Ricco, bello e seducente
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Info su questo ebook
Melody Forester decide di prendersi una più che meritata pausa dal lavoro, ma l'ultima cosa che si aspetta è di vivere un appassionato flirt vacanziero. Tanto meno con un milionario bello e interessante come Adam Carlisle. Timida e riservata per natura, Mel si sforza così di resistere al corteggiamento di Adam nonostante l'interesse che prova nei suoi confronti, ma lui non prende nemmeno in considerazione l'ipotesi di non riuscire a sedurla.
Susanne James
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Anteprima del libro
Ricco, bello e seducente - Susanne James
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
The Millionaire’s Chosen Bride
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2008 Susanne James
Traduzione di Maria Teresa Delladio
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2009 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3052-895-6
Frontespizio. «Ricco, bello e seducente» di James Susanne1
«Signori e signore, l’asta comincerà alle dieci e trenta in punto, vale a dire, tra quindici minuti esatti» annunciò il banditore con voce autorevole nella piccola sala d’aspetto.
I presenti iniziarono quindi a prendere posto, guardandosi intorno per studiare i rivali.
Melody trovò posto verso il fondo della sala, consapevole che il cuore le stava battendo forte. In mano stringeva nervosamente un cartoncino sul quale era riportato il numero trenta. Guardandolo, ancora non riusciva a credere che fosse veramente lì a fare ciò che stava facendo. Dire che era una delle coincidenze della vita era banale, ma, di fatto, lei era lì e stava per prendere parte all’asta che metteva in palio Gatehouse Cottage, un grazioso villino d’altri tempi. E la cosa non faceva assolutamente parte della vacanza che si era concessa.
Lanciando un’occhiata intorno a sé, Melody notò che gli altri partecipanti erano persone normalissime, ma che in quella circostanza avevano un unico obiettivo: quello di assicurarsi l’immobile messo all’asta.
Non appena il banditore salì sulla pedana, il brusio tra i presenti si acquietò e in pochi istanti l’atmosfera divenne carica di aspettativa.
«Apriamo le offerte col prezzo base» esordì l’uomo guardando i presenti da sopra gli occhiali. «Procederò per decine. Chi offre di più?»
Ci fu un’immediata risposta poiché tutti sollevarono il loro cartellino e Melody restò senza fiato alla velocità con cui procedevano le cose. Il prezzo richiesto venne praticamente raggiunto subito, poi le offerte iniziarono a calare e nel giro di qualche istante rimasero soltanto quattro acquirenti a contendersi il cottage. Il ritmo diminuì ulteriormente a mano a mano che i competitori uscivano di scena mentre lei continuava ad alzare il proprio cartellino.
Ora che aveva iniziato non poteva fermarsi. Per una volta nella vita, stava mettendo a frutto l’esperienza negli affari maturata nel tempo per se stessa.
Ben presto rimasero soltanto in due a sollevare la mano: lei e un uomo che non poteva vedere, in fondo alla stanza, con una deliziosa e profonda voce. Serrando le mascelle, Melody avrebbe continuato a rilanciare fino a quando non avesse raggiunto il limite che si era posta. Purtroppo, anche il suo avversario sembrava determinato a fare altrettanto! Poi l’inaspettato. Improvvisamente rimase l’unica offerente e dopo i tre richiami il banditore batté il martelletto. Gatehouse Cottage era suo!
Melody si alzò e andò al tavolo dove il banditore la stava guardando con occhi raggianti. «Congratulazioni» le disse con garbo.
«Grazie» replicò lei con un filo di voce come se stesse vivendo un sogno.
Che cosa aveva fatto?
Dopo aver sistemato le formalità burocratiche e aver apposto la firma sull’atto d’acquisto, Melody lasciò la casa d’asta e uscì al caldo sole estivo sentendosi importante come un magnate dell’industria, sebbene stesse ancora tremando come una foglia. Già, perché ora era proprietaria non solo del suo appartamento di Londra, ma anche di un delizioso cottage in uno degli angoli più incontaminati d’Inghilterra.
Mentre stava percorrendo la stradina che la conduceva alla sua auto, per poco non andò a sbattere contro un uomo che se ne stava appoggiato con nonchalance su un pilastro del cancello. Melody sollevò subito lo sguardo per scusarsi, ma per poco la lingua non le rimase incollata al palato quando realizzò di aver incontrato gli occhi più blu che le fosse mai capitato di vedere. Per un lungo istante, nessuno dei due parlò. Poi fu Melody a ritrovare la voce.
