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Tutto nella Mente
Tutto nella Mente
Tutto nella Mente
E-book256 pagine3 ore

Tutto nella Mente

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Info su questo ebook

 Tilly si sveglia al buio, da sola e spaventata. Scopre di essere in una strana camera, arredata inspiegabilmente in stile anni 40. Come è arrivata lì? È per caso tornata indietro nel passato? È stata rapita? Di una cosa è certa, non ha mai visto prima questa camera in vita sua.

Tutto nella mente è un’affascinante storia che esplora la capacità umana di superare ogni ostacolo, non importa quanto grande, finché creda che sia possibile.

Tilly fa parte di un esperimento per l’a cura del Morbo di Alzheimer. Lei e la maggior parte degli altri pazienti che partecipano all’esperimento sembra guarire completamente, ma c’è uno strano effetto collaterale.

Tilly e i suoi compagni nell’esperimento sembrano ringiovanire.

Lo stesso esperimento potrà essere ripetuto sull’amato marito di Tilly perché possa riprendersi dalle conseguenze di un ictus? Tilly pensa di si e smuoverà cielo e terra per allestirlo.

Una storia affascinante, piena di reminiscenze di un tempo passato, Tutto nella Mente affronta anche i dilemmi posti dai nuovi sviluppi di una società la cui cultura è orientata all’idea che la durata naturale della vita umana sia di settanta anni.

LinguaItaliano
EditoreBadPress
Data di uscita29 ago 2021
ISBN9781667411866
Tutto nella Mente

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    Tutto nella Mente - Jenny Twist

    Tutto nella Mente

    Di Jenny Twist

    Jenny Twist, Copyright © 2015

    TUTTI I DIRITTI RISERVATI

    ––––––––

    L’autore è l’unico detentore dei diritti di copyright. L’autore può far valere i suoi diritti di copyright in maniera estensiva.

    La licenza di questo e-book riguarda esclusivamente il proprio divertimento personale. Questo e-book non può essere rivenduto, riprodotto o trasmesso con nessun mezzo in nessuna forma o passato ad altre persone senza il permesso specifico dell’autore. Se vuoi condividere questo libro con altre persone, per favore, acquistane un’altra copia per ogni persona a cui desideri darlo. Se stai leggendo questo libro e non lo hai acquistato, o non è stato acquistato per il tuo uso esclusivo, sei pregato di restituirlo al tuo fornitore e acquistare la tua copia. Grazie per aver rispettato il duro lavoro di questo autore.

    Questa è un’opera di fantasia. Ogni riferimento a persone vive o morte è puramente casuale.

    ––––––––

    Meriti

    Editore: Emily Eva Editing

    http://emilyevaediting.weebly.com/

    Artista di Copertina: Novel Prevue

    http://www.novelprevue.com/cover-art.html

    Questa storia è stata originariamente pubblicata da:

    Mélange Books, LLC

    White Bear Lake, MN 55110

    www.melange-books.com

    Tutti i diritti sono ora tornati all’autore.

    Dedica:

    Ad Ann Ritson

    Significhi così tanto per me; cara amica, saggia consigliera,

    fonte della vita.

    L’ho scritto per te, perché voglio che tu viva per sempre.

    Ti amo, Mamma.

    Gli anni della nostra vita sono settanta.

    Salmo 90:10 King James Version (KJV)

    ––––––––

    Negli ultimi dieci anni, il mio laboratorio e molti altri in tutto il mondo hanno mostrato che non solo è possibile rallentare l’invecchiamento, ma anche invertirne alcuni aspetti. La prima persona che vivrà 150 anni è già nata.

    David Sinclair, Ph.D. Co-Direttore del Centro per la Biologia dell’Invecchiamento Paul F. Glenn

    Tutto nella Mente

    Capitolo Uno

    Tilly stava sognando.

    Era il Giorno della Vittoria e stavano ballando nelle strade. Tutte le luci erano accese. Continuava a guardali, senza quasi crederci. Lei stava ballando con Johnny, la testa sul suo petto, esilarata da quella vicinanza e dalla consapevolezza che la guerra era finita.

