Tutto solo per amore
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Info su questo ebook
Ci sono solo due persone al mondo che odio profondamente. Una di queste sta sistemando il suo spazzolino nel mio bagno, l’altra mi chiede insistentemente per messaggio di che colore siano le mie mutandine.
È patetico, lo so. Sono una scrittrice di romanzi intrappolata tra due uomini: quello di cui è stata innamorata per anni e quello che vuole distruggere la mia carriera. Ecco, forse distruggere è una parola forte. Ma non c’è comunque giustificazione per aver iniziato una relazione via messaggio con un irritante individuo che adora stroncare i miei libri. Va bene, è misterioso. E sì, sa usare le parole giuste per affascinarmi… Ma non posso continuare così.
Devo concentrarmi sulla mia relazione di facciata. La mia famiglia è convinta che abbia finalmente messo le cose a posto con l’amore della mia vita e non ho intenzione di far soffrire i miei dicendo loro la verità: che il mio “principe azzurro” in realtà è un egoista bastardo e che mi ha spezzato il cuore. Ma soprattutto che la cosa più vicina all'anima gemella che ho è uno sconosciuto incontrato su internet divertito all'idea di farmi commettere un tradimento virtuale. È cominciato tutto con cinque piccole parole…
Melanie Marchande
è l’autrice bestseller del New York Times della serie Secretary. Ama i miliardari sarcastici e sicuri di sé, le eroine voluttuose e insolenti e la pizza. Non necessariamente in quest’ordine.
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Anteprima del libro
Tutto solo per amore - Melanie Marchande
CAPITOLO UNO
M
Esistono solo due persone al mondo che detesto veramente. Una sta sistemando lo spazzolino nel mio bagno, l’altra mi sta inviando dei messaggi per scoprire di che colore sono le mie mutandine.
Come faccio a ficcarmi in queste situazioni?
Ah, giusto. Perché sono una bugiarda.
Non giudicatemi troppo in fretta – lo fate anche voi. La maggior parte delle bugie sono innocue. Pensavo che anche la mia lo fosse, ma comincio ad avere dei dubbi.
Sento vibrare il cellulare.
Andiamo, tesoro. Non farmi aspettare, sai come la penso in proposito.
Sospirando, digito una risposta veloce. Non ricordo nemmeno che intimo indosso, e di certo non ho intenzione di controllare. Il mio ex ragazzo è a pochi metri di distanza che sistema i suoi oggetti personali. Nel mio bagno.
Pizzo nero.
Invio il messaggio velocemente e infilo il cellulare in tasca. «Non metterti troppo comodo lì dentro», grido al mio ex, affrettandomi a raggiungerlo per assicurarmi che non stia mettendo in disordine le mie cose.
«Non c’è affatto questo rischio», risponde lui. «Visto che mi stai col fiato sul collo come al solito».
Dunque, perché mai il mio ex si sta di nuovo trasferendo qui? Se la sta forse passando male? Ho forse il cuore tenero?
No. Be’, non più.
A dire il vero è lui che sta aiutando me, ma non lo direste mai.
Il mio cellulare vibra di nuovo e io lo ignoro risoluta. Per essere in modalità silenziosa
è dannatamente chiassoso. Dean, il mio ex, mi lancia un’occhiata.
«Sei molto richiesta stasera», commenta. Quello che non dice è Ma chi diavolo ti manderebbe mai dei messaggi?
.
«Già, a quanto pare ci sono ragazzi che rispondono ai messaggi». Incrocio le braccia, poggiandomi contro la porta. «Spero ti sia portato il dentifricio. Non voglio che i germi della troietta di turno si trasmettano dalla tua bocca alla mia».
«Oh, allora c’è di mezzo un ragazzo». Mi lancia un sorriso obliquo attraverso lo specchio e io serro le labbra. «Solo uno?».
La festa è finita, più o meno. Tiro fuori il cellulare dalla tasca e lancio un’occhiata al messaggio, cercando di mantenere per quanto possibile un’espressione impassibile, nonostante una vampata e un rossore intenso mi investano la parte posteriore del collo.
«Non ho detto quello», preciso io. «Non sono tipo da fare giochetti. So che per te è difficile capirlo, però…».
«Giusto». Ridacchia. «Il puttaniere sono io. Ricordami… quali altri peccati avrei commesso? A volte è difficile tenere il conto».
Mi sposto nella stanza accanto senza dire un’altra parola. Questa è la cosa che più mi fa infuriare di lui – nonostante sia passato tutto questo tempo, nonostante le prove schiaccianti, rifiuta ancora di ammetterlo.
Pescando il telefono dalla tasca, lancio un’occhiataccia al messaggio. Come vorrei che non mi facesse stringere la gola.
Non sai nemmeno che aspetto abbia.
