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Il potere delle Iene: Olocausto
Il potere delle Iene: Olocausto
Il potere delle Iene: Olocausto
E-book259 pagine3 ore

Il potere delle Iene: Olocausto

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Info su questo ebook

Quante volte i pensieri si uniscono a delle domande quasi inverosimili ora che la vita accompagna il sereno vivere.
    Nulla è più sconcertante sapere che ciò che la storia ci ha insegnato e che ancora è scritto sui libri, possa essere un terribile tragico evento avvenuto e nel quale la morte è stata padrona di innocenti vite trovatesi lì solo per odio verso le origini.
    Le verità sono presenti e verso cui l'orrore dipinge volti che hanno la capacità di attraversare quei tratti già solcati da coloro che aleggiano ed osservano l'inferno nel quale hanno vissuto il loro calvario.
    Tanto di inatteso accade in uno dei lager; alcuni dei ragazzi che occupano quei luoghi satanici provano a vincere la loro battaglia tra imprevedibili ed inimmaginabili situazioni.
    Affrontare bestie pronte ad azzannare chi debole si mostra è l'unico scopo per sopravvivere ad una annunciata fine.
    Tante sono le storie  documentate dagli eventi che cambiano girando pagina, episodi attraverso i quali ogni singolo personaggio è riuscito a dare una svolta alle scelte fatte per provare a vivere una vita lontana da quella vissuta sino ad allora.
    Ciò che accade dopo varie vicissitudini è da scoprire, da valutare e commentare.
                                        
LinguaItaliano
Data di uscita4 giu 2020
ISBN9788835841340
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    Anteprima del libro

    Il potere delle Iene - Alba Montagnosi Nolè

    Alba Montagnosi Nolé

    IL POTERE DELLE IENE

    OLOCAUSTO

    UUID: 78ca8fe4-255b-4c18-b1ad-50b11a14870e

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    http://write.streetlib.com

    Indice dei contenuti

    IL POTERE DELLE IENE(OLOCAUSTO)

    TRATTO DA STORIE VISSUTE

    IL POTERE DELLE IENE(OLOCAUSTO)

    L' AUTORE

    NOTE DELL'DITORE

    IL POTERE DELLE IENE(OLOCAUSTO)

    ALBA MONTAGNOLI NOLE'

    TRATTO DA STORIE VISSUTE

    INTRODUZIONE

    Le lunghe e sinistre rotaie segnano un limite nel tanto discusso campo per quei corpi senz'anima già votati alla fine.

    Il terrore ed i perché sono segnati sui volti emaciati. Risolini di bimbi pronti ed eccitati per il nuovo gioco in un luogo nuovo diversifica gli animi.

    Il sole come per incanto pare aver ceduto il passo ad una anomala e scura nube, tutto diventa lugubre!

    Il cielo oramai plumbeo nel lager di Auschwitz avvolge la zona come volesse macchiare la volta, condensando quasi il respiro di ogni singolo essere vivente.

    Vari sono i segni che danno conferma a tutto il losco ed indefinibile prosieguo che avviene.

    Terrorismo è la giusta definizione per dare una visuale al mostruoso contesto bellico per il quale nulla è fatto prima che sia raggiunto l'obiettivo prefissato.

    Dare un valore alla violenza in quel contesto è come concretizzare il male che nell'insieme potrebbe dare vita ad una nuova ed insormontabile montagna.

    Padroni del destino altrui convivono con la certezza di agire in modo razionale, rinnegando l'umana volontà di esseri simili, cancellando valori che normalmente appartengono ad ognuno capace e padrone di manifestare la propria personalità.

    Le fatiscenti ed agglomerate baracche di legno paiono ancora più tetre nell'aspetto e nella vivibilità, il nauseabondo fumo che fuoriesce dai cilindri di alluminio posti sui container oramai conosciuti con il nome sinistro che ancora oggi è terribile pronunciare- forni crematori- non smettono di lanciare odore di morte.