«Mi scusi» mormorò in tono formale cercando di superarlo, ma l’uomo non accennò a muoversi.
Al contrario, continuava a fissarla con un debole sorriso stampato sulle labbra.
«Non deve scusarsi di nulla» replicò l’uomo con una voce così profonda e sensuale da farle venire un brivido lungo la spina dorsale, «se non per avermi soffiato l’immobile da sotto il naso. A proposito, congratulazioni» concluse infine.
Così, era lui l’altro offerente che l’aveva costretta a rilanciare sul prezzo! Era alto, molto alto, e indossava un paio di pantaloni scuri e una camicia aperta sul collo quel tanto da rivelare un ciuffo di peli neri sul petto. Melody distolse in fretta lo sguardo.
«Oh, deve esserci sempre un vincitore e un perdente, non trova? Comunque, spero di non averle rovinato un affare cui stava dietro da tempo...»
L’uomo sollevò un sopracciglio continuando a fissarla. «Mi auguro di vivere quel tanto da poter vincere qualche altra battaglia» replicò. Dopo una breve pausa, aggiunse: «Ma spero che come minimo voglia permettermi di invitarla a pranzo. È quasi mezzogiorno, e conosco un ottimo pub. Ho molto appetito dopo tutta la tensione accumulata».
Melody fu sorpresa da quella proposta. Quel tizio non menava certo il can per l’aia, pensò tra sé. Era un pericoloso opportunista. Poi, però, si morse le labbra. Era stata troppo agitata per fare colazione e ora che aveva concluso l’affare le stava tornando l’appetito.
«D’accordo» accondiscese infine. «Perché no? Mi chiamo Mel...» si presentò.
«E io Adam.» E, porgendole una mano abbronzata, le sorrise in modo così accattivante da spazzar via tutte le riserve che Melody aveva nell’aver accettato un invito da un perfetto sconosciuto.
Le loro auto erano parcheggiate lungo la strada ormai deserta. Il suo competitore possedeva una Porsche rossa al cui confronto la Mercedes di Melody appariva fin troppo seria.
«Possiamo andare con la mia» propose Adam. «Poi ti riaccompagnerò qui.»
«Preferisco seguirti con la mia auto. Dopo pranzo ho un po’ da fare...» annunciò lei.
Le era stato insegnato sin da piccola a non fidarsi delle apparenze, e Mel sapeva bene come non mettersi in posizione di svantaggio. Ciononostante, aveva appena accettato l’invito di un uomo che, per quanto affascinante, era comunque uno sconosciuto! Non era da lei un comportamento del genere, ma, dopotutto, quello non era un giorno come gli altri, si giustificò tra sé e sé. Era una giornata fantastica. Una di quelle da assaporare e da tenersi strette, prima che la realtà non la riportasse coi piedi per terra.
Entrando in macchina, avviò il motore e attese che Adam partisse. Seguì la Porsche che procedette per le strade vuote a un’andatura che la sorprese. Chissà perché, Adam le era sembrato il tipo che volesse divertirsi a sue spese nel metterla in difficoltà a stargli dietro per quella strada tortuosa. Era un uomo sicuro di sé, un leader innato, probabilmente abituato al successo e alle sue trappole, stava riflettendo Melody. Non aveva avuto alcun problema nel convincerla ad andare a pranzo con lui. Ma seguirlo a quella piacevole andatura in quella splendida giornata di luglio le stava facendo salire il morale alle stelle. Se solo sua madre fosse stata lì a condividere quella mattinata così speciale!, pensò, rattristandosi un istante.
Una quindicina di minuti più tardi arrivarono a un pub piuttosto insignificante, dall’esterno, ma Adam si fermò nel parcheggio antistante e, uscito dall’auto, si precipitò ad aprirle la portiera.
Melody era consapevole del modo in cui lui la stava guardando, studiandola. Sperava che gli piacessero i suoi pantaloni bianchi e la camicia a righe bianche e blu, un abbigliamento semplice, ma secondo lei anche elegante. Quel giorno portava i lunghi capelli biondi raccolti in uno chignon, esattamente come quando andava al lavoro. Dopotutto, quella era stata una giornata dedicata agli affari, seppure non del tipo che trattava abitualmente. Quella pettinatura formale aveva comunque il pregio di metterle in risalto i lineamenti del viso, gli occhi grigio verdi e le labbra carnose.
