Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Incantesimo di Natale: Harmony Jolly
Incantesimo di Natale: Harmony Jolly
Incantesimo di Natale: Harmony Jolly
E-book164 pagine2 ore

Incantesimo di Natale: Harmony Jolly

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Ti vedo e ti amo. Il mio amore per te è nato nello spazio di un attimo, ma durerà in eterno.
Un anno dopo essere stata abbandonata all'altare, Ava Keller si ritrova a dover di nuovo calcare la navata centrale... anche se solo come damigella d'onore al matrimonio di suo fratello. Il testimone dello sposo è Noah Gilles, una sua antica fiamma, e potrebbe rappresentare un'ottima distrazione dalle sue pene d'amore...
Sono trascorsi sette anni dal loro ultimo incontro, e quello che scoprono di provare l'uno per l'altra assomiglia a un vero e proprio colpo di fulmine. Nonostante ciò, non è immediato per Ava e Noah lasciarsi andare all'amore, superando ogni esperienza passata. Chissà che la magica atmosfera di Natale non li aiuti.
LinguaItaliano
Data di uscita20 dic 2019
ISBN9788830508576
Incantesimo di Natale: Harmony Jolly

Leggi altro di Therese Beharrie

Autori correlati

Correlato a Incantesimo di Natale

Ebook correlati

Narrativa romantica per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Incantesimo di Natale

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Incantesimo di Natale - Therese Beharrie

    successivo.

    1

    «Signora, non può passare.»

    «Ma...»

    «Niente ma.» L'uomo indicò il fumo che avvolgeva il complesso residenziale in cui abitava Ava Keller. «Nessuno può avvicinarsi.»

    Ava lo guardò con astio. Lo odiava. Anche se non aveva mai visto quell'uomo prima, lo odiava.

    Una vocina le diceva di calmarsi. Ma tornare dal lavoro e trovare la propria casa circondata dal fumo era stato traumatizzante. E quel trauma le aveva provocato una reazione forte. Come l'odio.

    Ehi, diceva la vocina. Stai esagerando. Ma Ava non era nota per agire in modo razionale in situazioni stressanti. Ecco perché un anno prima, dopo che era stata lasciata all'altare, aveva partecipato al ricevimento di nozze, aveva tagliato la torta ed era partita per la luna di miele. Da sola.

    Inoltre, una soluzione razionale non avrebbe salvato una delle rare fonti di gioia che c'erano ancora nella sua vita.

    Così, sebbene quella vocina glielo sconsigliasse, era decisa ad andare fino in fondo.

    Si girò, si allontanò di qualche passo dal cordone di sicurezza, emise un grido lacerante e diede vita a una scena memorabile.

    Uomini alti e muscolosi in uniforme – pompieri, poliziotti – accorsero come leoni su un pezzo di carne.

    Se non ne fosse stata la protagonista, le sarebbe piaciuto godersela. Ava si congratulò con se stessa per quelle eccellenti doti recitative.

    Sfortunatamente, lavorando come redattrice pubblicitaria per una compagnia di cyber sicurezza, le capitava di rado di poterle sfoggiare.

    «Penso... penso di aver visto una persona.» Si aggrappò alla camicia dell'agente più vicino. «Proprio là... in fondo al vialetto» disse in tono isterico. «Sembrava il mio vicino. Un uomo anziano... senza denti.»

    Per un istante si chiese se avesse passato il segno. In effetti aveva un po' calcato la mano. Mr Kinney aveva appena cinquant'anni, aveva tutti i denti e non era in pericolo.

    Per rendere quella farsa più credibile, emise un altro grido. E quando l'uomo che le aveva impedito di passare si avvicinò per soccorrerla, esclamò: «No, non me. Aiutate lui, aiutate lui!».

    Se mai fosse riuscita a scampare all'incendio, Ava era certa che sarebbe bruciata all'inferno.

    Ma il trucco funzionò e i tre uomini si precipitarono nella direzione indicata, mentre gli altri si tennero pronti a intervenire.

    E Ava, senza pensarci due volte, approfittò della loro distrazione, corse a perdifiato verso casa sua e non si fermò fino a che pompieri e agenti non scomparvero alle sue spalle.

    Ma anche il complesso verso cui stava correndo era svanito... avvolto da un fumo denso e grigio.

    In preda al panico, s'impose di pensare a Zorro e all'affetto e al conforto che le aveva offerto nelle lunghe notti che aveva passato insonne. Era solo con lui che Ava si sentiva bene, che poteva essere davvero se stessa, senza che qualcuno l'accusasse di essere troppo franca... o brutale. Troppo pesante perché un uomo potesse sopportarla... e sposarla.

