Forever Us
Di Sandi Lynn
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Anteprima del libro
Forever Us - Sandi Lynn
Ringraziamenti
Forever Us, l’ultimo libro della trilogia di Forever, è dedicato a tutti i miei fan che hanno creduto così tanto in me da permettermi di realizzare questo libro. Senza il vostro sostegno e affetto, non avrei mai potuto scrivere la trilogia.
Quindi, lo devo a voi! Grazie perché siete lettori fedeli!
Forever You
Denny ci portò in auto fino al ristorante dove avremmo incontrato Peyton e Henry per cena. Quando arrivammo erano già seduti a un tavolino a quattro con i divanetti. La cameriera ci indicò i nostri posti, ed Ellery rimase ferma in piedi a guardare il divanetto.
«Cosa c’è che non va?», chiesi.
«È assolutamente impossibile che io riesca a entrare lì dentro», e aggrottò la fronte.
Ellery era grossa, e sembrava sul punto di partorire da un momento all’altro.
«Elle, scusami, avrei dovuto chiedere un tavolo normale. Non voglio che tu strizzi la mia figlioccia», rise Peyton.
Chiamai la cameriera e le dissi che avevamo bisogno di un tavolo senza divanetti. Immediatamente ci trovò un altro posto. Ci sedemmo e chiesi a Ellery se si sentisse bene. Mi guardò e subito cominciammo a ridere del fatto che non fosse entrata nel tavolo con i divanetti.
«Sarà meglio che perda tutto questo peso», disse.
«Andremo in palestra insieme, e ti prenderò un personal trainer», dissi.
Peyton afferrò la mano di Henry e ci disse che dovevano fare un annuncio. Ci offrì la mano sinistra e ci mostrò uno splendido anello di fidanzamento. Ellery avrebbe voluto saltare in piedi e abbracciarla, ma non ci riuscì.
«Peyton, è bellissimo! Congratulazioni!», esclamò.
Mi alzai dalla sedia, baciai Peyton su una guancia, e strinsi la mano di Henry. «Congratulazioni a tutti e due, e vi auguro una meravigliosa vita insieme». Volli brindare e tutti alzammo i bicchieri con il vino, tranne Ellery che aveva dell’acqua. Ellery si voltò verso di me e mi guardò come se stesse cercando di riflettere su qualcosa.
«Lo sapevi, vero?», chiese.
«Sapevo cosa?»
«Sapevi che Henry avrebbe chiesto a Peyton di sposarlo, e non me lo hai detto», e mi lanciò un’occhiataccia.
Sorrisi e bastò questo per farle capire che lo avevo saputo. «Certo che lo sapevo. Chi pensi che lo abbia accompagnato a scegliere l’anello?», risi.
«Caspita, Connor, come hai potuto non dirmelo?»
«Forse perché era una sorpresa, e conoscendoti sapevo che avresti chiamato Peyton per dirle dell’anello».
«No, non l’avrei fatto», disse.
«Sì, invece, l’avresti fatto e le avresti detto di far finta di essere sorpresa», dissi e le baciai una guancia.
Peyton guardò Ellery. «Ha ragione; probabilmente avresti fatto così», disse.
«Lo so, avrei fatto proprio così», disse alzando gli occhi al cielo.
La cameriera portò in tavola quel che avevamo ordinato. Lanciai un’occhiata a Ellery, e vidi che non stava mangiando come al suo solito. Stava spizzicando il pollo. «Stai bene, tesoro?», chiesi.
«Tutto a posto, amore, è solo che non ho molta fame», sorrise voltandosi verso di me.
Io e Henry parlammo di sport mentre Peyton ed Ellery buttarono giù varie idee in vista del matrimonio. La cena fu piacevole, dato che eravamo in compagnia di amici speciali. Non avrei potuto desiderare una serata più bella. Ordinai un altro giro di bevande e dolci per tutti. La cameriera era stata a flirtare con Henry e con me per tutta la serata. Portando i dolci a tavola si strusciò con il seno contro di me.
