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Labbra fredde, cuore caldo (eLit): eLit
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E-book174 pagine2 ore

Labbra fredde, cuore caldo (eLit): eLit

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Info su questo ebook

ROMANZO INEDITO

Quando Cassie ha progettato una bollente notte di seduzione tra le nevi di Aspen, il suo obbiettivo era quello di mettere un po' di pepe nella relazione con Bob, il suo tiepido fidanzato. Peccato che, una volta raggiuntolo in albergo, lo trovi già in fase di riscaldamento... con un'altra donna! Mentre se ne va con la coda tra le gambe, Cassie si imbatte in Guy. Questo sì che è un segno del destino. Per lui ha sempre avuto un debole e adesso che è a portata di mano...
LinguaItaliano
Data di uscita1 feb 2019
ISBN9788858997710
Labbra fredde, cuore caldo (eLit): eLit
Autore

Cindi Myers

Vive sulle Montagne Rocciose, in Colorado. Ha conosciuto suo marito a un appuntamento al buio; sei settimane dopo hanno fissato la data delle nozze!

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    Anteprima del libro

    Labbra fredde, cuore caldo (eLit) - Cindi Myers

    successivo.

    1

    Le campanelle dorate colpirono violentemente lo stipite della porta del Java Jive Café emettendo un suono tutt'altro che melodioso. Cassie Carmichael era appena entrata come una furia nel locale, non aveva degnato di un saluto la collega e amica e si era diretta nello sgabuzzino destinato allo staff. Aveva appeso il cappotto a un gancio, gettato la borsetta su una sedia e indossato il grembiule d'ordinanza. Solo allora aveva raggiunto Jill dietro il bancone. Si era versata una tazza di caffè bollente, aveva scrollato il capo e sotto lo sguardo perplesso dell'amica aveva iniziato a sorseggiare la bevanda.

    «Ti sei scordata di prendere la pillola della felicità, stamattina?» le domandò ironica l'altra, una ragazza alta, con un caschetto rosso tiziano. Erano ottime amiche sin dai tempi delle elementari e vedere Cassie con quella faccia scura rendeva Jill ansiosa e preoccupata.

    Cassie alzò a malapena gli occhi. Ingurgitò altro caffè, quindi sbatté violentemente la tazza sul bancone. «Dimmi la verità. Pensi che io sia una persona banale?»

    Jill quasi si strozzò con la propria cioccolata. «Banale?» ripeté perplessa. «Che significa?»

    «Significa ordinaria, comune, convenzionale. Pensi che io lo sia?» Le mostrò i palmi delle mani, quasi volesse sottoporsi a una ispezione quindi continuò: «C'è qualcosa in me che potrebbe spingere gli altri a lanciarmi una seconda occhiata o sono il tipo di persona che la gente non nota e dà per scontata?».

    «Mmh...» Jill non rispose subito, anche se le era tutto molto chiaro. «Fammi indovinare. Bob il Noioso ti ha di nuovo data per scontata.»

    Cassie si risentì a quella battuta, che peraltro aveva udito mille volte. «Gradirei che non lo chiamassi in questo modo. Bob non è noioso.»

    «Lo è e tu lo sai benissimo. Cos'ha fatto questa volta?»

    Bella domanda! Il problema non stava tanto in ciò che il suo fidanzato aveva fatto, ma in ciò che non aveva fatto. Nonostante uscisse con lui da circa due anni, Cassie non aveva avuto alcun segnale che i suoi sentimenti nei suoi confronti fossero seri. Anzi. Negli ultimi tempi Bob la trattava più come un'assistente personale che come una fidanzata.

    «Allora? Ti decidi a parlare? Cos'ha combinato?» insistette l'amica.

    L'altra sospirò. «Mi ha chiesto di passare in lavanderia a ritirargli le camicie.»

    «E tu lo hai fatto, ovviamente.»

    «Già.» Cassie prese uno straccetto e pulì la macchia di caffè che lei stessa aveva versato. Che idiota era! «Sia ben chiaro, l'ho fatto volentieri, ma... è solo che...» Non riusciva a guardare Jill in viso e stava balbettando.

    Jill le posò una mano su una spalla. «Si è dimenticato di ringraziarti? Si è lamentato perché le camicie erano troppo inamidate?» Bob Hamilton non le era mai piaciuto, ma le faceva male vedere l'amica in quelle condizioni.

    «No. Però quando sono andata da lui stava guardando un film con il suo amico Don. Io ho appoggiato gli abiti sullo schienale del divano e lo sai cosa mi ha detto?»

    «Che cosa?»

    Cassie si vergognava profondamente di se stessa e della propria debolezza, ma il bisogno di sfogarsi era più forte dell'orgoglio ferito. «Mi ha detto: La mia vecchia, cara Cassie! Cosa farei senza di te?. Quindi si è voltato verso Don e ha continuato: Si prende cura di me come e meglio di mia madre

    Jill si irrigidì. Che bastardo! «Di quante madri ha bisogno il signor Hamilton? Una non gli basta?»

