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Girl-Gear: Melanie (eLit): eLit
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E-book188 pagine2 ore

Girl-Gear: Melanie (eLit): eLit

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Info su questo ebook

GIRL-GEAR 4

Melanie, l'esperta di tecnologia per Girl-Gear, decide di dare una lezione su come si usa la telecamera allo schianto di cameraman che la riprende al matrimonio di un'amica. Decisa a mostrargli cosa si nasconde sotto il suo atteggiamento, si registra mentre esegue uno spogliarello altamente sensuale. Ma mettendo a nudo il suo corpo innesca una reazione davvero... infuocata!
LinguaItaliano
Data di uscita31 ago 2016
ISBN9788858959763
Girl-Gear: Melanie (eLit): eLit
Autore

Alison Kent

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Girl-Gear - Alison Kent

    successivo.

    1

    Giugno

    Melanie Craine entrò nel santuario della chiesa del quartiere a due isolati dalla casa degli Hollister. Con tre passi veloci raggiunse l'interno climatizzato e si bloccò di colpo.

    «È uno scherzo» borbottò, sapendo che lui non la stava affatto prendendo in giro.

    Stava semplicemente ignorando ogni parola della conversazione telefonica di quella mattina, nella quale gli aveva spiegato, per l'ennesima volta, dove voleva che fossero installate le telecamere per la registrazione del matrimonio di Lauren e Anton di quella sera.

    Melanie infilò la penna del palmare nell'apposita fessura, poi chiuse con un colpo di zip l'apparecchio nella custodia giallina fissata in vita. Non era nelle sue intenzioni deludere gli sposi, soprattutto non dopo avere avuto l'onore di essere stata scelta per occuparsi delle riprese del loro matrimonio.

    Grazie alla sua posizione nel sito Girl-Gear, Melanie conosceva la crema cittadina dei fotografi e delle case di registrazione più all'avanguardia. La Avatare Productions era stata una scelta scontata. Almeno così credeva finché non aveva incocciato quel testone, presuntuoso e... sì, okay, indiscutibilmente arrapante del capo troupe.

    Jacob Faulkner era stato mandato sulla terra per rovinarle la vita. Ma che le venisse un accidente se gli avrebbe permesso di rovinarle la giornata.

    Marciando lungo la navata fino alla pedana rialzata, rimase sul primo gradino a guardarlo inclinare una delle telecamere comandate a distanza che aveva montato ai due angoli esterni della balaustra del coro.

    «Che stai facendo?» gli chiese Melanie, avvicinandosi.

    «Il lavoro per cui mi hanno ingaggiato.» Guardando in cagnesco lo schermo a cristalli liquidi della telecamera, gesticolò verso un punto alle sue spalle. «Indietro. Di almeno sei passi.»

    Lei si piazzò le mani sui fianchi e puntò i piedi. Non voleva litigare con quell'uomo proprio quel giorno. «Credevo che avessimo deciso di sistemare le fioriere nella sede migliore per riprendere la festa nuziale.»

    Jacob continuò a esaminare l'immagine. «Tu hai suggerito le fioriere.» Alzò le spalle. «Io ho considerato il suggerimento.»

    Per il tempo necessario a scartarlo, era ovvio. Melanie serrò entrambe le mani a pugno. «Ascolta, so che stai facendo il tuo lavoro, ma la sposa è una delle mie socie nonché un'amica carissima. Lei e lo sposo mi hanno dato la loro fiducia per questo incarico, e non intendo tradirla.»

    «Lo stesso motivo per cui io sono qui, dolcezza.» Di nuovo le fece segno di indietreggiare prima di chinarsi a controllare cavi e collegamenti nascosti.

    Melanie si premette le labbra e tenne a freno la lingua, un gesto che richiese più sforzo del previsto. Perché gli uomini si sentivano tanto minacciati dall'apporto consistente di una donna da ignorarne i consigli? Perché dovevano sempre stabilire il dominio e il potere in base alle loro doti particolari.

    Passandosi una mano nei capelli che ormai sembravano un mocio, Melanie digrignò i denti. I compromessi andavano contro i suoi principi quando si trattava di maschi che si credevano i capoccia. Ma lì c'era in ballo Lauren, quindi gli offrì l'unica concessione possibile.