«Scusa», disse Peyton. «Ho visto quello che hai appena fatto, e non pensare che non abbia notato quello che hai continuato a fare per tutta la serata. Quell’uomo lì, quello su cui hai appena strusciato le tette, è un uomo sposato con una bimba in arrivo, e quest’uomo qui è il mio fidanzato. Se sua moglie non stesse per partorire, a quest’ora ti avrebbe già dato un calcio in culo. Quindi sta’ lontana dai nostri uomini, e va’ a cercarti qualcuno che non sia già stato preso». La cameriera le lanciò un’occhiataccia e poi guardò Ellery. «Esatto, proprio come ha detto lei», disse Ellery in modo aggressivo.
La cameriera si girò e se ne andò indignata. Henry prese la mano di Peyton e cominciò a ridere. Ellery mise una mano sulla mia gamba sotto il tavolo e me la strinse. Le lanciai un’occhiata e lei mi fissò.
«Connor, mi si sono rotte le acque; ci siamo», disse.
Capitolo 1
Ellery
Connor mi guardò dritto negli occhi come se non avesse capito quel che gli avevo appena detto.
«Cos’hai detto?», chiese.
«Mi si sono rotte le acque, Connor. La bambina sta per nascere. Dobbiamo andare in ospedale», dissi il più lentamente possibile.
Saltò su dalla sedia e mi aiutò ad alzarmi dalla mia, e intanto lanciò uno sguardo a Henry e Peyton.
«Le si sono rotte le acque. Ci siamo!», esclamò.
In un baleno Peyton si alzò dalla sedia e mi fu accanto, mentre Henry restò calmo.
«oh mio dio! Ci siamo! Henry, che si fa?», chiese Peyton presa dal panico.
«Calmiamoci tutti», disse. «Ellery, senti già qualche dolore?»
«No, non ancora».
«Okay, bene. Prendiamo la mia auto e ti portiamo in ospedale», sorrise Henry.
Connor mi mise un braccio attorno alle spalle e mi accompagnò fuori dal ristorante. Prima che arrivassimo all’auto di Henry, mi fermai di colpo e mi piegai in due dal dolore.
«merda!», gridai.
Anche Connor si fermò e mi mise le mani sul pancione.
«Va tutto bene, tesoro. Inspira ed espira, come ci hanno insegnato al corso».
Annuii e feci quel che aveva detto Connor e intanto il dolore piano piano diminuiva. Henry e Peyton ci dissero di aspettarli mentre andavano a prendere l’auto. Appena Henry accostò al ciglio del marciapiede, Connor mi aprì la portiera, e io scivolai sul sedile di dietro. Richiuse lo sportello e fece il giro dell’auto. Salì, si sedette accanto a me, e tirò fuori il telefonino per chiamare Denny. Dopo aver concluso la telefonata, allungò il braccio e mi attirò a sé.
«Non riesco a credere che nostra figlia stia per nascere», disse baciandomi la testa.
Sprofondai il viso nel collo di Connor e subito iniziò un’altra contrazione. Il dolore era insopportabile; era anche più forte di quello delle cure oncologiche, cosa che non avrei mai pensato possibile. Connor mi teneva la mano e continuava a ripetermi di respirare. Sentii che avrei dato in escandescenze se me lo avesse detto un’altra volta. Peyton continuava a voltarsi e mi teneva d’occhio dal sedile anteriore.
«Stai bene, Elle?»
«Ho l’aspetto di una che sta bene, Peyton?», dissi a denti stretti.
Sembrò passare un’eternità prima che arrivassimo in ospedale. Una volta giunti al pronto soccorso, Henry prese una sedia a rotelle, e Connor mi aiutò a uscire dall’auto. Avevo avuto solo un paio di contrazioni, e già speravo che finissero lì. Connor mi accompagnò dentro sulla sedia a rotelle, e Henry ci portò su al reparto dove si trovavano la sala travaglio e la sala parto. Fermatosi all’accettazione, Henry diede le mie generalità e l’addetta ci mostrò la mia stanza. Mi porse un camice di stoffa e disse che di lì a poco sarebbe venuta un’infermiera.