    Accettare di buon grado dove lo sguardo istintivamente si posa, concede loro gli ultimi frammenti di inappagabile rancore, vivendo con il pensiero l'esperienza ed il ricongiungimento con ciò che è improvvisamente avvenuto, portandoli a desiderare di cancellare il terribile sogno del quale sono i protagonisti.

    Gli scheletrici corpi oramai privi dell'abbandonata dignità, coperti da rigidi abiti a righe, varcano a stento le soglie scambiandosi occhiate che il più delle volte trasmettono il desiderio di trovarsi in compagnia di chi ha raggiunto il regno dei cieli.

    Pochi sono i bambini lasciati in vita, non per pietà ma per raggiungere il losco obiettivo, sperimentare su quei corpicini l'atroce bramosia di essere gli artefici di scoperte che ritengano possano servire alla scienza per ostentare nell'assurda violenza ritenuta selvaggia ciò che potrebbe dare in futuro più forza e potere a dei già fanatici amanti del dominio.

    L'odore indecifrabile che si respira nell'aria, è paragonabile ad un autentico e doloroso supplizio, mentre la natura pare voglia associarsi a tutto quel male donando la rigidità di un insopportabile gelo.

    Quei camici bianchi incuranti delle urla di piccole ed inascoltate voci hanno già concluso con ciò che mai è stato divulgato come il voluto successo ed il fumo sempre più nero è la dimostrazione di quanto poco abbiano gioito della vita di piccoli innocenti mentre volano nel lungo viaggio finale.

    IL POTERE DELLE IENE(OLOCAUSTO)

    Tutto ciò ha inizio nel manipolato periodo in cui incombe nel terribile 1941 il dominio e le persecuzioni da parte delle truppe germaniche su alcune nazioni europee; l'Italia anch'essa colpita subisce la stessa sorte pagandone conseguenze difficili da dimenticare per chi ha avuto la fortuna di poterne parlare.

    L'Italia, invasa e costretta a sottostare alla Gestapo ed alle assurde leggi razziali, con crudeltà e potere subisce, priva della potente forza senza poter reagire all'orrore che si estende giorno dopo giorno come nubi spinte dall'incessante vento.

    Non vi è via o zona delle città dove la sofferenza e la paura non facciano parte di un continuo seguito dove l'opportunità di sopravvivenza è sempre più discutibile.

    Nelle inconfondibili divise ostentano ciò che sono convinti di essere, padroni e veterani del loro modo di porsi, inculcando in qualsiasi essere nebbia di confusione simili a dolorose ferite.

    Non padroni nel poter agire nel modo abituale, perennemente chiusi in casa, si convincono di essere prigionieri delle volontà altrui.

    Le abitazioni, quelle non requisite, sono controllate a tappeto con l'intento da parte dei nazisti di bramare nel cercare un qualsiasi movente per manifestare con spirito cattivo l'esultanza nel notare, attraverso lo sguardo, il terrore di chi teme timoroso una ripercussione.

    Lo sbigottimento è avvertito anche da coloro che non hanno nulla da temere, accettando di buon grado il modo affine di agire ostentano l'agognato privilegio di appartenere ad un popolo temuto e dal quale a lungo subiranno soprusi e malefatte.

    Anche i semplici soldati riescono a fare sfoggio con atteggiamenti da perfetti padroni nel solo obiettivo di dare importanza ad una divisa che indossano con orgoglio, inculcando valore ad un potere dettato dal solo sentirsi manipolatori di ogni vita.

    Per coloro che sanno di dover nascondere le proprie origini e per i quali nessuna pietà potrebbe tenerli lontani da un destino segnato e con note ripercussioni senza ripensamenti, inizia il calvario.

    Nessun luogo che possa nasconderli pare riesca a tranquillizzarli e farli vivere lontani dal timore di essere loro vittime.