Già, be’, so che aspetto hanno alcune parti di lui.
Non allarmatevi, sono una scrittrice. Noi scrittori parliamo da soli in continuazione. È assolutamente normale.
Forse.
Continuo a fissare lo schermo del cellulare finché le parole non hanno più senso, finché sembra quasi che iniziare questa tresca virtuale sia stata una buona idea.
Pizzo. Perfetto. Amo il suono che fa quando lo strappo con i denti.
Il mio uomo misterioso ha la fissazione del sesso orale. All’inizio stavo al gioco perché non ne avevo mai capito l’attrattiva. All’epoca Dean aveva fatto un tentativo, ma quell’estasi che la maggior parte delle donne sembrano provare grazie alla lingua di un uomo… io proprio non la sento. Non so, forse sono difettosa. Però dannazione, l’uomo misterioso mi fa galoppare il cuore semplicemente descrivendolo.
Racconta come mi vuole divorare: lento, poi più veloce e poi di nuovo lento; descrive il modo in cui il suo mento verrà ricoperto dai miei umori, e altri simili particolari. C’è qualcosa nelle parole che usa. È come se riuscissi quasi a provare delle sensazioni.
Detesto davvero il modo in cui l’uomo misterioso sembra avere quest’ascendente su di me, quasi quanto detesto l’uomo stesso. È sbagliato. Se lui si eccita, sono certa che sia solo per via del potere che esercita su di me. Non era abbastanza fare a pezzi i miei libri, deve annichilire anche la mia persona. È evidente che ci stiamo muovendo in quella direzione. Vuole solo illudermi per poi vedermi crollare.
Okay, facciamo un passo indietro. Provo a spiegarvi.
L’uomo misterioso è, be’, un mistero. Nessuno conosce la sua vera identità, o se sia veramente un uomo. Ho forti motivi per sospettare che lo sia, anche se certe foto potrebbero essere state rubate da Craigslist o roba del genere. Ma ho fatto una ricerca per immagine di tutte le foto che mi ha mandato, non sono mica stupida. Per quanto ne so è reale.
Fa anche il recensore di libri. Si fa chiamare M. Sebbene non voglia fargli un complimento, è molto più facile dire M, anziché uomo misterioso, perciò mi piegherò garbatamente a questo nomignolo.
Devo ammetterlo, lo stratagemma di M è piuttosto ingegnoso. Dice di offrire il punto di vista maschile sui romanzi rosa, e spesso incentra le sue recensioni-invettive sul comportamento del protagonista maschile e su quanto le sue azioni siano più o meno realistiche.
Il punto è che M è spiritoso. M è davvero spiritoso. Capisco perché la gente divora le sue recensioni, soprattutto perché non tratta gli autori con i guanti di velluto. Prima che avessi successo, mi piaceva andare a sbirciare sul suo blog. È sempre divertente lanciare sassi, finché un giorno ti svegli e scopri che sei diventata il bersaglio.
È un suo diritto sancito da internet quello di detestare i miei libri e non ho mai sognato di negarglielo. Ma lui sembra gloriarsene. Non credo di essere prevenuta; la recensione del mio ultimo libro è stata assolutamente crudele e stranamente personale. Non appena l’ho letta, ci ho riso sopra. Voglio dire, il tizio nemmeno mi conosce. Immaginate che faccia tosta a dipingermi come un’arpia insopportabile basandosi solo sul mio libro. Liquidarmi come una donna sessualmente frustrata, forse anche frigida, che attende l’arrivo del Principe azzurro… voglio dire, non ha necessariamente torto sul fatto che sia sessualmente frustrata, ma tutto il resto? Diavolo. Non aspetto certo il Principe azzurro. Non più. Mi andrebbe bene anche un principe tollerabile.
La mia politica è quella di non rispondere alle recensioni. Sono per i lettori, non per me. Le leggo, imparo da esse, ma so che è strano e invadente intrufolarmi in un dibattito in cui non è prevista la mia presenza. Ma era come se M mi implorasse – letteralmente – di spiegare le mie scelte. Avevo capito che doveva trattarsi di una domanda retorica, ma la tentazione era forte.
Eppure non abboccai.
Non subito.
Cominciò a punzecchiarmi su Twitter. A pungolare e spronare, e io ero decisa a ignorarlo finché una sera, dopo un bicchiere di vino di troppo, ho commesso il secondo errore più grande della mia vita.
Parleremo tra un minuto dell’Errore Numero Uno.
Risposi a M. Privatamente. Sapevo che c’era la possibilità che la risposta finisse comunque sul suo blog, perciò fui educata – gli dissi solo che non poteva aspettarsi che mi sarei fatta coinvolgere in un botta e risposta. Non ero quel tipo di scrittore. Se voleva il melodramma avrebbe dovuto cercarlo altrove.
