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Sedotta all'improvviso: Harmony Collezione
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Sedotta all'improvviso: Harmony Collezione
E-book152 pagine2 ore

Sedotta all'improvviso: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Quando in un attimo il fascino di un uomo trasforma una donna in una regina. Dell'amore.



Michelle Spicer sa perfettamente qual è il suo posto. Timida e semplice, si impegna nel proprio lavoro e cerca di dare una svolta alla sua vita, anche se nel profondo aspira a qualcosa di più, dando magari sfogo alla vena artistica che da sempre è costretta a soffocare. L'incontro con Alessandro Castiglione, in effetti, cambia la sua esistenza, anche se in un modo del tutto imprevisto. Prima si scopre in balia della passione per l'affascinante e ricco italiano, e quando lui se ne va si ritrova a dirigere una galleria d'arte. Ma non è più quello il suo sogno: adesso solo una cosa, o una persona, può renderla davvero felice.
LinguaItaliano
Data di uscita11 dic 2017
ISBN9788858975299
Sedotta all'improvviso: Harmony Collezione
Autore

Christina Hollis

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Sedotta all'improvviso - Christina Hollis

    1

    Ci siamo!, pensò Michelle mentre la prua dell’Arcadia si avvicinava al promontorio di St Valere. Era ciò che stava aspettando. Ciononostante, si prese un attimo per ammirare l’enorme yacht del proprio datore di lavoro mentre tracciava una scia bianca sul blu brillante del Mediterraneo.

    Sarebbe stato un vero dispiacere dire addio a quel lavoro temporaneo... sempre che fare la governante a villa Jolie Fleur potesse essere definito lavoro. Quell’occupazione era un dono del cielo! Il pensiero del termine contrattuale che si stava avvicinando incombeva sul suo orizzonte come un grosso nuvolone nero. E, in quell’istante, Michelle stava giusto contemplando una nube temporalesca che giungeva ad affiancarlo.

    Il giorno prima, la direttrice del personale domestico le aveva telefonato dallo yacht e, con voce tesa ed esasperata, l’aveva avvisata che un ospite inatteso avrebbe soggiornato alla villa. Michelle aveva ben presto scoperto il perché: uno dei più prestigiosi ospiti del suo datore di lavoro non era adatto alla vita di bordo. Pensando che la causa di questa inadeguatezza fosse il mal di mare, la ragazza aveva sorriso, ma la verità era molto più complessa.

    Il facoltoso mercante d’arte Alessandro Castiglione non poteva essere confinato in mare. Si sarebbe preso qualche settimana di pausa per staccare dal lavoro, le aveva riferito l’interlocutrice, ma il suo tono aveva rivelato molto più delle sue parole. Michelle aveva subito capito che cosa l’avrebbe aspettata, perché ne aveva già visti di uomini di quello stampo. Alessandro Castiglione si sarebbe dimostrato uno dei soliti fissati che fanno impazzire il personale.

    Poi la sua interlocutrice le aveva raccontato qualche pettegolezzo. Quell’uomo era subentrato di recente al padre nell’impresa di famiglia e aveva licenziato quasi tutti i dipendenti. Come se ciò non fosse già abbastanza brutto, aveva aggiunto a bassa voce la donna, erano tutti suoi parenti!

    Che razza d’uomo avrebbe licenziato i suoi familiari? Nemmeno sua madre l’aveva mai fatto! Michelle ripensò a quella vita che era stata così felice di abbandonare qualche mese prima. Lavorare per sua madre si era rivelato un vero inferno: la signora Spicer era una perfezionista assoluta. Insieme avevano creato la Spicer & Co., che si era guadagnata un’ottima reputazione tra le imprese di servizi domestici per rapidità e discrezione. La signora Spicer era quella che impartiva gli ordini, mentre Michelle rappresentava soltanto la & Co. della ditta. Tutto il lavoro sporco toccava a lei.

    Ma adesso sono indipendente!, pensò. A dispetto della propria ansia, si concesse un piccolo sorriso mentre aspettava di accogliere il proprio ospite. Per quanto terribile, Alessandro Castiglione non poteva essere più tiranno di sua madre.

    Michelle aveva sempre mantenuto Jolie Fleur impeccabile, pertanto quell’arrivo inatteso non le era costato troppo lavoro extra. E poi, al massimo, cosa avrebbe potuto fare quell’uomo? Licenziarla? Il suo incarico sarebbe comunque giunto al termine di lì a poche settimane.