    Tuttavia, quei pensieri svanirono mentre il fumo si faceva più denso, soffocandola, procurandole bruciore agli occhi. Si tolse la camicia e coprì il naso e la bocca, sforzandosi di tenere gli occhi aperti.

    Ma era quasi impossibile, perciò non si sorprese quando andò a sbattere contro un muro.

    No! Non era un muro.

    A meno che quel muro non avesse due braccia muscolose che la sorressero, impedendole di cadere.

    Sentì un suono soffocato. Un uomo le stava dicendo qualcosa, ma portava una maschera antigas e le sue parole erano incomprensibili.

    Ava scosse la testa e cercò di divincolarsi... Aveva una missione da portare a termine...

    Ma quelle mani erano come due morse.

    «Cosa sta cercando di fare?» chiese l'uomo, incredulo.

    Era la sua immaginazione o quella voce era familiare?

    «Deve andarsene subito. La sua casa non ha nessuna importanza rispetto alla sua vita. O alla mia.»

    «Non si tratta della casa» protestò Ava con la voce rauca per il fumo e la disperazione. «Il mio gatto è lì. Devo... devo salvarlo!»

    Possibile? Ava aveva l'impressione di averlo sentito imprecare.

    «Qual è la sua casa?»

    Colta alla sprovvista, Ava impiegò qualche istante per rispondere. «Non è lontana da qui. Posso mostrargliela.»

    «No. Mi dica il numero civico e farò in modo di trovare quel dannato gatto.»

    «Diciassette.» Esitò quando lui le porse la maschera. «Ma... lei non ne ha bisogno?»

    «Sì» grugnì l'uomo. «Ma servirà di più a lei. La metta e torni da dove è venuta. Cercherò il suo gatto.»

    E un istante dopo scomparve, avvolto da una cortina di fumo.

    «Guardi sotto il letto!» gridò Ava con tutto il fiato che aveva in corpo, prima di mettere la maschera e tornare verso gli uomini della sicurezza.

    Quando finalmente fu al sicuro, ignorò i rimproveri degli agenti che le corsero incontro... e tenne gli occhi sulla nuvola di fumo davanti a sé.

    Si rese conto di avere ancora la maschera solo quando qualcuno gliela tolse con delicatezza e le diede l'ossigeno. La donna, un paramedico, le chiese di respirare mentre auscultava i battiti e controllava se aveva ustioni sul corpo.

    A quel punto Ava tornò alla realtà e si rese conto che con quel gesto avventato aveva messo in pericolo la vita di un'altra persona. E, anche se il solo pensiero di perdere Zorro era insopportabile, nulla poteva giustificare una simile imprudenza.

    Così quando la donna le disse che doveva sedersi, bere un po' d'acqua e aspettare che i battiti si regolarizzassero, obbedì, senza dare voce alle proteste che si affollavano nella sua mente.

    Un gatto. Un maledetto gatto.

    Era per quello che stava rischiando la vita, che stava trasgredendo tutte le regole. Già immaginava i titoli: Il pompiere volontario Noah Giles muore mentre cerca di salvare un gatto. Il fumo gli appannava gli occhi, gli bruciava la gola, ma in qualche modo riuscì a raggiungere l'alloggio numero diciassette.

    All'ultimo giro di ricognizione, non si aspettava di trovare qualcuno ancora lì.

    E a quel punto neanche lui avrebbe dovuto esserci, pensò, tossendo, mentre forzava la porta...

    Gli girava la testa e fu solo la determinazione a spingerlo dentro.

    La determinazione e il tono della voce di quella donna, disperata. Aveva un nonsoché di familiare...

    Sperò che quel dannato gatto fosse il più intelligente del mondo. Sarebbe stato seccante morire per un animale che non lo fosse. Proprio prima di Natale, per giunta, quando stava per dire a suo padre che, dopo anni, era finalmente pronto a tornare a casa.

    Iniziò a controllare l'alloggio con sistematicità. All'interno il fumo era meno denso, ma non avrebbe resistito a lungo.

    Quando raggiunse la camera, l'istinto gli disse di guardare sotto al letto e quando incontrò due occhi piccoli e brillanti, emise un sospiro di sollievo. Come poteva sentirsi così sollevato per aver trovato un gatto che non era nemmeno suo? Scosse la testa, s'infilò sotto il letto e lo prese con delicatezza.