Indossai il camice che mi era già piuttosto familiare. Mi aiutò Connor quando Peyton e Henry uscirono dalla stanza. Avvertii che stava arrivando un’altra contrazione e mi morsi il labbro inferiore, e subito mi si riempirono gli occhi di lacrime. Nella stanza entrò un’infermiera che si mise a guardare me e Connor. Era l’infermiera Bailey. Avvicinandosi mi guardò sorridente, e mi diede qualche pacca sulla mano.
«È un piacere rivederti, cara», sorrise. Si voltò e si rivolse a Connor. «Lei è sempre un suo amico?», chiese.
Connor fece un largo sorriso, e replicò: «No, sono il marito».
L’infermiera Bailey sorrise e annuì. «Molto bene. Sono contenta di sapere che le cose si siano sistemate tra di voi. Lo sapevo che sarebbe andata così».
Si voltò di nuovo verso di me e mi attaccò al monitor fetale. «Ma brava! Stai per avere un bambino», sorrise.
Cercai di sorriderle anch’io, ma stava cominciando un’altra contrazione. Mi morsi il labbro inferiore e Connor mi afferrò una mano. Peyton e Henry rientrarono nella stanza, e Peyton si precipitò vicino a me.
«Ho fatto chiamare il tuo dottore, Ellery, ma finora non ho avuto sue notizie», disse Henry.
«Chi è il tuo dottore, cara?», chiese l’infermiera Bailey.
«Il dottor Keller!», urlai tra una fitta di dolore e l’altra.
«Il dottor Keller ha avuto un’emergenza in famiglia ieri ed è dovuto andare fuori città per qualche giorno. È il dottor Reed, un suo collega, che si prenderà cura dei suoi pazienti. Vado a chiamarlo», disse dandomi un’altra pacca sulla mano e uscì dalla stanza.
La contrazione finì, e sentii che potevo riprendere a respirare. Connor si sedette sulla sponda del letto e mi baciò delicatamente le labbra.
«Ti amo», sussurrò.
«Anch’io ti amo», sussurrai a mia volta.
Henry si avvicinò per spiegarci come funzionava il monitor fetale. Ci fece vedere in che punto iniziava la contrazione, quando arrivava al suo picco più intenso, e quando finiva. Connor sembrò incuriosito e si mise a studiare l’apparecchio. Peyton e Henry lasciarono la stanza per andare a prendere un caffè e per portarmi qualche cubetto di ghiaccio.
«Non trovi incredibile che l’infermiera Bailey sia la mia infermiera?»
«Sì, tesoro, è incredibile. Ma sono contento che sia lei».
«Anch’io», sorrisi.
«Guarda il battito cardiaco di nostra figlia», disse Connor indicando il numero dei battiti sul monitor.
Lanciai un’occhiata di sfuggita e sorrisi, e subito cominciò un’altra contrazione. Afferrai il braccio di Connor e gli affondai le unghie nella carne. Mi sentii in colpa? No, il dolore causatogli dalle mie unghie era nulla se paragonato a quello del parto.
«Respira, tesoro». Mi sorrise accarezzandomi la fronte.
Peyton e Henry rientrarono in stanza con un contenitore pieno di cubetti di ghiaccio. Peyton ne tirò fuori uno e cominciò a strofinarmelo sulle labbra.
«Forse ti aiuterà a sentirti meglio», disse.
«L’unica cosa che potrebbe aiutarmi a sentirmi meglio sarebbe far uscire la bambina dalla mia pancia!».
Entrò l’infermiera Bailey e disse che doveva visitarmi. Henry e Peyton uscirono dalla stanza un’altra volta mentre Connor si mise seduto sulla sponda del letto accanto a me, e mi prese la mano. L’infermiera spiegò che doveva vedere quanto fossi dilatata. Quando finì, mi guardò e corrugò le labbra.
