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La Volontà del Popolo: Matthew Scudder, #13
La Volontà del Popolo: Matthew Scudder, #13
La Volontà del Popolo: Matthew Scudder, #13
E-book398 pagine5 ore

La Volontà del Popolo: Matthew Scudder, #13

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Info su questo ebook

La volontà del popolo

 

Even the wicked - book description

 

 

 

A partire dall'epigrafe (una citazione di Willa Cather: 'Anche i peccatori hanno peggio di quello che si meritano') fino all'ultima frase, Block ha regalato agli appassionati di mystery un altro romanzo di Scudder magnificamente strutturato. 

                                                                                                ~Thomas Gaughan, Booklist

 

 

La Volontà del Popolo è il tredicesimo romanzo che ha per protagonista Matthew Scudder, il personaggio più avvincente di Lawrence Block. In esso, Scudder affronta due casi impegnativi. Nel primo, vi è un misterioso giustiziere, che si definisce 'La Volontà del Popolo', le cui odiose vittime comprendono un assassino di bambini, liberato per un vizio di procedura, uno sfegatato antiabortista i cui sforzi hanno portato all'uccisione di medici che praticavano aborti, e un fanatico razzista di colore. L'altro caso di Matt è l'uccisione, apparentemente senza senso né movente, di un malato di AIDS ucciso con due colpi di pistola mentre era seduto sulla panchina di un parco.

Alla fine delle indagini, tutto si spiega… e l'osservazione di Willa Cather è confermata

 

 

 

Ecco alcune recensioni de "La Volontà del Popolo".

 

Ci vuole uno scrittore come Block per trovare lo humor, l'orrore e l'assurdità - possibili solo a New York - di un giustiziere serial killer che si definisce come "La Volontà del Popolo" e include un critico teatrale nella sua lista di criminali e assassini di bambini.

 

~The New York Times Book Review, Marilyn Stasio

 

 

Block ha regalato agli appassionati di mystery un altro romanzo di Scudder magnificamente

 strutturato.

~Scientific American

 

 

Come sempre, Block dimostra un'infinita genialità nel trovare sempre nuove motivazioni

 per i delitti.

~The New Yorker

LinguaItaliano
Data di uscita4 mag 2020
ISBN9781393219088
La Volontà del Popolo: Matthew Scudder, #13
Autore

Lawrence Block

Lawrence Block is one of the most widely recognized names in the mystery genre. He has been named a Grand Master of the Mystery Writers of America and is a four-time winner of the prestigious Edgar and Shamus Awards, as well as a recipient of prizes in France, Germany, and Japan. He received the Diamond Dagger from the British Crime Writers' Association—only the third American to be given this award. He is a prolific author, having written more than fifty books and numerous short stories, and is a devoted New Yorker and an enthusiastic global traveler.

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    Anteprima del libro

    La Volontà del Popolo - Lawrence Block

    Capitolo 1


    La sera di un martedì di agosto ero seduto nel soggiorno con TJ, guardando due tizi che si battevano su uno dei canali in lingua spagnola della TV via cavo, e ci godevamo l’aria fresca più del match. Un’ondata di caldo aveva afflitto la città per due settimane, diminuendo finalmente nel weekend. Da allora avevamo avuto tre giorni perfetti, con cielo azzurro, poca umidità e una temperatura sui venti gradi. Sarebbe stato un tempo ideale in ogni posto; durante un’estate di New York lo si poteva solo definire un miracolo.

    Approfittando del tempo, avevo passato la giornata passeggiando per la città. Tornai a casa e feci una doccia, in tempo perché dal televisore Peter Jennings mi spiegasse come andava il mondo. Elaine restò con me per il primo quarto d’ora, poi andò in cucina a preparare la cena. TJ arrivò proprio quando lei stava buttando la pasta nell’acqua bollente, affermando che non aveva fame e che comunque non poteva restare molto. Elaine, che aveva già sentito la tiritera, raddoppiò subito le dosi; TJ si fece convincere a prendere un piatto, e lo riempì diverse volte.

    Il fatto è, le disse, che sei una cuoca troppo brava. D’ora in poi aspetto a venire qua fino a che l’ora di cena è passata. Se non ci sto attento, ingrasserò.