Mi rispose privatamente, il che mi colse di sorpresa.
Non mi interessano i melodrammi. Ho semplicemente un interesse morboso per ciò che ti fa agire in un certo modo.
Non so per quale motivo, ma il mio cuore saltò i battiti.
Okay, forse avevo una sorta di strana attrazione per questo tizio. Forse ce l’avevo da un po’. Mi è sempre piaciuta una buona dose di sarcasmo, quando è ben mirato, il che è uno dei motivi per cui mi sento un’ipocrita per il modo in cui mi si contorce lo stomaco quando lui scrive di me. Ma è naturale. Chiunque proverebbe la stessa cosa.
Dopo alcuni minuti senza risposta, lui mi mandò un nuovo messaggio.
Il limite di caratteri mi sta uccidendo. Controlla il tuo account di Facebook.
A dispetto del buonsenso, lo feci. Ci vollero alcuni minuti, ma non rimasi delusa.
M: Senti, tesoro, sai che non è nulla di personale. È semplicemente il mio lavoro. Non posso riservarti un trattamento di favore. Sembri una persona carina e una professionista, cosa che apprezzo. Non stringo amicizia con gli scrittori perché è un conflitto d’interesse, ma se vuoi fare un’intervista per il mio blog, scommetto che in molti la leggeranno. Ti prometto che non traviserò le tue parole.
Un’intervista? Con M? Sì, come no. Certo sarebbe stata una pubblicità incredibile, ma a che prezzo? Gli risposi:
Grazie, ma no. Non sono interessata alla tua psicoanalisi freudiana.
Non so perché la cosa saltò fuori. Immagino che il fatto che mi avesse correttamente etichettata come sessualmente frustrata mi infastidiva più di quanto credessi. Lui rispose:
M: Dimmi che ho torto e ti chiederò scusa.
Sapeva che non potevo. Digrignando i denti, replicai:
Hai solo considerato le probabilità. La maggior parte delle donne sono sessualmente frustrate perché la maggior parte degli uomini sono pessimi a letto. Continua a gongolare, ma le probabilità non sono in tuo favore.
Provai un senso di vittoria per ben quarantacinque secondi, prima che lui ribattesse:
M: Dove lei hai prese quelle statistiche, raggio di sole? Dall’Istituto del Chi Disprezza Compra?
Dannazione. Era pungente nei messaggi, proprio come lo era sul blog.
Vedete, lo sporco segreto della maggior parte degli scrittori è che abbiamo bisogno di tantissimo tempo per apparire intelligenti. Avevo capito che lui era brillante, ma sembrava avere un talento naturale che mi faceva infuriare. Mi ci volle un po’ per trovare una risposta adatta.
Non preoccuparti. Sono sicura che tu sia bravissimo. O che quanto meno pensi di esserlo, che in fin dei conti è ciò che importa davvero, giusto?
Lui cominciò a digitare una risposta quasi immediatamente.
M: Lo so che ti aspetti che io faccia una qualche battuta di pessimo gusto sul fatto che potrei dimostrartelo, ma non sono quel tipo
di uomo.
Alzai gli occhi al cielo.
Certamente. Non ne hai bisogno. Sono sicura che ti dai da fare con le groupie disperate.
Dire che M ha un certo seguito è un eufemismo. Si presenta come un uomo discretamente attraente e sicuro di sé nel mondo della letteratura rosa, perciò è naturale che attiri l’attenzione. È facile, è come essere l’unico uomo a lezione di danza o di yoga. Le donne pendono dalle sue labbra e questo non ha fatto che gonfiare ancor di più il suo ego.
Finalmente mi rispose.
M: Non vado in giro a scoparmi le fan.
Rimasi sbalordita.
Non mi aspettavo avessi dei princìpi.
La sua risposta mi fece sorridere.
M: Non è questione di avere dei princìpi. Hai mai scopato con qualcuno che ti venera? Non è poi così divertente. Fare sesso con chi odi è sempre meglio.
Mi ci volle un secondo per comprendere cosa stava suggerendo. A meno che… no. Ne ero quasi certa. M, il re del sarcasmo, ci stava provando con me.
Cosa diavolo gli avrei risposto?
Alla fine rinunciai a sembrare brillante.
Non saprei.
Ancora una volta la sua risposta fu rapida.
M: Oh. È una tragedia. Non c’è niente di meglio dell’eccitazione che ti suscita una persona che ti odia, ma che non riesce a controllare quanto ti desidera.
Ingurgitai il resto del mio bicchiere di vino prima di rispondere.
Immagino di non aver mai avuto l’opportunità di scoprirlo.
La mossa sta a te, M.
M: È un peccato. Hai una mente perversa. Scommetto che ci sai fare a letto, se qualcuno riesce a strapparti di dosso la cintura di castità.
Il viso mi stava andando a