«Uhmm, sei dilatata solo di un centimetro. Hai detto che ti si sono rotte le acque mentre eri al ristorante, giusto?»
«Sì, ero seduta al ristorante quando mi si sono rotte», risposi.
L’infermiera Bailey guardò Connor negli occhi. «Non avete per caso avuto rapporti intimi oggi, vero?».
Guardai Connor, e lui guardò me. «È colpa tua!», dissi.
«Colpa mia? Sei stata tu che mi hai invitato a fare la doccia con te prima di andare al ristorante».
«Pensa solo a rilassarti, Ellery. Andrà tutto bene. Non voglio che ti preoccupi», disse l’infermiera uscendo dalla stanza.
Passò qualche ora, ma non feci alcun progresso. Le contrazioni si facevano via via più intense, e l’infermiera Bailey uscì dalla stanza per andare a chiamare il dottor Reed. Henry teneva sotto controllo il monitor fetale, dedicandogli una particolare attenzione, proprio come stava facendo Connor.
Ero distesa su un fianco, e Connor mi stava asciugando la fronte con un panno fresco. Una contrazione era appena passata. Feci un respiro profondo e chiusi gli occhi. Sentii che Connor mi baciava delicatamente sulla fronte e mi spostava i capelli all’indietro.
«Preparati, Elle. Ecco un’altra contrazione», disse fissando il monitor.
«Perché me lo devi dire, Connor?!», urlai.
«Voglio che tu sia preparata così potrai iniziare a respirare. Non voglio che ti colga di sorpresa».
In quel momento lo avrei ammazzato con tutto il cuore. A ogni contrazione il dolore diventava sempre più intenso, e mi sembrò che il mio corpo fosse sul punto di spaccarsi a metà. Come sempre, Connor aveva ragione e arrivò una nuova contrazione.
«Respira, Elle. Avanti, tesoro: fa’ respiri profondi».
«Connor, penso sia meglio che tu la smetta; si sta innervosendo», disse Peyton.
Cominciai a urlare dal dolore. Mi ero ripromessa che non sarei stata come certe donne, ma in quel momento, non me ne importò. Non mi importava se c’era qualcuno che mi avrebbe sentita, né mi importava cosa avrebbe pensato. Connor continuava a dirmi di respirare, e quella fu la goccia che fece traboccare il vaso.
«Dimmi ancora una volta che devo respirare, e ti giuro che ti taglio le palle, Connor Black!», strillai.
Udii Peyton che scoppiava a ridere, mentre Connor mi guardava.
«Caspita, Elle. È una cattiveria gratuita», disse.
«No! Cattiveria gratuita è che tu mi faccia sentire peggio di quanto già non mi senta. Non voglio sapere quando arriverà una nuova contrazione! Non voglio che tu mi dica di respirare! Capisco che tu cerchi di aiutarmi, ma l’unica cosa che desidero, tesoro, è silenzio».
Connor mi guardò dritto negli occhi e mi prese il viso tra le mani. «Mi dispiace, amore. Non intendevo…».
«Lo so, Connor. È solo che fa davvero male, e vorrei che finisse presto», dissi interrompendolo.
«Capisco, e io non vedo l’ora di vedere nostra figlia. Sarà bella, proprio come sua madre», sorrise.
Mi cadde una lacrima di lato e poi giù, lungo la guancia, non appena iniziò una nuova contrazione: fino a quel momento, la più forte. Lanciai un’occhiata a Henry.
«Ti prego, Henry, fammi l’epidurale. Ti prego, te lo chiedo per pietà».
«Ellery, non posso. Non sei ancora dilatata. Mi dispiace», disse scuotendo la testa.