    Ha molta strada da fare. È un ragazzo di strada, magro e agile, a prima vista indistinguibile da altri giovani neri che si vedono bighellonare dalle parti di Times Square, che adescano le vittime per quelli che fanno il gioco delle tre carte, o che fanno piccoli imbrogli cercando di tirare avanti, o almeno sopravvivere. Lui è anche molto più di così, ma per quel che ne so potrebbe essere lo stesso per molti di quei ragazzi. Ma lui è il solo che io conosco; con gli altri, posso solo vedere quello che è in superficie.

    E in superficie TJ è in grado di cambiare, come un camaleonte, a seconda dell’ambiente in cui si trova. L’ho visto passare senza difficoltà dall’accento di un hip-hop da strada a un altro da Brooks Brothers che non sfigurerebbe in qualche prestigiosa università. Anche il suo taglio di capelli era cambiato durante gli anni da cui lo conosco, variando da un vecchio stile Afro a diverse versioni di quello a sfumatura alta, con capelli lunghi in cima. Circa un anno prima aveva iniziato ad aiutare Elaine nel suo negozio, e aveva spontaneamente deciso che fosse più appropriato un taglio meno vistoso. Da allora aveva sempre tenuto i capelli relativamente corti, mentre l’abbigliamento variava dai quelli preppy che metteva al lavoro a quelli provocatori che amano nella zona a luci rosse della 42esima. Questa sera era vestito in modo serio, con camicia e pantaloni kaki. Quando lo avevo visto l’ultima volta, un paio di giorni prima, aveva pantaloni mimetici cadenti e un giubbotto con dei lustrini.

    Perché non parlano inglese?, si lamentò. Perché devono parlare spagnolo?.

    È meglio così, dissi.

    Vuoi dire che capisci?.

    Una parola qua e una là. Per la maggior parte è solo un rumore.

    E ti piace così?.

    I telecronisti americani parlano troppo, dissi. Hanno paura che gli spettatori non capiscano quello che succede se loro non lo spiegano continuamente. E ripetono le stesse cose più e più volte. ‘Non si impegna abbastanza per piazzare un gancio sinistro’. Di tutti i match che ho visto l’anno scorso, ce ne saranno stati forse solo cinque nei quali il commentatore non avesse osservato che il pugile doveva usare di più i ganci. Deve essere la prima cosa che gli insegnano nelle scuole per telecronisti sportivi.

    Forse questo qua sta dicendo le stesse cose in spagnolo.

    Forse sì, ma siccome non ho idea di quello che dice, non mi dà sui nervi.

    Sai che esiste il tasto per togliere l’audio, Claudio?.

    Non è la stessa cosa. Devi sentire il rumore della folla e il rumore di quando si piazza un colpo.

    Questi due ne piazzano pochi.

    Colpa di quello con i pantaloncini blu, dissi. Non si impegna a piazzare un gancio sinistro.

    Il pugile però fece quanto bastava per vincere l’eliminatoria da quattro round, ottenendo un breve applauso dalla folla. Il prossimo in programma era un incontro da dieci round tra pesi welter, una classica accoppiata tra un giovane veloce ma poco potente e un pugile buon picchiatore, di qualche anno più vecchio. Questo, che credo avesse per lo meno trentaquattro anni, riuscì a stordire il ragazzo quando piazzò un colpo secco, ma gli anni lo avevano reso un po’ lento, e furono più i pugni mancati che quelli arrivati a segno. In compenso, il pugile giovane lo colpì ripetutamente con scariche di colpi che avevano poca energia.

    È bravo, disse TJ dopo un paio di round.

    Peccato che abbia poca forza.

    Ti tiene a distanza e ti fa stancare. E intanto accumula punti. Quell’altro è sempre più spompato a ogni round.

    Se capissimo lo spagnolo, dissi, potremmo sentire che il cronista dice proprio la stessa cosa. Se dovessimo scommettere su questo match, io metterei i miei soldi su quello più vecchio.

    Non mi stupisco. Voi ragazzi invecchiati dovete sostenervi. Pensi che ci potrebbe servire qualcosa, qua?.