    Il fanatismo e gli esagerati ideali per una dittatura resa credibile ed opprimente voluta dalle imposizioni dettate da una pazzia esasperante, hanno immancabilmente reso irresponsabili e privi di riflessioni coloro che vicini e finti amici, coinvolti dall'irrefrenabile attaccamento alla ideologia, sono riusciti ad essere attinenti a delle promesse fatte allo stesso ideale, denunciare chiunque avesse sangue ebreo, portandoli ad agire in modo razionale nella loro decisione irrevocabile.

    E' bastata una decisa corsa al comando delle SS per poi udire il conosciuto suono dei pesanti scarponi militari mentre frettolosamente solcano le scale per poi vedere la povera gente strattonata dalle proprie case, luoghi dove per lungo tempo hanno condiviso tanta intesa e tanti giorni in piena armonia.

    Nel momento in cui, scacciati come bestie dalla tane, vengono portati via, i tanti sguardi meravigliati ed increduli incrociano i freddi occhi dei finti amici che hanno in pochi attimi annullato la condivisione e l'intesa per dare spazio a ciò che hanno creduto fosse il perfetto di un cittadino esemplare.

    Questi sarebbero i fidati amici e vicini pronuncia un ragazzo poco prima di essere spintonato lungo le scale con il calcio del fucile sulla nuca e rimanere lì a lungo in condizioni pietose ed essere portato via lasciandolo soffrire tra la massa dei tanti deportati.

    Le porte degli indifferenti si chiudono quasi fosse la prassi di un rituale al quale attenersi.

    Il terrore è visibile sui volti inespressivi, non hanno il tempo di memorizzare quanto stia mutando la loro vita.

    Costretti, loro malgrado, a cedere e sottostare ad una dittatura resa esasperante dalle imposizioni volute ed alimentate positivamente dalle migliaia di fanatici che seguono il volere di un unico agitatore ed instabile re della follia.

    E' questo il forte segnale di un accanimento senza confini; nessun pensiero contrario potrebbe redigere regole o voleri diversi da quelli già predisposti.

    E' il pensiero di tanti, quello che risuona spontaneo sulle labbra di un esasperato padre di famiglia: Nel contesto che stiamo vivendo, ritengo che è questo l'inferno che l'essere umano si porta dentro, privo di ogni sorta di quella pietà che dovrebbe toccare l'anima nel solo osservare gli innocenti occhi di un bimbo che nulla di cattivo vede negli atteggiamenti di chi crede voglia giocare. Siamo in bilico e posizionati su fragili castelli di sabbia pronti ad essere distrutti ed annientati.

    Il silenzio dell'esasperante vociare è il toccante assenso dettato da una reciproca disperazione.

    Tranne poche cose indispensabili, nulla è contenuto nelle piccole valige, nulla comunque avrebbero potuto portare, nulla sarebbe servito in un viaggio dove l'inatteso ed imprevedibile è ad ogni angolo di quelle strade ben conosciute.

    I più legati ad oggetti di valore o preziosi ricordi, certi che nessuno avrebbe potuto evitare che li portassero via dalle loro abitazioni, hanno provato e creduto di agire da astuti, nascondendoli cucendoli tra la fodera degli abiti sicuri un domani riportarli alla luce, non consapevoli invece di quanto siano vicini alla crudele realtà.

    Nella discutibile e malefica condotta vissuta e corazzata battaglia interiore, nulla li smuove dai fanatici ideali, neanche il disperato pianto dei bambini o delle invocazioni pietose di ammalati ed anziani.

    Risoluti nel voler porre fine ad una stirpe che inquina l'incontaminata unica e pura razza ariana, agiscono selvaggiamente anche quando, vedendoli cedere e cadere sul selciato come inanimati birilli, rincarano la già dura prova violentandoli con il calcio del fucile e con violente pedate inferte con gli anfibi e se è il caso finendo l'opera con un mortale proiettile esultando poi per l'ennesima vittima.

    Sono così i segni distintivi di come in modo serrato procedano le retate, in una malefica fase che segnerà per sempre la storia.

    Anche il periodo è dei peggiori, periodo in cui si vorrebbe essere nella propria casa e con i propri affetti, è il mese di Gennaio, freddo e distruttivo, tra le tante vicissitudini nefaste.