    «So che puoi controllare lo zoom con il comando a distanza, ma ho paura che le telecamere non siano ben centrate.»

    «Nient'affatto.»

    «Questo lo dici tu. Voglio vedere esattamente quello che vedi tu. Poi deciderò.»

    Buttando fuori un sospiro esasperato, Jacob le lanciò una mezza occhiata e indicò a gesti la telecamera. «Non puoi, neanche guardando lo stesso schermo. Metteremmo a fuoco cose diverse.»

    «E come lo sai?»

    «Ci lavoro da un sacco di anni. Il tempo e l'esperienza hanno cambiato quello che vedo, quello che cerco» spiegò, poi aggiunse: «Inoltre, tu sei una femmina. E io un maschio... molto intuitivo, bada bene, ma pur sempre un maschio».

    «Intuitivo. Davvero?»

    «Davvero.» Premette le labbra in un sorrisetto impertinente da ragazzaccio. «E anche attento e sensibile.» Notando la sua sbuffata, si sentì in dovere di precisare: «Ehi, è quello che mi dicono le donne».

    Testa di rapa. «Come no.»

    La bocca di Jacob si storse. Una bella bocca, notò suo malgrado Melanie. Il sorriso sul punto di affiorare mise in risalto denti fantastici e fossette profonde, lasciando intuire un senso dell'umorismo accattivante. Pensa a Lauren.

    «Okay, ho un'idea.» Melanie scrollò le braccia. «Non è un ordine, ma un semplice suggerimento.» Indietreggiò di tre passi. «Io ti faccio la sposa e tu mi fai lo sposo. Che ne dici?»

    Il suo sorriso si allargò. «Altri tre passi, dolcezza, e lo sposo è tuo.»

    Quell'uomo non incarnava certo il suo ideale di marito, tuttavia Melanie ubbidì e arretrò fino al punto che Lauren avrebbe occupato più tardi. «Ti ammazzi sempre di fatica per i tuoi incarichi oppure sono io che ho una fortuna sfacciata?»

    «Io non mi ammazzo di fatica per niente» puntualizzò Jacob, regolando di qualche millimetro l'inclinazione della telecamera e sconcertando Melanie per quel gesto che contraddiceva quanto appena detto. Poi si allontanò e si erse in tutta la sua altezza e ampiezza, offrendole la sua completa attenzione nonché l'impatto frontale del sorriso, la messa a fuoco e i profondi occhi scuri.

    Wow! Melanie batté le palpebre, ammaliata dalle sue azioni e dalle sue parole. In realtà, non aveva detto niente di rilevante, né stava facendo gran che, almeno nulla che giustificasse il doppio salto mortale in cui si era appena cimentato il suo cuore.

    Di fatto si stava limitando a guardarla. A guardarla dentro, oltre le proprie difese, con un'intensità che scheggiò un grosso pezzo tra i mattoni del muro che la proteggeva dai cattivi ragazzi. Guizzi di piacere la scombussolarono completamente.

    Non era il tipo da sbavare dietro a bicipiti, a pettorali o a un bel sedere sodo maschile. Certo, apprezzava gli uomini quanto qualsiasi altra donna con cui aveva lavorato, ma quello... quello non era semplice apprezzamento. Quello era il tipo di desiderio sfacciato a cui si era sempre mostrata superiore. Per niente al mondo si ricordava il perché. O il come.

    Jacob si mosse lentamente verso di lei, attraversando la pedana e scendendo il primo gradino, poi il secondo, la falcata sciolta e tranquilla, il petto un'ampia distesa contenuta in una maglietta di cotone nera, i jeans indaco scuro larghi sulle gambe ma aderenti laddove la cintura si assottigliava.

    Adesso non guardava più la sua immagine balorda, bensì il suo corpo in carne e ossa. Melanie respirava a malapena. La stava vedendo in un terribile stato di disordine mentale e fisico, senza dimenticare che era al suo peggio in termini di stress. La compostezza finita giù per lo scarico del lavandino e l'impulso a falcidiare chiunque la intralciasse senza dubbio gli avevano dato un'impressione tutt'altro che lusinghiera.