    Era così reale, il sogno. Riusciva a sentire il tessuto ruvido del suo cappotto contro la guancia, sentire il suo odore caratteristico di lana umida e tabacco.

    Sentì che il sogno le stava scivolando via e tentò di trattenerlo, ma le sfuggì di mano e scivolò senza soluzione di continuità nella memoria.

    Avevano danzato fino a notte fonda, ben più tardi di quando i cancelli della casa delle infermiere erano stati chiusi. Alla fine, esausti e inebriati dell’euforia della folla, erano tornati camminando fino alla casa delle infermiere e lui l’aveva aiutata a scavalcare il muro.

    E mentre lei era seduta sul muro, con una gamba da un lato e una dall’altro, preparandosi a scendere dall’altra parte, lui le aveva afferrato la caviglia e aveva detto, Vuoi sposarmi, Tilly? Non appena sarò congedato.

    Lo aveva guardato in viso, illuminato dalla luce di un lampione, un ciuffo di capelli che gli scendeva sulla fronte, e un’espressione seria e supplichevole.

    Lei disse la prima cosa che le venne in mente. Dovresti metterti in ginocchio.

    Ok, disse lui, con un sorriso e si piegò su un ginocchio. Lo sapeva? Sapeva quale sarebbe stata la risposta?

    Tilly ... cominciò con voce stentorea e teatrale.

    No, tirati su, sussurrò lei frettolosa. Qualcuno potrebbe sentirti.

    Che importa? Cosa potrebbero fare – licenziarti?

    Lei gli sorrise alla luce del lampione. Scemo!

    E ritirò la gamba dalla sua presa e saltò giù con grazia sull’erba dall’altra parte.

    Allora? La testa di lui spuntò da sopra il muro. Lo vuoi?

    Si, gli sussurrò in risposta. Poi tirò su la gonna dell’uniforme e corse sul prato verso l’edificio buio. Mentre correva sentì qualcuno fischiettare la Marcia Nuziale, suono che svanì quando lui raggiunse la fine del vicolo e svoltò sulla strada.

    Si arrampicò sul tubo della grondaia e scivolò silenziosamente nella finestra, per non svegliare le altre, solo per scoprire che era stata la prima a tornare. Si sentiva un po’ sconfortata. Per quanto ne sapeva, poteva essere l’unica persona presente nel dormitorio. Tutte le altre erano ancora fuori a festeggiare. Tranne la capo infermiera, ovviamente. Nessuno sforzo di immaginazione poteva farle pensare che una tale augusta figura stesse danzando per le strade.

    Rientrarono, una dopo l’altra, nelle successive due ore, accompagnate da sussurri eccitati, e Tilly si mise a sedere sul letto, con le ginocchia al petto, ed ascoltò le loro avventure. Per ragioni che non voleva approfondire troppo nel dettaglio, lei non disse nulla della sua serata, ben più eccitante. In parte perché era stata la prima a rientrare e di conseguenza poteva sembrare di essere stata la meno avventurosa, ed in parte perché – quasi – non ci credeva neanche lei.

    Aveva il sospetto che Johnny era stato trasportato dell’eccitazione generale e ci avrebbe ripensato alla fredda luce del mattino, che in quel preciso momento si stava insinuando nel cielo grigio sopra il dormitorio delle infermiere.

    Con un sospiro, scese dal letto e si preparò per andare al lavoro.

    Non c’è riposo per i malvagi, eh, Tilly? disse una delle ragazze, mentre inciampava nella sua vestaglia stazzonata, stringendo l’asciugamano e lo spazzolino da denti.

    Per alcuni è un bene, rispose, mentre la ragazza si rigirava nel letto e tornava a dormire.

    La sua uniforme era un disastro. Johnny era andata a prenderla in ospedale la sera prima e l’aveva portata direttamente alla festa. E lei non aveva avuto tempo di cambiarsi. La sua camicia era stropicciata e un po’ sudata sotto le ascelle. La annusò scoraggiata. Poteva andare. Non ne aveva un’altra pulita. La sua gonna era parecchio peggio perché era stata lasciata sul pavimento dove l’aveva fatta cadere la notte prima e, ad un’ispezione più attenta, scoprì che c’erano delle macchie umide e verdi dovute al muschio in cima al muro.

