La nostra canzone (eLit): eLit
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Info su questo ebook
Adam Carmichael non ha saputo resistere alla tentazione di cercare Maggie Fennel nel back stage del tour di concerti che sta tenendo dopo anni di lontananza dalle scene. All'epoca, il loro amore era ancora più dolce delle canzoni che interpretavano insieme; poi, dopo "quell'episodio", lei era lentamente sparita nel nulla. Per quale motivo?
Carole Mortimer
Carole Mortimer was born in England, the youngest of three children. She began writing in 1978, and has now written over one hundred and seventy books for Harlequin Mills and Boon®. Carole has six sons, Matthew, Joshua, Timothy, Michael, David and Peter. She says, ‘I’m happily married to Peter senior; we’re best friends as well as lovers, which is probably the best recipe for a successful relationship. We live in a lovely part of England.’
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Anteprima del libro
La nostra canzone (eLit) - Carole Mortimer
Imamgine di copertina:
MATJAZ SLANIC / E+ / Getty Images
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese:
A Marriage to Remember
Harlequin Mills & Boon Presents
© 1997 Carole Mortimer
Traduzione di Daniela Mento
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
© 1998 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5899-905-9
1
Adam se ne stava in disparte, nel locale pieno di fumo e di gente rumorosa. Il chiasso non gli dava fastidio, anzi gli era indifferente o quasi. Sapeva benissimo che tutta quella gente si sarebbe zittita appena la cantante che era salita sul palco avesse cominciato a esibirsi.
L’avrebbero ascoltata in silenzio, con ammirazione, dimenticando tutto quello di cui avevano parlato fino a pochi attimi prima. Così accadde, infatti. L’orchestrina attaccò la musica e lei iniziò a cantare.
La sua voce limpida, armoniosa, riempì la sala. Tutti tacquero, ed era facile capire perché. Cantava meravigliosamente, con una sensualità, con una sensibilità che toccava il cuore. Cantava di un amore perduto, di un amore tradito. Ma c’era anche speranza, nelle parole della canzone, speranza di sopravvivere al dolore; c’era anche la gioia di vivere, perfino nei momenti più tristi e dolorosi.
Adam si stupì di quella gioia. Dove l’aveva trovata? Con chi? Quest’ultima domanda gli fece male, come se un coltello fosse entrato nel suo cuore.
Poi la musica si fermò e la cantante prese la sua chitarra, che fino a quel momento era rimasta appoggiata a uno sgabello, in un angolo del palco. Adam si sentì percorrere da un brivido. Prima ancora che la bellissima ragazza cominciasse a suonare gli accordi della canzone, aveva indovinato che cosa avrebbe cantato. Ecco gli accordi che conosceva così bene, la musica tenera e nostalgica che lo aveva perseguitato tante volte in quegli anni. Era come se l’avesse sentita il giorno prima, invece da tempo immemorabile non la udiva cantata dalla sua voce.
Era la loro canzone. L’avevano composta insieme e diceva... sì, diceva che il loro amore non sarebbe finito mai.
Maggie era sicura che lui fosse fra il pubblico. Non poteva vederlo. Non aveva idea in che punto del locale fosse nascosto, nella penombra. Ma era certa che Adam si trovava lì, e che la stava guardando. Un’idea stupida, ridicola, dopo tanto tempo. Eppure non aveva dubbi che fosse proprio così, anche se non c’era alcuna ragione logica per crederlo.
Cercò di dirsi che non poteva essere vero, che era la sua immaginazione a giocarle un brutto scherzo. Mentre cantava, l’intuizione divenne una certezza. Adam era lì e lei, anche se non lo vedeva, ne percepiva chiaramente la presenza. Per due persone che si erano tanto amate come loro, anche l’incredibile diventava possibile.
Perché era tornato? Maggie non lo sapeva, eppure Adam era lì. Tante cose erano cambiate. Lei era diversa, e sicuramente si poteva azzardare la stessa cosa per lui. Perché tornare? Perché non permetterle di dimenticare? Maggie si sentì travolgere dalla disperazione mista alla rabbia. Per quanto tempo ancora l’avrebbe perseguitata?
Proprio per questo, quando prese la sua chitarra, decise di cantare la loro canzone. Non la cantava mai, nemmeno in privato, ma adesso l’avrebbe cantata per Adam per confessargli che non aveva paura di lui. Per dirgli che non sarebbe più riuscito a farla soffrire, anche se era tornato.