    Il ‘qualcosa’ erano i prodotti del catalogo Gehlen. La ditta, di Elyria, Ohio, vende strumenti per lo spionaggio, cimici da mettere nei telefoni e negli uffici altrui e altri aggeggi per scoprire le cimici nei telefoni e negli uffici propri. Tutto il catalogo ha una natura curiosamente bipolare; in pratica, presentano metà dei loro prodotti come difesa contro l’altra metà, e il catalogo cambia filosofia all’improvviso. La conoscenza è potere, assicurano in una pagina; e dopo due pagine scrivono Il vostro diritto fondamentale è quello della privacy, personale e aziendale. Le affermazioni si alternano, da Avete il diritto di sapere! a "Tenete il loro naso fuori dai vostri affari".

    Viene da chiedersi da che parte stiano le simpatie della ditta. Dato che il loro nome era quello del leggendario capo della intelligence tedesca, immaginai che vederebbero tranquillamente qualsiasi cosa a chiunque, interessati solo ad aumentare le vendite e massimizzare i profitti. Ma uno dei loro aggeggi aumenterebbe i miei?

    Credo che probabilmente ne possiamo fare a meno, dissi a TJ.

    Come facciamo a prendere Will senza tutta questa moderna tecnologia?.

    Non lo prenderemo.

    Perché non è un problema nostro?.

    No, per quel che ne so.

    Quel tizio è un problema di tutta la città. Dove vai, parlano di lui. Will di qua, Will di là.

    "Era ancora in prima pagina sul Post, oggi, dissi, ma in realtà non avevano novità, perché non ha fatto nulla dalla scorsa settimana. Ma vogliono tenerlo in prima pagina per vendere i giornali, e quindi raccontano di come la città sia nervosa in attesa che succeda qualcosa".

    E hanno scritto solo questo?.

    Hanno cercato di metterlo in una prospettiva storica. Altri killer senza volto che hanno colpito l’immaginazione del pubblico, come il Figlio di Sam.

    È diverso, disse TJ. Nessuno teneva per il Figlio di Sam. Puntò un dito su un’illustrazione del catalogo Gehlen. Mi piace questo telefono che cambia la voce, ma ora lo trovi dappertutto. Ce l’hanno perfino da Radio Shack. Questo potrebbe essere migliore, col prezzo che fanno. Quello di Radio Shack costa meno.

    Non mi sorprende.

    Will potrebbe usare questo qua, se cominciasse a fare telefonate invece di mandare lettere.

    La prossima volta che lo vedo, glielo suggerisco.

    L’altro giorno quasi me ne comperavo uno.

    Per che cosa? Non ti basta tutto il tuo repertorio di voci?.

    Io ho solo degli accenti, disse lui. Questo coso cambia il tono.

    Lo so quello che fa.

    Puoi avere la voce di una ragazza, o di un bambino. O se invece sei una ragazza, puoi assumere la voce di un uomo, così i maniaci non ti farebbero telefonate oscene. Sarebbe bello giocarci un po’, ma sarebbe come un bambino con un giocattolo nuovo, no? Dopo una o due settimane la novità è finita, lo metti nell’armadio e chiedi alla mamma di comperarti qualcos’altro.

    Io direi che non ci serve.

    TJ chiuse il catalogo e lo mise da parte. Questa roba secondo me non ci serve, disse. Lo sai che cosa sarebbe bello, Marcello? Te l’ho già detto.

    Più volte.

    Un computer. Ma non lo vuoi comperare.

    Uno di questi giorni.

    Sì, figuriamoci. Hai solo paura di non saperlo usare.

    È la stessa paura, dissi, che impedisce alla gente di buttarsi dagli aerei senza paracadute.

    Capo primo, disse, Potresti imparare. Non sei così vecchio.

    Grazie.

    Capo secondo, posso usarlo io per aiutarti.

    Una certa abilità nei videogiochi, dissi, non è la stessa cosa di essere esperti di computer.

    Le cose non sono necessariamente lontane. Ricordi i Kongs? Sono partiti con i videogiochi, e guarda dove sono adesso.

