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Maledetto bellissimo amore
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E-book180 pagine2 ore

Maledetto bellissimo amore

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Info su questo ebook

Bestseller di New York Times, USA Today e Wall Street Journal

Un’autrice da oltre 1.500.000 copie

Colton non si sarebbe mai aspettato di vedere andare via Sophie. Era sua. La possedeva. Solo che non lo sapeva ancora. Ora deve riconquistarla e sconvolgerla al punto che non vorrà mai più andarsene.

Dall’autrice bestseller Kendall Ryan, un peccaminoso e seducente romanzo di formazione, in cui tutto ha un costo ma l’amore ha il prezzo più alto.
Kendall Ryan
LinguaItaliano
Data di uscita26 gen 2017
ISBN9788822705204
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    Anteprima del libro

    Maledetto bellissimo amore - Kendall Ryan

    Capitolo uno

    Sophie

    «Allora, vuoi dirmi da dove arrivano tutti quei soldi?». Becca mi guarda da sopra il suo terzo bicchiere di Chardonnay, in attesa.

    «Colton», sfugge alla mia lingua, disinibita dall’alcol, prima che riesca a fermarla. «Abbiamo fatto una specie di accordo».

    «Come lo hai conosciuto?», chiede Becca con lo sguardo indagatore.

    «Prossima domanda?». Avrò anche alzato un po’ il gomito, ma non le racconterò mai dell’asta. Devo conservare almeno un briciolo di dignità in questa situazione imbarazzante.

    Continua a guardarmi dritto negli occhi mentre beve un altro sorso, pensierosa. Siamo sedute in un piccolissimo bar nella hall del nostro albergo. Quando ho scoperto che Colton è sposato, sono scappata a casa, distrutta e con il cuore spezzato. Becca mi ha convinta che un weekend tra ragazze sarebbe stato un toccasana. Io ho fatto di meglio e ci siamo levate lo sfizio di volare a Roma. E ora eccoci qui, all’altro capo del mondo, e tutto quello di cui riusciamo a parlare è proprio il motivo che mi ha costretta a fuggire. Fantastico. Prendo un altro bel sorso dal mio bicchiere. Dio santo, ma in questo Paese non hanno niente di più forte del vino?

    «Che razza di accordo puoi fare con un uomo perché ti dia mezzo milione di dollari sull’unghia, Soph?», chiede in tono d’accusa. Meno male che non le ho parlato del resto del denaro, depositato sul mio conto in banca. So che la mia famiglia fa un sacco di domande su come siano arrivati i soldi necessari a curare Becca, ma io non ho detto niente. Finora. Lei spalanca gli occhi e si copre la bocca con la mano. «Oddio, sei stata una specie di… schiava sessuale?». Ridacchia.

    Mi s’infiammano le guance, ma scuoto la testa. «In quel caso avrei dovuto fare sesso, almeno credo…».

    Sta ancora ridendo sotto i baffi e capisco che non immagina neppure di aver colpito nel segno. Din, din, din. Abbiamo un vincitore!

    «Basta parlare di quei soldi, Becca. Che importa? Colton me li ha voluti dare e a me non dispiace, perché sono serviti per aiutarti. Ti prego, lasciamo perdere», la supplico. Per una volta la sua salute collabora e io voglio godermi questo viaggio… solo noi due. Non voglio neppure pensare al nome Colton Drake. Fa troppo male.

    «Se è sexy come hai detto, per me sarebbe stata dura non strappargli i vestiti e saltargli addosso. Ops, scusa, la mia vagina è atterrata per sbaglio sul tuo pene».

    Questo suo improvviso cambio di argomento mi strappa un sorriso. Ovviamente si finisce a parlare di sesso. Becca non è vergine ed è molto più avanti di me in materia. Verrebbe da pensare il contrario ma, per qualche strano motivo, sono io quella prudente: la malattia le ha insegnato fin da piccola a prendere la vita per le palle e viverla al massimo. Per questo la invidio.