Mentre la cantava, il suo cuore batteva forte. Era davvero così sicura di sé da illudersi che avrebbe vinto la sfida?
«Wow, Maggie, sei stata magnifica! Assolutamente magnifica!» Dietro alle quinte, alla fine dello spettacolo, Mark era entusiasta. Gli occhi del giovane impresario brillavano.
«Adam è qui...» fu tutto quello che lei gli rispose, dandogli automaticamente la chitarra perché la rimettesse nella custodia.
«Adam?» chiese l’altro, incredulo.
«Andiamocene da qui» tagliò corto Maggie, gettando indietro una ciocca ribelle dei suoi lunghi capelli corvini.
«Ma...»
«Andiamocene, Mark. Non discutere...» insistette Maggie, riprendendosi la chitarra e mettendola da sola nella custodia, dato che lui era rimasto come impietrito alla notizia.
Invece ogni secondo poteva rivelarsi prezioso. Adam avrebbe potuto arrivare dietro le quinte da un momento all’altro.
«Su, muoviamoci!» lo sollecitò di nuovo lei.
Invece di obbedirle, Mark cominciò a opporre alcune obiezioni.
«Senti, Maggie, è impossibile. Dopo quello che c’è stato fra te e Adam, non... non può essere tornato, accidenti! Questo è l’ultimo posto al mondo in cui si farebbe vedere, credimi. E poi...»
«Ti dico che è qui!» lo interruppe lei.
I suoi occhi azzurri lo guardarono adirati. Possibile che Mark facesse sempre tante discussioni? Non le credeva, forse? Non aveva fiducia nella sua intuizione? Eppure, quante volte aveva dovuto ammettere che l’intuizione di Maggie era infallibile, come quella di molti artisti?
Il coraggio con cui aveva sfidato Adam pochi minuti prima, cantando la loro canzone davanti a tutti, si era letteralmente dissolto nell’aria. Era certa che lui avrebbe cercato di incontrarla, e non voleva che accadesse. Desiderava solo andarsene, evitare di vederlo. Invece Mark non faceva altro che parlare, trattenerla e costringerla a perdere tempo.
«Devi credermi. C’è qui Adam! Te lo giuro!»
Lui cercò di ribattere qualcosa ma, prima che potesse interromperlo di nuovo, fu il pubblico in sala a mettere fine alla loro discussione.
«Senti, Maggie? Ti stanno chiamando di nuovo sul palco. Vogliono che tu canti un’altra canzone. Quello di stasera è stato un grande successo.»
Maggie aveva cantato quasi tutta la sera, con poche interruzioni, ma solo quando era salita sul palco per l’ultima volta aveva percepito la presenza di Adam. Doveva essere entrato nel locale da pochi minuti, mentre lei si riposava in camerino, e aveva aspettato che fosse ancora il suo turno di tornare alla ribalta.
«Non me ne importa niente! Io voglio andare via e basta!» rispose a Mark.
«Ma... non senti? Là fuori stanno gridando il tuo nome. Vogliono che torni a cantare.»
«Non stasera. Ho già cantato troppe canzoni, sono quasi senza voce. E poi c’è Adam in sala e...»
«Adam! Ti ho detto che è assurdo!»
Un piccolo locale fumoso nel Nord dell’Inghilterra, in una cittadina dove si teneva un festival musicale che pochi conoscevano e che i giornali di Londra citavano a malapena. Come aveva potuto sapere della sua esibizione, del suo ritorno in sordina al mondo dello spettacolo in cui era stata, insieme a lui, una stella di prima grandezza?
Un posto tranquillo, tanto diverso dai teatri e dalle sale da concerto dove si era esibita al culmine della sua carriera. Perché Adam aveva scelto proprio quel piccolo locale per rifarsi vivo?
«D’accordo. Non voglio insistere» si arrese Mark. «So che per te non è stato facile affrontare il pubblico dopo tanto tempo. Andiamocene. Dirò al proprietario del locale che sei stanca, che tornerai domani e che allora canterai tutte le canzoni che vorranno.»
