Girl-Gear: Kinsey (eLit): eLit
Di Alison Kent
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Kinsey, socia della Girl-Gear, non può credere che il suo buon amico Doug Storey sia sul punto di lasciare la città. Entrambi attratti l'uno dall'altra, non hanno mai avuto il coraggio di approfondire la loro relazione, nonostante abbiano condiviso una scappatella erotica l'estate prima. E adesso non c'è molto tempo: Kinsey deve sedurre Doug prima che lui parta, e il modo migliore è prenderlo per la gola. Nella sua speciale ricetta per catturare un uomo, infatti, il primo posto spetta al cibo, che dev'essere allettante e afrodisiaco e deve invogliare a passare a portate più sostanziose e carnali. A giochi più audaci. Ed è proprio quello che accade.
Alison Kent
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Girl-Gear - Alison Kent
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1
«Avete sentito che Doug Storey sta per trasferirsi in Colorado?»
La forchetta con l'insalata verde rimase sospesa tra il piatto e la bocca di Kinsey Gray, che fissò la propria socia Lauren Neville, seduta dall'altra parte del tavolo nella sala riunioni della Girl-Gear.
Doug? In Colorado? Impossibile. Incredibile! «Come hai detto, prego?»
Lauren annuì, tagliando una fetta di pizza agli spinaci e feta e infilzandola con la forchetta. «Anton me l'ha detto il mese scorso. Doug ha ricevuto un'offerta talmente appetitosa da uno studio di Denver, che sta pensando di vendere la propria quota di Neville and Storey.»
«Venderebbe ad Anton?» domandò incuriosita Annabel Lee, detta Poe, l'ultima socia entrata a fare parte della Girl-Gear, mentre spremeva una fetta di limone nel suo tè.
Lauren scosse il capo e bevve un sorso di Coca-cola prima di rispondere. «No, uno dei nuovi dirigenti vorrebbe diventare socio, ma non c'è ancora nulla di certo.»
Forse non c'era nulla di certo nello studio di architettura creato da Doug e Anton, ma la sgradevolissima sensazione nello stomaco di Kinsey era assolutamente certa e incontestabile.
Lei posò lentamente la forchetta nel piatto e torse le dita sul tovagliolo che aveva in grembo. Il pensiero di separarsi dalle sue quote della Girl-Gear, l'impero della moda che lei e le sue amiche avevano lanciato un anno dopo avere terminato gli studi, era assolutamente inconcepibile per lei. Di conseguenza, le sembrava impensabile che Doug potesse prendere sul serio l'idea di vendere la propria parte dello studio che aveva creato dal nulla.
Ma ciò che soprattutto Kinsey non riusciva a capire, era come lui potesse anche solo pensare di lasciarla, quando lei non aveva ancora capito cosa provasse nei suoi confronti.
«Quando partirà?» chiese.
Lauren si strinse nelle spalle, tagliando un'altra fetta di pizza. «La data è ancora da stabilire, non c'è ancora niente di definito. Credevo che te ne avesse accennato.»
«No.» Perché no? Quell'infame! Gli amici parlavano tra loro dei propri progetti, soprattutto gli amici legati da storie come quella tra lei e Doug. In effetti, se la loro storia non fosse stata tanto... scandalosa e i sentimenti che lei provava nei suoi confronti tanto indefiniti, lo avrebbe considerato un membro della propria famiglia. Doug era una parte della sua vita.
A ogni modo, era presto per lasciarsi prendere dal panico. «Comunque, se non c'è ancora nulla di certo, avresti dovuto dire che Doug potrebbe trasferirsi nel Colorado.»
«No» controbatté Lauren scuotendo il capo. «Si trasferirà di sicuro. Quello che resta da definire è quando e se venderà la propria parte della società.»
Okay, forse non era presto per il panico.
