnava un bastone. Aveva un cappello di paglia e fumava una sigaretta dietro l’altra; lo vedemmo mentre se ne accendeva una nuova con la cicca di quella non ancora finita. Lasciò il motore acceso, con tanto di fumo nero che veniva dal retro, scese e iniziò a impartire ordini agitando il bastone e puntandolo minaccioso verso la vittima di turno. Gli altri, una ventina di uomini di colore, si rivolgevano a lui chiamandolo signor Totò.

    Erano vestiti tutti allo stesso modo: jeans che sembravano aggrappati ai fianchi per non cadere, maglietta nera a maniche corte con disegni o scritte sul davanti, e sandali.

    Appena scesi, Totò urlò che dovevano prenderci tutte, lasciando stare solo le vecchie e quelle troppo giovani. Aprì una cassa e cominciò a distribuire armi di fortuna: coltelli, cesoie, forbici, bastoni appuntiti, avevano due o tre ore al massimo per finire il lavoro. Al suo ritorno noi avremmo preso posto sul camion mentre a loro toccava tornarsene a piedi; i soldi li avrebbero visti solo alla fine della serata. Uno provò a protestare per il rientro a piedi e chiese qualcosa di più dei dieci euro per la giornata. Totò lo fulminò con lo sguardo e gli urlò che poteva tornarsene a piedi anche subito se non gli stavano bene le condizioni. Poi lo sentii borbottare

    Invece di ringraziare per il lavoro, ‘sti morti di fame. Al loro paese avrebbero combattuto senza vedere un soldo!

    Non aveva alcun rispetto per quelle persone, continuava a inveire contro di loro e a minacciarli. Stranamente provavo pena per quei poveretti, i nostri aguzzini: abbassavano il capo in segno di obbedienza; erano in tanti e molto più prestanti di lui ma completamente sottomessi; si consideravano degli schiavi liberi, senza catene, a differenza dei loro genitori e dei loro nonni, ma comunque schiavi al servizio di un padrone per una miseria e con il terrore di essere scoperti e rimandati al loro paese.

    Quando il camion si allontanò, si sedettero in cerchio e cominciarono a raccontarsi le loro storie; si consolavano l’un l’altro descrivendo gli stenti, i pericoli, le guerre che si erano lasciati alle spalle.

    Uno di loro era scappato una sera durante un rastrellamento dell’esercito. I militari andavano di capanna in capanna alla ricerca di uomini abili da inserire nelle proprie fila per sgominare le bande di ribelli dei villaggi vicini. Era sufficiente avere più di dieci anni per essere arruolati. Un saluto veloce alla sua donna, un abbraccio non abbastanza lungo ai figli; la promessa di tornare e l’impegno di badare a loro anche da lontano. Infine la corsa attraverso i campi per tutta la notte e un terrore negli occhi che non lasciava posto alle lacrime.

    Il mattino seguente aveva preso contatto con un italiano che lavorava per un’organizzazione umanitaria che

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