Doppio segreto: Harmony Destiny
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Brody sta cercando le prove di uno spionaggio industriale ai danni dell'azienda di famiglia, mentre Kate vuole portare via la nipotina dalla casa di Quentin, che pur essendone il padre conduce una vita dissoluta inadatta a una bimba di pochi mesi. Entrambi si trasformano in ciò che non sono per avvicinarlo, e scoprendosi mossi dal medesimo intento si fingono attratti l'uno dall'altra.
I due intraprendono così un gioco rischioso, dove la simulata attrazione si rivela più reale del previsto e dove si scoprono sentimenti inaspettati e pericolosi.
Barbara Dunlop
Tra le autrici più note e amate dal pubblico italiano.
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Doppio segreto - Barbara Dunlop
successivo.
1
I ricordi le affollarono la mente non appena si fermò sulla soglia dell'appartamento e avvertì l'odore stantio di sigaretta.
«Tesoro» la salutò Chloe, sua madre, abbracciandola. I suoi capelli erano cortissimi e indossava una canottiera adorna di paillettes. Kate fu circondata da una nuvola di profumo e le sembrò di essere tornata bambina. «Sei venuta» aggiunse la madre senza smettere di cullarla tra le braccia.
«Certo che sono venuta» rispose.
«È stato terribile» mormorò Chloe. Tirò su con il naso e la lasciò andare. «Non riesco a credere che non ci sia più.»
Kate rivide la sorella davanti a sé. Erano adolescenti e stavano mangiando un gelato. Subito dopo ripensò al giorno in cui Francie se n'era andata di casa, urlando che odiava Chloe. Non gliene faceva una colpa. Era una pessima madre.
Da piccole le aveva ricoperte di attenzioni quando ne aveva voglia e ignorate quando era di cattivo umore... il che accadeva molto spesso. Ripeteva sempre che le erano state d'intralcio.
Kate aveva seguito l'esempio della sorella e si era trasferita a Seattle con la sua migliore amica, Nadia Ivanova, subito dopo il liceo. Si erano sostenute a vicenda durante l'università e lei non si era più guardata indietro. E adesso Francie era morta in un incidente stradale.
«Era ubriaca, sai?» rivelò Chloe, chiudendo la porta.
«Sì, ho letto l'articolo.» Non aveva intenzione di difendere la sorella, eppure il tono della madre la irritò.
Lei afferrò un bicchiere di succo d'arancia dal tavolino. «Avrebbe dovuto sapere che non si guida dopo aver bevuto.» Kate era certa che il succo fosse stato corretto con della vodka. Perché tu ci hai dato il buon esempio?, pensò.
«Quando si terrà il funerale?» le domandò.
«Non voleva un funerale» replicò la madre.
«Non dobbiamo fare una cosa in grande» ribatté.
Erano una famiglia. Dovevano dire addio a Francie.
«Il corpo è già stato cremato.»
«Cosa? Quando?» Si rese conto solo in quel momento che non avrebbe più rivisto la sorella. Una serie di immagini le passò davanti al volto. Rivide loro due, a notte fonda, che guardavano un poliziesco di nascosto mentre Chloe dormiva sul divano. «Perché l'hai fatto?» le chiese.
«Non sono stata io.»
«L'ha deciso l'ospedale?»
La madre si era dichiarata nullatenente?
Di solito le persone che non potevano permettersi un funerale venivano cremate.
«No, Quentin. Mi ha riferito che era stata Francie a stabilirlo. È ricco sfondato, perciò credo che abbia detto la verità.» «Quentin?»
«Il suo ragazzo. Il padre di Annabelle.»
«Chi è Annabelle?»
«La figlia di Francie.»
Se non fosse stata seduta, sarebbe caduta a terra. «Francie...» Si schiarì la gola. «Francie ha una figlia?»
«Non lo sapevi?»
«Come facevo a saperlo?» Non aveva sentito né madre né sorella per sette anni. «Sta bene? Dov'è?» Si guardò attorno.
«Non è qui. È dov'è giusto che sia. Con suo padre, Quentin Roo.»
Era da quasi un mese che Brody Calder fingeva di apprezzare le battute volgari di Quentin. L'uomo stava ammirando la modella Vera Redmond. La ragazza indossava un tubino nero e stava sorseggiando un Martini a bordo piscina. La villa di Quentin si trovava a Hollywood Hills e quel giorno era piena di gente.
«Potrei farci rimbalzare una monetina» commentò Quentin ridacchiando.
«Io l'ho fatto» confessò Rex Markel.
Brody sorrise. In realtà non desiderava essere lì. Tuttavia la sua famiglia si era fidata di lui e il loro patrimonio ne aveva risentito, perciò doveva rimediare ai propri errori.
Era in piedi, mentre Quentin e Rex erano seduti su delle sdraio. Quentin adorava le feste e poteva permettersele grazie alla società di videogiochi di cui era proprietario, la Beast Blue Designs.
