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I sussurri del bosco (eLit): eLit
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E-book162 pagine2 ore

I sussurri del bosco (eLit): eLit

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Info su questo ebook

ROMANZO INEDITO

Nel suo verde rifugio nel Maine, Paloma St. John può finalmente sentirsi al sicuro. Da sola con i suoi unici amici, i tre animali scampati alla follia dello zio, un inquietante scienziato senza scrupoli, Paloma crede di avere finalmente trovato la serenità. Tuttavia, c'è una presenza nel bosco. Una presenza che Paloma, prima ancora che con gli occhi, percepisce con la mente, una presenza che invade ogni suo pensiero, che la fa tremare di paura... e di qualcosa di più. Compassione? Passione? È un essere misterioso quello che si insinua nei suoi sogni. Predatore o, forse, protettore...
LinguaItaliano
Data di uscita1 mar 2019
ISBN9788858999189
I sussurri del bosco (eLit): eLit

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    Anteprima del libro

    I sussurri del bosco (eLit) - Helen R. Myers

    successivo.

    Prologo

    Da due anni Isaac Tredway era diventato il suo tutore, sin dalla morte del padre, e in due anni lei non lo aveva mai sfidato. Non aveva mai osato farlo.

    Ma il giorno del suo dodicesimo compleanno, quando lui uscì inaspettatamente per andare a ritirare un pacco all'ufficio postale, Paloma St. John trovò il coraggio di agire.

    Doveva scoprire quello che succedeva nel laboratorio segreto al piano interrato, dietro quella porta chiusa a chiave.

    Per la sua giovane mente era diventato impossibile ignorare i suoni strani che talvolta giungevano da quella stanza. Voleva offrire aiuto, se fosse stato necessario, ma soprattutto voleva dimostrare a se stessa che i dubbi che incominciava a nutrire sul suo tutore, sullo zio Isaac, erano infondati.

    Lui le aveva sempre impedito di accedervi, le aveva detto che il laboratorio di uno scienziato non era luogo adatto ai bambini, e l'aveva rimproverata aspramente il giorno in cui vi si era avventurata a chiedergli aiuto per un compito.

    Era stato quel giorno che aveva sentito per la prima volta quei suoni orribili.

    Lo zio Isaac le aveva spiegato che erano animali che si adeguavano al loro nuovo ambiente, e le aveva assicurato che non soffrivano affatto, che non avrebbero mai sofferto, e che dopo un semplice prelievo sanguigno sarebbero stati consegnati a uno zoo. Visto che, però, si trattava di animali selvatici, rifiutava di esporla al rischio di un morso.

    Sulle prime Paloma gli aveva creduto, poi gli aveva concesso il beneficio del dubbio, ma negli ultimi tempi aveva ripreso a sentire quei suoni orrendi e aveva notato che lo zio si comportava in modo strano, ed era sempre più teso.

    Adesso era arrivato il momento di scoprire il perché.

    E quel giorno la porta era rimasta aperta.

    Il meticolosissimo zio Isaac aveva dimenticato di chiuderla a chiave, preso com'era dalla notizia del pacco che lo aspettava all'ufficio postale. Nell'attimo stesso in cui era uscito, Paloma si era precipitata nell'interrato.

    Piano piano, trattenendo il respiro, aveva afferrato la maniglia, l'aveva abbassata, aveva spalancato la porta.

    La stanza era avvolta dalle tenebre, e per un istante lei aveva pensato di andarsene.

    Poi un gemito, un singhiozzo, un latrato, avevano attratto la sua attenzione.

    Con mano tremante, Paloma aveva cercato l'interruttore sul muro e aveva acceso la luce... e ciò che aveva visto le aveva portato le lacrime agli occhi.

    Mi dispiace! Mi dispiace! Quel grido silenzioso le fu strappato dal cuore alla vista delle gabbie in cui erano imprigionati tre oranghi e cinque scimpanzé. Le gabbie erano piccolissime, sistemate in modo tale da impedire qualsiasi contatto tra le bestie.

    Inorridita, Paloma aveva spostato lo sguardo dall'altra parte, e immediatamente si era pentita di averlo fatto.

    Contro la parete opposta erano sistemati diversi contenitori pieni di liquido, e dentro c'erano... Paloma si era portata una mano alla bocca per soffocare il grido che le era salito alle labbra.

    I piccoli! Piccoli nati prematuri, e deformi.

    La nausea le serrò lo stomaco.