    Mentre guardava il mare dalla cima del dirupo che dava sulla baia, un’ombra si staccò dal ponte di volo dello yacht. Era un elicottero. La ragazza si schermò gli occhi con la mano. Era sempre eccitante vederlo levarsi nel cielo blu e dondolare con la grazia di un gabbiano. Perse così tanto tempo a guardare il cielo, che l’elicottero si trovava già quasi sopra di lei quando ricordò che avrebbe dovuto essere al proprio posto, pronta ad accogliere quell’ospite sgradito. Dirigendosi all’entrata principale della villa, diede un’ultima occhiata all’esterno per controllare che fosse tutto in ordine. Le finestre e l’intonaco bianco brillavano sotto il sole accecante. All’interno tutto era pronto. Il custode e il giardiniere erano gli unici membri fissi del personale durante la stagione delle vacanze, ma di loro in quell’istante non c’era traccia.

    Nervosa, Michelle si controllò le unghie e l’uniforme. Tutto pulito e in ordine, come sempre. Tenersi occupata era il suo modo di affrontare il mondo. Non aveva più nulla di cui preoccuparsi, quindi riesaminò ciò che avrebbe dovuto fare una volta che l’ospite inatteso fosse atterrato.

    Lo saluterò con un sorriso e un piccolo inchino del capo, quindi allungherò la mano a stringere la sua, gli dirò di chiamarmi se dovesse avere bisogno di qualcosa e scomparirò, pensò.

    Non sembrava troppo complicato. Il difficile era metterlo in pratica. Michelle amava il proprio lavoro, perché le permetteva di trascorrere molto tempo da sola, mentre stare in mezzo alla gente l’aveva sempre resa nervosa. E la prospettiva di incontrare un uomo che, a quanto si diceva, non veniva mai fotografato due volte con la stessa donna o automobile la terrorizzava.

    Il rombo dell’elicottero in avvicinamento crebbe fino a che lo sentì vibrare direttamente nel proprio corpo. Si guardò i palmi. Piccole gocce di sudore luccicavano sulle sottili linee delle mani. Sovrappensiero, le strofinò sulla sobria gonna nera dell’uniforme... e si fermò di colpo. Una brava padrona di casa francese non avrebbe mai fatto una cosa del genere!

    Sarò fortunata e scoprirò che trascorre tutto il suo tempo fuori casa, in città, si disse, cercando disperatamente di farsi coraggio. Se è un nottambulo, non lo vedrò quasi mai. Mi basterà fare in modo che durante la sua permanenza fili tutto liscio.

    Accelerò il passo, la pungente brezza marina alle spalle. Porte e finestre, tutte spalancate, permettevano a una corrente rinfrescante di soffiare in tutta la casa. Michelle trovava il ricco profumo della macchia mediterranea molto più gradevole dell’odore senz’anima che usciva dal sistema di aria condizionata. Una volta in posizione, poté guardare con la coscienza a posto l’elicottero che atterrava. Mentre si avvicinava alla piattaforma di atterraggio, il rombo dei rotori era quasi insopportabile. Allontanandosi dal frastuono, la donna si avvicinò alla porta in cerca di protezione.

    Infine si voltò, convinta di vedere l’elicottero sul prato, ma ebbe una sorpresa: era ancora a mezz’aria. Doveva esserci qualche problema. Di solito Gaston, il pilota, aveva una tale fretta indiavolata di tornare alla sua partita di poker sullo yacht da far piombare giù il velivolo dove capitava. Cespugli ammaccati e fiori distrutti erano dolorosi promemoria di passati atterraggi fuori pista e virate insufficienti dell’aviatore, tanto che le aiuole attentamente curate di Jolie Fleur non erano più un ricordo della terra natia del padrone di casa inglese, quanto piuttosto una zona di guerra.

    Questa volta c’era qualcosa di diverso, evidentemente. Michelle pensò che dovesse esserci un altro pilota ai comandi. Gaston non ci avrebbe mai messo così tanto ad atterrare. Ma quando, di colpo, il velivolo virò e fece un giro della casa prima di tentare un nuovo atterraggio, lei riuscì a scorgere il volto della persona alla guida: era il solito, vecchio Gaston ma, a giudicare dall’espressione furibonda, qualche perfezionista gli stava insegnando l’arte dell’atterraggio.

    Quando, finalmente, l’elicottero si fermò, i pattini d’appoggio erano perfettamente allineati con la bianca lettera H che spiccava al centro del prato principale di Jolie Fleur. Il boato era stato assordante. I capelli di Michelle, perfettamente spazzolati, erano ridotti a una massa ingarbugliata. Mentre lei cercava di domare quel groviglio castano, avvenne il disastro. I rotori dell’elicottero rallentarono e la corrente d’aria discendente si placò. La caduta di pressione fece sì che una folata d’aria marina soffiasse da dietro la porta della villa, facendola sbattere violentemente alle sue spalle con un rumore fragoroso. Michelle sobbalzò... o meglio, l’avrebbe fatto, se la sua uniforme non fosse stata trattenuta. La gonna era stata risucchiata tra la pesante porta e lo stipite. Era in trappola, quasi non riusciva a muoversi.