    Da un lussuoso rione, un'infinita fila mista di uomini, donne, ragazzi e bambini seguono la lunga scia della morte tra disagi mai provati ed immaginabili mentre raggiungono inconsapevoli gli enormi mezzi.

    Spintonati all'interno, di lì a poco si condensa il respiro dopo il terribile freddo inalato, sono in tanti, l'aria è sempre meno gestibile diventando paradossalmente troppo calda.

    Si vorrebbe che lo spazio desse la possibilità di avere aria sufficiente per vivere, ma lo spintonare è sempre più pressante man mano che le urla e le preghiere per un trattamento più umano diventano implorazioni.

    Le urla dei militari, armati di mitragliette, contrariati per le richieste pietose, si mostrano invece spietati e grintosi ostentando le loro contrarietà con sardoniche risate e frasi sguaiate ed allusive.

    Non sottovalutando il modo cruento con cui agiscono, i poveri malcapitati li osservano con occhi resi rossi dalla rabbia mentre vacillano spinti da un'andatura senza speranza di ritorno.

    Nessuno, tra i più colti e forti esprime ottimismo, troppo hanno udito di azioni spaventose e li turba il pensiero della sofferenza e della sorte dei più piccoli che proseguono stanchi e tremanti per il freddo, mentre cercano imploranti un piccolo spazio che consenta loro di dormire.

    Vivere quella realtà è per tanti il pensiero di un inizio verso la fine; dominano gli istinti, certi di essere nel giusto e sicuri che nessuna reazione, se non la rassegnazione, possa contraddirli.

    Morire all'istante, reagendo o attendere che avvenga un miracolo è l'interrogativo che colpisce chi è ancora in grado di porsi delle domande.

    C'è chi si volta ad osservare dalle grate delle minuscole fessure gli ultimi frammenti di una vita vissuta ed amata, lasciando immaginare con amarezza a quanto possa arrivare un simile, ed un cenno della mano è l'addio al passato che sperano possa tornare a fare parte della loro vita.

    Nei fatiscenti e grandi mezzi di trasporto si contano persone di ogni ceto sociale i quali, nel preciso istante in cui si ritrovano a far parte dell'enorme scia di esseri umani sballottati e percossi, si additano come persone prive di un futuro in cui credere e sperare.

    Gli attenti ed armati mastini non ammettono che si sprechi tempo nel salire sui veicoli e, come loro abitudine, strattonano violentemente i più deboli.

    Cosa hanno di umano nei comportamenti e nella perversa mente sussurra rabbiosa Anna, un'insegnante di filosofia e lettere moderne, mentre viene spintonata con arroganza sul sudicio piano dove altri già altri provano a sollevarsi; sarà al suo arrivo una come tante, un numero e con una stella gialla cucita sulla graffiante e fredda stoffa che coprirà il suo corpo simbolo della razza a cui appartiene.

    I piccoli ora consapevoli che non si tratti di un gioco, si aggrappano con disperazione ai grandi chiedendo da mangiare e da bere, ma purtroppo nessuno può far fronte a quelle semplici richieste.

    Il terrore è dipinto sui volti mentre ancora continua l'andare tra il gelo che si avverte sempre con più consistenza portando alcuni ad avvertire malesseri causati dall'ipotermia ed un unito abbraccio è ciò che fortifica calore ed affetto.

    I camion conducono tutti verso un lungo serpente di acciaio già in attesa nella stazione della città per essere poi occupato dai tanti innocenti.

    Il lungo e terrificante viaggio ha inizio tra mille disagi, vessazioni e sporcizia dove ancora una volta la dignità di ogni singolo individuo è calpestata dal menefreghismo.

    Ognuno pensa a sé stesso, ognuno diventa padrone delle abitudini e dal volersi imporre.

    Due occhi scuri e penetranti riescono a farsi notare, tanto sono grandi e spaventati mentre osservano gli aguzzini che seguono inesorabili e vittoriosi il loro successo.

