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Contratto in abito bianco: Harmony Collezione
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E-book145 pagine1 ora

Contratto in abito bianco: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Laura Greenwood Minuta, timida e vulnerabile, accetta il temporaneo incarico come assistente personale di Fabian per iniziare a ricostruire la propria vita.

Fabian Morizzoni Ricco e affermato, vuole un erede per tramandare il proprio patrimonio. Scottato dal passato, però, rifugge da qualunque sentimento.

Una vita agiata e serena, in cambio della fedeltà di una moglie perfetta, senza il fastidio dei sentimenti. I termini dell'accordo sono chiari, ma né Laura né Fabian saranno in grado di rispettarli.
LinguaItaliano
Data di uscita10 mag 2019
ISBN9788858997130
Contratto in abito bianco: Harmony Collezione
Autore

Maggie Cox

Quando non è impegnata a scrivere o a badare ai figli, ama guardare film romantici mangiando cioccolato.

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    Anteprima del libro

    Contratto in abito bianco - Maggie Cox

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Secretary Mistress, Convenient Wife

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2008 Maggie Cox

    Traduzione di Maura Arduini

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2009 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5899-713-0

    1

    Di pessimo umore, forse a causa del jet lag, Fabian Morizzoni si massaggiò la fronte sospirando. Poi si alzò, esasperato, mentre il suono delle voci si elevava di tono. Di tutte, la più acuta era senza dubbio quella di Maria, la sua governante.

    Raggiunse in fretta l’ingresso della villa, in tempo per vedere le luci posteriori di una vecchia FIAT argentata che si allontanavano lungo il viale. Maria le seguiva con lo sguardo, le mani sui fianchi larghi e l’espressione battagliera.

    «Cosa sta succedendo?» domandò Fabian in italiano, la sua lingua madre.

    «Che faccia tosta! Che impudenza!» Maria girò lo sguardo offeso su di lui. «Chi potevano essere, secondo lei? Giornalisti! Li ho pescati che gironzolavano qui intorno, per scattare fotografie senza essere stati autorizzati.» La donna agitò le mani, esasperata. «Mi hanno chiesto se potevano intervistarla sul concerto e sulle personalità che vi parteciperanno. Gli ho detto il fatto loro, signor Fabian. Ci può scommettere!»

    «Devono rivolgersi a Carmela, se vogliono un’intervista. È lei che se ne occupa, no?»

    Fabian sospirò e scrollò la testa, poi il lato buffo della situazione lo fece sorridere.

    «È una fortuna che ci sia tu a proteggere la mia privacy, Maria. Sei meglio di una guardia del corpo. Però, ti prego, al mattino tieni basso il volume della voce. Fallo per la mia povera testa, d’accordo?»

    «Certo, signor Fabian. Ho il caffè pronto in cucina. Lo vuole?»

    «Sì, Maria. Grazie.»

    Con la tazzina dell’espresso in mano, Fabian percorse tutto il corridoio, uscì in giardino e raggiunse la serra. Si voltò verso la grande villa in stile palladiano, che risplendeva nel sole di quel mattino toscano insieme alla pletora di tende candide che erano state erette sul prato. Tra meno di due settimane, pensò, quelle tende avrebbero brulicato di insigni rappresentanti del bel mondo. Ci sarebbero stati anche familiari e amici, naturalmente, tutti invitati al famoso concerto che Fabian organizzava ogni anno per commemorare il padre, Roberto Morizzoni.

    La casa, com’era inevitabile, in quel momento era un vulcano di attività. E proprio per quello lui aveva bisogno di fermarsi a riflettere, con un buon caffè in mano. In pace. Anche se il concetto di pace e il pensiero di suo padre non erano certo compatibili.

    Il concerto imminente gli procurava tensioni e mal di testa, complici anche i frenetici ritmi di lavoro cui era stato sottoposto negli ultimi tempi, i viaggi continui e una certa stanchezza. Come uomo d’affari occupato nel campo dell’arte, la sua presenza era richiesta al punto che incominciava a dimenticare di aver mai avuto del tempo libero, e a chiedersi se non fosse il caso di fermarsi un attimo a riflettere sulla sua vita. Sospirò. L’organizzazione del concerto richiedeva la sua presenza in Toscana, e lì, forse, avrebbe avuto il tempo per fare qualche bilancio.