«Tornerà oggi da Denver e volerà di nuovo là lunedì.» Lauren bevve un altro sorso di Coca-cola, si mise nel piatto l'ennesima fetta di pizza e ne mangiò subito un boccone. «Ma, se lo conosco bene, sono certa che resterà in studio a lavorare tutto il finesettimana. Un giorno qualcuno potrebbe usare i suoi ritmi massacranti come esempio per spiegare l'esaurimento da lavoro.»
Sidney Ford, l'amministratrice delegata della Girl-Gear, osservò perplessa la socia, che addentava con appetito l'ennesima fetta di pizza. «Lauren? Non stai mangiando per due, vero?»
Lauren alzò gli occhi al cielo, ma non smise di masticare. «Ah! No, non sono incinta, sto solo morendo di fame. Ieri sera Anton e io abbiamo discusso per i mobili della camera da letto finché ci hanno buttati fuori del negozio alle dieci. Quando siamo arrivati a casa non ero dell'umore per cenare, così sono andata subito a letto.»
«Non dirmi che avete continuato a discutere anche a colazione questa mattina» si informò Sydney, asciugandosi le labbra con il tovagliolo.
«No, a colazione abbiamo fatto pace» rispose Lauren, senza smettere di mangiare nemmeno per arrossire. «Ho fatto appena in tempo ad arrivare in ufficio in orario, figuriamoci se avrei avuto modo di pensare alla colazione!»
«Temo di stare per vomitare» disse Kinsey. Aveva lo stomaco in disordine, la fronte e i palmi delle mani imperlati di sudore freddo. Tutte quelle melensaggini da innamorati erano disgustose.
E Doug stava per lasciare Houston per l'ignoto.
Poe studiò perplessa il suo piatto, sollevando un sopracciglio impeccabile. «Non ti piace l'insalata, Kinsey?»
«Non credo sia colpa dell'insalata» intervenne Sydney passando il polpastrello dell'indice sul bordo del bicchiere di tè freddo, un sorriso troppo intuitivo sul viso. «Credo sia per le novità di Lauren.»
Lauren finalmente smise di mangiare il tempo sufficiente per guardare le sue compagne di tavolo. «Il fatto che io abbia litigato con Anton e fatto pace è stomachevole?»
Innegabilmente, ma quello era l'ultimo dei problemi di Kinsey.
Lei guardò Lauren, poi Sydney e Poe. Le altre tre socie originarie si erano prese un pomeriggio libero per trascorrere un weekend lungo con i rispettivi partner.
Macy e Leo stavano traslocando i mobili di lei dal loft in cui era vissuta con Lauren, affinché Poe potesse prendere il suo posto. Chloe e Melanie, invece, erano in montagna con i loro uomini.
Beate loro, pensò Kinsey che non stava con nessuno da sedici mesi, dalla vacanza da sogno su un'isola paradisiaca in cui aveva conosciuto intimamente Doug Storey.
Da allora lei e Doug erano usciti insieme di quando in quando, ma niente di serio: cene, cinema, concerti e locali da ballo. Kinsey aveva creduto che lui ci sarebbe stato sempre, non avrebbe mai immaginato che potesse lasciare Houston.
O lei.
Cosa fare a quel punto?
Poe espresse la propria opinione da esperta riguardo all'improvviso malore di Kinsey. «No, Lauren, si tratta della notizia della partenza di Doug. Kinsey ha appena capito che potrebbe perdere un amico di dimensioni considerevoli.»
«Doug e io siamo amici, è vero» intervenne Kinsey sbuffando. «Ma non so niente delle sue... dimensioni.»
Poe posò sul piattino la propria tazza di tè e intrecciò le dita, serafica. «Aspetta un momento. Vuoi dire che non sei mai andata a letto con lui?»
«Non che siano affari tuoi, comunque no. Non sono mai andata a letto con lui.» Enfatizzare la parola letto le evitò di mentire.
«Nemmeno l'anno scorso a Coconut Caye?» si informò Sydney. «Forse una notte sulla veranda del primo piano?»
Kinsey scosse il capo, dopotutto sulla veranda lei e Doug non avevano usato un letto e non c'erano state coccole dopo l'amplesso. Inoltre erano entrambi ubriachi, quindi ciò che era successo non contava.