    «E non è tutto» proseguì Cassie tristemente, incrociando le braccia sul petto e appoggiandosi stancamente al bancone. «Mentre mi dirigevo in cucina Don ha urlato: Cara, vecchia Cassie, portaci due birre, ti va?. E lo sai cosa ho fatto io?»

    «Gliele hai rovesciate in testa, spero!»

    «Gliele ho portate!» Stava urlando, ora, e ciò stava a significare una cosa soltanto. La situazione stava precipitando. Cassie non urlava mai.

    «Gliele tirerai la prossima volta» la consolò Jill, sperando ardentemente che non ci fosse nessuna prossima volta.

    «Cosa devo fare?» domandò implorante l'amica, le lacrime agli occhi e un groppo che le serrava la gola. «Ultimamente, quando sono con Bob, mi sento come se... ecco, come se fossi invisibile.»

    «Anche quando siete a letto?» proruppe Jill, senza girare intorno alla questione.

    Cassie arrossì e abbassò lo sguardo, vergognosa. «A dire la verità è un po' che non lo facciamo. Hai capito, no?»

    «No. Spiegati meglio.» Era giunto il momento che Cassie guardasse in faccia la realtà e ammettesse che Bob era un cretino.

    «Non ci siamo dati molto da fare in quel settore. È più chiaro, ora?»

    «Chiarissimo.» Chiaro e preoccupante. «Per questo sei così nervosa, ultimamente?»

    Cassie non poté replicare perché due donne entrarono nel locale e si sedettero a un tavolino. Jill le raggiunse per prendere i loro ordini, lasciando l'amica a sistemare la vetrinetta dei dolci e a rimuginare su ciò che aveva appena detto. Che avesse esagerato? Non era che lei e Bob non facessero più sesso, semplicemente non era così frequente, e soddisfacente, come i primi tempi. All'inizio le cose non andavano male. Il suo fidanzato non era quel che si dice un uomo creativo, ma la sua energia compensava la mancanza di fantasia. Ora invece, ogni volta che lei gli si avvicinava, lui era troppo stanco oppure doveva lavorare.

    Sulle prime Cassie aveva preso la sua dedizione al lavoro come un segnale molto positivo. Il loro futuro insieme gli stava evidentemente molto a cuore. Ora non ne era più così certa.

    Doveva esserci qualcosa che non andava in lei. Forse Bob non era l'unica parte noiosa della coppia.

    «Hai già affrontato l'argomento con lui?» Jill aveva servito le clienti e ora era di nuovo al fianco della collega.

    «In effetti ci ho pensato» ammise Cassie, titubante. «Ma non ho ancora trovato il momento giusto.»

    «Non è che hai paura di ciò che potrebbe dirti?» Jill non amava girare intorno ai problemi.

    Bingo!, pensò Cassie, deprimendosi ancor di più. «No... sì, cioè, non lo so. E se la colpa di tutto non fosse di Bob ma fosse mia?»

    «Tua? Ma che diavolo dici?»

    Per tutta risposta Cassie prese una brioche al cioccolato dalla vetrinetta e lasciò che la sua dolcezza le riempisse la bocca. Nulla di meglio del cioccolato per alleviare tristezza e depressione. «Se soltanto avessi finito il college» iniziò sottovoce, parlando più a se stessa che a Jill. «Se avessi preso il diploma e mi fossi dedicata a una vera carriera, invece di passare da un corso all'altro senza terminarne neppure uno. Bob mi troverebbe più interessante ed eccitante.»

    «Balle!» Jill non sapeva se essere più arrabbiata con l'amica o con quell'idiota del suo fidanzato, il quale in due anni aveva minato la sua autostima fino a ridurla a brandelli. «Hamilton ha un diploma e una carriera, come la chiami tu, ma è eccitante come il tubo della mia doccia. E non mi pare che tu non ti stia dando da fare in questo senso. Se non sbaglio stai andando a scuola.»

    «Già, ma non credo che Bob consideri il corso di aromaterapia e massaggi allo stesso livello del college.»

    «Quando ti diplomerai aiuterai più gente tu con i tuoi massaggi di lui, che peraltro è un semplice ragioniere. A proposito, come va la scuola?»

    Cassie scrollò le spalle. «Bene.» Era la verità, ma negli anni precedenti aveva detto la stessa cosa del corso per segretarie, di quello per diventare tecnico di radiologia, e anche di quello per prendere il patentino del computer. Dopo averli iniziati con entusiasmo, li aveva mollati tutti, sistematicamente.

    Soltanto Bob era durato più dei suoi corsi, e questo la fece riflettere. In un certo senso si era rivelato più semplice restare con lui che tentare di avviare una carriera. In questo modo, perlomeno, non era sola. Davvero un bel risultato!, rifletté tristemente. Essere ignorata non è forse peggio che stare da sola?