    Eppure Jacob aveva sempre quello sguardo negli occhi. Uno sguardo che esprimeva tutte quelle cose inenarrabili che passavano per la mente dei ragazzacci insolenti. Cose che lei aveva sperimentato solo nella fantasia, dato che evitava il genere e si incollava agli uomini sicuri. Che non offrivano alcuna sfida. Che la annoiavano fino alle lacrime, pur condividendo la sua etica professionale e il suo dinamismo serio.

    Sollevò il mento e ritrasse l'orgoglio, poi incrociò le braccia in vita, detestando il modo in cui il linguaggio corporale poteva rivelare lo stato mentale di una persona. Si sentiva vulnerabile, esposta, e ce l'aveva con se stessa a causa della propria fragilità. Quella reazione non era annoverata nel repertorio dei suoi contrattacchi al sesso opposto, e lei non gradiva essere messa alle strette.

    Soprattutto non gradiva la sensazione di attesa che le scivolava tra gli indumenti e la pelle. Era troppo consapevole mentre sentiva il tessuto contro il proprio corpo in un modo totalmente estraneo al comfort e alla vestibilità, ma che riguardava piuttosto i sensi e il calore erotico.

    Jacob scese dalla pedana alla navata, avvicinandosi sempre di più con la sua camminata lenta, finché dopo qualche volteggio non andò a invadere il suo spazio personale. Le si mise alle spalle, respirando, sfiorando, minacciando, obbligandola a rinserrare le braccia sui capezzoli appena sbocciati. Ridicolo, pensò, il calore che la inondava per la sua vicinanza.

    Lui mosse un altro passo e raggiunse la postazione dello sposo. Il tonfo dei battiti cardiaci le risalì alla base della gola e Melanie voltò adagio la testa. Alzò lo sguardo a incontrare il suo, ancora più sconvolgente da quella distanza... se di distanza si poteva parlare.

    Oh, no. Così non andava. Non aveva intenzione di restare lì dove poteva cogliere il profumo del sapone sulla sua pelle, dello shampoo che aveva adoperato e del detersivo con cui si era lavato i vestiti.

    Era troppo vicino, e la maglietta rivelava più di quanto coprisse. Il ventre piatto, il petto scolpito e massiccio, le spalle tornite dai muscoli e i bicipiti che tendevano la forma delle maniche. Abbassò lo sguardo da sotto una distesa di ciglia nere. Lei alzò gli occhi, giurando di non togliersi i vestiti.

    Jacob piegò la testa e sollevò un sopracciglio scuro. «Allora?»

    «Allora... cosa?»

    Con un cenno del capo, indicò la pedana e il coro. «Le telecamere sono tutte tue.»

    «Le telecamere, giusto.» Poteva essere più cretina?

    E perché non aveva le gambe più lunghe, così poteva mollarsi un calcio nel sedere? O almeno più salde, così sarebbe riuscita a salire i due piccoli gradini della pedana senza cadere bocconi?

    Mai come in quel momento era stata consapevole della sua camminata sinuosa, della forma delle gambe a partire dall'orlo della gonna corta giallo pastello fino ai sabot in finto coccodrillo. Persino la camicetta limone di chiffon rivelava troppe trasparenze.

    Il raptus di vestirsi presto per la cerimonia, in modo da avere più tempo per controllare tutti i dettagli delle riprese, non sembrava più un colpo di genio. Avrebbe preferito indossare pantaloni militari larghi e un camicione fuori misura, mentre era sottoposta al minuzioso esame di Jacob.

    Ma quando raggiunse la balaustra del coro, si sentì felice come non mai di essere una donna. Guardando nello schermo a cristalli liquidi, vide cose che un uomo non avrebbe mai capito della bellezza di un suo simile e del fascino carnale.

    Jacob Faulkner non sembrava affatto uno sposo, piuttosto aveva l'aria insolente e arrogante di un modello di Calvin Klein. Era l'atteggiamento, l'aura, la percezione del proprio essere più che il modo in cui portava i capelli scuri ondulati o in cui sembrava gongolarsi come una lucertola in un bagno di sole. Melanie batté le palpebre, si inumidì le labbra e osservò l'altro suo sopracciglio sollevato in un cenno interrogativo. Se solo si fosse ricordata la risposta che stava aspettando...

    «È tutto di tuo gradimento?»