Senza ulteriori commenti, Adam l’aiutò a scendere dall’auto e la guidò al pub per un sentiero ghiaioso. Il posto doveva essere ben conosciuto, visto che era piuttosto affollato. Individuato un tavolo libero vicino alla finestra, ci si accomodarono.
«Che cosa bevi, Mel?» le domandò lui.
«Acqua minerale, grazie.» Notò che lui aveva sollevato leggermente un sopracciglio a quella risposta.
«Niente champagne... per festeggiare il successo odierno?» propose Adam.
«Conservo l’opzione per un’altra volta...» replicò lei sorridendo. Quindi lo seguì con lo sguardo mentre si dirigeva al bancone per ordinare le bevande. Torreggiava sui presenti. Era di gran lunga più alto di qualsiasi altro uomo presente, e il corpo asciutto e atletico testimoniava una perfetta forma fisica. La giornata era già stata piena di sorprese, perché farsela rovinare da una persona che probabilmente non avrebbe più visto? Possibile che fosse diventata così patetica e incostante dopo la recente perdita di Crispin? Oggi è un giorno speciale, ribadì a mente.
Adam ritornò al tavolo con due bicchieri, l’acqua minerale per lei e una pinta di birra per lui, quindi le porse il menu.
«Se posso consigliarti, qui fanno molto bene il pasticcio di granchio. Il pesce è freschissimo, arriva giornalmente. In alternativa, anche la spigola alla brace è molto buona.»
Melody non ebbe difficoltà a scegliere. «Mi piacciono i pasticci di pesce e non ho molte occasioni di mangiare il granchio fresco. Quindi, vada per il pasticcio di granchio con un’insalata verde.»
«Sei una donna dalle decisioni rapide» commentò lui. «Quando vengo qui con qualcuno, normalmente ci mette più tempo a scegliere che a mangiare la pietanza.» Quindi si alzò nuovamente per raggiungere il bancone e comunicare le loro ordinazioni. Si voltò a guardarla un istante mentre era intenta ad ammirare il panorama fuori dalla finestra. Era decisamente una donna fuori del comune, pensò. Oltre a essere molto, molto bella, era anche ben vestita, sofisticata e con la testa ben piantata sulle spalle. Insomma, il tipo di donna che sapeva esattamente cosa volesse dalla vita e determinata a ottenerlo. Aveva conosciuto molte donne nei suoi trentotto anni, ma aveva la sensazione che nessuna sarebbe stata in grado di tenerle testa in una discussione. Era il tipo di donna che non era saggio contrastare, ma qualcosa di lei, specialmente dopo averla osservata durante l’asta, lo aveva incuriosito al punto da volerla conoscere. Chi era, e soprattutto perché si era battuta per Gatehouse Cottage riuscendo ad aggiudicarselo?
Adam tornò a sedersi davanti a lei. «Dunque» disse senza tanti preamboli, «tu non sei di queste parti.» Se lo fosse stata, se ne sarebbe accorto!
«No. Vivo e lavoro a Londra» spiegò lei, lapidaria. «Sono qui per trascorrere qualche settimana di vacanza.»
Adam si rabbuiò. «E l’asta? Come facevi a sapere che il cottage era in vendita?»
«Ero in paese qualche giorno fa quando ho visto l’annuncio. Sono entrata nell’ufficio e ho preso qualche informazione. Poi ho deciso di partecipare all’asta» spiegò lei guardandolo con aria tranquilla.
«Fai spesso cose di questo tipo?» le domandò lui. «Voglio dire, alla gente piace comprare dei souvenir per ricordarsi di una vacanza, ma un cottage mi sembra un po’ eccessivo.»
Lei sorrise. «Sono d’accordo. Non mi era mai capitata una cosa del genere prima d’ora, ma... il posto mi è piaciuto. Mi è sembrato speciale. Giusto, oserei dire.»
Adam rimase per un istante a corto di parole, il che confermava l’opinione che si era fatto su di lei. Quella donna sapeva ciò che voleva e sapeva come ottenerlo. Non importava a quale prezzo. E, parlando di prezzi, doveva disporre di notevoli mezzi. Non molta gente disponeva di quella cifra in contanti.
«E tu? Vivi in zona?» si informò lei, decidendo che ora toccava a lui rispondere a qualche domanda.
«No. Lavoro in Malesia dove ovviamente trascorro gran parte del tempo» spiegò lui. «Ma mi prendo sempre una lunga pausa in questo momento dell’anno per venire a