    Oh, maledizione, disse, e portò tutto in bagno per vedere cosa poteva aggiustare con il sapone, l’acqua calda e uno spazzolino.

    * * * *

    La Sorella le diede un’occhiataccia quando si presentò in reparto con dieci minuti di ritardo. Dove sei stata? chiese. E cosa diavolo hai fatto con la tua uniforme?

    Scusi, Sorella, mormorò Tilly.

    La Sorella alzò gli occhi al cielo con un’espressione afflitta.

    Dopo di che le cose andarono di male in peggio. Lasciò cadere una padella mentre andava a lavarla e dovette inginocchiarsi per ripulire il casino che aveva fatto proprio mentre i dottori iniziavano il loro giro. Poi uno dei suoi pazienti ebbe un attacco epilettico e iniziò ad urlare oscenità. Poi, instupidita per la mancanza di sonno, stava per somministrare un’iniezione al paziente sbagliato, quando una delle altre infermiere l’aveva fermata.

    Stai bene? le chiese.

    Tilly annuì, con un lieve sollievo per lo scampato disastro. Oh, grazie, grazie, disse alla sua salvatrice. E’ sono che sono stanchissima.

    Si guardò alle spalle per vedere se la Sorella fosse a portata di voce. Sono stata a ballare per metà della notte. Si morse le labbra. Avrei dovuto avere più buon senso.

    L’altra infermiera le sorrise. Beh, non succede tutti i giorni di festeggiare la fine di una guerra. E non c’è niente di male, giusto?

    Accarezzò Tilly sulla spalla, un breve gesto materno, e continuò il giro interrotto per il reparto.

    Tilly la guardò proseguire con occhio spento. Si sentiva totalmente depressa e senza speranza. Impossibile ritrovare l’euforia della notte precedente.

    Tornò dal suo paziente, quello giusto questa volta, e alzò la siringa ipodermica controluce, espellendo un piccolo spruzzo di liquido per eliminare tutta l’aria prima di infilarla con un certo grado di soddisfazione nel suo braccio.

    Lui fece un sussulto involontario, Attenta, infermiera.

    Scusi, disse lei, e alzò lo sguardo per vedere Johnny che attraversava il reparto portando uno stravagante mazzo di fiori che quasi gli nascondeva il viso.

    La Sorella si era materializzata dietro di lui e si stava dirigendosi verso di lui per fermarlo, ma lui raggiunse Tilly, le gettò il bouquet fra le braccia, prima di mettersi in ginocchio.

    Ora lo farò come si deve, disse. Tilly, vuoi sposarmi?

    La Sorella si era fermata e stava osservando la scena con un’espressione perplessa.

    Tilly fece un respiro profondo. Si, disse.

    Un applauso scrosciante si levò dai pazienti, aumentando di volume mentre altri si univano a loro. Diverse infermiere apparvero sulla porta e iniziarono a sorridere e applaudire quando realizzarono cosa stesse succedendo. Con grande sorpresa di Tilly anche la Sorella si era unita a loro. Poi Johnny si alzò in piedi, la prese fra le braccia e lei alzò il viso per farsi baciare.

    Capitolo Due

    "Cosa? Questo fine settimana?"

    Erano nella caffetteria dell’ospedale, Tilly faceva strada, cercando un tavolo disponibile, Johnny la seguiva con un vassoio di tè e pasticcini.

    Sono stato assegnato la prossima settimana e non so quando avrò un’altra possibilità.

    Tilly trovò un tavolo e sedette, posando la sua borsa con cautela fra i piedi.

    Johnny posò il vassoio sul tavolo e sedette di fronte a lei.

    Dovrei essere in servizio, disse lei.

    Dovresti? iniziò Johnny, sorseggiando il tè. Sputacchiò, ma alla fine riuscì a deglutire.

    Per d – l’amor del cielo, esclamò, reprimendo la più volgare imprecazione dell’esercito che gli era arrivata alle labbra. Cosa diavolo è questo?