O almeno così si ripeteva lei da sedici mesi.
Nessuno dei due aveva più accennato all'accaduto e, per quanto Kinsey amasse i pettegolezzi con le amiche, non se la sentiva di rivelare loro cosa fosse successo quella notte.
Né cosa provasse per Doug.
Soprattutto dal momento che lei stessa non avrebbe saputo dirlo con certezza. «Doug e io siamo amici. Tutto qui. Dall'estate scorsa lo avrò baciato sì e no una o due volte.»
Tre paia di occhi, due paia azzurri e uno castano, si fissarono su Kinsey, indagatori. Sei sopracciglia si alzarono, si abbassarono, poi tornarono in posizione rilassata.
«Cosa c'è? Cosa pretendete da me? Sapete che non sono il tipo che fa la prima mossa! E poi, Doug sa pensare solo al lavoro.» Kinsey non aveva intenzione di cercare di conquistare un uomo solo per finire in fondo alla lista dei suoi pensieri, dopo il lavoro, le riunioni e gli affari.
Grazie, ma... no, grazie.
«Allora dagli qualcos'altro a cui pensare» suggerì Lauren agitando la forchetta prima di conficcarla nella pizza.
«Sì» convenne Poe. «Fagli cambiare idea.»
«Riguardo al progetto di trasferirsi? E come?» Inoltre... le interessava davvero che lui restasse?
«Digli ciò che provi per lui» consigliò Sydney.
Sarebbe stata una buona idea, se solo Kinsey avesse avuto le idee più chiare sulle proprie emozioni, panico e senso di nausea a parte.
«No» intervenne Lauren scuotendo il capo. «Dimostraglielo.»
Kinsey guardò le tre amiche una dopo l'altra. «Stai parlando di sesso, vero?»
Poe piegò ordinatamente il tovagliolo. «Non stiamo sempre parlando di sesso?»
Sentitasi improvvisamente in minoranza, Kinsey incrociò le braccia sul petto. «Dicono che più se ne parla meno se ne fa.»
«Ah, davvero?» ribatté Poe senza scomporsi minimamente.
Calma, resta calma, inspira... espira. Kinsey si lasciò andare contro lo schienale della poltrona, il suo metodo consueto per rilassarsi non stava funzionando, ma probabilmente nulla avrebbe funzionato in quelle circostanze.
Non si sarebbe mai aspettata di trovarsi in una situazione del genere. Se glielo avessero chiesto un mese prima, lei non avrebbe mai creduto possibile che quella che considerava solo un'amicizia fosse in realtà assai di più.
Ma con lo spettro incombente della partenza di Doug...
Espirò, frustrata. «Cosa mi consigliate di fare?»
Sydney guardò Lauren, che guardò Poe, lei a sua volta guardò Sydney e tutte e tre rivolsero gli sguardi a Kinsey. Fu Sydney a parlare. «Penso sia il caso di mettere in pratica qualcuno dei consigli pubblicati sul sito di Girl-Gear.»
Kinsey alzò lo sguardo, spingendo via il piatto.
«E poi...» riprese Sydney, «... sarebbe anche ora che tu e Doug vi impegnaste in una relazione seria, così quelle di noi che ne hanno già una potrebbero fartela pagare per come ci hai dileggiate per mesi.»
«Ma io non voglio sei fate madrine che mi svolazzano intorno, se mai Doug dovesse accorrere al mio richiamo.» Se solo fosse stata capace di mettere in pratica quelle parole e cercare di conquistarlo, rifletté mogia.
Lauren annuì convinta. «In effetti, non vedo l'ora di rendere a Kinsey un po' delle sentenze sulle relazioni di coppia che ha sputato con tanta generosità.»
«E Poe allora?» chiese Kinsey, sulla difensiva. «Nemmeno lei è esattamente l'immagine dell'innocenza. Da quando la conosciamo non ha mai avuto un partner fisso.»