    La sua prima esperienza sessuale è stata con un ragazzo in una clinica per la cura del cancro. All’epoca lui aveva diciassette anni, lei solo quindici. Mi aveva raccontato ogni singolo dettaglio, con un bagliore d’orgoglio negli occhi. È sempre stato di grande ispirazione il modo in cui non si fa mai mettere il bastone fra le ruote. La sera dell’asta, mentre aspettavo di essere venduta, ho invocato tutta la sua forza interiore.

    «Soph?», chiede, distogliendomi da quei pensieri lontani. «Va tutto bene?»

    «Mi manca», ammetto sottovoce. «Assurdo, vero?»

    «Macché assurdo! Da quello che ho sentito, è normale quando molli qualcuno».

    «Io non l’ho mollato. Non era il mio ragazzo. È sposato, ricordi?». Ho raccontato quasi tutto a Becca… la vita con lui, come siamo gradualmente entrati in intimità, e soprattutto il fatto che ero nuda in piscina il pomeriggio in cui sua moglie è arrivata. Certo, Colton ha provato a fermarmi, quasi placcandomi nel corridoio della sua villa che d’un tratto mi è sembrata così fredda e sconosciuta. Ho aspettato che provasse a negare, a darmi una spiegazione ma, purtroppo, era tutto vero. Stella è sua moglie. È stato sposato per tutto il tempo.

    «Tecnicamente. Ma sono ancora convinta che dovresti conoscere il resto della storia. È ovvio che sua moglie non abita lì. Da quanto tempo sono separati?».

    Scrollo le spalle. «Non faceva sesso da due anni». A meno che non mentisse anche su quello. Non so più a cosa credere.

    «Cazzo, questa sì che è carestia. Se poi è sexy come hai detto… non credo che gli mancasse l’offerta, giusto?».

    Già, anch’io gliel’ho offerta. Arrossisco, rendendomi conto di avergliela praticamente servita su un piatto d’argento… e lui ha continuato a rifiutare. Quanto basta per causare bassa autostima in una ragazza.

    «Senti, va bene se ti manca. Va bene se ti senti confusa». Si allunga verso di me e mi prende la mano. Anche se è più giovane di me di sei minuti, Becca è sempre stata più saggia. I suoi consigli di solito sono ponderati e azzeccati. Lei tracanna il resto del suo vino. «Ma ora siamo a Roma, cazzo, per un viaggio tra ragazze irripetibile, dove non c’è spazio per deprimersi. Ce la spasseremo, vedrai!».

    Yuhu, che spasso. Mi sembra di aver dato il cuore in pasto a un tritacarta. Annuisco e mi costringo a sorridere. Becca ha ragione. Per noi due questo viaggio potrebbe essere davvero irripetibile. Chissà cosa ci riserva il futuro. Non posso sprecare il tempo a piangermi addosso. Be’, più semplice a dirsi che a farsi.

    Mi manca il letto di Colton, il suo profumo, la sua barba corta e ruvida contro la guancia quando mi baciava. Mi manca tutto di lui. Proprio quando iniziavamo a entrare in intimità, tutto quello che ero arrivata ad amare mi è stato strappato di colpo, lasciandomi una voragine nel cuore.

    Mi costringo a non pensare a lui, butto giù il resto del vino, do un’occhiata all’incantevole atmosfera che ci circonda e spero che questo viaggio serva a distrarmi.

    Il mattino dopo, qualcuno bussa alla nostra camera d’hotel. Io e Becca ci guardiamo, sorprese. Lei fa spallucce, mentre io vado alla porta per vedere chi è. Almeno siamo vestite.

    Appena apro, balzo indietro alla vista di un paio di intensi occhi scuri, incorniciati da ciglia folte, che riconoscerei ovunque.

    «Colt…», mormoro, completamente sconvolta di vederlo in Italia.