    Tilly sorrise. La maggior parte del personale concorda sul ritenerlo il risciacquo dei pavimenti del magazzino del tè, ma alcuni di noi pensano che provenga da un luogo meno salubre, una stalla per esempio. Ovviamente, riflettè, il suo gusto unico è esaltato perché preparato con acqua tiepida e lasciato riposare per venti minuti.

    Gesù, mormorò Johnny sottovoce, preoccupato che gli altri clienti potessero sentirlo imprecare, E’ peggiore della roba che ci danno nelle Forze Armate.

    Dovresti assaggiare i pasticcini, disse Tilly con dolcezza.

    Al di là delle battute scherzose, lei era terribilmente in ansia. Era terrorizzata di incontrare i genitori di Johnny. Li vedeva con gli occhi della mente – suo padre, rigido e severo con il suo portamento militare e i basettoni, somigliava molto, ora che ci pensava, a Kaiser Bill – sua madre così rigida nel suo abito di seta, i capelli grigi acconciati sulla testa, e l’occhialino tenuto davanti ai suoi occhi grigi e penetranti – entrambi che la scrutavano con chiara disapprovazione.

    Si ritrovò a seguire gli anelli lasciati sul tavolo dalle innumerevoli tazze di tè e si chiese per quanto tempo ancora avrebbe potuto posporre l’inevitabile incontro. Il suo istinto era quello di rimandarlo più possibile. Non c’era modo che la potessero ritenere accettabile. Era stata stupida solo a pensarlo. Nell’attimo in cui si sarebbero incontrati sarebbe finito tutto per lei e Johnny. Li avrebbero fermati e si sarebbero guardati intorno per altre possibili nuore.

    Non vedo l’ora di tornare a casa e mangiare del cibo vero, per cambiare.

    Cosa? disse Tilly, distratta dai suoi pensieri.

    Cibo vero, hai presente? Uova fresche, vera carne, burro.

    Lo guardò fisso in viso cercando di capire se stesse scherzando. Non stava scherzando.

    Uova fresche, ripetè con tono reverente.

    All’improvviso erano seduti in un alone di silenzio. Tilly realizzò che i clienti dei tavoli vicini li stavano fissando con lo stesso sguardo affamato. Lei sapeva di avere la stessa espressione sul suo viso. Non che stessero proprio morendo di fame, la razione era sufficiente, ma tutti desideravano intensamente del cibo più interessante.

    Si! Johnny sembrava del tutto inconsapevole dell’effetto che aveva provocato. Non vedo l’ora di affondare i miei denti in una braciola di maiale o un coscio di pollo.

    Tilly aveva l’acquolina in bocca e temeva di poter iniziare a sbavare.

    Come? sussurrò.

    Johnny la fissò sorpreso per un momento, Beh, la fattoria.

    Non sapevo che i tuoi genitori fossero contadini, disse Tilly, mentre l’immagine di Kaiser Bill vacillava.

    No, affatto, Johnny scosse la testa. E’ solo una fattoria casalinga, capisci? Annessa alla casa. Solo per la famiglia. Non vendiamo quello che produciamo. Esitò. Anche se immagino che mia madre faccia degli scambi. E’ molto brava nell’organizzazione.

    E cosa avete in questa fattoria? La bocca di Tilly ora era secca e bevve un lungo sorso di quell’odioso tè. Johnny allungò una mano, troppo tardi, per fermarla.

    Non berlo! Credo sia velenoso.

    Tilly riuscì a ridere. Ammetto che mi sono abituata al gusto, ma non è velenoso.

    Si guardò le mani. Allora?

    Oh, la fattoria. Solo le solite cose, sai. Qualche gallina, un paio di maiali, qualche pecora. E abbiamo i nostri alberi da frutta e l’orto. Alla fine, si era accorto dello sguardo affamato negli occhi di lei.

    Mi dispiace. Lo abbiamo sempre avuto. Non ci avevo pensato fino ad ora. Sorrise e prese entrambe le mani di lei fra le sue sul tavolo. Allora, cosa ne pensi? Ce la farai?

    Tilly era combattuta. Soppesava la sua paura con la bramosia. Vinse la bramosia.