«Allora avrai notato il suo tatuaggio. È un piccolo gufo» replicò disinvolto. Si era spacciato per un promoter di concerti rock.
Rex assunse un'aria stupita. Proprio come sospettava. Non aveva fatto rimbalzare alcuna monetina sul fondoschiena della modella. Lui aveva visto il tatuaggio. Aveva fatto colazione presto e in piscina c'era solo Vera, con un bikini striminzito. Niente di sensazionale. Non poteva, però, raccontare la verità o la sua reputazione ne avrebbe risentito.
Quentin alzò il bicchiere. «Grande!»
«Be', faccio del mio meglio» replicò Brody.
«Siediti» lo invitò il padrone di casa.
Si accomodò, mentre Rex lo guardava torvo. La musica riempiva l'aria. Alcuni ospiti sguazzavano in piscina, altri si erano radunati attorno al buffet.
«Che meraviglia» esclamò Rex. Brody seguì il suo sguardo e vide una donna a bordo piscina. Era abbronzata, aveva le gambe lunghe e indossava un abito rosa attillato. I corti capelli biondi con mèche viola mettevano in risalto gli occhi azzurri. Portava degli orecchini luccicanti e tanti braccialetti al polso. Le sue labbra s'incurvarono in un sorriso e Brody avvertì una stretta allo stomaco.
«Chi è?» chiese, prima di ricordarsi che era meglio mostrarsi indifferente.
«Kate Dunhern» disse Quentin.
«La sorellina di Francie?» Rex era sbalordito.
«A quanto pare» commentò Quentin, fissandola.
«Chi è Francie?» chiese Brody.
«La madre di mia figlia.»
Quelle parole lo lasciarono di sasso. «Tu hai una figlia?»
«Sì. Annabelle.»
Aveva fatto un milione di ricerche su di lui, eppure quel dettaglio gli era sfuggito.
«Quanto tempo ha?» Non riusciva a immaginarsi Quentin come padre.
Lui lanciò un'occhiata a Rex, come per chiedergli aiuto.
«Circa sei mesi» rispose l'altro.
«Non ne avevo idea.»
«Non mi stupisce» affermò Rex, rivolgendogli un sorrisetto di superiorità. Intendeva ricordargli che era il nuovo arrivato, mentre lui conosceva Quentin dai tempi delle scuole medie.
«È morta la scorsa settimana» rivelò Quentin.
Brody ebbe un tuffo al cuore. «Tua figlia è morta?»
«No, Francie» precisò Rex.
Si sentì sollevato, poi pensò alla madre della piccola e la tristezza lo pervase. L'atteggiamento distaccato di Quentin lo inorridiva. Sapeva che era un uomo freddo ed egoista.
Riportò l'attenzione su Kate. La sorella era morta la settimana prima e lei si recava a una festa vestita in quel modo appariscente?
«Le mie condoglianze.»
Quentin fece spallucce. «Era divertente. Tuttavia, se non fosse rimasta incinta la relazione sarebbe finita molto prima.»
L'opinione che aveva di lui peggiorò in quell'istante. «Viveva qui?» Gli sembrava improbabile che Francie fosse coinvolta nel furto di proprietà intellettuale, tuttavia doveva raccogliere informazioni.
«Le lasciavo usare la casetta del custode, così potevo vedere la bambina quando avevo tempo.»
Tra una sbronza e l'altra? Aveva la frase sulla punta della lingua, però riuscì a trattenersi.
«Cosa sai della sorella?» lo interpellò Rex.
«Niente. E mi va bene così.»
«Si è presentata qui di punto in bianco?» insistette l'altro.
«Già. È venuta da Seattle.»
«La conoscevi già?» domandò Brody. Kate non aveva nulla a che vedere con le indagini che stava portando avanti, però lo incuriosiva.
«Non sapevo nemmeno che esistesse» confessò Quentin.
Rex lo guardò. «L'hai incontrata oggi per la prima volta?»
«Vuoi che le controlli la carta d'identità?»
«Solo perché è la sorella di Francie, non vuol dire che debba avere qualcosa da te» sostenne Rex. «Non puoi dare soldi a tutti quelli che te li chiedono.»
«Perché no? Si evitano tanti problemi.»
«È una cosa stupida.»
«È semplice, invece. E poi i soldi non mi mancano.»
Brody serrò la mascella e svuotò il bicchiere di whisky. Gli ricordava casa sua, nelle Highlands scozzesi, e il motivo per cui si trovava lì. Quentin si aspettava di guadagnare un mucchio di soldi perché aveva rubato la tecnologia della sua famiglia. Lui si trovava in California per dimostrarlo.
«Non sei costretto a spenderli per un'arrampicatrice sociale. Puoi usarli per cose migliori.»
«Ah, sì? Quali?» ribatté Quentin, posando lo sguardo su Vera. «Andrò a dare un'occhiata a quel piccolo gufo.»
Brody ricordò a se stesso che doveva rimanere nel personaggio. «Vai, amico!»