    Strattonandola con orrore crescente, si rese conto che era la sua prima e unica caduta di stile da quando aveva lasciato l’Inghilterra... ma era anche irrimediabile! Sapeva che la porta si era chiusa.

    Sperando con tutta se stessa in un miracolo, provò comunque ad aprire la maniglia. Niente da fare. Il suo angelo custode doveva essere in vacanza.

    Il battito del cuore, già accelerato a causa dell’agitazione, in quell’istante divenne frenetico. Che cosa poteva fare? Un cenno speranzoso alla figura slanciata che stava scendendo dall’elicottero? Chiedere aiuto a un ospite quando ci si aspettava da lei la massima efficienza non era certo il modo migliore per avviare il rapporto di lavoro. E colui che era riuscito a insegnare in una sola lezione un atterraggio da manuale a un pilota avventato probabilmente non era tipo da incidenti e contrattempi.

    Strattonando su e giù, a destra e a sinistra, Michelle cercò disperatamente di tirar fuori la gonna dal piccolo spiraglio rimasto, ma fu tutto inutile. L’unica alternativa era liberarsi lasciando l’indumento dietro di sé. Un’opzione impensabile. Una governante disattenta era una cosa, una seminuda era imperdonabile – e non sarebbe certo passata inosservata. Legata come un salame, si rassegnò al suo destino.

    Il signor Alessandro Castiglione era in piedi sul prato riarso. Le voltava la schiena, in attesa che il suo bagaglio firmato venisse scaricato. Guardandolo, Michelle sentiva sempre più caldo. Lunghi, strazianti secondi volarono via. Tesa, pensò a una miriade di spiegazioni da dare. Preso possesso della ventiquattrore e del computer portatile, il suo ospite lasciò il resto a Gaston e, dirigendosi verso la casa, coprì la distanza che li separava in un tempo spaventosamente breve.

    Non era affatto vecchio come se l’era aspettato, ma il pensiero che un uomo così giovane fosse già tanto famoso in qualche modo peggiorava la situazione. L’umore di Michelle sprofondò. A dispetto delle spalle curve e del passo ponderato, il magnate si muoveva in fretta. Invece di seguire il sentiero d’erba calpestata che conduceva alla villa direttamente dalla piattaforma d’atterraggio, l’uomo prese il ben più lungo vialetto lastricato che si snodava tra aiuole di timo e salvia, prolungando ancora di più l’agonia della governante. Osservare le api al lavoro tra i fiori delle piante aromatiche aveva sempre incantato Michelle, ma su di lui gli insetti non avevano lo stesso effetto. Tutto concentrato, si dirigeva spedito verso l’entrata principale della villa senza guardarsi intorno.

    Se lei non fosse stata così agitata, avrebbe apprezzato i bei lineamenti dell’ospite. I folti e ricci capelli scuri, i vivaci occhi bruni, le sopracciglia corrucciate e il passo deciso normalmente l’avrebbero ammutolita. Invece, questa volta, era l’imbarazzo a toglierle la parola. Le mani dietro la schiena, continuava a tormentare e strattonare la gonna nel tentativo di liberarla. Ma non c’era verso.

    Più il nuovo venuto si avvicinava, più disperata lei si sentiva. Le dita le pulsavano per l’ansia di uscire da quella situazione, e il cuore non era da meno. Faceva così caldo. Era come una farfalla che sbatteva le ali contro una finestra chiusa, era completamente bloccata. E, come se non bastasse, iniziava a capire perché quell’ospite si fosse rivelato inadatto a stare sullo yacht del signor Bartlett. Alessandro Castiglione non dava l’impressione di conoscere il significato della parola vacanza e non avrebbe quindi potuto stare su un’imbarcazione da diporto, progettata per il relax estivo. Nonostante il caldo, infatti, indossava un completo di ottima fattura e una camicia rifinita a mano. Le sue uniche concessioni alle atmosfere del Mediterraneo erano il lino color avorio di giacca e pantaloni, i bottoni aperti sul collo e la cravatta porpora che faceva capolino dal taschino.

    Michelle deglutì. Il momento di far pratica con il proprio benvenuto era passato. Adesso era ora...

    «Buongiorno, signor Castiglione. Sono Michelle Spicer e avrò cura di lei durante il suo soggiorno qui a Jolie

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