    La bestiola miagolò... Noah sapeva che, dato che si stava contorcendo tra le sue braccia, sarebbe fuggita nell'istante in cui l'avrebbe messa giù. E così, con un grosso sospiro... la infilò nella giacca.

    Con un po' di difficoltà – e un dolore lacerante quando gli artigli s'infilarono nella sua pancia – alla fine l'animale si tranquillizzò.

    Noah stava cercando qualcosa con cui proteggersi dal fumo, quando lo sguardo si posò su una fotografia sulla mensola del caminetto. Una fotografia in cui c'erano tutte le persone a lui care.

    E tra tutte quelle facce, anche la propria.

    «Deve andare in ospedale.»

    «No.»

    «Signora...» La donna s'interruppe e sospirò. «Guardi, i suoi battiti sono accelerati e una delle possibili conseguenze dell'intossicazione da fumo...»

    «... è l'arresto cardiaco. Sì, lo so. Ho visto anch'io quel programma televisivo.»

    La donna non nascose la propria irritazione. «Io sono una professionista e so che...»

    Ava non stette a sentire il resto del discorso. Aveva smesso di ascoltare nel momento in cui aveva visto una sagoma emergere dal fumo. Ignorando le proteste della donna, gli corse incontro.

    E poi si fermò quando lo riconobbe.

    «Noah?»

    Lui si tolse dal viso uno straccio – no, era il plaid che Ava teneva sul divano – e poi si accasciò al suolo.

    «Ehi, aiuto!» gridò Ava, ma i paramedici erano già accorsi con la maschera e la bombola d'ossigeno.

    I pompieri si affrettarono a soccorrere Noah... che era un loro collega e non una sciocca invasata che si era gettata tra le fiamme per salvare un gatto.

    Ava rimase a guardare impotente mentre Noah veniva condotto verso l'ambulanza.

    Ma lui si fermò e incontrò lo sguardo di lei.

    Ava sentì un tuffo al cuore. Non era cambiato nulla in quei sette anni?

    Schiarendosi la gola – e la mente – fece un passo avanti sentendo le sue gambe tremare.

    Lui si tolse la maschera dell'ossigeno e poi disse: «Valanga, solo un'incosciente come te si getterebbe tra le fiamme per salvare un gatto».

    Pronunciò quelle parole con un sorriso ironico e poi sbottonò la giacca da cui sbucò Zorro.

    Ad Ava occorse qualche istante per rendersi conto che era il suo gatto... distratta dal petto muscoloso sotto l'uniforme.

    Erano anni che non vedeva Noah. Anni che non pensava a quella sciocca cotta presa per il migliore amico di suo fratello. O ai baci che si erano scambiati.

    Possibile che quell'uomo riuscisse ancora a toglierle il fiato?

    Dopo che se ne era andato, erano successe tante cose. Lei aveva avuto una relazione che era durata cinque anni. Si era quasi sposata.

    Ma non ti sei sposata, le ricordò una vocina.

    A quanto pareva era possibile.

    2

    Ava strinse tra le braccia la bestiola che smise subito di divincolarsi.

    «Nessuno mi chiama più Valanga

    Era esattamente quello che si aspettava che lei dicesse. E, anche se con un pizzico di nostalgia, sorrise.

    «Ti piaceva.»

    «No, non mi è mai piaciuto.»

    «Allora perché avrei continuato a chiamarti in quel modo se non lo amavi?»

    «È da una vita che me lo chiedo.»

    Lui sorrise. «Mi sei mancata, Valanga» gli sfuggì, senza nemmeno rendersene conto.

    Lo sguardo di lei si addolcì. Gli rimise la maschera dell'ossigeno. «Sì, è bello rivederti, Noah...»

    La sua voce si spezzò e lui aggrottò le sopracciglia, togliendosi di nuovo la maschera. «Qualcuno ti ha visitata?»

    «Sto bene.»

    «Le ho detto che deve andare in ospedale» disse il paramedico di cui si erano completamente dimenticati. «Ma non mi crede.»

    «Perché? Cosa c'è che non va?»

    «Niente» borbottò Ava. «Sto bene.»

    «Battiti accelerati» disse il paramedico.

    «C'è il rischio di un attacco cardiaco?»

    «Ho venticinque anni e sono in perfetta salute» protestò Ava. «Il mio cuore è sano. Ho fatto un controllo la settimana scorsa e il cardiologo me lo ha confermato.»

    Venticinque. L'ultima volta che l'aveva vista ne aveva diciotto. Una ragazzina, davvero. Anche se quello non gli

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1