    Fabian si passò le dita tra i capelli e fece una smorfia. Al punto in cui era, una vacanza sembrava un miraggio. Figurarsi poi l’idea che ultimamente gli era balenata con più frequenza nella mente: trovare una moglie e formarsi una famiglia.

    «Allora era qui che ti nascondevi!» esclamò a un tratto una squillante voce femminile. «Maria ha detto di averti visto uscire in giardino.»

    Carmela apparve nel suo campo visivo, la bella bocca atteggiata a un sorriso. Era stato così concentrato nei propri pensieri da non accorgersi nemmeno del suo arrivo. Lei era già lì, efficientissima, armata di penna e taccuino. E lui che si era illuso di poter fare una pausa!

    «Sono arrivato dagli Stati Uniti solo ieri, ed è stato come trovarsi in uno stadio di football» brontolò. «C’è gente in ogni angolo della casa, a parte il mio studio privato. Ti meraviglia che cerchi di nascondermi?»

    Carmela gli rivolse un altro sorriso. «Povero Fabian, so che sei stanco!» Fece una pausa. «Comunque devo darti una buona notizia, e sono certo che ti rallegrerà.»

    «Quale notizia? Aspetterai la fine del concerto per partire per la luna di miele?»

    Il sorriso di Carmela svanì. «Certo che no, Fabian! Ho già rimandato una volta perché tu me l’hai chiesto. Vincenzo è un uomo paziente, ma fino a un certo punto!» Scosse la testa. «No, la buona notizia è che la mia amica Laura arriverà dall’Inghilterra questo pomeriggio. Le mostrerò il lavoro, così sarà pronta a sostituirmi nel giro di qualche giorno.»

    «Prendere il tuo posto appena prima di un evento così impegnativo è una grossa responsabilità, Carmela. Sei sicura che questa tua amica sarà all’altezza?»

    «Ha insegnato musica per diversi anni, e organizzato parecchi concerti nella sua città, quindi non è del tutto priva di esperienza. E naturalmente sarà molto attenta agli aspetti artistici del lavoro.»

    «Parla italiano?» Fabian si massaggiò con due dita il centro della fronte. Trasalì, il dolore si intensificava di minuto in minuto.

    «È una ragazza che impara molto in fretta. Abbiamo frequentato la stessa scuola a Londra, e ti assicuro che era la prima nel corso di lingue.» Carmela sorrise. «In ogni caso, il tuo inglese è perfetto. Non c’è niente di cui preoccuparsi.»

    «Mi auguro solo che sia in grado di lavorare in autonomia. Non vorrei che si aspettasse di essere presa per mano e guidata come una bambina!» sbuffò lui. «A essere sincero, sarò felice quando tutta questa noiosa faccenda sarà finita e la mia casa tornerà alla normalità.»

    Carmela scrollò i capelli neri e assunse un’aria offesa. «Il concerto è una meravigliosa occasione per raccogliere fondi a favore dell’ospedale pediatrico. Spero proprio che tu non la consideri solo una noiosa faccenda, Fabian.»

    «Certo che no! Sai che non intendevo questo» si difese, risentito. «Va bene» continuò, con un pizzico di impazienza, «torniamo alla tua amica. Mi fa piacere che tu abbia trovato una sostituta. È mai stata in Toscana?»

    «No. L’avevo invitata diverse volte, ma negli ultimi quattro anni ha avuto un po’ di problemi, e non ha potuto affrontare il viaggio. Mi ha detto che ha una gran voglia di sole, e so già che si innamorerà di Villa de Rosa... Chi non lo farebbe? A proposito, devo chiedere a Maria se la stanza di Laura è pronta. Questo è un altro aspetto che ti faciliterà le cose, Fabian. Lei abiterà qui, e sarà sempre pronta per ogni evenienza.» Lanciò un’occhiata alla tazzina che lui teneva in mano. «Vuoi che ti porti un altro caffè? Quello ormai sembra freddo.»

    «Sì, grazie.» Lui spinse la tazzina da parte e decise che non poteva più soffrire in silenzio. «E portami anche un bicchiere d’acqua e qualcosa per il mal di testa, per favore.»

    «Dovresti evitare il caffè, se hai mal di testa...»