    Perché? Per quale motivo zio Isaac faceva questo? Come poteva? Lei aveva sempre creduto che stesse perfezionando gli esperimenti del padre nella messa a punto di un farmaco contro il cancro, ma quello... quell'orrore non poteva avere niente a che fare con tutto ciò.

    Quello era il nascondiglio di un mostro.

    Troppo sconvolta per emettere anche solo una parola, Paloma si guardò intorno.

    In una gabbia, un orango era raggomitolato in posizione fetale, un lungo braccio proteso tra le sbarre, in direzione di uno dei contenitori pieni di liquido. Fissava il vuoto, attonito.

    Nella gabbia accanto, un secondo orango dal ventre immenso, sicuramente una femmina gravida, afferrava le sbarre per poi sbatterci contro la testa.

    Paloma tese le mani. No! Non farlo! Ti prego, fermati!

    Hair non parlare.

    Paloma sussultò. Le era parso di sentire quelle parole nella mente, ma non poteva giurare di avere udito una voce. Asciugandosi le lacrime che le rigavano le guance, si lanciò uno sguardo alle spalle, ma non vide nessuno.

    Hair non parlare, no. Harry dire.

    Hair. Capelli. Paloma si toccò i capelli che le crescevano fin oltre la vita. Hair? Stai parlando di me?

    «Paloma!»

    Questa volta capì benissimo da dove proveniva quel suono. Zio Isaac! Come mai era tornato tanto presto? Oh, Dio! L'avrebbe ammazzata, se l'avesse scoperta laggiù!

    In preda al panico, si girò di nuovo verso le gabbie, e per la prima volta incrociò lo sguardo del terzo orango. Non aveva mai visto occhi così saggi, così tristi. Così disperati.

    Non dire!

    Paloma non gli vide muovere le labbra, ma quelle parole le risuonarono nelle orecchie come se la bestia le avesse pronunciate davvero.

    Non dire che Harry parla. Harry come Hair. Non dire!

    Il suono di passi lungo le scale la fece rabbrividire, e di colpo si rese conto del rischio che aveva corso.

    Sarebbe mai sopravvissuta all'ira dello zio?

    Spaventata come mai in vita sua, e consapevole che ormai era troppo tardi per fuggire, Paloma si girò verso la porta e lo vide comparire sulla soglia.

    «Lo sapevo! Sapevo di non potermi fidare di te» sibilò lui avanzando minaccioso.

    Lei indietreggiò di un passo, due, tre. Di colpo sentì la parete rocciosa alle sue spalle, e capì di non potere arretrare oltre.

    Mentre lo zio la afferrava, rivolse uno sguardo inorridito in direzione dell'orango più vecchio. Quello scuoteva la gabbia con frenesia.

    Non dire!

    No, lo prometto. Mai!

    1

    Nove anni dopo

    Non erano più soli. Paloma lo capì ancora prima che gli animali incominciassero a mostrare segni di irrequietezza.

    Chiuse il libro di favole che stava leggendo ai due scimpanzé e tese l'orecchio, seppur senza aspettarsi di sentire qualcosa. Anche quando era fuori della tenuta, nella foresta, doveva ricorrere a tutta la propria abilità per percepire i passi regolari di chi - o che cosa - li osservava.

    Ciò che, però, la impensieriva di più questa volta era avvertirne l'eccessiva prossimità. Era più vicino di quanto non fosse mai stato e, visto che il cancello di ferro era chiuso, questo poteva significare soltanto una cosa: quell'essere aveva scalato il muro alto tre metri per entrare nella tenuta.

    Avvertendo la sua inquietudine, Daisy e Ditto si lasciarono prendere dal panico e incominciarono a urlare, scuotendo freneticamente la testa contro i cuscini del lettino che occupavano.

    Paloma non voleva che l'intruso scoprisse quanto erano agitate, quindi balzò in piedi per sorridere alle due giovani femmine di scimpanzé.

    «No, buone» disse loro accompagnando le parole con il linguaggio gestuale che stava insegnando loro, e che faceva parte della ricerca in corso. Con il dorso della mano si toccò la testa, scendendo poi fino alla vita. Quel gesto voleva dire Hair, capelli, il nome che lo scimpanzé più vecchio aveva scelto per lei tanti anni prima. «Hair tiene Daisy e Ditto al sicuro.»

    Mostro ammazza amici.

    Scoraggiata, Paloma si rese conto che Old Harry, il solo orango sopravvissuto del gruppo originario, era ancora sveglio e le aveva letto nel pensiero.

    Niente Mostro qui, gli assicurò lei, sapendo bene a cosa si riferiva. Niente Mostro vicino. Hair pensa la verità.

    Chi fuori?