    Troverò qualcuna con cui scambiare il turno, disse. Sarà un gioco da ragazzi.

    Capitolo Tre

    Tilly si spostò leggermente nel letto. In un angolo della sua mente c’era la fastidiosa sensazione che ci fosse qualcosa di sbagliato, ma a lei piaceva molto ricordare tutto quello, che la mise da parte e tornò lì...

    Non era stato poi così facile, dopotutto. Era riuscita ad ottenere il weekend libero dopo un complicato cambio turno a tre e questo aveva significato dover fare il turno di notte venerdì e di conseguenza aveva dormito molto poco quando Johnny era passato a prenderla la mattina successiva. Lo aveva accolto con gli occhi sfocati, sentendosi confusa e frastornata, per niente certa di stare facendo la cosa giusta.

    Non gli piacerò, mormorò, seduta sul treno, con la testa posata sulla spalla di Johnny.

    Certo che gli piacerai. Perché non dovresti? le sorrise e lei rispose al suo sguardo.

    Non sono quella che vogliono. Non vorranno una ragazza del West End. Vorranno una debuttante.

    Johnny piegò la testa indietro e rise. Lei si accigliò e aspettò che smettesse, ma lui stava ancora ridendo quando il treno rallentò a Little Morpeth e lui si alzò e le si parò davanti per tirare giù i bagagli dalla rete.

    Lei aveva una piccola valigia per una sola notte. Era tutto ciò di cui aveva bisogno, dato che non aveva praticamente nulla di adatto da portare. Indossava l’unico abito rispettabile che possedesse e che non era parte della sua uniforme e anche così, era a malapena adeguato ad incontrare dei normali genitori. Non aveva portato un cappotto in quanto i due che aveva erano così trasandati che si vergognava. Poteva solo sperare che il tempo restasse mite e asciutto.

    Johnny, d’altra parte, aveva un enorme valigia. Quando lei gli chiese cosa contenesse, lui disse, Bucato, ed ebbe la delicatezza di arrossire.

    Il treno era uno di quelli che fermavano ad ogni piccola stazione sul percorso e loro erano i soli passeggeri a scendere a Little Morpeth. Non c’era nessuno che li aspettasse alla stazione e Tilly si guardò intorno ansiosa, così spaventata ora che sentiva le sue gambe tremare ed era certa che chiunque la guardasse potesse accorgersene.

    Un omone dalla carnagione rossastra che indossava la divisa delle ferrovie arrivò trotterellando, con un gran sorriso che gli illuminava il volto. Maestro Johnny, disse, afferrando la mano di Johnny e scuotendola vigorosamente su e giù, non eravamo sicuri dell’ora a cui sareste arrivati. I treni non sono più tanti affidabili come una volta. Si voltò verso Tilly e si toccò il cappello. E lei dev’essere-

    Matilda Whitbread, disse Johnny, Tilly per te, Barney. La mia fidanzata.

    Barney afferrò la mano di Tilly in entrambe le sue e la strinse, con un po’ meno vigore di quanto avesse fatto con quella di Johnny. Le sue mani erano enormi e calde e irruvidite.

    Sono molto felice di conoscerla, signorina Tilly, disse. Spero che sarà molto felice qui.

    Ma, iniziò Tilly, cercando di spiegare che era lì solo per il fine settimana, ma Barney le aveva voltato le spalle.  Ecco qui Ted, disse, Avrà quella trappola qui fuori.

    Ci fu un grido dalla parte anteriore del treno e lui si interruppe per rispondere. Scusa, Joe. Poi sbatté la porta della carrozza e soffiò nel fischietto.

    Il treno ripartì con un grosso sbuffo di vapore.

    Un uomo molto piccolo e magro era in piedi sulla piattaforma, spostava il peso da un piede all’altro ansioso, sembrava aspettasse di essere notato.

    Ecco il giovane Ted! disse Johnny, con del vero calore nella voce, Come stai, vecchio mio?

    Solo Ted, ora, Maestro Johnny, disse Ted triste.

    L’espressione di Johnny cambiò all’istante e divenne triste. "Si, ho

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