Maggie si sentì male. Il suo contratto prevedeva che avrebbe cantato per tre sere in quel locale, durante la rassegna musicale che si svolgeva nella cittadina. Tuttavia era sicura che Adam sarebbe tornato anche la seconda e la terza sera, che sarebbe rimasto a guardarla nascosto nel buio. Non se la sentiva di subire la sua presenza nell’ombra per tre sere di seguito.
Non lo confidò a Mark, durante il loro ritorno in albergo. Mentre uscivano precipitosamente dal locale, lui si era scusato con il proprietario e con il pubblico, raccontando la pietosa bugia che lei aveva un principio di influenza e che quindi non poteva affaticarsi.
«Domani sera sarà tornata in perfetta forma, non preoccupatevi!» aveva assicurato fra gli applausi un po’ delusi della gente che era venuta a sentire la famosa cantante, da tempo lontana dalle scene.
Mark era un bravo ragazzo. Da anni era il suo impresario e da anni evitava di contraddirla. Faceva tutto quello che lei voleva. Perfino quando Maggie aveva deciso di abbandonare lo spettacolo per concedersi una pausa di riflessione, come l’avevano chiamata i giornali, lui aveva ingoiato il boccone amaro con dignità, ma aveva accettato la sua decisione.
Sapeva che, dopo Adam Carmichael e dopo lo spaventoso incidente in auto che l’aveva ridotta per mesi su una sedia a rotelle, una pausa di riflessione era più che necessaria a Maggie per ritrovare la forza di ricominciare a vivere, non solo di cantare. Era anche merito di Mark se lei ce l’aveva fatta e se adesso era tornata a esibirsi; solo per lui Maggie era contenta che la serata fosse andata così bene, a parte la presenza incombente di Adam. Per quanto la riguardava, avrebbe rinunciato addirittura a un concerto alla Royal Albert Hall, per non correre il rischio di incontrare Adam.
Arrivarono in albergo mezz’ora dopo. Mark aveva scelto di alloggiare, dietro alle insistenze di Maggie, in un albergo tranquillo e isolato, in campagna, lontano dagli appassionati di musica che sarebbero giunti per assistere al festival.
«Ecco la sua chiave, signorina Fennel!» la salutò il portiere con uno dei suoi migliori sorrisi.
Erano tutti lusingati di ospitare una celebrità come lei. «È arrivato qualcosa per lei, poco fa» aggiunse, porgendole una rosa rossa dal gambo lungo.
«Grazie!» rispose Mark, strappandogli quasi di mano il fiore, mentre impallidiva visibilmente.
Mark la prese sottobraccio, per sorreggerla come se temesse di vederla svenire. Dunque era vero: Adam era proprio lì, al festival. L’intuito straordinario di Maggie non si era sbagliato neppure quella volta. Era stata un’abitudine di Adam farle trovare una rosa rossa ogni sera, dopo un’esibizione. Perciò sapeva perfino in quale albergo avessero prenotato.
Salirono in ascensore fino al loro piano. Un fattorino premuroso li accompagnò, portando la chitarra di Maggie. Solo quando se ne fu andato intascando soddisfatto la mancia, e Mark richiuse la porta della loro suite, Maggie si abbandonò alla disperazione.
«È qui, Mark! Che cosa ti avevo detto? Adam è qui!» esclamò.
«Non corriamo troppo precipitosamente alle conclusioni» obiettò Mark. «Che cosa abbiamo, come prova? Solo una rosa, nient’altro che questa rosa rossa!» La gettò dentro il cestino della carta straccia, esasperato. «Avrebbe potuto mandartela qualunque ammiratore. Che cosa c’è di più banale di una rosa come questa?»
«Era accompagnata da un biglietto?» chiese Maggie piena di speranza.
«Non c’era nessun biglietto» ammise malvolentieri l’impresario.
«Vedi? Adam non univa mai biglietti più o meno profumati, alle rose che regalava.»
«Questo non significa che sia di Adam. Quanti ammiratori avrebbero potuto avere l’idea di mandartela?»
«È lui, Mark. So che è lui. E lui sa che stasera dormirò qui.»
«Perché accidenti dovrebbe rifarsi vivo dopo tre anni? Dammi solo una buona ragione e ti crederò.»
«Per togliermi la pace che mi sono conquistata con tanta fatica.»
Mark si lasciò cadere su una delle poltrone a fiori del salottino in cui si trovavano. La suite era costituita da