    Una mano regge con attenzione la calda calottina che le copre il capo, nel timore che possano portargliela via ed è attenta ai movimenti di chi le sta accanto.

    Il braccio della madre è il suo protettivo rifugio mentre quello del padre le cinge il fragile corpo scosso a tratti dal freddo e dalla paura.

    Una voce priva di uno specifico tono le sussurra calmo e deluso:Sara, piccina mia, prova a riposare sulle mie gambe, non siamo al corrente quanto tutto questo sballottarci durerà ancora, so che ti tormenta la fame, ma non abbiamo potuto per mancanza di tempo mettere qualcosa nello zaino dalla dispensa di casa, certamente ci daranno da mangiare quando avremo la fortuna di giungere sul posto, riposa ora, avrai meno tempo per dare ascolto allo stomaco.

    Quasi per inerzia, dalla posizione eretta si piega posandosi sulle gambe della madre quasi accucciata nel piccolo spazio a lei riservato. Miriam, la giovane madre distrutta fisicamente e psicologicamente, accarezza l'infreddolito viso mentre piange tutte le lacrime fino ad allora represse volutamente per evitarle altri traumi devastanti.

    Gli altri bambini, a loro volta, seguono l'esempio della loro compagna di sventura, mentre le madri pur non conoscendosi cercano le mani di ognuna in un solidale gesto di intesa.

    Una breve sosta li porta a sperare che l'incubo di un viaggio interminabile sia finito e che possano finalmente avere un riparo nel quale riscaldare il corpo reso ancora più gelido per l'umida condensa del respiro che dalle grate aperte ha reso solida un'area priva di ossigeno.

    Purtroppo l'odissea dovrà continuare nel disperato tentativo di sopravvivenza.

    La fatiscente locomotiva nell'ennesimo tentativo di riprendere a funzionare, ha avuto bisogno di una revisione e di un carico di carbone.

    L'acre odore del fumo che fuoriesce ripetutamente, lo sgradevole rumore di ferraglia ed il prolungato assordante fischio, annunciano la ripresa verso l'ignoto.

    Nessun tentativo riesce a ripararli da tutto ciò che trovano un'altra condanna: la grata della minuscola finestra pare voglia fare lo stesso gioco degli aguzzini, tenerli lontano dal fumo e dal gelo sembra quasi impossibile, nulla evita che respirino portandoli a tossire l'uno sull'altro per il breve spazio.

    L'istinto li porta a coprire le sporche assi, gli stanchi e stressati corpi quasi privi di anima, l'abbraccio anche tra sconosciuti è ciò che li unisce nel tentativo di evitare che muoiano assiderati, sono ora fratelli di sventura, dividono anche l'aria.

    La neve fitta ed inesorabile accompagna quella lenta ed interminabile agonia:Dio dove sei ripete nell'assurdo desiderio di ricevere un segno di reciproca intesa un ragazzo sui vent'anni mentre privo di vergogna asciuga con vecchi pezzi di carta l'urina che non è riuscito a contenere.

    Ciò che fa più tremare del freddo, è il pianto lamentoso di alcuni bambini che disturbano la mente messa già a dura prova di alcuni anziani portandoli a brontolare in connessione con il gorgoglio dello stomaco vuoto.

    Freddo e fame danno valore ad una agonia prolungata che porta ad un unico desiderio, porre fine all'inizio di un solcato inferno nel quale sono sprofondati.

    Situazioni e circostanze imbarazzanti, decoro cancellato con orditi inganni senza un nesso logico se non l'inumana differenza di futili e puerili ideali con i quali nutrire una causa che segue solo una traiettoria, quella dell'odio è il mugugnare risentito di un noto professore di filosofia che, con la coerenza che lo contraddistingue è consapevole che nulla al quale stanno andando incontro potrà essere migliore di ciò che stanno vivendo.