    Non sai quanto. Si limitò ad annuire, certa che prima o poi avrebbe superato quella crisi ormonale. L'angolazione della telecamera era perfetta e, per quanto le costasse ammetterlo, quell'uomo conosceva il proprio mestiere tanto quanto lei conosceva il suo.

    Andò a controllare la seconda telecamera, anche se in realtà non ce n'era bisogno. Laddove la prima mostrava il profilo sinistro di Jacob, questa le offriva il destro nella sua interezza. Entrambi i lati erano ugualmente devastanti per la sua capacità di dissociare la reazione del proprio corpo da quell'uomo. Non voleva rispondergli in nessun modo fisico.

    Era irritante e autoritario e troppo pericolosamente sagace. Non doveva fare altro che restarsene là in piedi a fissarla per eccitarla oltre misura. E durante la cerimonia di quella sera lei sarebbe stata seduta nel santuario, spostando l'attenzione dagli sposi alle telecamere, con Jacob che guardava.

    Il suo posto era all'interno del furgone nel parcheggio, a osservare il quadro dei monitor sui quali poteva vederla senza problemi. E lei non avrebbe mai saputo se la guardava oppure no.

    Melanie si passò una mano sulla nuca scoperta. «Funzionerà» ammise infine, perché non le veniva in mente nient'altro da dire. I pensieri avevano preso direzioni a lei ignote, e per niente intelligenti. Direzioni che la inducevano a scortarlo nel proprio letto.

    Si chiese cosa avrebbe pensato Jacob scoprendo che lo aveva già svestito una decina di volte, denudato lì su due piedi e aveva preso in mano... la situazione. Quel pensiero la fece sorridere. Non c'era bisogno di chiederselo. Era un uomo, e lo scenario tracciato rispecchiava quello tipico di una fantasia maschile. I ragazzi erano così sempliciotti, in realtà. Non volevano alcuna complicazione oltre al necessario per soddisfare i loro impulsi. E Jacob non poteva essere diverso. Si rifiutava di crederlo.

    Tuttavia, lo era. Ma sondare il motivo avrebbe richiesto più del loro temporaneo rapporto professionale. Melanie non ne aveva proprio il tempo.

    «Che c'è di tanto divertente?» chiese Jacob, e lei intuì di avere ancora il sorriso sulle labbra.

    Poi notò che adesso le stava accanto sulla pedana. Lo guardò da sopra la striminzita montatura nera degli stravaganti occhiali rettangolari. Doveva andarsene. Quella follia si era protratta fin troppo. «Divertente? Niente, davvero.»

    «Allora, perché quel sorriso?» Si fece più vicino, obbligandola a inclinare la testa all'indietro. «Su, dolcezza. Dimmelo. Non vorrai mica che usi le maniere forti, vero?»

    Lei aumentò le distanze. «Spiacente. L'intimidazione non funziona, con me. Nondimeno solleva una domanda interessante.»

    «Spara.»

    «Chi esattamente è incaricato del controllo della situazione qui, Faulkner. Io?» Arcuò un sopracciglio, impassibile. «O tu?»

    Agosto

    «Okay, ragazze. Vediamo di muoverci. Dobbiamo tornare al lavoro.»

    L'ammonizione di Sydney Ford, direttrice generale di Girl-Gear, era diventata parte integrante delle loro riunioni settimanali tanto quanto il mare di pettegolezzi in cui annegava.

    Ma con Lauren fresca di luna di miele in Irlanda, le sette ragazze avevano un bel po' da raccontarsi, numerose fotografie del viaggio da far girare e molti souvenir da scartare.

    Lauren aveva già dato a Melanie il suo singolare regalo, un finesettimana in un bed and breakfast, come ringraziamento per il video del matrimonio. Ricevere una scatoletta avvolta nella carta argentata fu pertanto una sorpresa inattesa.

    «Lauren, stai perdendo la testa» dichiarò Melanie, togliendo il nastro adesivo da un'estremità del pacchetto accuratamente incartato.

    Seduta accanto a lei, Lauren si accomodò sulla sedia della sala riunioni tipo folletto biondo e dagli occhi blu spedito in missione da Babbo Natale in persona. Un enorme brillante luccicò dalla fede in platino quando sventolò la mano in un gesto che includeva il resto delle donne nella stanza. «Spargo

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