Volevo morire. Quella bambina mi stava lacerando, e c’era qualcosa che non andava per il verso giusto. Entrò l’infermiera Bailey e disse a Henry che il dottor Reed le aveva chiesto di chiamarlo quando avessi avuto una dilatazione di cinque centimetri. Connor fece un sospiro, si alzò dal letto e si avvicinò a Henry.
«Quanto tempo ancora dovrà rimanere in queste condizioni?», chiese.
«Ogni donna è diversa, Connor. È difficile da dire. Non è ancora dilatata neppure di tre centimetri. Potrebbe andare avanti per altre ventiquattro ore».
«che cosa!», esclamai.
Peyton mi prese una mano e cominciò ad accarezzarmela delicatamente. «Non ti preoccupare, Elle. Ci siamo qui noi per aiutarti ad affrontare tutto quel che verrà».
Connor si voltò a guardarmi. Piegò la testa di lato e accennò un sorriso verso di me, poi si avvicinò e si mise seduto sulla sponda del letto. «Se potessi fare questa bambina al posto tuo, lo farei. Odio vederti soffrire così tanto», disse prendendomi la mano e portandosela alle labbra.
«Ti amo, Connor», sussurrai e subito chiusi gli occhi e mi preparai mentalmente a un’altra contrazione.
«Ti amo, Ellery».
Capitolo 2
Connor
Vedere Ellery che soffriva a quel modo mi stava uccidendo. Sentivo una fitta al cuore ogni volta che strillava e che le cadeva una lacrima. Chiamai mia mamma, mio papà e Cassidy per far loro sapere che Ellery aveva iniziato il travaglio. Si fermarono nella stanza per qualche minuto e poi andarono a sedersi nella sala d’aspetto. Ellery e io ne avevamo parlato e avevamo deciso che non volevamo nessun altro nella stanza durante il parto. All’inizio Peyton non aveva accettato di buon grado la nostra decisione, ma poi aveva capito. Mentre Peyton ed Ellery continuavano a parlare tra una contrazione e l’altra, Henry mi chiese di uscire in corridoio.
«Non voglio farti preoccupare, ma Ellery non è dilatata tanto quanto dovrebbe. Mi mette un po’ pensiero il fatto che le si siano rotte le acque, e non vorrei che sopraggiungesse un’infezione. Penso che dovrebbe alzarsi e camminare un po’ così da far aumentare la dilatazione».
«Dici a me di non preoccuparmi e poi sei tu quello che è preoccupato di un’eventuale infezione», dissi.
«Chiamerò il dottor Reed per chiedergli cosa consiglia di fare», disse mettendomi una mano sulla spalla. «Tengo sia lei che la bambina sotto continuo monitoraggio».
«Ti ringrazio Henry per tenermi informato su tutto», sospirai e ritornai dentro la stanza.
Ellery era sdraiata su un fianco, ansimava e cercava di respirare durante una nuova contrazione e intanto stringeva forte la mano di Peyton. Mi avvicinai a lei, mi sedetti sulla sponda del letto, e le presi l’altra mano.
«Ellery, guardami. Desidero che ti concentri su di me, non sul dolore».
Annuì e mi guardò pur non riuscendo a controllarlo.
«Nostra figlia mi sta uccidendo, Connor. mi ucciderà!», strillò mentre la contrazione andava scemando.
Ellery chiuse gli occhi. Presi il panno dal tavolino e lo usai per asciugarle delicatamente la fronte.
«Va tutto bene, tesoro. Sono qui, e ti aiuterò a superare anche questa prova. Ne abbiamo passate così tante, che tutto questo è niente».
Spalancò gli occhi come se davanti a lei si fosse presentato Satana in carne e ossa. «Niente! Hai appena detto che questo è niente?!», urlò.
«Amore, lo sai cosa intendo».
«Oh oh, penso che qui c’è qualcuno che è nella merda fino al collo. Se fossi in te, alzerei i tacchi e comincerei a correre a gambe levate», rise Peyton.