Quentin finì il Martini, si alzò e si trovò Kate Dunhern davanti. «Ciao, Quentin» lo salutò.
La sua voce lo colse di sorpresa. Era molto più profonda di quanto si aspettasse. Sembrava nervosa. Stava per chiedergli dei soldi?
«Ciao, Kate. È bello vederti.»
«Grazie per avermi invitata.»
«È una festa. Chiunque è il benvenuto.»
«Mi chiedevo se potevamo parlare in privato.»
Quentin si voltò verso Vera. «Be', dipende...» In quell'istante la modella gli sorrise. «Magari domani» concluse.
«Oh. D'accordo.» Nonostante cercasse di nasconderlo, Brody si accorse che era rimasta delusa.
«Ci vediamo dopo» mormorò Quentin allontanandosi.
Rex si alzò, ma lui fu più veloce. Non aveva idea di cosa sperasse di ottenere parlando con la sorella di una donna che non aveva nulla a che fare con la Beast Blue Designs, però non voleva che Rex ci provasse con lei.
Si avvicinò a Kate. «Brody Herrington» si presentò, usando il cognome di sua nonna.
Lei lo fissò. Il suo sguardo lo stupì. «Kate Dunhern.»
«Posso offrirti da bere?»
Gli sembrava che stesse cercando di inquadrarlo. All'improvviso gli sorrise. «Certo. Vorrei dello champagne.»
Quel cambio d'atteggiamento lo lasciò perplesso. Aveva notato i suoi vestiti griffati e aveva deciso che valeva la pena di parlare con lui?
«Da questa parte.» Le offrì il braccio e lei vi appoggiò la mano.
Quel gesto gli tolse il respiro. È normale, si disse. Kate era bellissima. Quentin non le aveva prestato molta attenzione, però aveva guadagnato quella di tutti gli uomini presenti alla festa. Non avrebbe avuto problemi a ottenere dei soldi, se era questo il suo obiettivo.
«Sei un amico di Quentin?» gli domandò.
«Un conoscente.» E nulla di più, grazie al cielo.
«Anche tu sei nel settore dei videogiochi?»
«No, dell'intrattenimento. Sono un promoter di concerti. Vengo dall'Europa.»
«Dalla Scozia, per caso?»
Avrebbe preferito restare sul vago, tuttavia l'accento lo tradiva. Sperava che il nome falso e la professione che si era inventato impedissero a Quentin di capire che proveniva dalla famiglia che possedeva la Shetland Tech Corporation, la sua principale rivale.
«Mi hai beccato.»
«Scommetto che non fai il promoter di musica classica» osservò lei, fissando gli invitati sempre più chiassosi.
Brody sapeva che era solo una questione di tempo prima che scoppiasse una lite.
«Esatto. Il mio campo è il rock.»
«Promuovi concerti di qualche gruppo famoso?»
«Informazioni riservate.»
Forniva sempre quella risposta quando gli facevano troppe domande. Era ricco e questo bastava. Era certo che quasi tutte le persone che facevano parte della cerchia di Quentin mentissero riguardo alla loro professione.
«Sei a Los Angeles per lavoro?»
«No, sono in vacanza.»
«Ti stai dando al surf e ai parchi divertimento?»
«Più o meno. E tu?»
Un'ombra le passò sul volto. «Probabilmente ti avranno riferito che mia sorella è morta.»
«Sì.» Gli occhi di Kate erano pieni di tristezza e rimorso. Si era fatto un'idea sbagliata di lei? «Mi dispiace.»
Lei sembrò scacciare via la malinconia. «Non eravamo in buoni rapporti. Non la vedevo da sette anni.»
Raggiunto il bar, ordinarono un bicchiere di champagne e uno di whisky.
«Vecchi rancori?» le chiese, incuriosito.
«Volevamo cose diverse dalla vita» rispose lei.
«Cioè?»
«È difficile spiegarlo. Comunque trovo interessante che abbia avuto una relazione con Quentin.»
«Già» convenne. Era sicuro che Kate fosse lì per cercare di spillare soldi a Quentin. «Mi ha detto che vieni da Seattle.»
«Sì, vivo lì.»
«Non l'avrei mai detto.»
«Perché?»
«Non mi sembra una città molto divertente. E tu, invece, hai l'aria di una che sa come divertirsi.»
«Seattle potrebbe sorprenderti» replicò lei, rivolgendogli un sorriso enigmatico.
La cosa giusta da fare era lasciare che la conversazione si concludesse lì. Non poteva permettersi distrazioni. Doveva ottenere informazioni che potessero dimostrare che la sua famiglia era stata derubata.
Aveva discusso della questione con Scotland Yard e con il dipartimento di polizia di Los Angeles senza ricavarne nulla di concreto. Si occupavano principalmente di omicidi e droga. Non avevano tempo per lo spionaggio industriale. Non gliene faceva una colpa. Avevano delle priorità.
A quel punto aveva assunto un investigatore privato