    «Vuoi farmi da madre, oltre che da assistente?»

    «Cercavo solo di...»

    «Sai che divento impossibile, senza il caffè. Comunque consolati, Carmela. Fra qualche giorno non dovrai più preoccuparti di accontentarmi. Sarà il tuo maritino a godersi tutte le tue attenzioni!»

    Lei gli perdonò l’ironia, e i modi un po’ bruschi. Dopotutto Fabian si trovava a far fronte a impegni molto pesanti, in quel periodo, e se la cavava molto meglio di chiunque altro.

    «Dirò a tutti di non disturbarti per almeno un’ora, d’accordo?»

    «Sarebbe un vero miracolo!»

    Carmela alzò gli occhi al cielo e corse via. Fabian la seguì con lo sguardo e ancora una volta si trovò a riflettere su uno spinoso problema. Avrebbe dovuto sposarsi, e avere un figlio. Peccato che non fosse neppure fidanzato... Ma era stata una scelta. Nella vita, quando un uomo veniva scottato una volta, imparava a muoversi con molta più cautela e a tenersi rigorosamente a distanza dal fuoco. Ma ormai aveva trentasei anni, e il tempo avanzava inesorabile.

    Era un uomo ricco, responsabile di molte attività, e proprietario di una magnifica residenza come Villa de Rosa, che apparteneva ai Morizzoni da secoli. Quella condizione richiedeva un erede, un figlio o una figlia a cui lasciare il patrimonio. Ebbene, doveva esserci un altro modo per ottenere ciò che voleva senza essere costretto a imbarcarsi in un rapporto d’amore già condannato in partenza. Nei giorni successivi si sarebbe seriamente impegnato a trovare una soluzione, decise.

    «Che bello rivederti!» esclamò Carmela al colmo dell’entusiasmo. «Sono passati tanti anni... troppi! Promettimi che tra due settimane, quando tornerò dalla luna di miele, passeremo qualche giorno insieme.»

    Laura guardò la procace brunetta che era stata la sua migliore amica, a scuola, e pensò che il tempo era proprio volato, dall’ultima volta che si erano viste. Dieci anni di lettere ed e-mail, intervallati da qualche telefonata, appena sufficienti per mantenere salda un’amicizia. Ma adesso che si trovava in Toscana, era determinata a sfruttare al meglio quell’opportunità insperata.

    Il lavoro che Carmela le aveva offerto, anche se temporaneo, le era sembrato un vero e proprio dono del cielo. E considerato che la musica era la sua passione, aveva quasi l’impressione di essere in vacanza. Un concerto avrebbe fatto meraviglie, per il suo morale.

    «Non ho un altro lavoro che mi aspetta, Carmela» rispose, «quindi non ho nessuna fretta di tornare in Inghilterra.»

    «Mi fa molto piacere» ribatté l’altra d’istinto. Poi si affrettò ad aggiungere: «Cioè, mi dispiace che tu non abbia un lavoro, ovviamente, ma sono felice di sapere che passeremo qualche giorno insieme».

    Laura sorrise. «Ne sono felice anch’io.» Poi, con un sospiro, distolse lo sguardo e rivolse i grandi occhi grigi verso il giardino illuminato dal sole, oltre la finestra.

    La schiera di tendoni bianchi montati sul prato le fece venire in mente i tornei medievali, a cui signori e nobili avrebbero fatto a gara per intervenire. In lontananza, sul limitare di un prato perfettamente rasato, una balaustra di marmo candido lasciava intuire spazi verdi ancora più privati e misteriosi. Il profumo dei glicini e dei caprifogli riempiva l’aria e arrivava fino a lei, con un miscuglio di fragranze che inebriava i sensi. Era come ritrovarsi all’improvviso in un sogno...

    «Ti piace la tua stanza?» indagò ancora Carmela, premurosa. «Ne ho scelta una sul retro, per lasciarti un po’ più tranquilla quando incominceranno ad arrivare gli ospiti di Fabian. E poi, da lì la vista è spettacolare.»

    «È splendida, Carmela. Mi fa sentire una vera principessa. Quel letto a baldacchino, poi... un vero sogno.»

    «Carmela, hai già parlato con la stampa?» Una voce maschile pose fine a quella conversazione. «È da stamattina che...

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