    A Harvard, ammisi. I Kongs, i cui veri nomi erano David King e Jimmy Hong, erano due hackers che si divertivano a esplorare i segreti del sistema di computer della compagnia telefonica. Quando TJ me li aveva presentati erano studenti delle superiori, e ora erano a Cambridge, a fare Dio sa cosa.

    Ricordi quanto ci avevano aiutato?.

    Perfettamente.

    E quante volte hai detto che vorresti che fossero ancora in città?.

    Due o tre volte.

    Più di due o tre, Giosué. Un pozzo di volte.

    E allora?.

    Se ci prendessimo un computer, disse, potrei arrivare a fare le stesse cose che facevano loro. E inoltre potrei fare tutte quelle non vietate, esaminando elenchi e trovando dati che ci metteresti tutto il giorno a cercarli in una biblioteca.

    E come sapresti come si fa?.

    Fanno dei corsi per insegnartelo. Non quello che facevano i Kongs, ma tutto il resto. Ti mettono davanti al computer e te lo spiegano.

    Be’, dissi, uno di questi giorni farò un corso.

    "No, Io farò il corso, e dopo che ho imparato lo spiego a te, se vuoi imparare. O mi occupo del computer; come vuoi tu".

    Decido io, dissi, perché il capo sono io.

    Okay.

    Stavo per aggiungere qualcosa, ma il pugile più anziano in quel momento riuscì a piazzare un colpo che prese il ragazzo alla pancia e gli tagliò le gambe. Dopo che l’arbitro ebbe contato fino a otto, era ancora traballante, ma mancava soltanto mezzo minuto alla fine del round. Il pugile più vecchio lo inseguì per il ring e lo toccò una o due volte, ma il ragazzo riuscì a restare in piedi e a concludere il round.

    Al suono della campana non misero della pubblicità, scegliendo invece di mantenere la telecamera puntata sull’angolo del pugile più giovane, dove i secondi lo assistevano. I commentatori avevano molte cose da dire su quello che stavamo vedendo, ma lo dicevano in spagnolo, così che non dovevamo stare attenti.

    Circa quel computer . . ., disse TJ.

    Ci penserò.

    Merda, disse TJ. Stava per farcela, e il vecchio doveva proprio piazzare quel colpo fortunato e bloccarlo. Non poteva aspettare un round?.

    Era solo un vecchio che si preoccupa degli interessi di un altro, dissi. Noi vecchi siamo così.

    Questo catalogo, disse lui riprendendolo in mano. Hai mica visto questo visore notturno? È russo, o qualcosa del genere.

    Assentii. Era un prodotto dell’esercito russo, secondo il catalogo Gehlen, e probabilmente mi avrebbe permesso di leggere un giornale nel fondo di una miniera di carbone abbandonata.

    Non vedo che ce ne faremmo, disse, ma con una roba così ti ci puoi divertire. Buttò da parte il catalogo. Tutte ‘ste cose sono divertenti. Sono come dei giocattoli.

    E il computer cos’è? Un giocattolo più grosso degli altri?.

    TJ scosse la testa. È uno strumento. Ma perché spreco il fiato a fartelo capire?.

    Infatti, perché?.

    Pensavo di poter vedere un K.O. nel prossimo round, ma a metà di esso fu chiaro che non ci sarebbe stato. Il ragazzo aveva superato l’effetto del knock-down, e il mio pugile era più lento e faticava a piazzare i colpi dove avrebbe voluto. Sapevo come si sentiva.

    Squillò il telefono ed Elaine rispose dall’altra stanza. Sullo schermo, il mio uomo aveva schivato un pugno e resisteva.

    Elaine entrò con un’espressione difficile da decifrare. È per te, disse. È Adrian Whitfield. Vuoi richiamarlo dopo?.

    No, vado, dissi alzandomi. Che diavolo vorrà?.