Il naso e il mento di Poe si sollevarono. «Lo spero bene! Lavoro duramente per mantenere la mia immagine cosmopolita.»
«Aspetta e vedrai» la ammonì Lauren puntandole contro un indice. «Un giorno incontrerai l'uomo giusto e ti lascerà così turbata che non capirai cosa ti sia successo.»
«Accetto la sfida» ribatté Poe, impassibile. «Ci hanno provato in molti, ma tutti hanno fallito.»
Kinsey scoppiò a ridere, sputacchiando il tè che stava bevendo. «Poe, mi fai morire! Non sai quanto ti invidio.» Serrò le labbra in una sorta di smorfia. «Se avessi un decimo della tua fiducia in te stessa andrei immediatamente a cercare Doug.»
«La fiducia in se stesse non c'entra» replicò Poe, tamburellando le dita sottili sul bracciolo della poltrona. «Devi conoscere i punti deboli dell'avversario e sfruttarli a tuo vantaggio.»
Kinsey rifletté un momento, poi scosse il capo. «Non so se Doug abbia dei punti deboli, ma non l'ho mai considerato un avversario.»
«In tal caso devi cambiare modo di pensare. Se lui si interpone tra te e qualcosa che desideri, è un tuo avversario e tu devi prendere una decisione.» Poe attese un secondo, due. «Quanto lo vuoi?»
«Il problema è proprio questo. Non so se una relazione con Doug sia ciò che voglio.» Kinsey si strinse nelle spalle. «Forse la mia reazione alla notizia della partenza di Doug è eccessiva e, quando mi sarò abituata all'idea, sarò la prima ad augurargli buon viaggio.»
Lauren si chinò in avanti. «Davvero non vuoi scoprirlo?»
Sembrava la domanda del giorno. Per quanto Kinsey si sforzasse di restare calma e indifferente alla notizia del trasferimento di Doug, la sua reazione iniziale era stata troppo violenta per essere ignorata.
In effetti, cosa ci sarebbe stato di male nell'esplorare l'alchimia che Doug e Kinsey avevano ignorato per più di un anno? Finché lei avesse tenuto gli occhi aperti e non avesse commesso sciocchezze, come mettere in gioco il proprio cuore, non ci sarebbe stato alcun male, no?
«Non lo so. Non lo so proprio. So solo che Doug mi piace molto» rispose, giocherellando con la forchetta con il pomodorino rimastole nel piatto. «Insieme ci divertiamo moltissimo, non voglio perdere un amico perché sono stata una stupida disperata.»
«E tu non essere stupida e disperata» ribatté Lauren stringendosi nelle spalle mente prendeva la Coca-cola dietetica. «Giura a te stessa che non farai nulla di cui potresti pentirti.»
«Sembra facile in teoria, ma in pratica?» Kinsey scosse il capo. «È più probabile che io seduca Doug, lo sposi e abbiamo tre figli. Poi, quando arriveremo a quarant'anni, ci renderemo conto di non avere niente in comune e allora cominceranno i rimpianti. Dopodiché arriveranno il divorzio e l'assegno per i bambini. No, non me la sento di affrontare tutto questo.» Cercò di infilzare il pomodorino con i rebbi della forchetta, ma il vegetale schizzò fuori dal piatto.
Poe alzò gli occhi e si versò un'altra tazza di tè, mentre Sydney toglieva la forchetta di mano all'amica. «Kinsey, non puoi sapere cosa ti succederà tra un anno, figuriamoci tra quindici.»
«Quel che è certo è che non sarà la chef in una cucina a cinque stelle» disse Poe, osservando il pomodorino rotolato a terra.
«Visto?» sospirò Kinsey abbandonandosi sulla sedia. «Non riesco nemmeno a mettere alla prova qualcosa di tanto semplice come la teoria che la via per raggiungere il cuore di un uomo passa dal suo stomaco.»
«Lascia che ti sveli un segreto» disse Lauren appoggiando i gomiti al tavolo. «A un uomo interessa un solo