    «Se davvero vuoi sistemare le cose fra voi, devi prendere in mano le redini della situazione» suggerì a quel punto Jill, trattenendosi a stento dal consigliare all'amica di mollare Bob quel giorno stesso. «Devi ravvivare il rapporto, fare in modo che lui si accorga di nuovo di te e non ti dia più per scontata.»

    «Come?»

    «Cosa ne dici di un po' di seduzione? Giusto per ricordargli cosa si sta perdendo.»

    «Sedurlo? Ne sei sicura? Non so se...» Cassie non riuscì a terminare la frase perché un altro cliente era entrato nel locale. Sbuffò irritata. Possibile che la gente non conoscesse un'altra caffetteria dove andare a prendere il caffè?

    Le bastò però gettare un'occhiata alla persona che si stava avvicinando al bancone perché la propria irritazione svanisse come neve al sole. Guy Walters faceva girare la testa a tutte le donne dai dieci ai novant'anni ovunque andasse, da sempre, e Cassie non era diversa dalle altre. Lo conosceva sin dalle scuole superiori e nel corso degli anni la propria reazione era passata dalle farfalle fluttuanti nello stomaco a una preoccupante accelerazione del battito cardiaco. Soltanto la giovane età, ne era certa, l'aveva preservata dall'infarto.

    Sospirò. Come resistere alle ciocche castano scuro che gli ricadevano sulla fronte e che lui, puntualmente, rimetteva a posto? E che dire dei sui occhi color del cielo in tempesta, capaci di scrutare nel profondo, ma anche di sorridere dolcemente a chiunque li guardasse?

    «Buongiorno, Guy» trillò Cassie, scivolando dal proprio sgabello per prendere il suo ordine, ben sapendo che non ce n'era bisogno. Ogni martedì e giovedì lui ordinava un cappuccino grande e un panino alla salsiccia da portare al lavoro, al Mountain Outfitters, il negozio, o meglio il capannone-magazzino che lui stesso aveva creato dal nulla trasformandolo in un fiorente successo.

    «Ciao, Cassie» rispose lui gentilmente, ma senza staccare lo sguardo dal cartoncino color panna che teneva tra le mani. Una ruga gli solcava la fronte e le labbra erano serrate. Non era del solito umore, questo era chiaro.

    Cassie ne approfittò per gettare un'occhiata al suo fisico scolpito dallo sport. Non esisteva attività sportiva che Guy Walters non praticasse o non avesse praticato almeno una volta nella vita, anche se da quando era tornato in Colorado la sua preferenza andava alle discese di sci e snowboard, al free-climbing, allo sky running, al rafting e, ovviamente, alle corse in mountain bike.

    «Laurea o matrimonio?» domandò piano lei, mentre gli preparava il cappuccino.

    «Che cosa?» Lui alzò lo sguardo dal biglietto e abbozzò un sorriso di circostanza che però non raggiunse mai i suoi occhi meravigliosi. «Matrimonio. Un vecchio amico si sposa e mi vuole alla cerimonia.»

    Cassie non replicò, anche se, a giudicare dall'espressione cupa di lui, si sarebbe detto che si trattasse dell'invito a un funerale. Osservò Guy infilare il cartoncino nella tasca della giacca in cuoio e afferrare distrattamente uno dei menu impilati davanti a lui.

    Alla faccia della conversazione!, pensò lei, scuotendo impercettibilmente il capo. Forse sono diventata davvero invisibile. Non che ci sia da stupirsene. Lui è il mitico Guy Walters e io sono soltanto una banale e ordinaria cameriera.

    Ai tempi in cui entrambi frequentavano la Boulder High School e lei era dietro a lui di tre classi, Guy aveva fatto parte di un gruppo di studenti chiamato Boulder Bandidos. Nonostante i loro voti fossero ottimi in tutte le materie, non disdegnavano di dedicarsi anche ad attività più disdicevoli, come riempire il laboratorio di scienze di migliaia di palline da pingpong, incollare un paio di corna di alce alla Volvo del preside Simmons e altri scherzetti del genere. Anche dal punto di vista sportivo i Bandidos erano i migliori, i più coraggiosi e temerari.

    Cassie, che era in classe con la sorella di Guy, Amy, lo aveva sempre ammirato da lontano, limitandosi a rispondere ai suoi saluti gentili, ma distratti. Non era mai stato il suo tipo di ragazza e non lo sarebbe stato mai.

    «Grazie» la voce profonda di Guy la riscosse dai suoi pensieri. «Ora devo proprio andare.»

    «Perché non molli quel viscido verme noioso, mi riferisco a Bob ovviamente, e non ti metti con Guy?» Jill si era avvicinata all'amica e la stava scrutando con attenzione.

    «Ma certo!» ribatté ironicamente Cassie. «Lo hai guardato bene? Ti pare che uno come lui degnerebbe di uno sguardo una come me?»

    «E perché non dovrebbe farlo, scusa?» insistette Jill. «Tu e lui vi conoscete da

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