    • • •

    Adrian Whitfield era un astro nascente, un avvocato penale che negli ultimi due anni aveva avuto un numero sempre crescente di clienti famosi, e un corrispondente aumento di attenzione nei media. Durante l’estate lo avevo visto tre volte in televisione. Il capo della Fox News Roger Ailes aveva discusso con lui l’idea che il sistema delle giurie fosse obsoleto e dovesse essere riformato (La posizione di Whitfield era stata un ‘forse’ per le cause civili, e un netto ‘no’ per quelle penali). Poi era stato intervistato due volte da Larry King, prima per discutere dell’ultimo caso di omicidio a Los Angeles, poi per discutere sull’utilità della pena di morte (Era decisamente contrario). Più recentemente era comparso nel talk show di Charlie Rose con Raymond Gruliow per una vivace discussione sul fenomeno degli avvocati che diventano celebrità popolari. Ray aveva messo il problema in un contesto storico, raccontando delle bellissime storie sui famosi avvocati Earl Rodgers, Bill Fallen e Clarence Darrow.

    Avevo fatto dei lavori per Whitfield su raccomandazione di Ray Gruliow, dei controlli su testimoni e potenziali giurati, e l’uomo mi piaceva abbastanza, così che speravo di farne altri. Era un po’ tardi perché mi chiamasse per questioni di lavoro, ma il lavoro è tale che si possono ricevere telefonate a qualsiasi ora. L’interruzione non mi infastidì, specialmente se significava un nuovo incarico. Fino a quel momento era stata un’estate lenta. Non era andata male, Elaine ed io eravamo riusciti ad andarcene a fare qualche lungo weekend in campagna, ma cominciavo a sentirmi arrugginito. Lo capivo da come leggevo i quotidiani, interessato ossessivamente alla cronaca nera locale e desideroso di potermene occupare.

    Presi il telefono in cucina e dissi: Matthew Scudder, presentandomi a chi aveva chiamato per conto suo.

    Ma lui aveva telefonato di persona. Matt, disse, sono Adrian Whitfield. Spero di non averti disturbato in un momento inadatto.

    Guardavo alla TV due tizi che si picchiano, dissi. Senza entusiasmo, né mio né loro. Cosa posso fare per te?.

    Buona domanda. Dimmi una cosa: come sto parlando?.

    Come stai parlando?.

    La mia voce. Non trema, vero?.

    No.

    Non lo pensavo, disse, ma dovrebbe. Poco fa mi hanno telefonato.

    Oh?.

    "Quell’idiota del News; ma forse non dovrei chiamarlo in questo modo. Credo sia un amico tuo".

    Al News conoscevo alcune persone. Chi?.

    Marty McGraw.

    Non direi che sia mio amico, dissi. L’ho incontrato una o due volte, ma nessuno dei due ha fatto una grande impressione all’altro. Dubito che mi ricordi, e la sola ragione per la quale lo ricordo io, è che ho letto la sua colonna due volte la settimana per non so quanti anni.

    Non la pubblica tre volte la settimana?.

    "Be’, di solito la domenica non leggo il News".

    "Hai sempre tra le mani il Times, suppongo".

    E me le trovo sempre sporche di inchiostro.

    Non è incredibile? Uno penserebbe che potrebbero stampare quelle dannate pagine in modo che non sbavino.

     ‘Possono mandare un uomo sulla Luna, eppure . . .’ .

    Appunto. Ci credi che alla stazione Grand Central un’edicola vende dei guanti di plastica usa-e-getta da mettere quando leggi quei cazzo di giornali?. Sospirò. Matt, sto menando il can per l’aia, e immagino che tu sappia già qual è il problema.

    Avevo un’idea piuttosto chiara. Immagino che lui abbia avuto un’altra di quelle lettere. Da Will.

    Sì, da Will. E il soggetto della lettera?.

    Dovrebbe essere uno dei tuoi clienti, dissi, ma non voglio provare a immaginare quale.

    Perché sono tutte persone così per bene?.

    Non avrei nessuna idea. Non ho seguito molto bene i tuoi casi, tranne per quel paio sui quali ho lavorato. E ad ogni modo non so come funzioni la mente di Will.

    Oh, è una mente interessante. Direi che funziona molto bene, almeno per i suoi scopi. Fece una pausa, e io sapevo cosa mi avrebbe detto prima ancora che parlasse. Non scriveva di uno dei miei clienti. Scriveva di me.

    Che cosa ha detto?.

    Ah, un mucchio di cose, disse. Te la posso leggere.

    Hai la lettera?.