    Già, chi? Paloma si sforzò di sorridere al vecchio primate che a ventiquattro anni di vita era il membro più vecchio della famiglia. Forse amico perduto. Amico era un termine che lo stesso Old Harry le aveva insegnato un tempo per indicare i suoi compagni di prigionia.

    L'orango si rasserenò. Old Harry fa entrare amico perduto. E prima che lei potesse impedirglielo, si precipitò verso la porta.

    Paloma gli corse dietro. «No, Harry, aspetta!» Appena in tempo riuscì ad afferrargli la zampa prima che aprisse il battente. «No!»

    Amico entrare. Gli occhi rotondi di Old Harry riflettevano dolore e indignazione. Vecchia casa pericolo. Nuova casa sicuro.

    Paloma fu commossa da quella protesta. Era proprio quello che aveva detto lei stessa agli scimpanzé quando li aveva trasferiti dalla fattoria di Byron, nel New Jersey, in quella solitaria tenuta del Maine.

    Adesso le sarebbe piaciuto rassicurare Old Harry che erano davvero al sicuro, che non sarebbero più ritornati ai barbari esperimenti del laboratorio dello zio, al quale erano riusciti a sfuggire soltanto un anno prima. Forse, però, aveva sottovalutato la determinazione di Isaac di riprendersi ciò che riteneva suo.

    Oh, Dio! C'era speranza che cambiasse qualcosa?

    O era addirittura possibile che le cose cambiassero in peggio?

    Le sarebbe piaciuto che l'essere che li seguiva manifestasse più chiaramente la propria presenza. Nei primi giorni dopo il loro insediamento nella tenuta, Paloma aveva pensato che si trattasse soltanto di un vecchio orso burbero che passava per caso nella zona. Con il trascorrere degli anni, infatti, la sua capacità di avvertire i pensieri degli animali si era fatta sempre più sconcertante.

    Alla fine della terza settimana di soggiorno nella tenuta, però, aveva capito di avere sottovalutato la situazione. Ancora una volta.

    L'essere che li seguiva era irritato per la loro presenza.

    Sicuro quando la porta è chiusa, comunicò telepaticamente a Old Harry abbassando gli occhi verso di lui, poi gli fece un gesto perentorio per ordinargli di ritornare in poltrona.

    Quando l'orango le ebbe obbedito, si avvicinò alla finestra per guardare fuori.

    Quello che di giorno era un ridente panorama del bosco in pieno giugno, in quella notte senza luna si tramutava in uno scenario buio che le faceva paura.

    Cosa poteva fare, adesso?

    Poiché detestava la violenza con tutta se stessa, aveva rifiutato di portare con sé un'arma da fuoco, anche se il suo amico e confidente, Byron, le aveva dato mille volte della stupida a causa di quel rifiuto.

    Lei, naturalmente, aveva sempre pensato che il suo unico nemico fosse lo zio, e che egli non avrebbe mai pensato di cercarla laggiù.

    Con un brivido, diresse i propri pensieri alle tenebre che regnavano fuori. Cosa vuoi?

    Vattene.

    Paloma sussultò. Quella era la prima comunicazione diretta dal giorno dell'arrivo, e lei non sapeva se esserne eccitata o terrificata.

    Gli scimpanzé, per quanto distanti, colsero al volo quel messaggio telepatico, e balzarono in piedi sul lettino per abbracciarsi spaventati.

    Paloma, che pure condivideva il loro terrore, fece del proprio meglio per ignorarlo.

    Chi sei?

    La sua domanda non ottenne risposta, eppure qualcosa le diceva che l'essere era ancora là fuori. Ne avvertiva inequivocabilmente la presenza.

    Noi siamo amici.

    Il silenzio si protrasse.

    Non vogliamo farti del male. Mi capisci?

    L'altro non si diede la pena di replicare.

    A quel punto non le restava che una cosa da fare. Doveva uscire, affrontare quell'incognita e risolverla una volta per tutte, altrimenti il loro soggiorno nella tenuta sarebbe diventato un incubo.

    «Hair esce» comunicò agli scimpanzé. «Amici restano.»

    Ditto scosse il capo violentemente, la sorella si coprì gli occhi con le mani, Old Harry si rifugiò dietro la poltrona. Pur scossa dai dubbi, Paloma si fece coraggio, afferrò una pila tascabile e spalancò la porta.

    Un ruggito assordante lacerò l'aria notturna come un coltello nell'attimo stesso in cui lei mise il naso fuori.

    Con un grido, Paloma si ritrasse, sbatté la porta e la chiuse a doppia mandata.

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