Non ne indovinavo una. Tutto quel che dicevo era sbagliato e serviva solo a far incavolare Ellery. Mi alzai dal letto e tirai fuori dalla tasca il telefonino. Dopo aver avuto un’idea che forse si sarebbe rivelata utile per calmarla, chiamai Claire e le chiesi se poteva venire a portare il cd di musica classica di Ellery e il quadretto con l’immagine della bambina cullata al chiaro di luna tra le stelle. Mi era capitato di rimanere sulla soglia della cameretta della bambina, a notte fonda, a osservare Ellery che fissava quel quadro accarezzandosi il pancione. Una notte, le chiesi perché lo facesse.
«È la quinta notte che resti qui a fissare quel quadro», le sorrisi entrando nella cameretta e mettendole le mani sulle spalle.
Sollevò una mano e la posò sopra la mia. «Mi fa sentire serena quando lo guardo. Non so bene il perché, ma è così. Quindi, quando comincio a sentirmi agitata o in ansia, vengo qui, e lui mi calma».
Non appena finii di parlare con Claire, mi avvicinai a Ellery e la baciai sulla fronte.
«Sta arrivando Claire con una cosa che penso ti aiuterà a rilassarti».
Mi guardò e cercò di sorridermi, ma stava iniziando una nuova contrazione. Mi sedetti sulla sponda del letto e lasciai che mi stringesse la mano quanto voleva. Provavo ammirazione per quella donna splendida che era mia moglie e per quel che stava passando per donarmi una figlia. Quando la contrazione fu passata, si portò la mia mano alle labbra e la baciò delicatamente.
«Ti chiedo scusa, amore. So di farti male», disse.
Le presi dolcemente il viso tra le mani. «Non mi fai male, Ellery. Ti amo, e mi emoziona quel che stai facendo per noi due. Fai pure quel che desideri se questo serve a farti sopportare le contrazioni. Sono qui per aiutarti, tesoro», sorrisi.
Capitolo 3
Ellery
Ero distesa nel letto e fissavo gli occhi di mio marito che stava cercando in tutti i modi di farmi star meglio. Peyton era seduta sulla sedia accanto al letto e sembrava esausta.
«Perché non vai a cercare Henry e non andate a prendere qualcosa da mangiare?»
«Non voglio lasciarti. Potresti aver bisogno di me». Sorrise e mi prese una mano.
Connor le lanciò un’occhiata. «Peyton, ti voglio molto bene, ma sono suo marito e anche l’unica persona di cui possa aver bisogno in questo momento».
Peyton lo guardò, aggrottando le sopracciglia. «Suppongo tu abbia ragione, ma voglio stare qui per darle una mano».
«Di sicuro le sei d’aiuto stando qui, e te ne sono grato, ma hai davvero bisogno di staccare un po’», disse Connor.
«Tu e Henry dovreste andare in una delle stanze e fare sesso», dissi, stringendole una mano.
Un sorriso le illuminò il viso. «Che magnifica idea, Elle, ma non partorire finché non sarò di ritorno!», esclamò.
Mentre Peyton usciva dalla stanza, entrò Claire. Era appena iniziata una nuova contrazione mentre lei posava sulla sedia che avevo accanto il mio quadro preferito.
«Oddio!», gridai.
Connor mi lanciò uno sguardo, mi afferrò immediatamente la mano, e io mi morsi il labbro inferiore.
«Guarda il quadro, amore. Concentrati sul quadro e non sul dolore».
«Non ce la faccio, Connor. È un dolore tremendo. Non riesco a pensare ad altro!», gridai.
Claire prese il panno dal tavolinetto e mi asciugò la fronte. «Conosco quel dolore, Ellery. Ma si ricordi quale sarà il risultato finale». Sorrise e premette le labbra sulla mia fronte.
Le sorrisi e chiusi lentamente gli occhi, e intanto Connor si alzò e l’accompagnò fuori dalla stanza. Lo sentii in corridoio, che la ringraziava per aver portato il cd e il quadro. Nel