    Ne ho una copia. McGraw mi ha mandato un fax. Mi ha chiamato, prima di telefonare alla polizia, e me ne ha faxata la copia. È stato molto gentile da parte sua. Non avrei dovuto chiamarlo imbecille.

    Non lo hai fatto.

    Quando l’ho nominato prima, ho detto . . ..

    Lo hai chiamato idiota.

    Hai ragione. Be’, non credo che lo sia; o, se lo è, è un esemplare gentile della sua specie. Ma mi chiedevi che cosa dice Will. ‘Lettera Aperta ad Adrian Whitfield’. Vediamo. ‘Avete dedicato la vostra vita a impedire che persone colpevoli finissero in prigione’. Be’, qua si sbaglia. Tutti sono innocenti fino a che non sono giudicati colpevoli, e se la loro colpa è stata provata in modo da convincere una giuria, in prigione ci sono finiti. E ci sono rimasti, a meno che io possa ottenere una sentenza opposta in appello. Ma in un altro senso, naturalmente, ha ragione. La maggior parte delle persone che ho difeso avevano veramente fatto ciò di cui erano accusati, e penso che questo basti a renderle colpevoli agli occhi di Will.

    Perché ce l’ha con te, esattamente? Non pensa che gli accusati abbiano diritto a una difesa?.

    Be’, non sto a leggerti tutto, disse lui, e la sua posizione è difficile da definire con precisione, ma si direbbe che obietta al fatto che io sono bravo nel fare ciò che faccio.

    Tutto qua?.

    È strano. Non menziona nemmeno Richie Vollmer, che è quello che lo ha fatto iniziare.

    È vero, tu eri l’avvocato di Vollmer.

    Sì, e ho avuto la mia dose di messaggi di odio quando lui è riuscito a schivare la mano della giustizia, ma qua non dice nulla del mio ruolo nel farlo assolvere. Quello che dice è che io accuso la polizia, cosa che non faccio solo io. Il nostro comune amico Gruliow lo fa sempre. Spesso è la strategia migliore, se si difende qualcuno di una minoranza etnica. Dice che accuso anche le vittime. Penso si riferisca a Naomi Tarloff.

    Probabile.

    Ti sorprenderà sapere che ho avuto dei ripensamenti su quel caso. Ma non è questo. Ho difeso il giovane Ellsworth al mio meglio, ma lo stesso non ho avuto successo. La giuria ha condannato quel piccolo figlio di puttana. Ora è al fresco, con una condanna da quindici a venticinque anni. Ma questo è nulla, rispetto alla condanna che il nostro amico Will ha emesso per me. Dice che mi ucciderà.

    Dissi: Immagino che McGraw sia andato immediatamente alla polizia.

    Con un brevissimo ritardo per telefonarmi e mandarmi il fax. In realtà ha fatto una fotocopia e mi ha mandato quella. Non voleva rovinare una prova materiale passandola nella sua macchina del fax. Poi ha chiamato la polizia, e loro hanno chiamato me. Ho avuto due detective qua per un’ora, e posso dire che sono idioti anche nel caso fossero amici tuoi. Avevo dei nemici? Vi erano clienti insoddisfatti dei miei sforzi nei loro confronti? Ma santo Dio, i soli scontenti sono quelli in cella, dove nessuno li può temere, tanto meno io.

    Loro devono chiederlo.

    Immagino, disse lui, ma non è ovvio che questo non è un tizio con un motivo personale? Ha già ucciso quattro persone, la prima perché glielo aveva detto Marty McGraw. Non so cosa mi ha fatto guadagnare un posto nella sua lista nera, ma non è perché pensa che gli abbia chiesto troppi soldi per evitargli la prigione.

    Ti hanno offerto una protezione?.

    Hanno parlato di mettere un agente di guardia all’ingresso del mio studio. Non vedo a cosa possa servire.

    Male non può fare.

    No, ma nemmeno aiuta granché. Io voglio sapere cosa fare, Matt. Non ho esperienza in questo campo. Nessuno ha mai tentato di uccidermi. Il peggio che mi sia capitato fu cinque o sei anni fa, quando un tizio di nome Paul Masland minacciò di darmi un pugno sul naso.