    «Soph…», risponde, la voce roca.

    «Co-cosa ci fai qui?». Ansimo e non so perché.

    «Te», risponde soltanto, gli occhi ardenti ancora fissi nei miei.

    Tutto quel che ho cercato di dimenticare mi travolge di nuovo in un istante. I suoi profondi occhi azzurri, così famelici e bramosi. La linea del mento così virile, l’altezza, persino il suo profumo mi scatena un déjà-vu. E mi torna tutto in mente, nei minimi dettagli, compreso il piacere stupendo che provocava al mio corpo. Reprimo un brivido caldo.

    «Ciao, pasticcino», dice Paice, sorridendo alle spalle di Colton.

    Cosa cavolo…? Ricordandomi le buone maniere, distolgo a malincuore lo sguardo da Colton per salutare Paice e presentarlo a Becca. Non ho la minima idea del perché siano qui, ma mi sposto per farli entrare.

    Il largo sorriso di Becca, mentre gli stringe la mano, mi ricorda la reazione che Paice suscita in tutte le ragazze la prima volta che lo incontrano: guance rosee e sguardi accesi di malizia. Oh no, brutto segno!

    «E lui deve essere il famigerato Colton Drake», dice lei, subito dopo, fissando Colton.

    Alla vista di come mia sorella squadra dalla testa ai piedi il corpo perfetto di Colton, sento una stretta al petto e le lacrime mi pungono gli occhi. Poi mi ricordo del suo tradimento e inizia a montarmi la rabbia. Ma sono così sconvolta che mi serve qualche secondo prima di riuscire ad aprire bocca. «Ignoralo. Se ne sta andando», dico, ricordandomi che tra noi è finita.

    «Ehi, che modi sono?», interviene Paice. «Siamo reduci da un viaggio di dieci ore in seconda classe per venire a trovarti. Come minimo devi invitarci a entrare e lasciarmi flirtare con tua sorella». Eccolo, quel suo sorriso sbilenco e le ginocchia di Becca cedono, potrei giurarlo.

    «Avete volato in seconda classe per me?», chiedo senza pensare.

    «Era l’unico modo. Il nostro jet non era disponibile. Volevo prendere il primo volo e i posti in prima classe erano finiti», spiega Colton.

    Provo a immaginarmeli… due spilungoni di un metro e ottanta rannicchiati per ore e ore sui sedili stretti di un aereo.

    «Be’, questo è amore», sussurra Paice quasi impercettibile.

    «È qui che alloggi?». La stanza è così piccola che in tre secondi Colton ha già visto tutto.

    Già questo viaggio costerà un occhio della testa… non voglio certo sprecare denaro prezioso per volare in prima classe o per un hotel da sogno. Anche se finora Becca ha risposto bene alle cure, non sappiamo se continuerà a stare bene o se avrà bisogno di un altro ciclo in quel centro costosissimo.

    «Cosa c’è che non va in questa stanza? Non è all’altezza dei tuoi standard?», insinuo, incrociando le braccia.

    Si acciglia. «Posso almeno spostarti in una stanza più adatta?», propone Colton, incrociando il mio sguardo ancora una volta.

    Come osa? Non può presentarsi qui come niente fosse, interrompere la mia vacanza e insultarmi per dove alloggio. Non è mica il padrone del mondo. Ho voglia di cacciarlo fuori e sbattergli la porta in faccia. Prendo un respiro profondo, proprio mentre lui nota la mia espressione inquieta e fa un passo indietro.

    «Okay, non importa. Purché tu sia a tuo agio». Osserva le lenzuola come fosse in cerca di qualche cimice.

    Stronzo.

    «Lo sono». O almeno, lo ero prima che arrivasse all’improvviso e facesse cadere tutte le mie emozioni in una spirale depressiva.