    Per tutto ciò che hanno udito, nonostante la debolezza li stia rendendo privi di forze, il vagone pare essere piombato nel lugubre silenzio dell'incoscienza, gli sguardi si sfiorano, ma le voci vagano solo nei pensieri di ognuno che scandiscono il tempo con le stesse note che si odono sulle rotaie, sempre lo stesso da ore e giorni; si rilassano i muscoli bisognosi di acqua e cibo, il sonno li accompagna in un regno dove vorrebbero trovarsi, riscaldati dal cocente sole nutriti e felici.

    Improvviso un tonfo li riporta in quel tetro vagone, istintivamente e simultaneamente il capo si solleva dalla posizione di resa, un vecchio, bisognoso di sgranchire le anchilosate ossa, non regge alla fatica ed al debole stato e per le avverse ed estenuanti condizioni in cui il fisico si trova, cade come un inerme sacco di sassi inducendo tutti ad interessarsi sulle sue condizioni.

    Un giovane uomo si solleva per prestargli soccorso, il suo nome David, medico chirurgo e papà di Sara, la ragazzina che riposa serena sulle gambe della madre Miriam.

    Vani purtroppo si dimostrano i tentativi dopo ripetuti solleciti ad un cuore forse già malandato e messo a dura prova, che riprenda a pulsare, a malincuore ne constata il decesso.

    Coprono con della carta, quel corpo che certamente è in pace, non negandogli delle preghiere e l'angolino a lui riservato.

    Quando però la necessità richiede sacrifici anche da parte di chi è solo un corpo inanimato e quando il pungente gelo è insopportabile, costringe a gesti che possano portare a pensare ad un cinico e macabro rituale; unanimi decidono di utilizzare, chiedendo perdono a Dio, gli indumenti del povero defunto; cappotto, berretto, giacca e guanti saranno il grande dono che l'uomo elargirà a coloro che ne hanno bisogno.

    Nel sinistro silenzio, un leggero fruscio induce una buona parte di coloro che, esausti, hanno cercato un breve riposo a sollevarsi, l'istinto ha fatto loro temere che gli aguzzini avessero escogitato un ulteriore sistema per arrecare ancora del male, ma per fortuna si tratta d'altro; un ragazzo privo di un qualsiasi riparo a dei piedi quasi congelati, con delicatezza come temesse di fargli del male, sfila le scarpe ed i calzini all'uomo che non potrà più servirsene, timido, con gli occhi bassi e timoroso per qualche inattesa reazione continua ciò che ritiene un'impellente necessità, ma l'intesa è condivisa da tutti con un sorriso ed una strizzatina d'occhio.

    Sono state terribili le inattese irruzioni che hanno colto di sorpresa più famiglie costringendo ognuno a ritrovarsi nella strada e nelle stesse condizioni del povero ragazzo con nulla indosso!

    E' un tetro mattino, un tetro premonitore e compagno di situazioni lontane dalla realtà, quando il convoglio, dopo aver rallentato, si ferma ad una stazione priva di tutto, aleggia solo un puzzo disgustoso di vecchio misto all'acre odore di catrame e di fumo.

    L'insieme della visione incredula accomunata agli allucinati sguardi, induce ad immaginare che dopo l'inospitale serpe varcheranno senza speranza la soglia degli inferi.

    I visi ed i pugni contratti lasciano intuire a chi dal di fuori osserva che stiano combattendo con istinto primordiale di farla finita dando la spinta ad una ribellione di massa, non darla vinta nell'arrendersi prima di provare a lottare, morire poi con dignità sarebbe la vera orgogliosa liberazione, ma sono questi solo pensieri ai quali non poter dare un seguito e che, come evanescenti desideri, rimarranno chiusi nel limbo di una insperata volontà.

    Il carbone che sta alimentando la bocca della biscia unisce lo sporco segreto come la loro anima nera e viscida con solidi principi vivendo l'ascesa al potere divorando la preda.

    Il pianto dei bambini è ora costante e debole, chiedono ripetutamente del cibo non capendo il perché i genitori o chi per essi non diano loro nulla, ed attendono che facciano il gesto di porgere anche solo un tozzo pane duro, gli aguzzini invece presi dal servilismo e ligi agli ordini dai quali non transigono

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