    Un cliente deluso?.

    Un agente di borsa sbronzo. Mi aveva accusato di scopargli la moglie. Cristo, ero uno dei pochi uomini di tutto il Connecticut occidentale che non le aveva dato un colpetto.

    Cosa successe?.

    Cercò di colpirmi e sbagliò mira; un paio di persone lo afferrarono per le braccia, io lo mandai al diavolo e andai a casa. La volta successiva che ci incontrammo, entrambi fingemmo che non fosse successo nulla. Forse lui nemmeno fingeva, perché quella sera era piuttosto ubriaco. È possibile che non ricordasse nulla. Pensi che avrei dovuto dire di Paul ai due detective?.

    Se pensi che avrebbe potuto scrivere quella lettera.

    Sarebbe una bella impresa, perché il poveraccio è morto un anno e mezzo fa. Un colpo o un infarto, e se ne è andato in un minuto. Non si è nemmeno reso conto di nulla. Non come il nostro amico Will. Questo è un dannato serpente a sonagli, eh? Che prima ti avverte e ti fa sapere quello che sta per succedere. Matt, dimmi che cosa devo fare.

    Cosa dovresti fare? Dovresti lasciare il paese.

    Non dici sul serio, vero? Se anche fossi serio, è fuori questione.

    La cosa non mi sorprese. Dove sei?, gli chiesi. Nel tuo studio?.

    No, me ne sono andato dopo essermi liberato dei due poliziotti. Sono nel mio appartamento. Non ci sei mai stato, vero? Ci siamo sempre incontrati in centro. Vivo a . . . Cribbio, non so se dovrei dirlo per telefono. Ma se lui stesse intercettando la mia linea saprebbe già dov’è, non è vero?.

    Prima mi aveva chiesto se la voce gli tremava. Non tremava prima e nemmeno ora, ma la sua ansia era evidente da come la sua conversazione diventava un po’ sconnessa.

    Mi disse il suo indirizzo e io lo scrissi. Non andare da nessuna parte, dissi. Chiama il portiere e digli che aspetti un visitatore che si chiama Matt Scudder, e di non farmi salire se non gli faccio vedere un documento con foto. Digli che sono il solo ospite che aspetti, e di non far passare nessun altro. Compresa la polizia.

    D’accordo.

    Metti la segreteria telefonica e non rispondere, a meno che riconosca chi sta chiamando. Io arrivo subito.

    • • •

    Quando ebbi terminato la telefonata, sul ring vi erano due pugili diversi, un paio di lenti pesi massimi. Chiesi come era finito l’incontro precedente.

    Arrivato all’ultimo round, disse TJ. Sai, per un momento ho creduto di capire lo spagnolo.

    Come mai?.

    "Il commentatore. Parla, e io capisco ogni parola, e penso che sia un miracolo e che mi vedrai su Misteri Irrisolti".

    L’incontro si tiene nel Mississippi, dissi. Il commentatore parlava in inglese.

    Be’, sì, lo so. Solo che mi era uscito di mente, dopo tutti quei commenti in spagnolo. Poi, quando ho sentito l’inglese, credevo fosse spagnolo e credevo di capirlo. Scrollò le spalle. Il pugile giovane ha vinto ai punti.

    Lo immaginavo.

    Questi due non sembrano avere fretta. Se la prendono comoda.

    Dovranno fare senza di me, dissi. Devo uscire per un po’.

    Qualche lavoro?.

    Una specie.

    Vuoi che ti segua, magari ti guardo le spalle?.

    Non stasera.

    Alzò le spalle. Però pensa al computer.

    Ci penserò.

    Non resta molto tempo, se vogliamo essere nel ventesimo secolo.

    Odierei perdermelo.

    È così che prenderanno Will, sai. Computer.

    Davvero?.

    Si mettono in un computer tutte le lettere che quel pazzo scrive, si premono i tasti giusti, lui analizza le parole che usa e ti dice che il coglione è un maschio bianco di quarantadue anni, di origine scandinava. Gli mancano due dita del piede destro, è un tifoso dei Jets e dei Rangers, e da piccolo sua madre lo sculacciava perché bagnava il letto.

    E tutto questo grazie al computer.