    Paice cammina per la stanza, tira fuori la piccola sedia della scrivania e ci si lascia cadere. È così imponente che di colpo la stanza pare ancora più piccola. Sembra un pesce fuor d’acqua, ma in senso buono. «Mica lo sapevo che avevi una sorella. E mi sa che essere sexy è un vizio di famiglia», commenta, strizzando l’occhio a Becca.

    «Siamo gemelle», lo informa lei.

    Siamo sempre state un po’ diverse, ora più che mai. I capelli di Becca hanno ricominciato a crescere, ma le arrivano solo alle spalle e lei li porta mossi e spettinati. I miei invece ricadono folti lungo la schiena, come un mantello, e sono liscissimi. Inoltre è più magra di me di quasi sette chili. Ecco cosa fa la chemio.

    «Mmm», mugola Paice, guardando un po’ me e un po’ lei. «Ho sempre fantasticato sulle gemelle, sai?». Il suo sguardo famelico basta a mettere in ginocchio una donna. Becca non ha speranze di resistere al suo fascino.

    Colton mi si avvicina di lato, stringe i pugni mentre rivolge uno sguardo torvo a Paice. «Non costringermi a ucciderti appena atterrati. Rovinerebbe il viaggio».

    «E tu non costringermi a sequestrarti le palle. Vai a parlare con la tua donna», lo sfida Paice.

    Sto per dirgli che io non sono la donna di nessuno, quando la mia mente ritorna a quella notte fatidica in cui Colton mi ha comprata all’asta. Ho accettato i soldi… e ne ho anche già spesi parecchi. Questo significa che gli appartengo ancora, nonostante io abbia scoperto che è sposato?

    Accidenti a quello stupido contratto, accidenti a quest’uomo che tiene in pugno il mio cuore. Non era questo il piano.

    Quando incrocio di nuovo il suo sguardo, sembra perso, distrutto, e sento una stretta al cuore. Anche se scoprire che mi ha mentito per tutto il tempo mi provoca una gran rabbia, provo ancora dei sentimenti per lui. E non posso ignorarli. Ha dei difetti, certo, però ha aiutato mia sorella e mi ha fatto sentire viva. Lui è stato tutto quello che ho sempre desiderato senza rendermene conto.

    «Possiamo uscire un attimo in corridoio a parlare?», mi chiede Colton sottovoce.

    «Ascoltalo, piccola. Fallo per me», interviene Paice, sfoggiando le sue adorabili fossette convinto di essere irresistibile. Che pallone gonfiato.

    Deglutisco e accenno un sì, quasi impercettibile, prima di seguirlo in corridoio. Ha volato all’altro capo del mondo, il minimo che posso fare è ascoltare cos’ha da dire. Forse mi aiuterà a metterci una pietra sopra. Forse troverò le risposte per andare avanti e la nostra situazione sarà più chiara, tenendo conto dell’enorme somma di denaro che mi ha dato. Dopo tutto, non ha ottenuto tutto quello che prevede il contratto: sono ancora vergine.

    Una volta in corridoio, Colton mi si piazza davanti, guardandomi negli occhi. «Allora, quella è Becca, eh?». Con un cenno del capo indica la porta.

    «Sì».

    «La vedo in forma… voglio dire, in salute».

    Annuisco. «La cura ha funzionato… per ora. Tra due settimane inizierà un altro ciclo, ma con tutto quello che è successo ci è sembrato un buon momento per concederci una vacanza». Io e lei non abbiamo mai fatto una cosa simile, ma iniziare a vivere davvero era parte del mio piano.

    Annuisce. «Capisco».

    Restiamo in silenzio per diversi secondi, la mano di Colton si agita come se volesse toccarmi, ma non lo fa. Grazie a Dio.

    «E la tua fuga in un altro Paese ha qualcosa a che fare con… Stella?».

    Senza volerlo sussulto. Odio anche solo sentirgli pronunciare quel nome. Mi fa tornare in mente le immagini di quel giorno

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