    Questo e altro, disse TJ con un sogghigno. Come credi che lo prenderanno?.

    Analisi forensi. Esami di laboratorio delle scene del crimine e delle lettere che scrive. Certo usano dei computer per gestire i dati. Ormai li usano per qualunque cosa.

    Tutti li usano, tranne noi.

    E seguono un’infinità di piste, bussano a un sacco di porte e fanno migliaia di domande, per la maggior parte inutili. Ma alla fine lui farà un errore, o la polizia sarà fortunata, o entrambe le cose, e allora lo beccheranno.

    Immagino di sì.

    Solo, spero che non ci mettano troppo. Mi piacerebbe vedere che si dessero più da fare per prenderlo.

    Capitolo 2


    Era stata una colonna di giornale a dare inizio a tutta la faccenda. Era quella di Marty McGraw, ovviamente, ed era comparsa nel Daily News un giovedì di inizio giugno. La colonna di McGraw, Visto che lo Chiedete, era pubblicata in quel giornale ogni martedì, giovedì e domenica. Era una rubrica fissa nei tabloid di New York da almeno dieci anni, sempre con lo stesso titolo, benché non sempre negli stessi giorni e nemmeno nello stesso giornale. McGraw aveva cambiato barca alcune volte, negli anni, passando dal News al Post e poi di nuovo al News, con una sosta in Newsday.

    Lettera Aperta a Richard Vollmer era il titolo di quella particolare colonna, e si trattava proprio di quello. Vollmer era di Albany e aveva poco più di quarant’anni e una lungo elenco di arresti per molestie sessuali di poco conto. Qualche anno prima era finito dentro per molestie su minori. Aveva seguito una terapia in modo soddisfacente e il suo supervisore aveva scritto un rapporto favorevole per la libertà vigilata. Vollmer era tornato nella società civile, giurando di comportarsi bene e di voler dedicare la vita ad aiutare il prossimo.

    Era stato in corrispondenza con una donna di fuori che aveva risposto a un suo annuncio. Non so che tipo di donna possa pensare che sia una buona idea scambiare lettere con un detenuto, ma sembra che Dio ne abbia create molte. Elaine dice che combinano una bassa autostima con un complesso del messia. Inoltre, secondo lei, è un modo per sentirsi sexy senza mai esporsi davvero, perché l’uomo è rinchiuso e non può incontrarle.

    L’amico di penna di Frances Neagley, però, uscì dal carcere; e poiché non vi era ragione per lui di tornare ad Albany, venne a New York per andare a trovarla. Franny era un aiuto infermiera sui trent’anni che, dopo la morte della madre, era vissuta da sola in Haven Avenue, nella zona Washington Heights. Andava a lavorare a piedi al Columbia Presbyterian, prestava opera di volontariato nella chiesa e per la raccolta di fondi nel quartiere, aveva tre gatti e scriveva lettere d’amore a cittadini rispettabili come Richie Vollmer.

    Smise di scrivere lettere quando Vollmer andò a vivere da lei, e volle essere il solo pregiudicato della sua vita. Ben presto lei non ebbe più tempo per la chiesa e le associazioni di quartiere, ma teneva sempre i suoi gatti. A Richie i gatti piacevano, e loro andavano matti per lui. Franny lo disse a una collega che era preoccupata per la sua amicizia con un ex detenuto: Tu sai come sono i gatti, e come sanno giudicare bene i caratteri. E loro lo amano assolutamente.

    Lo amava pure Franny, buon giudice di un carattere quanto i suoi gatti. Guarda caso, la terapia in carcere non aveva cambiato gli orientamenti sessuali dell’uomo, ed egli tornò a sedurre gli innocenti. Iniziò ad attirare ragazzi adolescenti nell’appartamento di Haven Avenue con la promessa di sesso con Franny, mostrando loro come allettamento delle Polaroid di lei nuda. (Aveva le spalle un po’ cadenti e un’espressione bovina, ma per il resto non era una brutta donna, aveva grossi seni e fianchi generosi).

    Lei, riluttante o entusiasta, dava ai ragazzi quello che Richie aveva loro promesso. E anche alcuni dei loro ospiti erano altrettanto

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